Giuseppe Acerbi

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File:Acerbi Giuseppe 1773-1846
Giuseppe Acerbi

Giuseppe Acerbi (Castel Goffredo, 3 maggio 1773Castel Goffredo, 25 agosto 1846) è stato un esploratore, scrittore, archeologo e musicista italiano.

Biografia

Riceve una prima istruzione dai genitori, poi da un precettore e si laurea in legge nel 1794 a Pavia; conosce le più importanti lingue europee, è politicamente vicino ai giacobini e nel 1798 intraprende un viaggio per l'Europa fino a Capo Nord, nell'estremità settentrionale della Finlandia, insieme con Bernardo Bellotti, figlio di un banchiere bresciano. In Svezia si uniscono alla spedizione un meteorologo, un medico, un entomologo e un botanico.

Registra le sue osservazioni sui costumi delle popolazioni (riferisce per primo la parola finlandese sauna), sulla letteratura, la musica popolare e la botanica. Al ritorno pubblica in inglese il resoconto del viaggio, i Travels through Sweden, Finland and Lapland, to the North Cape in the years 1798 and 1799, in due volumi a Londra nel 1802. Divenuto famoso, è invitato nei salotti mondani e conosce importanti personaggi come Goethe, Madame de Stael, Malthus, Klopstock e a Parigi, anche come addetto alla legazione della Repubblica Cisalpina, Napoleone.

Nel libro vi sono però forti critiche alla Svezia e quel governo protesta con la Francia: l'Acerbi viene arrestato a Parigi e i diari sequestrati. L'incidente ha per conseguenza la fine del suo incarico diplomatico e il ritorno a Castel Goffredo dove cura i suoi poderi, pianta vitigni e scrive l'opuscolo Delle viti italiane.

Forse fu il rancore per l'umiliazione patita a indurlo a un mutamento di opinioni politiche; sta di fatto che nel 1814 è nella capitale austriaca durante il Congresso di Vienna e ottiene dal Metternich la nomina di console d'Austria a Lisbona, città che però non vedrà mai perché resta a Milano a dirigere la rivista mensile La Biblioteca Italiana, che inizia le pubblicazioni il primo gennaio 1816, finanziata dal governo austriaco.

Nel settembre 1825 Giuseppe Acerbi lascia la direzione de La Biblioteca Italiana perché nominato console austriaco in Egitto: gli subentrano Robustiano Gironi e Francesco Carlini. Partecipa alla famosa spedizione di Jean-François Champollion e visita l'Egitto e la Nubia, raccogliendo materiale archeologico entrato a far parte soprattutto delle collezioni egizie di Milano e di Mantova.

Malato agli occhi, torna in Italia nel 1834, ed è consigliere del governo austriaco a Venezia. Nel 1836 si ritira definitivamente a Castel Goffredo: negli ultimi dieci anni amministra i suoi beni, alleva bachi da seta ed elabora i suoi diari di viaggio in Egitto che però non fa tempo a pubblicare per la morte sopraggiunta nel 1846.

Opere

Travels through Sweden, Finland and Lapland, to the North Cape in the years 1798 and 1799, Londra, 1802; Delle viti italiane o sia materiali per servire alla classificazione, Milano, 1825; Viaggio al Capo Nord fatto l'anno 1799, compendiato e per la prima volta pubblicato in Italia da Giuseppe Belloni antico militare italiano, Milano, 1832; Viaggio a Roma e a Napoli, 1834; Il Giornale di Vienna di Giuseppe Acerbi: settembre-dicembre 1814, Milano, 1972

Componimenti musicali: 3 quartetti con clarinetto; 3 terzetti italiani per voce e pianoforte; tre duetti per flauto traverso; 1 quintetto per clarinetto.

Il viaggiatore

Nel suo viaggio a Capo Nord raccolse testi di poesie ancora oggi notissime in Finlandia: Jos mun tuttuni tulisi (Se il mio amato caro venisse), la ninna nanna Nuku, nuku nurmilintu (Dormi, dormi uccellino), il poema di Antti Keksi sull'inondazione del fiume Tornio del 1677, poi divenuto un canto religioso. Annotò la melodia della canzone Älä sure Suomen kansa (Non affliggerti popolo di Finlandia) e del Kalevala, il poema epico finlandese, composto da 50 canti, o runi, descrivendone l'esecuzione dei runoja, i cantori sciamani del luogo, ma tale trascrizione è considerata imprecisa.

La figura dell'Acerbi è molto più nota in Finlandia che in Italia, dove del resto è pressoché sconosciuto; persino la sigla della Radio di Stato finnica è tratta da una sua melodia.

La Biblioteca Italiana

In Italia l'Acerbi ha una fama equivoca, legata all'occupazione austriaca. È noto che nella Restaurazione succeduta alla sconfitta napoleonica l'Austria cercò, con un governo paternalistico ma anche con una buona amministrazione, di procurarsi il favore della popolazione e in particolare di ottenere la collaborazione o almeno la neutralità degli intellettuali, suoi potenziali avversari: con la costituzione del periodico letterario La Biblioteca italiana, finanziato direttamente dal governo, cercò di contribuire a "rettificare le opinioni erronee sparse in tutte le forme dal cessato regime" e soprattutto di tener lontano i letterati dalla politica.

Rifiutato l'incarico dal Foscolo, la direzione della rivista fu assunta dall'Acerbi e La Biblioteca italiana, che fu edita dal 1816 al 1859, apparve presto uno strumento dell'oppressione austriaca, anche se i suoi collaboratori furono tra gli scrittori più prestigiosi del tempo: Vincenzo Monti, Pietro Giordani, Carlo Botta, Antonio Cesari, Giulio Perticari, Gian Domenico Romagnosi, Melchiorre Gioia, Silvio Pellico, Vittorio Barzoni, Paride Zajotti e Giambattista Brocchi, definito dal Monti la principal colonna della Biblioteca puttana.

Da Il viaggio a Roma e a Napoli

“Giovedì 9 ottobre 1834. Arrivato alle ore 2½ pomeridiane. La città vedesi a XVI miglia di distanza da un'altura dell'Appenino…la via che abbiam fatta noi è la via Cassia, che poi diventa via Flaminia, e siamo entrati per la Porta del Popolo. Sorprendente è questo ingresso. Una piazza si presenta per la prima con un obelisco nel mezzo, una fontana per parte e tre grandi strade che divergono e sono la strada del Babuino, il Corso, e la Ripetta. Giunti all'albergo d'Europa che è in piazza di Spagna (l'antico Campo Marzio) prendemmo una carozza (per 10 paoli) e andammo alla Villa Borghese, subito fuori dalla porta del Popolo e dove un concorso immenso di popolo e diverse musiche l'animavano dappertutto. Non si può veder nulla di più magnifico di questo giardino. Fontane, laghetti, boschi variati, estensione immensa lo rendono superiore a quello dei Boboli a Firenze. Le carozze e gli equipaggi non vi sono punto comparabili né in numero né in eleganza a quelli di Milano, ma vi si vede più varietà e più bizzarria ne' costumi del popolo.

Venerdì 10 ottobre. Alle 8 e ½ del mattino eravamo all'opera. Ci recammo al Ponte S. Angelo (S. Elio) in faccia del quale è la mole Traiana ora fatta fortezza. Di qui si volge a sinistra e si va diritto alla Piazza e Basilica di S. Pietro. Nascosta sorpresa alle prime, poi tutto diventa più da presso colossale, inarrivabile, sorprendente, irrevedibile. I portici all'intorno sono d'una magnificenza degna del loco. Le due fontane, l'obelisco, la facciata. L'atrio. Le due statue equestri di Costantino e di Carlo Magno. Sensazione che fa la basilica entrando. Inganno ottico delle colombe e de' puttini che sostengono i santaruoli. Ogni capella all'intorno è un tempio e assai vasto; tutto è colossale, e la sorpresa finisce a superare ogni credere. Abbiamo visitato le nuove sacristie e tutto il sotterraneo. Nel tornare a casa abbiamo fatta una divergenza a diritta per vedere la piazza e la colonna di Marco Aurelio Antonino e la Basilica del medesimo ora convertita in dogana. Al dopo pranzo visitammo il Panteon il quale superò la mia aspettazione. Poi all'obelisco solare di Monte Citorio, poi all'obelisco della Minerva sostenuto da un elefante di marmo, lavoro del Bernini. Poi al foro Traiano stato sbarazzato fino all'antico suo pavimento sul quale sorge la colonna Traiana. Poi montammo al Quirinale, soggiorno estivo del papa, ove si ammirano i famosi cavalli di Fidia e di Prasitele: il luogo del conclave, il poggio dell'Habemus ponteficem, il giardino. Non mi è piaciuto che i due cavalli facciano gruppo coll'obelisco. Avrebbero fatto miglior effetto isolati uno per parte davanti alla porta del Quirinale. I palazzi più sorprendenti veduti in questa giornata sono Doria, Braschi, Gesuiti, di Venezia, Torlonia, Borghesi, Ruspoli.

Sabato 11 ottobre. Alle 9 ero da Monsignor Maj segretario di Propaganda Fide. Suo invito per Montalto e suo biglietto d'ingresso. Altro biglietto per monsignor Mezzofanti. Alla Biblioteca Vaticana dove ebbimo un lungo colloquio con Monsignor Mezzofanti il quale ci mostrò il Terenzio che appartenne a Pontano indi al Bembo, dal 4° al 5° secolo; il Dante in pergamena con superbe miniature che appartenne al duca d'Urbino. Il Cortigiano del Castiglioni copia da lui medesimo al Duca d'Urbino preceduto da un quadretto miniato che rappresenta il consesso degli individui che compongono il dialogo. Frammenti di Virgilio del 4° secolo con miniature, fogli volanti in pergamena a caratteri d'oro e d'argento di cose sacre del 3° e 4° secolo. Al Museo Vaticano che comincia col corridoio lapidario e va fino alla Galleria di quadri. Dopo pranzo passati dalla Fontana di Trevi, poi pel Foro di Nerva, al Colosseo ossia Anfiteatro Flavio, l'Arco di Costantino, il tempio di Venere e Roma, la meta sudante, l'Arco di Tito. Entrati al Foro Romano per la via Sacra. Avanti alla Basilica di Costantino tempio di Remo e Romolo. Il tempio di Antonino e Faustina ora convertito nella chiesa di S. Cosmo e Damiano. Le tre colonne, parte del tempio di Giove Statore. La colonna dell'imperatore Foca. Il tempio detto della Concordia, l'Arco di Settimio Severo. Tempio di Giove Tonante. Palazzi: del duca di Piombino, della Regina di Sardegna, di Madama Letizia, di Simonetti in oggi del Duca di Piombino. La conversazione con Mezzofanti fu intorno al sistema di Champollion di cui riteneva le più minute distinzioni e giudicava finissimamente il debole ed il solido. Si mostrò convinto della sua serietà e poco persuaso delle opposizioni del Janelli. Conosce tutto ciò che vi è relativo a Pallin e Siffart e gli altri. Ci domandò di Negri; parlò di Andres e della sua opera (fatta sui giornali). Dei linguisti citando testi. Di Dante con passionata venerazione, con commovimento dell'annotazioni di Petrarca sul Virgilio di Milano. Sa tutto, ha tutto presente, parla con profondo giudizio di ogni cosa, è uomo sorprendente!

Domenica 12 ottobre. Mattina. Presa la Carozza e fatto il giro seguente. Al portico di Ottavia, al portico di Marcello, anzi teatro, al tempio della pietà figliale, all'arco di Giano vicino al piccolo tempio di Settimio Severo, alla cloaca massima, al ponte palatino ora ponte rotto. Di qui si ha una vista generale di tre ponti coi resti del ponte di Orazio Coclite a sinistra. Vicino al ponte rotto è la casa di Cola di Rienzo. Un po' più avanti il tempio della Fortuna Virile. Il tempietto rotondo di Vesta che non trovo sotto questo nome descritto nella mia guida né in quella del Masi... La chiesa di S. Maria Egizia, detta la Bocca della Verità per un'antica maschera rotonda, e detta anche Santa Maria in Cosmedin. Alla piramide o tomba di Cajo Cestio dove de' resti di freschi nella volta interna, e di là poco lungi il Cimitero dei protestanti. Di qui si esce dalla porta di S. Paolo, porta antica romana che conserva ancor le mura quali erano merlate largamente con finestre di sotto ed anche internamente che comunicavan l'un l'altra a guisa di corridojo. Fuor della porta quasi due miglia v'è la Basilica di S. Paolo, stata distrutta dal fuoco e che si sta ricostruendo con molto coraggio. Più di 40 colonne di granito delle cave del Sempione sono già poste a loco e superbe, muri immensi di cotto con mattoni fatti sul luogo e trabeazioni sorprendenti si ammirano terminate in parte. Il viaggiatore è tentato di giudicare superflua questa grande opera che costerà molti milioni sopra un punto della città poco frequentato e poco salubre. Tornati in città per la stessa porta siamo saliti colla carozza al Campidoglio. La piazza è chiusa da 3 lati da palazzi eguali e il quarto è aperto per la gradinata fiancheggiata dai due leoni di bronzo al basso e dai due cavalli di Castore e Polluce alla sommità e questi sono di marmo. Nel mezzo è la statua equestre di Marco Aurelio, cosa divina dalla quale non si partirebbe mai, tante sono le idee e le sensazioni che desta. Nel palazzo a destra è la Municipalità dove si conserva non interrotta la serie dei consoli fino al 1832 incisa sopra tavole di marmo; qui nel cortile si conservano dei frammenti colossali interessantissimi. Nell'edificio di mezzo vi sono le prigioni per debiti e per piccoli delitti. Di qui siamo saliti a vedere la sommità della Rupe Tarpeja dalla quale si gettavano i condannati a morte. Di qui siamo discesi a vedere le prigioni Mamertine dette anche di Tullo Ostilio. Qui mostrasi il sotterraneo dove S. Pietro convertì il custode delle carceri e lo battezzò facendo scaturire una fontana a questo uffizio. Piazza Navona colla chiesa del Borromini e 3 fontane, quella di mezzo del Bernini ha uno dei fiumi colla mano alzata indicando che la chiesa possa cadergli addosso. Fontana ammirabile! Quella di Trevi però è la più grande e la più magnifica di Roma ed è fatta con tanta arte che pare che un fiume possa appena bastare a somministrarne l'acqua. Sorprendente lavoro! Dopo pranzo alla Villa Borghese. Varietà di popolo. Un calessetto sconcio tirato da un asinello era nella fila delle carozze, balli delle donne di Trastevere e di altre coi loro cembali: ordine, letizia, libertà in questo luogo.”

Considerazioni

Da questo esempio di prosa si comprende l'assoluta superficialità dell'osservatore; non viaggia da solo: abbiam fatta, siamo entrati, andammo…ma dei suoi accompagnatori non dice nulla né riferisce commenti; di quanto vede della Città Eterna dà un elenco come se lo traesse dall'indice di una guida turistica e lo descrive usando aggettivi eccessivi e appiccicati come un francobollo alla cartolina turistica: colossale, inarrivabile, sorprendente, irrevedibile (!), immenso, ammirabile, divina…ma non riesce a dare a chi legga un’idea, non comunica un’immagine e lascia freddi, disorientati e annoiati. In realtà, capisce poco di arte e quando azzarda un commento, sbaglia: giudica superflua la Basilica di san Paolo, la fontana di Trevi è un sorprendente lavoro e sconcerebbe l'immagine del palazzo del Quirinale mettendogli due statue, quelle sì, colossali, davanti all'ingresso. Incontra il cardinale Mezzofanti, famosissimo al tempo, e non ne dipinge un ritratto; assiste a feste di popolo e non ne trae un’eco: in compenso ci informa che prendere una carrozza costa 10 paoli.

L'Acerbi è un intellettuale del suo tempo; coltiva tutti gli interessi di moda: i viaggi in territori sconosciuti, l'archeologia, la musica, le scienze naturali, la letteratura, il disegno; conosce le lingue europee più diffuse, si occupa di agricoltura, s’impegna politicamente. Ma è un dilettante: non è, com’è s’è letto, uno scrittore, non uno scienziato, non un archeologo – non ci s’improvvisa archeologo – nei suoi modesti quartetti musicali riporta volentieri melodie altrui, e in politica, antico vizio italico, sta col vincitore; ha curiosità moderne, passione sincera delle novità, ma sembra anche una persona pratica che sappia bene come va il mondo e che tutto faccia purché se ne possa ricavare un compenso.

Bibliografia

  • Silvio Curto, A ricordo di due egittologi dimenticati: Giuseppe Acerbi e Giovanni Kminek – Szedlo, Milano, 1963
  • Manlio Gabrielli, Vita di Giuseppe Acerbi, Citem, Mantova, 1971
  • Piero Gualtierotti, Le sperimentazioni agricole di Giuseppe Acerbi, Cassa Rurale ed Artigiana, Castel Goffredo, 1979
  • Id., Il console Giuseppe Acerbi ed il viaggio nell'alto Egitto, Vitam, Castel Goffredo, 1984
  • Mantova e l'antico Egitto. Da Giulio Romano a Giuseppe Acerbi. Atti del convegno di studi (Mantova, 23 - 24 maggio 1992, Leo S. Olschki, Firenze, 1994

A Giuseppe Acerbi è intitolato il Premio Letterario Internazionale del comune di Castel Goffredo.

  • Vincenzo De Caprio "Gli appunti del viaggio a Roma e Napoli di giuseppe acerbi" Vecchiarelli editore

Collegamenti esterni

Sito ufficiale del Premio Letterario Giuseppe Acerbi Un'avventura ai confini dell'Europa