I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America

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I nuovi mandarini. Gli intellettuali e poteri in America
Titolo originaleAmerican power and the New Mandarins
AutoreAvram Noam Chomsky
1ª ed. originale1969
1ª ed. italiana1969
GenereSaggistica
Lingua originaleinglese

I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America (American Power and the New Mandarins) è la prima opera di carattere politico del linguista e accademico statunitense Avram Noam Chomsky pubblicata nel 1969 a New York e tradotta lo stesso anno in italiano.

Genesi dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

American Power and the New Mandarins è una raccolta di saggi composta prevalentemente nel 1968 sulla base di rielaborazioni di conferenze circa il dibattito sulla Guerra del Vietnam e sull'imperialismo americano a cui Chomsky ha partecipato nel corso dei tre-quattro anni precedenti[1]. L'opera riprende argomenti già trattati da Chomsky nell'articolo The Responsibility of Intellectuals, pubblicato il 23 febbraio 1967 su "The New York Review of Books" (a sua volta revisione di un discorso tenuto ad Harvard e pubblicato su "Mosaic" nel giugno del 1966)[2].

Temi[modifica | modifica wikitesto]

La tesi principale dell'autore verte sulla responsabilità intellettuale e sull'operato dei "Nuovi Mandarini", quei giornalisti e accademici americani che influenzano le scelte politiche e interpretano gli avvenimenti storici, formulandone rappresentazioni viziate nell'ottica del predominio statunitense. In questo contesto il bersaglio principale di Chomsky è rappresentato dagli studiosi di scienze sociali e dai comportamentisti, già coinvolti con il linguista in accesi dibattiti in campo psicologico-cognitivo[3][4], ora accusati di organizzare una società guidata dal potere della conoscenza scientifica[5].

Nel contesto di indottrinamento intorno alla Guerra Fredda e al ruolo degli Stati Uniti d'America nello scacchiere internazionale, il coinvolgimento militare nel Vietnam palesa l'incapacità degli americani di imporre la loro forma di dominio istituzionale e sociale. L'autore critica l'approccio tecnocratico di quegli intellettuali che, assistendo al progredire della disfatta, mutano il loro atteggiamento da sostenitori ad oppositori dell'intervento in seguito ad una mera valutazione materiale delle conseguenze. Tanto nelle analisi di questioni attuali quanto in quelle del passato, Chomsky considera infatti moralmente inaccettabile discutere tematiche di ordine etico secondo una prospettiva puramente distaccata[6].

Il libro estende la propria indagine anche ad altri temi non strettamente connessi al conflitto del Vietnam. Un'ampia parte del saggio Obiettività e cultura liberale tratta del ruolo degli intellettuali liberali nel racconto della rivoluzione sociale durante la Guerra Civile Spagnola. Secondo Chomsky uomini come lo storico ispanista Gabriel Jackson mostrano quanto sia difficile per loro riconoscere il peso storico delle rivoluzioni spontanee per timore di perdere il controllo sulla società. Chomsky sostiene inoltre che tali posizioni hanno accomunato, oltre a governi di altre potenze, fazioni tra loro divergenti come quella dei nazionalisti e dei comunisti con l'obiettivo di impedire il rafforzarsi di una rivoluzione apolitica di stampo anarchico-sindacalista[7].

Altro argomento chiave nell'opera è quello dell'ideologia imperialista esaminato nel saggio Il pacifismo rivoluzionario di A.J. Muste: lo sfondo della guerra del Pacifico, nel quale Chomsky considera estremamente importante la dottrina pacifistica di Abhram Johannes Muste per l'analisi politica e morale che essa esprime sullo sfondo del conflitto tra giapponesi e americani prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Chomsky concorda nel definire pacifista rivoluzionario colui che rinuncia alla ricchezza e al potere derivanti da un sistema fondato sulla forza per sostenere la lotta delle masse nella ricerca di un mondo meno violento. Per l'autore esistono inoltre dei punti irremovibili nell'analisi dell'imperialismo statunitense passato che restano ancora validi nel contesto del Vietnam.

L'ultimo grande tema di fondo riguarda la resistenza civile ed è trattato nei saggi Sulla resistenza e Ancora sulla Resistenza. Dapprima contrario, Chomsky guarda poi con fiducia al fermento sociale degli anni 60' del XX sec. soffermandosi sulla marcia al Pentagono dell'ottobre 1967 in occasione della quale è stato arrestato. Il linguista è ostile ad ogni forma di violenza e ritiene oltremodo inutile cimentarsi contro le meglio organizzate forze governative, ma propone una resistenza continua dell'intera popolazione secondo diverse forme purché non violente. Chomsky rintraccia nel rifiuto alla leva la migliore tipologia di protesta proprio perché permette al libero cittadino di non compromettersi in azioni governative ritenute criminali. Auspica quindi la nascita di un'organizzazione capillare di sostegno alla resistenza con la più ampia base sociale possibile in aiuto a coloro che rifiutano di prestare servizio nel Vietnam[8].

Indice del volume[modifica | modifica wikitesto]

  • Introduzione
  • Obiettività e cultura liberale
  • Il pacifismo rivoluzionario di A.J. Muste: lo sfondo della guerra del Pacifico
  • La logica della ritirata
  • L'amara eredità
  • Riflessioni sugli intellettuali e la scuola
  • La responsabilità degli intellettuali
  • Sulla resistenza
  • Ancora sulla resistenza
  • Epilogo
  • La situazione politica attuale negli Stati Uniti

Accoglienza dalla critica[modifica | modifica wikitesto]

L'opera ha suscitato grande dibattito tra i colleghi di Chomsky a lui contemporanei. Molti sono gli autori schierati a favore o contro le posizioni del linguista in relazione alle principali tematiche della raccolta di saggi[9].

Secondo Konvitz, Chomsky scagliandosi contro i "Nuovi mandarini", oltre a non provare le proprie tesi, non farebbe altro che nutrire un inutile sospetto verso tutti i suoi colleghi accusati ingiustamente di essere coinvolti in un complotto contro il mondo intero[10]. Tutto ciò per Williams rappresenta un massacro di Chomsky dei propri rivali, con una intensità tanto più violenta quanto più forte fosse il bersaglio[11]. Melman, d'accordo con Chomsky, ritiene anch'egli che il comportamento tenuto dagli intellettuali nel manipolare la popolazione rivela la loro sistematica identificazione con la nazione ed il potere[12].

Per Sklar la lettura di Chomsky sulla storiografia della Guerra Civile Spagnola è significativa poiché dimostra come il peso della rivoluzione anarchica spontanea sarebbe stato volutamente trascurato dagli intellettuali o comunque rappresentato erroneamente[13]. Mins reputa tendenziosa la campagna di Chomsky contro gli storici liberali perché evidenzia la forte influenza del pensiero anarchico sulle teorie del linguista[14]. Duberman afferma invece che Chomsky debba essere preso in seria considerazione proprio per il sostegno alla dottrina anarchica e alla ribellione giovanile[15].

Il confronto tra imperialismo americano e nipponico è un punto centrale delle interpretazioni dei critici, con particolare attenzione alle affermazioni di Chomsky secondo cui furono gli interessi economici americani a portare il Giappone verso una politica espansionista in Manciuria e nel Pacifico[16]. Lask scrive di non trovare parte nel libro in cui si approvi la politica estera americana e crede di vedervi persino la giustificazione dell’attacco giapponese a Pearl Harbor[17]. Il supposto anti-americanismo di Chomsky fu trattato anche in rapporto al tema dell'imperialismo sovietico, portando critici come Flew a definire l'autore cieco di fronte ad un'analisi razionale dell'intero fenomeno[18].

Edizioni italiane successive[modifica | modifica wikitesto]

A seguito di una seconda ristampa americana del 2002 con la casa editrice The New Press, contenente l'aggiunta della prefazione dello storico americano Howard Zinn, nel 2003 è stata pubblicata anche per l'Italia una seconda edizione tradotta[19].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Noam Chomsky, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, Torino, Einaudi, 1969, p. 16.
  2. ^ Ivi, p.326.
  3. ^ Luciano Mecacci (a cura di), Manuale di psicologia generale, Firenze, Giunti, 2001, pp. 46-47.
  4. ^ Giorgio Graffi e Sergio Scalise (a cura di), Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna, Il Mulino, 2013, p. 298.
  5. ^ Noam Chomsky, Op.cit., pp. 72,133,134.
  6. ^ Noam Chomsky, Op.cit., p. 11.
  7. ^ Noam Chomsky, Op.cit., pp. 35-135.
  8. ^ Noam Chomsky, Op.cit., pp. 370-403.
  9. ^ Carlos P. Otero, Noam Chomsky. Critical Assessments, III, Londra, Routledge, 1994.
  10. ^ Milton R. Konvitz, Review of Chomsky, American Power and the New Mandarins: Historical and Political Essays, in Saturday Review, n. 26, New York, 1969.
  11. ^ Gwyn A. Williams, Walking naked, in New Society, Londra, 6 novembre 1969.
  12. ^ Seymour Melman, To extricate America, in Catholic World, n. 210, Paramus, 1969.
  13. ^ Robert Sklar, The intellectual power elite, in The Nation, n. 208, New York, 1969.
  14. ^ Henry F. Mins, Chomsky,“American Power and the New Mandarins”( Book Review), in Science and Society, vol. 34, n. 1, New York, 1970.
  15. ^ Martin Duberman, Immortal Imperialism, in The New Republic, n. 160, New York, 1969.
  16. ^ Francis Hope, Free-Floating, in New Statesman, n. 78, Londra, 1969.
  17. ^ Thomas Lask, Why are we in Vietnam?, in New York Times, n. 43, New York, 1969.
  18. ^ Antony Flew, New Left isolationism, in The Humanist, n. 31, Washington D.C., 1971.
  19. ^ Noam Chomsky, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, Milano, Net, 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Noam CHOMSKY, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, Torino, Einaudi, 1969

Noam CHOMSKY, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, Milano, Net, 2003

Martin DUBERMAN, Immortal Imperialism, in The New Republic, n. 160, New York, 1969

Antony FLEW, New Left isolationism, in The Humanist, n. 31, Washington D.C., 1971

Giorgio GRAFFI e Sergio SCALISE (a cura di), Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna, Il Mulino, 2013

Francis HOPE, Free-Floating, in New Statesman, n. 78, Londra, 1969

Milton R. KONVITZ, Review of Chomsky, American Power and the New Mandarins: Historical and Political Essays, in Saturday Review, n. 26, New York, 1969

Thomas LASK, Why are we in Vietnam?, in New York Times, n. 43, New York, 1969

Luciano MECCACCI (a cura di), Manuale di psicologia generale, Firenze, Giunti, 2001

Seymour MELMAN, To extricate America, in Catholic World, n. 210, Paramus, 1969

Henry F. MINS, Chomsky,“American Power and the New Mandarins”(Book Review), in Science and Society, vol. 34, n. 1, New York, 1970

Carlos P. OTERO, Noam Chomsky. Critical Assessments. Vol.III. Tome I, Londra, Routledge, 1994

Robert SKLAR, The intellectual power élite, in The Nation, n. 208, New York, 1969

Gwyn A. WILLIAMS, Walking naked, in New Society, Londra, 6 novembre 1969

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN309275886 · GND (DE1088012558