Canefri (cognome)

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Canefri è un cognome storico appartenente a famiglia italiana estinta nel XIX secolo. Fu presente quasi esclusivamente in Piemonte e Liguria.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal greco canéfori: portatori di doni sacri.

Toponomastica[modifica | modifica wikitesto]

Vie in Alessandria (Cesare Canefri), Genova (Sant'Ugo), Castellazzo Bormida (Canefri). Non esiste più traccia del paese alessandrino con tale nome.

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

Varianti storiche: Canefro, Canefra.

Persone famose[modifica | modifica wikitesto]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

I Canefri, di origine longobarda, vennero in Italia alla metà del VI secolo.
Erano presenti in Alessandria alla nascita della città nel XII secolo.
La famiglia si è estinta nel 1923 con la morte di Elisa Carezzano - Canefri. Il motto della Casata Grandis causa (per grandi cose) è stato assunto come eredità storica dai suoi discendenti in linea femminile Carezzano Sereni (Lettera del vescovo di Alessandria, monsignor Fernando Charrier, del 6 novembre 1993).

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Isabella Ricci Massabò, CANEFRI, Cesare Nicola Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 17, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1974. URL consultato l'8 ottobre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Bosio, Breve compendio della vita e miracoli del glorioso Sant'Ugone cavaliere gerosolimitano e Commendatore di S. Giovanni di Genova, Genova 1973.
  • Cesare Canefri, La nobiltà di Alessandria, Torino 1760.
  • Cesare Nicolò Canefri, Dissertazione sulla legatura del cordone ombelicale, Genova 1781.
  • Arturo Ignazio Carezzano Canefri, L'intradermoreazione nel decorso della tubercolosi sperimentale nella cavia Roentgen irradiata, Istituto di studi scientifico pratici sulla tubercolosi, Genova 1934.

Articoli[modifica | modifica wikitesto]

  • Carla Reschia, E il signor Rossi ha soppiantato i Canefri. Curiosità tra i cognomi di ieri e di oggi, in La Stampa - Edizione di Alessandria, 26 luglio 1989.

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