Chiesa di San Giacomo Apostolo (Genova)

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Chiesa di San Giacomo Apostolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
Coordinate44°25′02.63″N 8°52′11.79″E / 44.417396°N 8.869941°E44.417396; 8.869941
ReligioneCristiana cattolica
TitolareSan Giacomo il Maggiore
Arcidiocesi Genova
Consacrazione25 dicembre 1948 (struttura attuale)
Inizio costruzione1946 (struttura attuale)
Completamento1948 (struttura attuale)

La chiesa di San Giacomo Apostolo è una chiesa situata nel quartiere genovese di Cornigliano[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione storica è un atto notarile del 1272, nel quale si attesta l'esistenza a Cornigliano di una chiesa, già allora dedicata a san Giacomo; questa struttura, esistente da prima del 1217, venne eretta probabilmente per volontà degli Spinola o dei Pallavicino[1]. Essa era adiacente all'antico convento dei domenicani[2].

La chiesa venne ricostruita interamente nel 1480, su iniziativa e a spese del marchese di Lerma Luca Spinola; a questa struttura vennero aggiunte otto cappelle laterali ad opera di altre famiglie nobiliari di Genova, la cui costruzione terminò nel 1552[1][2]. Negli anni immediatamente successivi Agostino Pallavicino commissionò un nuovo altare maggiore, e fece aggiungere un coro dove seppellire i suoi famigliari[1]. La chiesa venne completamente restaurata nel 1563, sotto Paolo Spinola.

Tra il 1883 e il 1886 l'edificio venne ricostruito su un nuovo terreno acquistato dalla Fabbriceria, su progetto di Maurizio Dufour, e l'arcivescovo Salvatore Magnasco presiedette alla posa della prima pietra[1]. La vecchia chiesa, di cui vennero demoliti il coro e la facciata (così come venne demolito il convento dei domenicani), venne riconvertita in sagrestia per quella nuova, conservando anche il piccolo campanile originario[2].

Questa struttura venne però quasi totalmente distrutta da un bombardamento aereo il 4 giugno 1944; venne quindi riedificata alla fine della seconda guerra mondiale, e inaugurata durante la messa di mezzanotte del Natale 1948[1][2]. Della struttura ottocentesca sopravvive il campanile[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La struttura è in cemento armato intonacato[1]. La facciata presenta un corpo centrale sporgente, con paraste laterali, e ospita il portale principale e il rosone incorniciati con mattoni a vista[1]. Questa parte è collegata al resto della facciata da pareti inclinate con tre nicchie ciascuna[1].

Il tetto, che è a doppia falda inclinata sull'aula e sul presbiterio e pianeggiante sul corpo sporgente della facciata, è in lastre di ardesia, con coppi in laterizio lungo le linee di colmo[1].

La chiesa ha due campanili: quello più alto è risalente alla costruzione del 1886, mentre il più piccolo è parte dell'antica chiesa quattrocentesca[2].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è ad aula unica, con abside semicircolare e due cappelle laterali, introdotte da un gradino e una balaustra in marmo[1]; l'aula voltato a lunetta, le cappelle e il presbiterio sono voltati a botte e l'abside e coperta da una calotta semisferica[1]. Due piccoli ambienti di servizio si trovano ai lati delle due cappelle[1].

Il pavimento è realizzato con lastre di marmo bianco quadrate[1].

Nella nicchia dell'abside è custodito un gruppo scultoreo in legno policromo raffigurante La Madonna del Pilar che appare a san Giacomo, realizzata da Domenico Parodi sul finire del Seicento. Il gruppo formava originariamente la cassa processionale della confraternita di San Giacomo della Marina a Genova ed era custodito all'interno dell'omonimo oratorio. Nella navata si conserva anche un pregevole crocifisso processionale seicentesco, forse proveniente dal medesimo oratorio genovese.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n Chiesa di San Giacomo Apostolo <Genova>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 4 maggio 2019.
  2. ^ a b c d e f Una guida alla riscoperta di Cornigliano Ligure (PDF), su Società per Cornigliano. URL consultato il 4 maggio 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]