David Tecchler

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Un'etichetta di David Tecchler (1721).

David Tecchler (Lechbruck am See, 1666 ca. – Roma, 1747 ca.) è stato un liutaio tedesco naturalizzato italiano, considerato il più importante della scuola romana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Lechbruck, vicino a Füssen (Augusta) dove si ipotizza abbia appreso i rudimenti della sua arte. Alcuni studiosi (tra cui Steiner[1] e Poidras[2]) riportano di una sua permanenza lavorativa a Salisburgo e Venezia, ma non è chiaro a quali fonti facciano riferimento.

Quel che è certo è che si trasferì a Roma negli ultimi anni del XVII secolo[3], con fonti che attestano la sua presenza in città almeno a partire dal 1694.[4] A Roma, in quel periodo, i soli liutai di un certo rilievo erano Alberto Platner (1642/3–1713), di cui fu probabilmente apprendista[5], ed il genero di questi, Georg Tännigar (1664/1666-post 1735)[6][7]. Nell'ultima parte del secolo la richiesta di strumenti ad arco a Roma e nel resto d'Italia era cresciuta esponenzialmente, motivo per cui Tecchler si inserì rapidamente nel mercato[3].

Tra il 1699 e il 1711 visse nei pressi di San Biagio della Fossa (nell'area di Piazza Navona), mantenendo fino al 1703 un laboratorio in Via dei Leutari, 16.

Seguono due traslochi nel 1720 e nel 1730, ma sempre all'interno del rione Ponte, nei pressi della chiesa dei Santi Celso e Giuliano. Quella zona era in quell'epoca un nucleo fondamentale di Roma, poiché era l'unico collegamento tra il centro e il Vaticano. Tecchler fu infatti, come il suo allievo Michele Platner, membro della Guardia Svizzera.[8]

Sposato con Agnes de Dominici, ebbe 10 figli, di cui solo uno sopravvisse fino all'età adulta. Poco altro si sa, tale è l'esiguità delle fonti, sulla sua vita personale.[9]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

La produzione di Tecchler mostra l'influenza dei modelli di Jacobus Stainer, pur arrivando a discostarsene anche vistosamente: la sua produzione, più che in altri liutai dell'epoca, rivela infatti un gusto spiccatamente personale. Alcuni particolari rivelano inoltre influenze della scuola cremonese e veneziana. È conosciuto ed apprezzato soprattutto per i violoncelli (circa 50), molti dei quali sono oggi usati da affermati solisti. In gran parte, questi strumenti sono di grandi dimensioni e molti sono stati ridotti nella taglia nel corso del XIX e XX secolo. I violini sono anche di eccellente qualità, in particolare quelli del periodo della maturità. I primi esemplari, ossia quelli più aderenti al modello di Stainer sono, seppur pregevoli, meno interessanti[3].

Scrive su Tecchler Karel Jalovec:

"Ha costruito strumenti nella forma grande di Amati, pur con la curvatura del piano armonico nello stile di Stainer. Gli angoli sono allungati in modo caratteristico, i ricci scolpiti con grazia: la filettatura, piuttosto ampia, è ben rifinita; le "effe", piccole ma piuttosto aperte, sono disegnate secondo il modello di Stainer. Il legno è selezionato attentamente e presenta un aspetto elegante, rifinito con una meravigliosa vernice gialla o giallo-rossa di eccellente qualità. I violoncelli sono rosso-marrone o rosso scuro. I contrabbassi, di grande taglia, sono parimenti molto buoni. La sua produzione è ampia e ci ha lasciato un considerevole numero di strumenti."[10]

Un arciliuto David Tecchler (1725 ca.) conservato al Metropolitan Museum of Art.

La sua produzione comprende alcuni eccellenti contrabbassi e invece pochissime viole: sull'etichetta di una di queste, datata 1730, viene riportato che tale esemplare è la terza viola che egli avesse costruito.[11] Costruì inoltre alcuni liuti e mandolini.

Alcuni strumenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Violoncello David Tecchler "ex-Roser" (Roma, 1723) suonato da Robert Cohen
  • Violoncello David Tecchler "ex-Feuermann" (Roma, 1741) suonato da Martha Babcock
  • Violoncello David Tecchler "ex-Duke of Edinburgh" (Roma, 1703) suonato da Anthony Elliott
  • Violoncello David Tecchler "Lynn Harrell" (Roma, 1711) appartenuto a Lynn Harrell
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1696 ca.) appartenuto a Jacqueline du Pré
  • Violoncello David Tecchler "Bedetti" (Roma, 1720)
  • Violoncello David Tecchler "Wahl, Soyer" (Roma, 1713)
  • Violoncello David Tecchler "Schumacher" (Roma, 1706) suonato da Denis Brott (di proprietà del Canada Council for the Arts)
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1713) suonato da Franz Bartolomey
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1727) suonato da Matthias Bartolomey
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1714 ca.) suonato da Guy Johnston
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1701) suonato da Anne Martindale Williams
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1704) suonato da Guy Fishman
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1697) suonato da Toke Møldrup (di proprietà della Augustinus Fonden)
  • Violoncello David Tecchler (1715) suonato da Alexey Stadler
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1730) suonato da Yehuda Hanani (precedentemente di proprietà della famiglia Mendelssohn)
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1730) suonato da Marcy Rosen (precedentemente di proprietà della famiglia del liutaio Jacques Francais)
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1698) suonato da Narek Hakhnazaryan (di proprietà della famiglia del liutaio Jacques Francais)
  • Violoncello David Tecchler (1698) suonato precedentemente da Max Beitan
  • Violoncello David Tecchler (Roma, 1700 ca.) suonato da Miriam Prandi (di proprietà della Fondazione Pro Canale)
  • Violino David Tecchler (Roma, 1726) suonato precedentemente da Ray Shows
  • Violino David Tecchler (Roma, 1727) suonato da Gisella Curtolo
  • Violino David Tecchler (Roma, 1741) suonato da Giovanni Fabris
  • Violino David Tecchler (Roma, 1721) suonato da Elise Liu (di proprietà del Fondo Strumentale Francese)
  • Viola David Tecchler "Heller" (Roma, 1726)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cecie Steiner, A Dictionary of Violin Makers, 1867.
  2. ^ Henri Poidras, Critical & Documentary Dictionary of violin makers old and modern, 1928.
  3. ^ a b c Beare, Barbieri
  4. ^ (EN) Lot 253 - An Italian Violin by David Tecchler, Rome 1694 - 24th October 2016 Auction - Brompton's Auctioneers, su bromptons.co. URL consultato il 17 novembre 2018.
  5. ^ (EN) Amati Instruments Limited, David TECCHLER, su amati.com. URL consultato il 17 novembre 2018.
  6. ^ Jalovec non concorda con questa datazione relativamente a Tännigar, ponendo il periodo di produzione di quest'ultimo tra il 1735 e il 1750. Vedi Jalovec, p 392
  7. ^ Studien Zur Italienisch-deutschen Musikgeschichte, A. Volk, 1968. URL consultato il 6 agosto 2019.
  8. ^ Roberto Massini, Maria Teresa Bottarel e Brixiantiquaria (Brescia Italy), Strumenti musicali dal XVI al XVIII secolo: Brixiantiquaria, Brescia, 20-28 novembre 2004, Delfo, 2004. URL consultato il 6 agosto 2019.
  9. ^ Bernhard Hentrich, Tecchler, David, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart (MGG) Online.
  10. ^ Jalovec, p. 393.
  11. ^ Samuele Danese, II mondo della viola, Effata Editrice IT, 2005. URL consultato il 6 agosto 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Charles Beare, Patrizio Barbieri, Tecchler [Dechler, Decler, Teccler, Techler, Teckler, Tekler], David, in Stanley Sadie e John Tyrrell (a cura di), The New Grove Dictionary of Music and Musicians, 2ª ed., Oxford University Press, 2001, ISBN 978-0195170672.
  • (EN) Karel Jalovec, Italian violin makers, New York, Crown, 1958.

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