Aristide Naccari

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Aristide Naccari

Aristide Naccari (Chioggia, 27 aprile 1848Chioggia, 4 ottobre 1914) è stato un architetto e storico italiano. Attraverso le sue opere ha portato a valorizzare e preservare il patrimonio storico della città natale.

Attaccato alle sue origini e ai suoi doveri come ha dichiarato ad un'intervista: "Io lavoro e lavorerò sempre come i miei antichi cittadini lavoravano per la Repubblica, sono chioggiotto e credente, non disdico la mia origine e le mie convinzioni."[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aristide Pio Carlo Alberto Naccari nasce a Chioggia il 27 aprile 1848, da Angelo e Maria Rosa Naccari.

Frequenta le scuole presso i Padri Filippini di Chioggia il ginnasio e il liceo nel seminario vescovile senza aspirare al sacerdozio, successivamente si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Padova. Poi, seguendo le sue vere aspirazioni, entra nella Reale Accademia di Belle Arti di Venezia conseguendo nel 1873 l'abilitazione all'insegnamento del disegno e della calligrafia. Comincia così la sua carriera da professore nella scuola Tecnica comunale di Chioggia, insegna negli Istituti Tecnici di Melfi (1882) e di Macerata (1884), dove di quest'ultimo ne diventa direttore.[2]

Anche se distante rimane comunque molto attaccato alla sua terra natia e partecipa alla varie vicende locali, e questo porta l'amministrazione locale a nominarlo membro della Commissione d'Ornato del Comune di Chioggia.

All'età di circa 35 anni inizia a dare il suo contributo nel giornalismo come illustratore nella descrizione delle notizie di cronaca italiana. Nel 1887 partecipa anche a distanza a due riviste della sua città d'origine Giovane Chioggia e Chioggia Nuova, in occasione dell'inaugurazione della tratta ferroviaria Chioggia-Rovigo.

Nel 1889 vince la cattedra del Regio Istituto Tecnico di Venezia e questo trasferimento lo porta ad avvicinarsi alla sua famiglia rimasta a Chioggia.

Durante la sua vita intraprende anche un corso di Osteologia del corpo umano, dove esprime un talento nel disegno dei corpi meritando la nomina ad accademico d'onore nel 1899.

Nel settembre del 1914 viene assalito dalla febbre mentre si rilassava alla terme di San Pellegrino, tornato a Chioggia nella notte del 4 ottobre spira.[3]

Progetti Architettonici[modifica | modifica wikitesto]

I suoi progetti architettonici sono tipicamente di restauro o comunque di valorizzazione delle opera preesistenti, lavorando tipicamente a Venezia e Chioggia:

Tutela dell'impianto urbanistico clodiense[modifica | modifica wikitesto]

Aristide Naccari risultò fondamentale per evitare la demolizione che nel 1913 l'amministrazione comunale di Chioggia volle per la Porta Garibaldi. L'intenzione del Comune era quella di permettere un miglioramento della circolazione del traffico nel centro della città, attraverso la completa rimozione del torrione cinquecentesco. Assieme ad altri storici, egli confutò l'idea che questo manufatto non avesse valenze storiche, aggiungendo anzi che esso rappresentasse la divisione tra la città medievale e il nuovo sobborgo moderno che stava nascendo in questi anni.

Egli evitò anche che la Chiesetta di San Pietro e Paolo venisse venduta dall'amministrazione locale ad un privato, dal momento che venne ceduta dalla proprietà del Demanio a quella comunale, valorizzando invece il suo restauro.

Non riuscì invece a bloccare il progetto che vide il tamponamento di diversi interpilastri del Palazzo Granaio. Il comune clodiense aveva infatti l'obiettivo di costruire nuove botteghe e rovinò, a detta dello storico, la fisionomia del fabbricato e la circolazione del pubblico verso la pescheria. Pure il tentativo di salvaguardare gli antichi pozzi nel campo del Duomo di Chioggia, voluti spostare per agevolare il mercato settimanale, fu vano.[7]

Elaborò ricostruzioni grafiche e disegni dei vari palazzi e chiese del passato di Chioggia; l'esempio più importante è stato lo studio sull'antico palazzo comunale, lavoro che lo portò alla notorietà come valorizzatore e amante della città. Grazie a tutta la sua produzione, Naccari portò ai suoi concittadini una consapevolezza del loro patrimonio storico ormai perduto; infatti il sindaco di Chioggia dott. Bellemo, in occasione del suo funerale, dichiarò come Naccari abbia sempre cercato di far rivivere i segni del passato.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pierluigi Bellemo, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 215.
  2. ^ Ruggero Donaggio, Un genio dell'arte Aristide Naccari, pp. 19 20 21.
  3. ^ Ruggero Donaggio, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 28.
  4. ^ a b Giorgio Vianello, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 125.
  5. ^ Ruggero Donaggio, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 24.
  6. ^ Pierluigi Bellemo, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 217.
  7. ^ Pierluigi Bellemo, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 216.
  8. ^ Pierluigi Bellemo, Un genio dell'arte Aristide Naccari, p. 221.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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