Al Filò

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Al Filò, detto anche solo Filò, fu un circolo artistico attivo a Ferrara dal 1950 al 1953 basato sul sodalizio di artisti, intellettuali e politici sia ferraresi che non, avente lo scopo principale di organizzare mostre e dibattiti culturali. Nonostante fu attivo solo per pochi anni, gli fu dedicato da Florestano Vancini un omonimo documentario agli inizi del '53.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Significato del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il termine filò, in dialetto ferrarese, fa riferimento alle conversazioni tenute dinnanzi a casa o "in piazza".[2] In senso più ampio, il termine è traducibile sia nel sostantivo femminile triocca che col maschile trebbia.[3][4]

Scopo del circolo[modifica | modifica wikitesto]

L'istituzione del Filò voleva idealmente recuperare lo spirito promotore della Società Tisi o quello delle mostre "sindacali" del periodo fascista ma non riuscì tuttavia a tenere davvero presente il coevo e reale rinnovamento della pittura italiana.[5]

Sede[modifica | modifica wikitesto]

L'osteria Croce Verde di Pellegrino nell'omonima piazzetta[6][7] che sorgeva tra l'abside della chiesa di san Michele, via Boccaleone e piazza Schiatti,[1] ne divenne la sede ufficiale. I muri furono decorati a tempera da alcuni soci che realizzarono una sorta di grande papiro goliardico: Mario De Sisti, Marcello Tassini, Ervardo Fioravanti, Gian Carlo Morelli e Laerte Milani.[2][8] Visto l'esito di tale opera, alcuni artisti pensarono di far proseguire la decorazione anche al di fuori dell'osteria, decorando la piazzetta circostante.[7]

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Raggruppando in maggioranza militanti della sinistra comunista,[9] per dimostrare la propria apoliticità a fronte delle accuse di essere un «covo di rossi»,[10] il Filò si diede un'impostazione democraticamente associativa ponendo il socialista Giuseppe Longhi[11] (con procuratore Arturo Malagù, il quale presenziava anche in quanto giornalista della Gazzetta Padana[12]) alla presidenza e amministrazione, alla vice presidenza il comunista Mario Roffi (anch'esso all'amministrazione) assieme all'avvocato democristiano Antonio Boaro[10] oltre ad includere altre personalità di spicco del panorama ferrarese, quali Renato Sitti (critico, poeta e futuro documentarista), Massimo Felisatti (scrittore, futuro regista e sceneggiatore) e Francesco Loperfido (politico).[13]

I cronisti[modifica | modifica wikitesto]

Tra i primi cronisti delle attività del circolo vi furono il pittore Ervardo Fioravanti[14] ed il musicista Benedetto Ghiglia[15] i quali recensirono non solo le mostre ma anche gli altri eventi che avvenivano nella sede, quali concerti, dibattiti a carattere culturale, conferenze, concorsi di testi dialettali o letture di poesie, come ad esempio quelle di Baudelaire recitate dall'allora direttore del manicomio cittadino Gaetano Boschi.[16]

Presenziarono anche illustri ospiti di passaggio a Ferrara, quali Sibilla Aleramo, Salvatore Quasimodo, Mario Mafai, Renato Birolli, Tono Zancanaro e Roberto Melli: pare fu proprio il pittore di origine ferrarese a suggerire la creazione del Premio Filò, presentando poi l'elenco delle opere partecipanti alla rassegna dell'estate del '51.[5]

Chiusura[modifica | modifica wikitesto]

Il circolo si chiuse definitivamente a metà del '53, pare a causa di tensioni tra alcuni soci e l'oste.[17]

Dopo lo scioglimento, alcuni dei reduci esposero con personali o collettive in gallerie che nel frattempo erano state aperte in città, come la Borgoleoni, gestita da Bruno Vignali, inaugurata nel 1960 nell'omonima via al civico 55.[18]

Esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Le esposizioni del Filò venivano allestite al Ridotto del Teatro comunale nel locale della biglietteria, dove esponeva anche il C. A. D., Circolo Artistico Dilettanti, fondato a fine del 1945 dal giovane illustratore e docente Franco Morelli. Le esposizioni delle due associazioni entrarono presto in conflitto - anche se il C.A.D. accorpava artisti che producevano opere "per diletto" a differenza del Filò che comprendeva molti artisti di professione - sino al punto in cui Renato Sitti propose la chiusura del C. A. D. con conseguente accorpamento al Filò, ricevendo in risposta un rifiuto.[19] Gli artisti del Filò includevano sia pittori professionisti che docenti d'arte e dilettanti di qualità. Erano esclusi dalle esposizioni i pittori di medio calibro che nel frattempo si erano trasferiti altrove (es. Giorgio De Vincenzi, Giovanni Battista Crema, Silvan Gastone Ghigi) mentre i Maestri riconosciuti del Novecento, quali Achille Funi, Filippo de Pisis, Arrigo Minerbi, venivano soltanto invitati a visitare le mostre.

  • 1950 - I Mostra collettiva del Filò, dicembre 1950/2 gennaio 1951[20]
  • 1951 - Ferrara
  • 1951 - Rimini[21]
  • 1952 - II Mostra collettiva del Filò, 8-22 giugno, vincitori Giuseppe Virgili per la Scultura, Nemesio Orsatti per il Bianco-e-nero.[22]

Artisti partecipanti[modifica | modifica wikitesto]

Elenco degli espositori alle quattro mostre:[23]

Documentario[modifica | modifica wikitesto]

Girato ad inizio del 1953 mentre il circolo volgeva alla chiusura,[24][25][26] fu prodotto[27] come opera prima della Phoebus Film, fondata nello stesso anno da Antonio Sturla e Niso D'Agostini[28][29] con la regia di Florestano Vancini, fotografia di Sturla, musiche di Benedetto Ghiglia, sceneggiatura e commento parlato di Vittorio Passerini[30] e collaborazione di Fioravanti alle riprese.[13] Gli artisti prescelti erano uniti da comuni intenti figurativi o di stile e di intenso rapporto con Ferrara «sia come fonte di ispirazione che come «stimolo» materiale: come nel caso dei tre scultori, ripresi a lavorare la terracotta all'interno di studi posti in case di cotto».[31] Compaiono in ordine: Marcello Tassini, Ulderico Fabbri, Ervardo Fioravanti, Giuseppe Virgili, Annibale Zucchini, Danilo Farinella, Nemesio Orsatti e Galileo Cattabriga. Sui quotidiani d'epoca, alcuni cronisti, tra cui Sitti, Gianfranco Rossi e Guido Fink, recensirono il documentario parallelamente alla poetica di Vancini e alle sue opere immediatamente successive, confrontando l'arte degli artisti ripresi che, per alcuni giornalisti, pareva non essere al passo con la situazione artistica generale, pur confermando che il regista dava spazio ad una Ferrara minore, quasi inedita.[32] Il documentario venne distribuito nelle sale nazionali nel 1954 in abbinata al film Inferno sotto zero di Mark Robson.[33] Il documentario è stato recentemente ritrovato, nella versione in bianco e nero anziché a colori, dopo esser stato creduto, almeno fino metà degli anni Ottanta, definitivamente disperso.[34]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La macchina da presa parte dalle pareti dell'osteria e da tavoli con alcuni avventori che bevono, mangiano o giocano a carte, raccontando come quel locale fosse stata la sede del cenacolo Filò.

Procede con una successione di sequenze degli artisti (intervallate da panoramiche su strade, piazze, palazzi e parchi ferraresi) ripresi singolarmente al lavoro nei propri studi, assieme ad alcune loro opere. Gli artisti che si susseguono sono Marcello Tassini (mentre ritrae la modella presente, Norma), Ulderico Fabbri (rientra nel suo studio e plasma la creta), Ervardo Fioravanti (dapprima al cavalletto mentre dipinge un paesaggio e successivamente en plein air vicino a delle giostre della fiera di san Giuseppe), Giuseppe Virgili (nel suo studio situato a Palazzo di Renata di Francia mentre scolpisce con a fianco una modella), Annibale Zucchini (anch'esso mentre scolpisce e poi scaccia dei monelli che tirano sassi alle sue opere nel giardino della sua casa a palazzo Picchiati), Danilo Farinella (durante una lezione di pittura ai suoi studenti della scuola d'arte Dosso Dossi), Nemesio Orsatti (nel suo studio a Palazzo Schifanoia) e Galileo Cattabriga (l'unico ripreso al cavalletto unicamente en plein air).[35][17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Scardino 2015, pp. 4-5.
  2. ^ a b Scardino 2015, p. 7.
  3. ^ L. Ferri, Vocabolario Ferrarese-Italiano, Ferrara, 1889, p. 146.
  4. ^ Otto artisti, p. 83.
  5. ^ a b Scardino 2015, p. 8.
  6. ^ Non piazzetta Bartolucci, come viene riportato in alcuni testi.
  7. ^ a b Otto artisti, p. 84.
  8. ^ Una rarissima fotografia che ritrae Milani mentre decora una porzione della parete è presente in: Lucio Scardino (a cura di), I maestri del “Dosso”. Laerte Milani, Ferrara, Liberty house, 1995, p. 18.
  9. ^ Scardino 2015, pp. 6-9.
  10. ^ a b Otto artisti, p. 85.
  11. ^ 1892-1979
  12. ^ Malagù, pp. 82 e 84.
  13. ^ a b Pacelli, p. 111.
  14. ^ Ervardo Fioravanti, Cronache del Filò, in Corriere del Po, 16 dicembre 1950.
  15. ^ Benedetto Ghiglia, Primo contatto collettivo fra artisti e cittadinanza, in Corriere del Po, 30 dicembre 1950.
  16. ^ Malagù, p. 82.
  17. ^ a b Scardino 2015, pp. 12-13.
  18. ^ Lucio Scardino e Antonio P. Torresi (a cura di), Antichi e moderni. Quadri e collezionisti ferraresi del XX secolo, Ferrara, Liberty house, 1999, pp. 281-282.
  19. ^ Scardino 2015, pp. 5-6.
  20. ^ Benedetto Ghiglia, Primo contatto collettivo fra artisti e cittadinanza, in Corriere del Po, 30 dicembre 1950.
  21. ^ Festeggiati gli artisti del Filò che espongono a Rimini, in Gazzetta Padana, 15 agosto 1951.
  22. ^ Renato Sitti, La seconda Mostra collettiva del Filò, in La Nuova Scintilla, 19 giugno 1952.
  23. ^ Scardino 2015, p. 15.
  24. ^ Un documentario a colori dedicato agli artisti cittadini, in Gazzetta Padana, 17 marzo 1953.
  25. ^ ”Ciak”: si gira all'osteria del Filò, in Gazzetta Padana, 1º maggio 1953.
  26. ^ Documentari ferraresi realizzati a colori, in Avvenire Padano, 27 giugno 1953.
  27. ^ 35 mm, 276 m.
  28. ^ Citato come Nico in: Valeria Napolitano, Florestano Vancini, Napoli, Liguori, 2008, p. 154.
  29. ^ Paolo Micalizzi, Antonio Sturla: Pioniere del cinema italiano, su books.google.it. URL consultato il 16 agosto 2022.
  30. ^ Valeria Napolitano, Florestano Vancini, Napoli, Liguori, 2008, p. 154.
  31. ^ Otto artisti, pp. 87-88.
  32. ^ Renato Sitti, L'arte ferrarese verso la rinascita in La Nuova Scintilla, 24 ottobre 1952; Gianfranco Rossi, Documentari in Gazzetta Padana, 29 giugno 1953; Gianfranco Rossi, Documentari ferraresi stamane all'Astra in Gazzetta Padana, 28 giugno 1953; Guido Fink, "Al Filò" di Vancini, abile cine-intervista in La Nuova Scintilla, 9 luglio 1953; Renato Sitti, Due documentari di F. Vancini in L'Unità, 30 giugno 1953; Tom Granich, I cortometraggi in Cinema Nuovo, 10 dicembre 1954, citati in: Lucio Scardino, Al «Filò», ovvero otto artisti e un cineasta nella Ferrara del Neorealismo. In Il cinema in Padania, Rosenberg & Sellier, 1989, anno III, n. 5-6, pp. 92-93.
  33. ^ Otto artisti, p. 93.
  34. ^ Otto artisti, pp. 90-91.
  35. ^ Otto artisti, pp. 88-92.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Malagù, Al Filò. In Bollettino della ‹‹Ferrariæ Decus›› n. 5, Ferrara, 31 maggio 1984, pp. 82-84.
  • Maria Luisa Pacelli (a cura di), Ervardo Fioravanti, Ferrara, Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, 2001.
  • Lucio Scardino, Al «Filò», ovvero otto artisti e un cineasta nella Ferrara del Neorealismo. In Il cinema in Padania, Rosenberg & Sellier, 1989, anno III, n. 5-6.
  • Lucio Scardino (a cura di), Al Filò: l'arte a Ferrara dal 1945 al 1960, Ferrara, Liberty house, marzo 2015. Catalogo della mostra omonima, Circolo Unione, Ferrara, 28/3-6/4/2015.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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