Beyrand

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Beyrand
Descrizione generale
Tipofregata grossa a due ponti
ClasseClasse Fama
CantiereArsenale di Venezia
Varo29 ottobre 1797
Entrata in servizio18 dicembre 1797
Destino finaledemolita a Venezia nel 1803
Caratteristiche generali
Dislocamento2.200 t
Lunghezza42,42 alla chiglia m
Larghezza12,6 m
Pescaggio6,43 m
PropulsioneVela
Armamento
ArmamentoArtiglieria[1]:

Alla costruzione

  • 26 cannoni da 40 libbre veneziane
  • 26 cannoni da 30 libbre
  • 12 cannoni da 14 libbre

Totale: 64

[1]
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La Beyrand fu una fregata di primo rango, terza unità della Classe Fama destinata ad entrare in servizio nella Armada veneziana, ma fu catturata praticamente completa dai francesi a Venezia nel 1797.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione della terza fregata di primo rango, detta anche fregata grossa, della classe Fama fu autorizzata dal Senato, e la nave venne impostata presso l'Arsenale[2] sotto la direzione dell'architetto Livio Iseppo. Questo tipo di unità, caratterizzate da una grande potenza di fuoco e da dimensioni paragonabili ad un vascello di primo rango della Classe Leon Trionfante, erano costruite con un sistema denominato "ad ordinata doppia" adottato nel 1780 sotto l’impulso dell'ammiraglio Angelo Emo che a quell’epoca ricopriva l'incarico di Ammiraglio dell’Arsenale. L'unità fu catturata dai francesi praticamente completa sullo scalo dell’arsenale poco dopo la caduta della Repubblica di Venezia, avvenuta ufficialmente il 12 maggio 1797. Varata il 2 ottobre 1797 con il nome di Beyrand, in onore del generale di brigata Martial Beyrand[N 1] entrò in servizio nella Marine nationale il 18 dicembre successivo.[2]

Il Beyrand fu trasferito[3] a Tolone per terminare l'allestimento,[4] e poi entrò a far parte della squadra navale del commodoro Bourdé che doveva trasferirsi a Corfù.[5] Portatosi ad Ancona la nave vi trascorse un certo periodo insieme al vascello da 74 cannoni Laharpe, e ad un altro vascello da 64, lo Stengel. Insieme ad alcune unità minori i tre vascelli salparono da Ancona[6] per tentare di portare aiuto alle truppe francesi assediate a Corfù da una squadra navale russo-turca al comando dell'ammiraglio Fëdor Fëdorovič Ušakov. A causa della presenza delle unità avversarie, superiori di numero e di armamento, e della caduta dell'isola avvenuta il 3 marzo 1799, la piccola squadra francese intercettata all’altezza dell'isola di Lissa ritornò ad Ancona, dove poi fu bloccata dalle navi russo-turche al comando del contrammiraglio Pavel Pustoshkin. Il Beyrand partecipò,[N 2] dal maggio[7] al novembre 1799 all'assedio di Ancona, dove era stato "abbozzato"[N 3] ed utilizzato come batteria.[8]

Catturato semiaffondato[8] dalle truppe austriache all’atto della capitolazione della piazzaforte, avvenuta il 14 novembre, il comandante della marina austriaca (Seekommandant) linienschiffkapitaen Joseph L'Espine[8] decise di riportare a galla il Beyrand,[N 4] ed affidò tale compito al maggiore Andrea Salvini che portò a termine l’incarico in soli tre giorni nell’estate del 1800.[8] Reso nuovamente galleggiante venne trasferito a Venezia, venendo usato come pontone a causa delle sue precarie condizioni[N 5] fino alla definitiva demolizione avvenuta nel 1803[8] all'interno dell'arsenale.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rimasto ucciso il 5 agosto 1796 nel corso della battaglia di Castiglione delle Stiviere.
  2. ^ Insieme al vascelli da 74 cannoni Laharpe e a quello da 64 Stengel, entrambe unità già appartenenti alla marina veneziana, alla corvetta Cibele e alla gerba L'Egiziana.
  3. ^ Cioè ancorato in posizione di battaglia.
  4. ^ A bordo si trovavano ancora le munizioni e i viveri destinati al rifornimento della guarnigione di Corfù.
  5. ^ Il periodo trascorso immerso nell'acqua aveva compromesso la robustezza e la stabilità della nave.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b http://www.veneziamuseo.it/ARSENAL/schede_arsenal/fregate.htm.
  2. ^ a b c Levi 1896, p. 42.
  3. ^ Donolo 2012, p. 99.
  4. ^ Frasca 2012, p. 192.
  5. ^ Frasca 2012, p. 193.
  6. ^ Donolo 2012, p. 119.
  7. ^ Donolo 2012, p. 120.
  8. ^ a b c d e Virginio Ilari, Piero Crociani, La marina italiana di Napoleone (1796-1814), Le marine italiane del 1792-1815 n.1, 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Donolo, Il Mediterraneo nell'Età delle rivoluzioni 1789-1849, Pisa, Pisa University Press, 2012, ISBN 978-88-6741-004-0.
  • Guido Ercole, Duri i banchi. Le navi della Serenissima 421-1797, Gardolo, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica, 2006.
  • Francesco Frasca, Il potere marittimo in età moderna. Da Lepanto a Trafalgar, Raleigh, Lulu.com, 2012, ISBN 1-84799-550-0.
  • (EN) Gregory Fremont-Barnes, Nile 1798. Nelson's first great victory, Botley, Oxford, Osprey Publishing Midland House, 2011, ISBN 978-1-84603-580-7.
  • Girolamo Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia, Co' tipi di Pietro Naratovich, 1855.
  • Cesare Augusto Levi, Navi da guerra costruite nell'Arsenale di Venezia dal 1664 al 1896, Venezia, Stabilimento Tipografico Fratelli Visentini, 1896.
Periodici
  • Paolo Cau, Gli ultimi quindici anni della Marina Veneta nei documenti dell'Archivio di Stato a Cagliari, in Le armi di San Marco, Verona, Storia Italiana di Storia Militare, 2011.
  • Paolo Del Negro, La politica militare veneziana nel 1796-1797, in Le armi di San Marco, Verona, Storia Italiana di Storia Militare, 2011.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]