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Il Museo Archeologico Nazionale di Venezia è situato in Piazza San Marco, ad un passo da Palazzo Ducale e dalla splendida Basilica. È sede di una tra le più considerevoli raccolte d’antichità, frutto di secoli di collezionismo veneziano. Sono esposti alcuni esempi di sculture greche del V-IV secolo a.C., i suggestivi Galati Grimani, ritratti di epoca romana, rilievi, iscrizioni, ceramiche, avori, gemme e una particolare raccolta numismatica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Museo Archeologico Nazionale vanta una storia di oltre quattro secoli, nei quali si sono alternati periodi di successo a periodi di noncuranza e abbandono, fino alla definitiva collocazione nell'attuale sede delle Procuratie Nuove. Il museo nasce da donazioni di importanti famiglie veneziane, effettuate a partire dal XVI secolo: per questo presenta un evidente carattere collezionistico.

Le collezioni Grimani (Dal XVI al XVII secolo)[modifica | modifica wikitesto]

DOMENICO (1461-1523) e GIOVANNI (1500-1593) La storia del Museo ha inizio nei primi decenni del Cinquecento, quando il cardinale Domenico Grimani, nel 1523, lasciò come eredità alla Serenissima un considerevole gruppo di sculture antiche provenienti dalla sua collezione privata. La maggior parte di queste opere era stata ritrovata a Roma, in quella vigna nei pressi del Quirinale dove Domenico stava edificando la propria residenza. Le somiglianze stilistiche e iconografiche di molte opere con altre appartenute al nipote di Domenico, Giovanni, fanno pensare che quest’ultime provenissero dalla stessa località. Nel 1587 al lascito di Domenico si aggiunge infatti la donazione del nipote, una raccolta di antichità accumulata nel corso degli anni. A partire dal 1563,per trent’anni,Giovanni Grimani si dedicò alla decorazione del palazzo di famiglia di Santa Maria Formosa, ampliandolo e dipingendone le sale, con lo scopo di creare un allestimento scenico atto ad accogliere la sua raccolta. Le opere della collezione furono distribuite fra le sale del primo piano del palazzo, e quasi duecento sculture greche e romane vennero disposte con ordine e simmetria in una stanza centrale. La raccolta comprendeva ,oltre a una serie di sculture provenienti dai possedimenti romani della famiglia, un consistente nucleo di marmi giunto dalla terraferma veneziana e dalla costa istriana, e molte opere scultoree di origine dalla Grecia, che tutt’oggi rappresentano una delle maggiori attrattive del Museo. Il 3 febbraio del 1587 il collegio dei senatori, d’accordo con Giovanni, stabilì che i marmi dei due Grimani fossero contenuti nell’antisala della Libreria Marciana. Nel 1593,tuttavia, Giovanni morì senza aver completato i lavori, e i senatori della Repubblica designarono come sostituto Federico Contarini.

Federico Contarini[modifica | modifica wikitesto]

Contando sul Consiglio dei Diecie giungendo ad un accordo con alcuni nipoti del patriarca Federico decide di lasciare in palazzo Grimani alcune sculture mentre altre vennero trasportate nello Statuario Pubblico. Completato l’allestimento nel 1596, grazie anche ad alcune donazioni dello stesso Federico, si aprì per lo Statuario Pubblico un periodo di grande fortuna

XVIII-XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Le donazioni più consistenti avvennero nel 1683,quando lo Statuario vide entrare nel suo patrimonio il medagliere di Pietro Morosini e nel 1795,anno in cui Girolamo Zulian donò marmi, gemme e vasi antichi. Nel 1700 Anton Maria Zanetti redisse un prezioso inventario grazie al quale conosciamo la disposizione dello Statuario e il suo aspetto. Attorno al 1811 le donazioni furono così consistenti che le sale dello Statuario non poterono contenerle tutte, e alcune dovettero essere spostate nel Palazzo Ducale.

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

A causa dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, le opere contenute nel Palazzo Ducale vennero collocate a Firenze, per poi ritornare a Venezia tra il 1919 e il 1920. In quegli anni al museo fu data un’adeguata sistemazione nelle Procuratie Nuove, le stesse che conservano ancora oggi le opere dello Statuario Pubblico. Organizzando il tutto per epoche e correnti artistiche, nacque il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, che durante tutto il Novecento vide incrementare il numero delle sue opere.

Le Sale del Museo[modifica | modifica wikitesto]

SALA I[modifica | modifica wikitesto]

Fra le iscrizioni greche, alcuni decreti appartenenti a città dell’isola di Creta(II sec a.C.) e l’iscrizione funeraria per Sokratea (II sec a.C.).Sono presenti, inoltre, un pezzo di piede di una statua colossale, un altorilievo di Mitra nell’atto di uccidere il toro e due monumenti funerari attici (II sec d.C.).Inoltre possiamo trovare alcuni ritratti e frammenti di epoca romana.

SALA II[modifica | modifica wikitesto]

La seconda sala del museo è un lungo corridoio che giunge alle sale dedite alle esposizioni delle statue greche. Le pareti laterali espongono la grande collezione numismatica del museo, con oltre 9000 esemplari di monete provenienti da un lungo periodo che parte dal periodo greco a quello bizantino.

SALA III[modifica | modifica wikitesto]

Fra le copie romane di originali greci della prima metà del V sec a.C., sono da evidenziare una replica romana della testa di Ermes, probabilmente appartenente alla scuola dello scultore Agoracrito, e una testa di Kore, da attribuire alla scuola dello scultore Calamide, infine la statuetta di Artemide in marcia del I sec a.C., la cui testa è stata ricostruita in gesso sul modello di una copia di età pompeiana, e le due imponenti Cariatidi, una delle quali (quella di sinistra) proveniente dall’isola di Cherso. (archeoveneto testa artemide)

SALA IV[modifica | modifica wikitesto]

(Originali Greci d’età Classica) Diversamente dalla III sala, in questa sono conservati solo originali greci. Le statue, che in gran parte si ispirano allo stile di Fidia, sono pezzi riconducibili tra la fine del V e la prima metà del IV secolo a.C. e furono ritrovate nei dintorni delle località dell’Egeo(Grecia,Creta, Asia Minore) ed entrarono a far parte delle collezioni di Giovanni Grimani e di Federico Contarini. Degne di esser menzionate sono le statue femminili di dimensioni inferiori al vero, denunciate come “peplophoroi” (che indossano il peplo), raffiguranti divinità e offerenti. Tra queste sculture, che provengono forse da un santuario greco, si segnalano in particolare la presenza di due statue di Demetra, attribuibili ad un tipo perfezionato da Cefisodoto, di produzione attica (prima metà del IV sec. a.C.); una statua di Kore di scuola ionica, datata agli inizi del IV sec. a.C.; analizzata per la prima volta nel 1898 da Adolf Furtwängler, è la più conosciuta detta “Abbondanza Grimani” restaurata in età rinascimentale. Degna d’esser segnalata è anche una statua di Atena, appartenente alla scuola attica (410 a.C. circa), con testa romana del II sec. d.C. connessa al corpo in evenienza di un restauro rinascimentale. SALA V Nella sala sono esposte copie romane delle opere dei grandi maestri greci e sculture greche del V-IV sec. a C. Tra gli originali provenienti dalla Grecia Attica vi sono ad esempio due teste di Atena: la prima prende ispirazione dalla celebre Atena Parthenosdi Fidia, priva di elmo, probabilmente attribuibile alla prima metà del IV sec., la seconda invece è riconducibile a uno scultore della scuola di Skopas, realizzata nella seconda metà del IV sec. Alla sinistra della porta d’ingresso è collocata una possente statua acefala di Atena Nike proveniente dall’Isola di Creta collocabile al II sec. a.C. Degni di nota sono, inoltre, i rilievi votivi e funerari esposti accanto alla porta di comunicazione con la sala VI. Tra le copie romane spicca l’Atena di Kresilas , la statua di Apollo Liceo del grande maestro Prassitele e le due teste di Melegrao e Dioniso rispettivamente della scuola di Skopas e Lisippo.

SALA VI[modifica | modifica wikitesto]

La sala è ispirata all’arte dello scultore Lisippo e rappresenta una introduzione alle opere del più tardo ellenismo. Nella sala da segnalare è la presenza di alcuni ritratti greci dell’Asia Minore e dell’Egitto riconducibili al III-I sec. a.C. tra i quali spicca il ritratto di un delicato volto di fanciullo e l’immagine di Tolomeo III Evergete. Di notevole importanza è la copia romana di un Dioniso con Satiro della seconda metà del II sec. a.C. Al centro della sala si trova anche la celebre Ara Grimani, probabilmente il basamento di una statua, con decorazioni a rilievo raffiguranti Satiri e Menadi, con modanature ornate da motivi vegetali di età augustea. Oltre ad alcuni ritratti databili tra III e I sec. a. C. e ad altre testimonianze della scultura ellenistica, vi sono la copia romana di un gruppo di Dioniso con Satiro della seconda metà del II sec a.C.

SALA VII[modifica | modifica wikitesto]

La sala VII è dedicata ai bronzi preistorici dell età dell bronzo e del ferro risalenti al V sec. a .C e III sec. d.C. rinvenuti nella zona di Treviso, nelle vetrine sono esposte gemme e cammei di particolare rilievo il “cammeo zulian” in onice raffigurante Zeus Egioco . Qui è esposta una ampia parte della collezione numismatica. Vi sono inoltre monete greche provenienti dalla Dalmaziaoltre a monete romane della Roma repubblicana. Vi si può ammirare anche la stele funeraria di Lisandro proveniente da Smirne databile attorno al II sec a.C. Nelle vetrine altri oggetti di arte statuaria, ma anche bronzi e gioielli in oro dalle necropoli della Dalmazia, mirabile la collezione di gemme, argenti e avori oltre ad un piatto con rappresentata la scena del bagno di Atena proveniente da Belluno. Sulla destra una grande collezione di oggetti bronzei provenienti dalla collezione Ligabue oltre a bronzi dalle incisioni greche e romane.

SALA VIII[modifica | modifica wikitesto]

La sala ottava è riservata alla scultura ellenistica. Tra le copie romane esposte, sono di particolare rilievo quelle al centro della sala: Ulisse e tre state di Galati, da originali della scuola di Pergamo databili al III e II sec. a. C ; sono presenti anche Eros e Psyche, Ermafroditi e Satiri. Tra le copie delle sculture risalenti al II sec..a. C sono notabili il Galata in atto di cadere, il Galata in ginocchio e il Galata morto. Sul lato destro troviamo un originale del II sec. a. C, proveniente dall’Asia Minore: la statua di una Musa, che fu trasformata in Cleopatra in un restauro rinascimentale attribuibile alla bottega di Lombardo.

SALA IX[modifica | modifica wikitesto]

Il ritratto di periodo romano, con la sua predisposizione per le caratteristiche fisiognomiche dell'individuo, è testimoniato in questa sala nei suoi diversi aspetti, raffigurati principalmente dai ritratti della famiglia imperiale. Nelle varie regioni dell’impero, infatti, il nuovo sovrano faceva collocare dei ritratti ufficiali a testimonianza del suo potere e coniare monete sulle quali appariva il suo volto. Grazie a quest’ultime gli studiosi sono stati in grado di identificare le diverse effigi imperiali, concentrandole spesso in tipi, conosciuti con un nome convenzionale legato ad una carica, ad un accaduto, al luogo di ritrovamento della copia più celebre oppure al museo che tiene l'esemplare riconosciuto per primo. Sono conservati i ritratti di Pompeo e Silla appartenenti all’età tardorepubblicana. Risalgono all’età imperiale i ritratti di Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Domiziano. Alcuni invece sono repliche rinascimentali di modelli romani come il Caracalla Farnese.

SALA X[modifica | modifica wikitesto]

Notevoli sono i ritratti di epoca romana, rappresentati soprattutto dalle iconografie della famiglia imperiale. Tra i busti maschili un ritratto d’ignoto di età gallica del cosiddetto Balbino (III sec. d.C.) e quelli di Caracalla giovinetto, Filippo il Giovane e Lucio Vero Assai interessanti sono i busti femminili dalle ricche acconciature, alcuni identificati con precise personalità, ad esempio due dominae di età flavia (I sec. d.C.) con la caratteristica parrucca a riccioli, come Plautilla, moglie di Caracalla. Proseguendo in direzione della vetrina, in cui è esposta la preziosa capsella di Samagher, reliquario in avorio e argento del V sec. d.C. con scene e simbologie di carattere cristiano, si notano alle pareti alcuni rilievi di età romana imperiale. per la visualizzazione 3D della capsella collegarsi al seguente sito con il browser GOOGLE CHROME http://vcg.isti.cnr.it/capsella/

SALA XI[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine del I sec. d.C., forse in relazione al prevalere delle concezioni escatologiche legate ai culti di origine orientale, all’interno della tradizione funeraria il nuovo rito della inumazione, finirà per sostituire quello della cremazione. Troviamo quindi i primi esempi di sarcofagi con decorazione figurata a rilievo, imitati da tipi diffusi in Asia Minore: a differenza di questi ultimi però i sarcofagi romani dato che sono collocati lungo le pareti dei sepolcri sono lavorati solo su tre lati. La rappresentazione principale è collocata sul lato frontale della cassa e spesso sfrutta scene già elaborate dagli artisti di RINVIA età ellenistica , che assumono importante significato non solo per la storia della espressione artistica, ma anche per quanto illustrano in relazione alle scelte del mondo romano in materia di simbolismo funerario. A sinistra, due lastre appartenenti al cosiddetto trono di Saturno( I sec. d.C.), facenti parte di un monumento esistente a Ravenna pervennero poi nella Chiesa di S. Maria dei Miracoli a Venezia e solo nel 1812, per interessamento di Antonio Canova, entrarono nelle collezioni del Museo. Sono presenti anche parte di un sarcofago a ghirlande con ratto di Proserpina(II sec. d.C.), a destra una fronte di sarcofago con strage dei Niobidi (II sec. d.C.) e un frammento di sarcofago attico con scena di battaglia presso le navi (III sec. d.C)

SALE XIII-XIV[modifica | modifica wikitesto]

Queste sale ospitano monumenti funerari romani, urne e altari. Particolarmente interessante è il rilievo sepolcrale raffigurante la storia dei fratelli argivi Kleobis e Biton (metà del II sec. d.C.). Altro importante manufatto è l’urna cineraria doppia decorata a rilievo con festoni e sfingi.

SALA XV[modifica | modifica wikitesto]

In questa sala è presente una vasta collezione di ceramiche di provenienza greca italica, micenea e cipriota inquadrabile tra il IX e il III sec a.C. Tra i vasi sono presenti un bucchero etrusco e ceramiche a figure rosse e nere prodotte in Attica, in Magna Grecia e nel Lazio. Molti di questi vasi servivano durante il banchetto per consumare cibi. Nella sala possiamo trovare inoltre altari e iscrizioni funerarie e votive di epoca romana.

SALE XVII-XVIII-XX[modifica | modifica wikitesto]

Tra le sculture dalla Collezione archeologica dei Civici Musei Veneziani, alcune, sono repliche romane di originali greci come l’Hermes di Propylaios, da un originale di Alcamen e del V secolo a.C. e la testa elmata di Marte da Leptis Magna (II secolo d.C) , provenienti dall’Egitto romano abbiamo le teste in basalto. Originali greci del IV secolo a.C., provenienti dalla dispersa collezione di Francesco Morosini, le statue acefale di Musa e di Artemide nelle sale XVII e XX sono raccolti una serie di reperti di varia provenienza e per lo più derivano dalla collezione di Teodoro Correr, Girolamo Zulian e alcuni dalla collezione della nobile famiglia Grimani. SALA XVII Nel passaggio alla sala successiva, la XVII, a parete, abbiamo una stele centinata con scene d’offerta con la tipica formula funeraria, mentre il successivo ambiente ospita alcuni importanti esempi di statuaria di Epoca Tarda (712 a.C.-332 a.C.), una statua-cubo in basalto e due naofori di fronte si trovano un candelabro di epoca romana e alcune raffigurazioni di divinità egizie. In questa sala sono anche esposti due mattoni con iscrizioni cuneiformi risalenti al regno di Nabucodonosor II e alcuni rilievi assiri, datati al I millennio a.C, proveniente da due città mesopotamiche, situate nell’attuale Iraq, entrati nelle collezioni civiche nel 1891 grazie all’archeologo Sir A.H. Layard, che li rinvenne nel corso degli scavi condotti tra il 1845 e il 1852 e raffiguranti scene di corte,guerra e caccia. [polo museale]

LA VETRINA: RELIGIONE E MAGIA[modifica | modifica wikitesto]

Questa vetrina nasce come collegamento tra la vetrina vicina con reperti di stile egizio di epoca greco-romana e la sezione egizia-orientale delle sale XVII e XX. In essa sono conservati alcuni scarabei egizi che vengono usati in svariati campi: da quello quotidiano a quello funerario. Accanto ad essi altre tipologie di amuleti: da quelli che rappresentano parti del corpo, divinità o animali. La vetrina si conclude con l'esposizione di due stele magiche e un frammento di pilastrino di sostegno di una statua, che reca incise una porzione di testo geroglifico. [polo museale] All'interno del Museo è possibile poi seguire un vero e proprio percorso "Dal Nilo al Museo Archeologico" . [polo museale]

SALA XVIII[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala XVIII continua l'esposizione con importanti originali greco-classici come, ad esempio, le statuette femminili acefale. Particolare interesse suscitano i ritratti virili. Non mancano alcune copie romane di originali greci ormai perduti, come la testa di Hermes, ispirato alla statua di Hermes Propylaios . [polo museale] Sulla parete destra si possono ammirare tre teste di scuola alessandrina in pietra nera (I secolo a.C.)

SALA XX[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala XX sono conservati una serie di opere riguardanti l’ambito funerario e templare: espongono antichità egizie e assiro-babilonesi, due mummie del I-II secolo d.C., statuette di Ushabti (che avevano il compito di svolgere nell’aldilà i lavori agricoli a posto del defunto), vasi canopi (che servivano per contenere le viscere del defunto) , pregevoli esempi di statuaria, e bronzetti votivi che raffigurano alcune delle principali divinità del pantheon egizio; Grazie a un restauro svolto su una delle mummie, è stato ritrovato ed esposto un frammento di papiro con parti del cosiddetto Libro delle Respirazioni. Alla parete sinistra troviamo due rilievi funerari proveniente dalla Grecia orientale.

BIBLIOGRAFIA[modifica | modifica wikitesto]

  • Rif. 1 Irene Favaretto, Marcella De Paoli, Maria Cristina Dossi,"Museo Archeologico Nazionale di Venezia",Venezia,2004,978883702760
  • Rif. 2 I. Favaretto, G.L. Ravagnan, "Lo Statuario Pubblico della Serenissima: due secoli di collezionismo di antichità 1596-1797", catalogo della mostra, Venezia 6 settembre-2 novembre 1997, Cittadella-Roma 1997.

SITOGRAFIA[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti Esterni[modifica | modifica wikitesto]