Valdemaro di Prussia (1868)

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Valdemaro di Prussia
Il principe Valdemaro nel 1873
Principe di Prussia
Stemma
Stemma
Nome completoGioacchino Federico Ernesto Valdemaro di Hohenzollern
TrattamentoSua altezza reale
NascitaBerlino, 10 febbraio 1868
MortePotsdam, 27 marzo 1879 (11 anni)
DinastiaHohenzollern
PadreFederico III di Germania
MadreVittoria di Gran Bretagna
ReligioneProtestantesimo

Valdemaro di Prussia (Berlino, 10 febbraio 1868Potsdam, 27 marzo 1879) è stato un principe prussiano.

Il principe Valdemaro con le sorelle Sofia, Vittoria e Margherita nel giugno del 1878.

Fu principe di Germania e membro del casato degli Hohenzollern.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Valdemaro era il sesto figlio del futuro imperatore tedesco Federico III e della principessa reale Vittoria di Gran Bretagna e Irlanda. Tramite sua madre era nipote della regina Vittoria e del suo principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha.

Il principe era il figlio prediletto della coppia reale.[1] Era un ragazzo vivace e felice e amava fare scherzi alla sua famiglia, in particolare ai suoi fratelli e sorelle.[1] La sua più grande passione era il gran numero di animali che gli era permesso tenere: poté persino portare con sé il suo coccodrillo mentre era in visita alla famiglia del principe ereditario nel Regno Unito, cosa che poi suscitò grande agitazione in sua nonna, la regina Vittoria, perché improvvisamente se lo trovò tra i piedi.

Secondo la tradizione, il principe entrò nella 1ª Armata Imperiale come luogotenente all'età di dieci anni e il 10 febbraio 1878 fu accettato nell'Ordine dell'Aquila Nera da suo nonno, il kaiser Guglielmo I.

In occasione del suo undicesimo compleanno, sua madre scrisse di lui alla regina Vittoria:[2]

«E' un bambino così caro, e nonostante sia esuberante e qualche volta non facile da domare, è così affidabile e onesto... Se il Cielo lo risparmierà, sono sicura che sarà amato ovunque e che si avrà fiducia in lui.»

Alla fine di marzo 1879 però Valdemaro si ammalò di difterite e morì in brevissimo tempo a causa della malattia.[3]

Dopo la morte il principe fu inizialmente sepolto accanto al fratello, il principe Sigismondo, morto nel 1866 a due anni, nella Sigismund-Kapelle a Potsdam. Dopo il completamento del Mausoleo dell'imperatore Federico, la bara fu trasferita lì. Il famoso scultore Reinhold Begas fu incaricato di produrre un sarcofago in marmo per lui. Oggi il principe Valdemaro riposa nell'abside del mausoleo, a sinistra.

Un quadro di Valdemaro che sua madre dipinse intorno al 1878 è appeso nel Salone Blu del castello di Hohenzollern.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Federico Guglielmo III di Prussia Federico Guglielmo II di Prussia  
 
Federica Luisa d'Assia-Darmstadt  
Guglielmo I di Germania  
Luisa di Meclemburgo-Strelitz Carlo II di Meclemburgo-Strelitz  
 
Federica Carolina Luisa d'Assia-Darmstadt  
Federico III di Germania  
Carlo Federico di Sassonia-Weimar-Eisenach Carlo Augusto di Sassonia-Weimar-Eisenach  
 
Luisa Augusta d'Assia-Darmstadt  
Augusta di Sassonia-Weimar-Eisenach  
Maria Pavlovna di Russia Paolo I di Russia  
 
Sofia Dorotea di Württemberg  
Valdemaro di Prussia  
Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld  
 
Augusta di Reuss-Ebersdorf  
Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha  
Luisa di Sassonia-Gotha-Altenburg Augusto di Sassonia-Gotha-Altenburg  
 
Luisa Carlotta di Meclemburgo-Schwerin  
Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha  
Edoardo Augusto di Hannover Giorgio III del Regno Unito  
 
Carlotta di Meclemburgo-Strelitz  
Vittoria del Regno Unito  
Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld  
 
Augusta di Reuss-Ebersdorf  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze prussiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila nera - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (DE) Waldemar Prinz von Preussen, su preussen.de (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2017).
  2. ^ Hannah Pakula, Victoria, 1999, p. 390.
  3. ^ Darmstädter Zeitung vom 27. März 1879, su tudigit.ulb.tu-darmstadt.de.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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