Zara (incrociatore)
Zara | |
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Descrizione generale | |
Tipo | incrociatore pesante |
Classe | Zara |
Proprietà | Regia Marina |
Costruttori | OTO |
Cantiere | Cantiere navale del Muggiano, La Spezia |
Impostazione | 4 luglio 1929 |
Varo | 27 aprile 1930 |
Entrata in servizio | 20 ottobre 1930 |
Radiazione | 18 ottobre 1946 |
Destino finale | affondato nella battaglia di Capo Matapan il 29 marzo 1941 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | standard: 13.580 t 14.530 t (pieno carico) |
Lunghezza | 182,8 m |
Larghezza | 20,6 m |
Pescaggio | 7,2 m |
Propulsione | 8 caldaie 2 turbine Parsons 2 eliche Potenza: 95.000 hp |
Velocità | 32 nodi (circa km/h) |
Autonomia | 5.367 mn |
Equipaggio | 31 ufficiali ed 810 marinai |
Armamento | |
Artiglieria | alla costruzione:
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Corazzatura | verticale: 70 mm orizzontale: 70 mm torrette : 150 mm |
Mezzi aerei | 2 idrovolanti Piaggio P6bis, poi sostituiti da Macchi M.41, CANT 25AR, CMASA M.F.6 ed alla fine (1938) IMAM Ro.43; una catapulta a prua |
Note | |
Motto | Tenacemente |
dati tratti da [1] | |
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Lo Zara fu un incrociatore pesante della Regia Marina, che diede il nome alla omonima classe, evoluzione della classe Trento e che comprendeva anche le navi Fiume, Pola e Gorizia.
Storia
Costruito presso il cantiere OTO della Spezia, fu varato il 27 aprile 1930 ed entrò in servizio il 20 ottobre 1931. All'inizio della seconda guerra mondiale era inquadrato nella Iª Divisione Incrociatori della Iª Squadra di base a Taranto quale ammiraglia di Divisione con insegna dell'Ammiraglio Pellegrino Matteucci. Lo Zara partecipò alle principali missioni belliche della Regia Marina nel conflitto come la battaglia di Punta Stilo (9 luglio 1940) e la battaglia di Gaudo (28 marzo 1941) che fu il preludio alla battaglia di Capo Matapan (29 marzo 1941): in tale occasione la Zara fu affondato assieme al Fiume, al Pola e ai cacciatorpediniere Alfieri e Carducci.
La perdita
Lo Zara, nave di bandiera dell'ammiraglio Carlo Cattaneo, comandante la I Divisione, venne inviato in soccorso del Pola, colpito da un siluro di uno Swordfish britannico e immobilizzato dalla totale mancanza di energia elettrica e forza motrice. Con esso, il gemello Fiume e la IX Squadriglia cacciatorpediniere, composta dai caccia Oriani, Alfieri, Carducci e Gioberti.
Arrivate nella zona dove si aspettavano di trovare il Pola, prive di radar e quindi impossibilitate a rilevare minacce nell'oscurità che nel frattempo era calata[2], la squadra italiana (che giunse in prossimità del Pola addirittura con i calibri "chiusi" dai tappi previsti per la normale navigazione notturna in acque non ostili) fu cannoneggiata, a sorpresa e alla distanza estremamente ridotta di circa 6 miglia, dalle corazzate inglesi Barham, Valiant e Warspite. Lo Zara, che procedeva in testa alla formazione, fu centrato da numerose salve di grosso calibro incendiandosi e finendo fuori combattimento in circa quattro minuti, senza avere la possibilità di allontanarsi o rispondere al fuoco. Il comandante ordinò l'autoaffondamento; mentre l'ordine veniva eseguito da un gruppo di volontari guidati dal ten. col del Genio Navale Domenico Bastianini[3], sopraggiunse il cacciatorpediniere Jervis, che lanciò quattro siluri contro l'incrociatore. Centrato da due di essi, lo Zara saltò in aria[4]. Morirono 782 dei 1098 uomini a bordo[5], fra cui l'ammiraglio Cattaneo[6] ed il comandante della nave, c.v. Luigi Corsi, che avevano deciso di affondare con la nave[7]. Dei sopravvissuti, 279 furono catturati dagli inglesi.
Immagini
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L'incrociatore Zara visto dall'alto
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Le artiglierie dell'incrociatore Zara
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Lo Zara al molo con la sua Divisione
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Il disegno a due viste dello Zara
Note
- ^ Zara - Incrociatore pesante, su marina.difesa.it. URL consultato il 29 giugno 2014.
- ^ Malgrado la mancanza del radar la distruzione della divisione incrociatori pesanti va imputato all'errore del Cattaneo che non procedette quella notte secondo le tassative norme di navigazione notturna della Marina Italiana in quanto non fece precedere gli incrociatori pesanti dallo schermo caccia dei quattro cacciatorpediniere che pure aveva di scorta. Se fosse stato seguito il protocollo previsto vi sarebbero state le condizioni per cui lo schermo caccia avrebbe potuto 1) allertare la divisione circa la presenza di una flotta non identificata 2) reagire con un attacco silurante di superficie per consentire lo sganciamento della divisione incrociatori pesanti. Secondo il protocollo non attuato, questo avrebbe permesso alle navi pesanti un preavviso con possibilità di scelta in merito all'ingaggio in combattimento o in merito alla ritirata
- ^ [1](per questo decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare)
- ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul Mare. La marina italiana fra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 313
- ^ Vittime
- ^ [2]
- ^ [3]
Altri progetti
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