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I Translation studies[modifica | modifica wikitesto]

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I Translation studies (traduttologia in italiano) sono un ambito accademico interdisciplinare che si occupa dello studio sistematico della teoria, della descrizione e dell'applicazione della traduzione, dell'interpretazione e della localizzazione (linguistica). Essendo una scienza interdisciplinare, la traduttologia prende molto in prestito dai differenti campi di studi che sostengono la traduzione. Questi includono la filologia, filosofia, informatica, letteratura comparativa, linguistica, semiotica, storia e terminologia.

Nel suo articolo The Name and Nature of Translation Studies (letteralmente “Il nome e la natura degli studi traduttivi”),[1] lo studioso americano James S. Holmes, che lavorava ad Amsterdam, ha coniato il termine inglese translation studies, considerato una dichiarazione fondamentale per la disciplina.[2] In inglese, gli scrittori usano occasionalmente il termine “translatology” (letteralmente “translatologia ) e meno comunemente “traductology”, per riferirsi agli studi di traduzione, e il corrispondente termine francese per la disciplina è solitamente traductologie (come nella Société Française de Traductologie). Negli Stati Uniti esiste una preferenza per il termine Translation and Interpreting Studies (letteralmente “Studi di traduzione e interpretazione”) (come nell'American Translation and Interpreting Studies Association), sebbene la tradizione europea includa l'interpretazione all'interno di studi di traduzione (come nella European Society for Translation Studies).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le Origini[modifica | modifica wikitesto]

Storicamente, gli studi sulla traduzione sono stati a lungo prescrittivi (stabilivano infatti come i traduttori dovessero o non dovessero tradurre), al punto che le discussioni sulla traduzione che non erano prescrittive non erano generalmente considerate come e vere e proprie discussioni sulla traduzione. Quando gli storici degli studi traduttivi cercano di ricostruire il pensiero occidentale in merito alla traduzione, per esempio, molto spesso iniziano partendo dalle osservazioni di Cicerone su come egli ha usato la traduzione dal greco al latino per migliorare le sue abilità oratorie - una prima descrizione di ciò che San Girolamo finì per chiamare “traduzione a senso”. La descrizione degli interpreti d’Egitto, fornita dal Le Storie di Erodoto molti secoli prima non viene generalmente considerata come uno studio di traduzione, presumibilmente perché non dice ai traduttori come tradurre. In Cina, invece, la discussione su come tradurre ha avuto origine con la traduzione di sutra buddhisti durante la dinastia Han.

Quando la traduzione diventa disciplina accademica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1958, al secondo Congresso degli Slavisti a Mosca, il dibattito tra gli approcci linguistici e letterari alla traduzione raggiunse una gravità tale da arrivare a proporre che la cosa migliore sarebbe potuta essere avere strettamente scienza diversificata che fosse in grado di studiare tutte le forme di traduzione, senza essere strettamente relativa alla linguistica o strettamente relativa agli studi letterari[3]. Inclusi negli studi di letteratura comparata, i seminari di traduzione furono promossi negli anni '60 in alcune università americane come l'Università di Iowa e Princeton.[4] Negli anni '50 e '60, invece, iniziarono ad apparire studi orientati verso la linguistica sistematica della traduzione. Nel 1958, i linguisti francesi Jean-Paul Vinay e Jean Darbelnet realizzarono una comparazione contrastiva tra francese e inglese.[5] Nel 1964, Eugene Nida pubblicò Toward a Science of Translating (letteralmente “Verso una scienza della traduzione”), un saggio sulla la traduzione della Bibbia influenzato in parte anche dalla grammatica trasformazionale di Harris.[6] Nel 1965, J.C. Catford teorizzò una traduzione in prospettiva linguistica.[7] Negli anni '60 e all'inizio degli anni '70, lo studente ceco Jiří Levý e gli studenti slovacchi Anton Popovič e František Miko lavorarono agli stili della traduzione letteraria.[8]

Questi primi passi verso la ricerca sulla traduzione letteraria sono stati raccolti nel documento di James S. Holmes al Terzo Congresso Internazionale di Linguistica Applicata tenutosi a Copenaghen nel 1972. In quel documento, “The Name and Nature of Translation Studies” (letteralmente “Il nome e la natura degli studi di traduzione”), Holmes chiese il consolidamento di una disciplina diversificata e propose una classificazione all’interno del campo di studi. Una "mappa" visiva della proposta di Holmes sarebbe stata successivamente presentata da Gideon Toury nel suo Descriptive Translation Studies and beyond[9] (letteralmente “Studi sulla traduzione descrittiva e oltre”).

Prima del 1990, gli studiosi di traduzione tendevano a formare scuole di pensiero specifiche, riconoscendosi prevalentemente nei paradigmi prescrittivo, descrittivo o della Skopos theory. Sin dalla "svolta culturale" negli anni '90, la disciplina ha avuto la tendenza a suddividersi in campi di indagine separati, in cui i progetti di ricerca sono paralleli tra loro, prendendo in prestito metodologie l'una dall'altra e da altre discipline accademiche.

Scuole di pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Le principali scuole di pensiero a livello di ricerca tendono a raggrupparsi attorno a concetti teorici fondamentali, la maggior parte dei quali sono diventati oggetto di dibattito.

Studi incentrati sull'equivalenza[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1950 e il 1960, gli studi di traduzione hanno sollevato molti dibattiti riguardanti il modo migliore per raggiungere equivalence (letteralmente “equivalenza” nelle traduzioni. Il termine “equivalenza” aveva due significati distinti, corrispondenti a due diverse scuole di pensiero. Nella tradizione russa, “equivalenza” era solitamente una corrispondenza “uno a uno” tra forme linguistiche, o una coppia di termini tecnici o frasi autorizzati, tale che "l'equivalenza" corrispondesse a una serie di “sostituzioni”. Tuttavia, nella tradizione francese di Vinay e Darbelnet, attingendo al concetto di “equivalenza” secondo Bally, essa era il raggiungimento di un uguale valore funzionale, che generalmente richiedeva dei cambiamenti nella forma. Secondo Catford, infatti, il concetto di “equivalenza” nel 1965 era come nella tradizione francese. Nel corso degli anni '70, i teorici russi adottarono un senso più ampio di equivalenza, come qualcosa di risultante dalle trasformazioni linguistiche.

Circa nello stesso periodo, la teoria chiamata “Interpretive Theory of Translation[10] (letteralmente “Teoria interpretativa della traduzione”) introdusse la nozione di “deverbalized sense” (letteralmente “senso deverbalizzato”) in traduttologia, disegnando una distinzione tra le corrispondenze di parola e le equivalenze di senso e mostrando la differenza tra le definizioni di dizionario di parole e frasi (corrispondenze di parola) e il senso di testi o loro frammenti in un determinato contesto (equivalenze di senso).

Le discussioni di equivalenza accompagnarono le varie tipologie di soluzioni di traduzione (anche chiamate “procedure”, “tecniche” o “strategie”), come in Fedorov (1953) e Vinay e Darbelnet (1958). Nel 1958 Loh Dianyang pubblicò Translation: Its Principles and Techniques (英汉翻译理论与技巧 - letteralmente ”Traduzione: i suoi Principi e Tecniche”) attingendo da Fedorov e dalla linguistica inglese per presentare una tipologia di soluzioni di traduzione tra cinese e inglese.

In queste tradizioni, le discussioni sui modi per raggiungere equivalenza sono state sostanzialmente prescrittive e sono state prevalentemente relative alla formazione dei traduttori.

Descriptive translation studies[modifica | modifica wikitesto]

I Descriptive Translation Studies (letteralmente “studi descrittivi della traduzione”) mirano a costruire una disciplina descrittiva empirica, per riempire una sezione della mappa di Holmes. Il termine fu coniato a seguito della pubblicazione dell’opera di Gideon Toury Descriptive Translation Studies and Beyond (Principi per un'analisi descrittiva della traduzione ) avvenuta nel 1995. L'idea che la metodologia scientifica potesse essere applicabile ai fattori culturali era stata sviluppata già dai formalisti russi nei primi anni del XX secolo ed era stata successivamente recuperata da vari ricercatori nel campo della letteratura comparativa. Attualmente, questa metodologia è stata applicata anche alla traduzione letteraria. Una parte di questo metodo si basava sulla teoria dei polisistemi (Even-Zohar 1990[11]) in cui la letteratura tradotta era vista come un sottosistema del sistema letterario d’arrivo. Gideon Toury basa la sua teoria, invece, sulla necessità di considerare le traduzioni come "fatti della cultura d’arrivo" per i fini della ricerca. I concetti di "manipolazione"[12] e "mecenatismo"[13] sono stati sviluppati anche in relazione alle traduzioni letterarie.

Skopos theory[modifica | modifica wikitesto]

in Europa nel 1984 ci fu un altro cambiamento di paradigma nella teoria della traduzione. Quell'anno vide la pubblicazione di due libri in tedesco, Grundlegung einer allgemeinen Translationstheorie di Katharina Reiss (scritto anche Reiß) e Hans Vermeer[14]e Translatorisches Handeln da Justa Holz-Mänttäri[15], da cui è sorta la Skopos theory, (skopos è una parola di derivazione greca che significa “fine” o “scopo”), che dà maggiore priorità allo scopo che deve essere soddisfatto dal testo tradotto presso il pubblico ricevente piuttosto che alle caratteristiche del testo di partenza.

Traduzione culturale[modifica | modifica wikitesto]

L’attenzione alla cultura è stata un ulteriore passo avanti nello sviluppo della disciplina. Il fattore culturale fu considerato per la prima volta da Susan Bassnett e André Lefevere nel libro Translation - History - Culture, e rapidamente iniziò a delinearsi grazie all’incontro tra gli studi di traduzione e altre discipline provenienti da aree differenti, come gli studi di genere, il cannibalismo, il post-colonialismo[16] o i gli studi culturali.

Il concetto di traduzione culturale deriva in gran parte dall’opera The Location of Culture scritto dallo studioso indiano Homi Bhabha dopo la lettura delle teorie dello scrittore e saggista indiano Salman Rushdie[17]. Il concetto di traduzione culturale è usato negli studi culturali per denotare il processo di trasformazione, linguistico o meno, in una determinata cultura. In questo caso, la traduzione linguistica si propone come uno strumento o una metafora per analizzare la natura delle trasformazioni e degli interscambi tra culture. Secondo Homi Bhabha, nonostante la traduzione avvicini due culture, in ogni traduzione, sarà netta la distorsione tra esse.

Eco-traduttologia[modifica | modifica wikitesto]

L’ eco-translatology (letteralmente “eco-traduttologia”) è un nuovo campo di ricerca inerente agli studi di traduzione sviluppata da Hu Gengshen presso l’istituto politecnico di Macao. Questa disciplina studia la traduzione da una prospettiva ecologica; secondo l’eco-translatology, traduttori e traduzioni costituiscono una parte di un sistema più ampio di interdipendenze che può essere analizzato in termini di eco-sistema. Ciò significa che bisogna considerare l’insieme delle traduzioni, così come le loro interazioni, in relazione con l’ambiente in cui si sviluppano[18]. I concetti cardine su cui si basa tale disciplina sono la centralità del traduttore, l’equilibrio ecologico e la traduzione, intesa piuttosto come un “trasferimento testuale”. L’associazione internazionale dell’Eco-translatology ha organizzato cinque convegni riguardo questo nuovo ambito di studi e dal 2011 cerca di diffondere la conoscenza della disciplina attraverso il Journal of Eco-Translatology.[19]

Campi di indagine[modifica | modifica wikitesto]

Storia della traduzione[modifica | modifica wikitesto]

In questo ambito si studia la storia dei traduttori come gruppo professionale e sociale, così come focalizza la propria attenzione sulla storia stessa delle traduzioni, percepiti come indicatori del modo in cui le culture si sviluppano, interagiscono e possono estinguersi. Alcuni principi riguardanti la storia della traduzione sono stati proposti da Lieven D'hulst[20] e Pym.[21] Altri grandi progetti nella storia della traduzione sono stati The Oxford History of Literary Translation in English e l’Histoire des traductions en langue française.

Tra le antologie sulla storia delle teorie di traduzione rintrano quelle compilate da Robinson (2002)[22] per quanto riguarda le teorie occidentali dalle origini fino a Nietzsche, da D'hulst (1990)[23] per le teorie francesi del periodo compreso tra 1748 e il 1847, da Santoyo (1987)[24] per le teorie della traduzione spagnola, da Edward Balcerzan (1977)[25] per l’ambito polacco dal 1440 al 1974 e da Cheung (2006)[26] per quello cinese.

Sociologia della traduzione[modifica | modifica wikitesto]

La sociologia della traduzione comprende lo studio sulla figura del traduttore, il tipo di professioni che esso può svolgere e lo studio dei dati emersi dalle traduzioni, che mostrano come si veicolano le idee in lingue differenti.

Studi sulla traduzione in epoca postcoloniale[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi postcoloniali esaminano il rapporto delle traduzioni che avvengono tra le metropoli e le ex colonie, o all'interno delle stesse ex colonie.[27]Questi studi mettono radicalmente in discussione l'ipotesi secondo cui la traduzione si possa verificare anche tra culture e lingue completamente separate.

Caratteristiche di gendere del traduttore[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi di genere dei traduttori esaminano la sessualità di questi ultimi,[28]le caratteristiche di genere dei testi che traducono,[29]i possibili processi di traduzione di genere impiegati e le metafore di genere utilizzate per descrivere la traduzione. Gli studi pionieristici sono stati quello di Luise von Flotow, Sherry Simon (de)e Keith Harvey[30] L'abbandono o l'incapacità di cancellare forme minacciose di sessualità omosessuale è un argomento preso in considerazione soprattutto quando si tratta ad esempio di scrittori antichi tradotti da pensatori rinascimentali in un contesto cristiano[31].

Etica[modifica | modifica wikitesto]

Nel campo dell'etica, pubblicazioni molto discusse sono state i saggi di Antoine Berman e Lawrence Venuti che differiscono sotto alcuni aspetti ma concordano sull'idea di enfatizzare le differenze tra la cultura della lingua di partenza e quella di destinazione nel processo traduttivo. Solo i testi neutri, come ad esempio le previsioni del tempo, possono essere tradotti con buoni risultati (cosa praticata nel Canada bilingue).[32] In studi più recenti, gli studiosi hanno applicato il lavoro filosofico di Emmanuel Levinas, concernenti l’etica e la soggettività, su questo tema[33]. Le opere di questo filosofo sono state oggetto di interpretazioni differenti e pertanto sono state sviluppate varie interpretazioni sul suo concetto di responsabilità etica. Alcuni sono giunti alla conclusione che l'idea della traduzione stessa possa essere eticamente dubbia, mentre altri la interpretano come un invito a considerare la relazione tra l’autore o il testo e il traduttore come più interpersonale, rendendola così un processo uguale e reciproco.

Parallelamente a questi studi è aumentato il riconoscimento generale della responsabilità del traduttore. Sempre più traduttori e interpreti vengono visti come partecipanti attivi nei conflitti geopolitici, il che solleva la questione di come agire eticamente, indipendente dalla propria identità o giudizio. Questo porta alla conclusione che la traduzione e l’interpretazione non possono essere considerate esclusivamente come un processo di pura interferenza inguistica, ma anche come attività socialmente e politicamente orientate.[34]

Tuttavia, non esiste un accordo generale sulla necessità di costituire un codice deontologico che fornisca alcuni principi guida per ridurre le incertezze e migliorare la professionalità, come invece è accaduto in altre discipline (ad esempio l’etica medica nella vita militare o l’etica legale). Tuttavia, poiché non esiste ancora nessuna chiara comprensione del concetto di etica in questo campo, le opinioni circa l'aspetto particolare di tale codice variano considerevolmente.

Audiovisual translation studies[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi sulle traduzione audiovisive (AVT- Audiovisual translations) riguardano la traduzione che avviene in impostazioni audio e / o visive, come il cinema, la radio, la televisione, i videogiochi e anche in alcuni eventi dal vivo come le rappresentazioni di opere[35]. Il comune denominatore per gli studi in questo campo è che la traduzione viene effettuata su più sistemi semiotici, poiché i testi tradotti (i cosiddetti testi polisemici[36]) hanno messaggi che vengono trasmessi attraverso più di un canale semiotico, cioè non solo attraverso la parola scritta o parlata, ma anche tramite il suono e / o le immagini.[37] Le principali modalità di traduzione sono i sottotitoli (inclusi quelli per il teatro e l’opera), il doppiaggio e il voice-over.[38]

Gli studi sull'accessibilità ai media sono spesso considerati parte di questo campo[39] e i principali oggetti di studio sono la descrizione dell’audio per ciechi o ipovedenti e i sottotitoli per sordi o ipoudenti. Negli studi di traduzione audiovisiva, le varie condizioni e i vincoli imposti dalle diverse forme di media e modalità di traduzione influenzano il modo in cui viene eseguita la traduzione, e questo spesso è il cuore della maggior parte degli studi sul prodotto o sul processo dell’AVT. Molti ricercatori nel campo degli studi AVT sono organizzati nell'associazione europea per gli studi sulla traduzione delle schermate (ESIST­- European Association for Studies in Screen Translation), così come molti professionisti del settore.

La traduzione amatoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il termine traduzione amatoriale si riferisce alle attività di traduzione svolte da traduttori non di professione, di solito attraverso l'ausilio di Internet.[40] Queste attività si sono moltiplicate con la recente democratizzazione della tecnologia e la diffusione di Internet. Iniziative di traduzione volontaria sono emerse in tutto il mondo e si occupano della traduzione di vari tipi di prodotti scritti e multimediali.

Solitamente, non è obbligatorio che i volontari abbiano seguito dei corsi di formazione specializzati, ma la partecipazione è aperta anche traduttori qualificati, come nel caso dei Translator without Borders (letteralmente “Traduttori senza Frontiere”).[41]

A seconda della caratteristica che ogni studioso considera la più importante, sono stati usati termini diversi per descrivere la traduzione amatoriale. O'Hagan ha usato i termin user-generated translation,[42] fan translation[43]("traduzione dei fan") and community translation[40] (“traduzione della comunità”) Fernández-Costales e Jiménez-Crespo preferiscono collaborative translation ,[44][45] (traduzione collaborativa), mentre Pérez-González lo etichetta amateur subtitling[46] (sottotitolazione amatoriale). Pym propone che la differenza fondamentale tra quest’ultimo tipo di traduzione e la traduzione professionale si basi sulla retribuzione, perciò suggerisce di chiamare la sottotitolazione amatoriale con il nome di volunteer translation[47] ("traduzione volontaria").

Alcune tra le più popolari attività di traduzione amatoriale gestite dai fan sono Fansubbing, Fandubbing, ROM hacking o Fan translation of video games e Scanlation. Queste attività sono per lo più supportate da una base di fan forte e solida, anche se i progetti di traduzione amatoriale più grandi normalmente applicano i modelli di crowdsourcing e sono controllati da aziende o organizzazioni. Dal 2008, Facebook utilizza il crowdsourcing per permettere agli utenti di tradurre il sito web, e la conferenza TED ha istituito il progetto di traduzione “TED Translators”[48]aperto ai volontari, i quali utilizzano la piattaforma Amara[49] per creare i sottotitoli online dei Ted Talks.

Localizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi di localizzazione riguardano il modo in cui le industrie linguistiche contemporanee traducono e adattano (“localizzano”) i testi tecnici attraverso le lingue, adattandoli a uno specifico “luogo” (una località target definita dalla varietà linguistica e vari parametri culturali). La localizzazione di solito riguarda software, documentazione del prodotto, siti Web e videogiochi, in cui la componente tecnologica è fondamentale.

Un concetto chiave nella localizzazione è l'internazionalizzazione, in cui il prodotto iniziale è privato delle sue caratteristiche specifiche della cultura in modo tale da poter essere localizzato simultaneamente in più lingue.

Formazione del traduttore[modifica | modifica wikitesto]

Studi sull’interpretazione[modifica | modifica wikitesto]

Spesso si fa riferimento alla disciplina degli Interpreting Studies (studi sull’interpretazione) come alla sorella dei Translation Studies (Studi di traduttologia). Ciò è dovuto alle somiglianze tra le due discipline, consistenti nel trasferimento di idee da una lingua all'altra. In effetti, interpretare come attività è stata a lungo vista come una forma specializzata di traduzione, fino ache, nella seconda metà del XX secolo, il campo degli Interpreting Studies non fu riconosciuto come scienza, ottenendo autonomia e indipendenza rispetto ai Translation Studies. Mentre i Translation Studies erano fortemente orientati verso il quadro teorico degli studi traduttivi,[50] gli studi interpretativi si sono sempre concentrati sull'aspetto pratico e pedagogico dell'attività.[51] Ciò portò alla definitiva emancipazione della disciplina ed al continuo sviluppo di un cornice teorica separata basata - come anche gli studi di traduzione – su premesse interdisciplinari. Gli Interpreting Studies hanno sviluppato diversi approcci e hanno subito vari cambiamenti di paradigma,[52] fino alla più recente ondata di studi sociologici sugli interpreti e sul loro lavoro (condizioni di lavoro).

Studi sui processi cognitivi[modifica | modifica wikitesto]

Tecnologie di traduzione[modifica | modifica wikitesto]

Prospettive future[modifica | modifica wikitesto]

I Translation Studies si sono sviluppati parallelamente alla crescita delle scuole di traduzione e dei corsi a livello universitario. Nel 1995, uno studio condotto in 60 paesi ha rivelato che c'erano 250 corpi a livello universitario che offrivano corsi di traduzione o interpretazione.[53] Nel 2013, lo stesso database riportava un elenco di 501 istituti di formazione per traduttori.[54] Di conseguenza, c'è stata un aumento di conferenze sulla traduzione, di riviste di traduzione e di pubblicazioni relative alla traduzione. La visibilità acquisita da traduzione ha portato anche allo sviluppo di associazioni nazionali e internazionali di studi sulla traduzione. Dieci di queste associazioni hanno formato nel settembre 2016 la rete internazionale di traduzione e interpretazione studi associazioni (INTISA).

La crescente varietà di paradigmi è vista come una delle possibili fonti di conflitto nella disciplina. Già nel 1999, il divario concettuale tra gli approcci non-essenzialisti ed empirici è stato discusso al Vic Forum sui traduttori e interpreti della formazione,dal nome New Directions for the Millennium (nuove direzioni per il millennio). I partecipanti al dibattito, Rosemary Arrojo e Andrew Chesterman, hanno esplicitamente cercato un comune terreno condiviso per entrambi gli approcci.[55]

L' interdisciplinarietà ha permesso la creazione di nuovi paradigmi, poiché la maggior parte delle teorie sviluppate deriva dal contatto con altre discipline come linguistica, letteratura comparata, studi culturali, filosofia, sociologia o storiografia. Allo stesso tempo, avrebbe potuto provocare la frammentazione degli studi di traduzione come disciplina a sé stante.[56]

Una seconda fonte di conflitto sorge dalla rottura tra teoria e pratica. Poiché il prescrittivismo degli studi precedenti dà spazio al descrittivismo e alla teorizzazione, i professionisti vedono meno possibilità per l'applicazione degli studi. Allo stesso tempo, la valutazione della ricerca universitaria attribuisce poca o nessuna importanza alla pratica della traduzione.[57]

I Translation Studies hanno mostrato una propensione ad ampliare i loro campi di indagine e ci si potrebbe aspettare un preseguio di tale tendenza. In particolare per quanto riguarda l'estensione agli adaptation studies (studi sull'adattamento), traduzione intralinguistica, traduzione tra sistemi semiotici (immagini tradotte in testi o musica, per esempio) e traduzioni come forma di tutte le interpretazioni e comprensioni, come suggerito dagli studi condotti da Roman Jakobson.

Vedi anche[modifica | modifica wikitesto]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

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  2. ^ Munday, Jeremy. 2008. Introducing Translation Studies. London and New York: Routledge. pp. 4
  3. ^ Cary, Edmond. 1959. '"Andréi Fédorov. Introduction à la théorie de la traduction." Babel 5, p. 19n.
  4. ^ Munday, Jeremy. 2008. Introducing Translation Studies. London and New York: Routledge. pp. 8
  5. ^ Vinay, Jean-Paul and J.Darbelnet. 1958/1995. Comparative Stylistics of French and English: A Methodology for Translation. Amsterdam and Philadelphia: John Benjamins.
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  18. ^ Le informazioni relative a questo ambito di ricerca risultano essere inesistenti nel campo degli studi traduttologici italiani. Le informazioni fornite dal sito www.wikipedia.org risultavano poco chiare e pertanto, è stato deciso di spiegare l’entrata Eco-translatology avvalendosi delle informazioni reperite presso il sito www.ucl.ac.uk/centras/translation-news-and-events/eco-trans-schedule. Il grado di veridicità ed esattezza delle informazioni fornite è stato attestato attraverso la loro comparazione con altre spiegazioni.
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Ulteriori approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

Link Esterni[modifica | modifica wikitesto]

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