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Draghi Giapponesi[modifica | modifica wikitesto]

Drago Giapponese, di Hokusai

I draghi [1] giapponesi (日本の竜 Nihon no ryū) sono creature leggendarie della mitologia e del folklore nipponici. I miti relativi ai draghi presenti in Giappone amalgamano le leggende locali con storie importate da CinaCorea ed India; infatti lo stile del drago giapponese è fortemente influenzato da quello cinese. Come altri draghi delle varie culture asiatiche, la maggior parte di quelli giapponesi sono divinità dell'acqua associate alle precipitazioni ed ai corsi d'acqua e sono tipicamente rappresentati come grandi creature serpentine senza ali ma con lunghi artigli. Nella lingua giapponese moderna ci sono molteplici termini per designare la parola "drago", tra cui i più usati sono l'autoctono tatsu, dall'antica forma ta-tu, il prestito cinese ryū o ryō (竜) dal cinese lóng (龍, lóng), nāga (ナーガ) dal sanscrito nāga, oppure ancora doragon (ドラゴン) dall'inglese dragon (quest'ultimo vocabolo viene usato perlopiù in riferimento al drago europeo ed alle creature da esso derivate). 

la Nonna dell'Imperatore Antoku lo salva da un drago, di Yoshitsuya Ichieisai.

Draghi giapponesi indigeni[modifica | modifica wikitesto]

Nel Kojiki [2] e Ninhongi esistono riferimenti che riguardano i draghi. “Nei vecchi annali i draghi erano citati in molti modi” spiega de Visser (1913:135), “ma molti come dei dell’acqua, a forma di serpenti o draghi.” Il Kojiki e il Nihongi citano molti draghi antichi:

  • Yamata no Orachi [3] 八岐大蛇 “il serpente gigante dalle 8 biforcazioni” era un drago con 8 teste e 8 code ucciso dal Dio del vento e del mare Susanoo, che scoprì Kusanagi no Tsurugi (leggendaria spada appartenente ai Tre Tesori Sacri del Giappone) in una delle sua code.
  • Watastumi 海神 “dio del mare” o Ryujin 龍神 “dio drago” era il sovrano dei mari ed oceani, era descritto come un drago capace di trasformarsi in forma umana. Viveva nel Ryugu-jo 龍宮城 “castello del drago” in fondo al mare, dove teneva i magici gioielli usati per controllare le maree.
  • Toyotama-hime 豊玉姫 “Principessa dalla Perla Luminosa” era la figlia di Ryujin. Probabilmente era un’antenata dell’Imperatore Jimmu, il leggendario primo imperatore del Giappone.
  • Wani [4] 鰐 era un mostro del mare che può essere tradotto sia come “squalo” che  come “coccodrillo”. Kuma-wani 熊鰐 “orso (inteso come gigante o forte) squalo/coccodrilo” viene citato in due antiche leggende. Si racconta che il dio del mare Kotoshiro nushi no kami si era trasformato nel “kuma-wani a otto braccia” ed era il padre di Toyotama-hime; altri dicono che kuma-wani aveva guidato la flotta dell’Imperatore Chuai e l’Imperatrice Jingu.
  • Mizuchi 蛟 o 虯 era il drago dei fiumi e una divinità dell’acqua. Il Nihongi racconta che il leggendario Imperatore Nintoku aveva offerto in sacrifico uomini a Mizuchi che era furioso a causa dei progetti di ingegneria fluviale.  

Questi miti sulla discendenza dell’Imperatore Jimmu da Toyotama-hime evidenziano il fatto che gli Imperatori discendano dai draghi. Equivale all'antica tradizione cinese per cui i draghi simboleggiano l’Imperatore della Cina.

I draghi nel folklore giapponese più moderno vennero influenzati da miti cinesi e indiani.

  • Kiyohime 清姫 “Principessa della Purezza” era una cameriera della casa da tè che si era innamorata di un giovane prete buddista. Dopo che fu respinta, studiò la magia, si trasformò in un drago e lo uccise
  • Nure-onna 濡女 “la donna bagnata” era un drago con la testa da donna e il corpo di serpente. Era solitamente vista mentre si lavava i capelli sulla riva di un fiume e quando si infuriava si scatenava uccidendo gli essere umani.
  • Zennyo Ryuo 善如龍王 “Re dei Draghi con la bontà di un Dio” era il dio della pioggia raffigurato sia con un serpente al posto della testa o come un umano con la coda di serpente.
  • Nella fiaba “Il mio signore Sacchetto di Riso”, Ryuo, il “re drago” del fiume Biwa chiese all’eroe Tawara Toda 田原藤太 di uccidere un millepiedi gigante.
  • Urashima Taro salvò una tartaruga che lo condusse al Ryugu-jo e si trasformò nell'affascinante figlia del re degli oceani Ryujin.
  • Inari, il dio della fertilità e agricoltura, era a volte ritratto come un drago o un serpente invece che come una volpe.  

Draghi sino-giapponesi[modifica | modifica wikitesto]

La mitologia cinese è fondamentale per quelli che sono i draghi giapponesi. Parole giapponesi per dire “drago” vengono scritte in caratteri cinesi.

Molti nomi dei draghi giapponesi sono parole prese in prestito dal cinese. [5]

I draghi giapponesi Shiryu 四竜 sono i leggendari Longwang, ovvero i re draghi che governano i 4 mari.

  • Gōkō < Aoguang 敖廣 "Re Drago del Mare dell’Est"
  • Gōkin < Aoqin 敖欽 "Re Drago del Mare del Sud"
  • Gōjun < Aorun 敖閏 "Re Drago del Mare dell’Ovest"
  • Gōjun < Aoshun 敖順 “Re Drago del Mare del Nord" 

Alcuni autori avevano differenziato i draghi giapponesi da quelli cinesi per il numero di artigli sulle zampe. “In Giappone” scrisse Gould (1896:248) “si è sempre pensato che il drago avesse tre artigli. Mentre in Cina ne ha quattro o cinque a seconda che si tratti di un drago normale o di uno stemma imperiale.”

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i militari giapponesi diedero il nome di alcuni draghi cinesi agli armamenti. Il Kōryū 蛟竜 < jiaolong 蛟龍 "drago degli alluvioni" era un sommergibile e il Shinryū 神竜 < shenlong 神龍 "spirito del drago” era un aereo kamikaze. La divisione di un esercito imperiale, la 56a Divisione, venne chiamata Divisione Drago. Per uno scherzo del destino la divisione Drago fu sconfitta nella città cinese di Longling, il cui nome significa la “tomba del drago”. 

Draghi indo-giapponesi[modifica | modifica wikitesto]

Quando Monaci Buddhisti provenienti da altre parti dell’Asia portarono la loro fede in Giappone, portarono con sé anche le tradizioni che riguardavano i draghi dal Buddhismo e dalla mitologia Indù.

Gli esempi più notevoli furono Naga ナーガ o 龍 "Nāga “la divinità pioggia” protettore del Buddhismo, e Nagaraja ナーガラージャ o 龍王 ”Nāgaraja “re drago”. De Visser (1913:179) notò che molte leggende sui Naga hanno delle somiglianze con quelle cinesi “è chiaro, che era attraverso la Cina che le leggende indiane sono arrivate in Giappone. Di fatti, ci sono molti elementi cinesi fusi con elementi indiani”. Per esempio, il palazzo sottomarino dove teoricamente vivevano i Naga è chiamato Ryūgū, dal cinese longgong 龍宮.

Alcuni esempi di draghi giapponesi di derivazione buddhista sono:

  • Hachidai ryūō 八大龍王 "8 grandi re Naga" generati per ascoltare il Buddha recitare il Sutra del Loto, vengono raffigurati in molti motivi artistici.
  • Mucharinda ムチャリンダ "Mucalinda" era il re Naga che ha protetto il Buddha quando ha raggiunto lo stato di bodhi, ed è solitamente rappresentato come un cobra gigante.
  • Benzaiten 弁才天 è il nome giapponese della Dea Saraswati, che ha ucciso Vritra, serpente a tre teste nel Rigveda. Secondo la storia del tempio di Enoshima, Benzaiten creò l’isola nel 552 d.C. al fine di contrastare il drago a cinque teste che aveva ucciso degli umani.
  • Kuzuryū 九頭龍 "drago a 9 teste ", creato dal re Naga dalle molte teste シェーシャ o 舍沙 "Shesha", è venerato nel Santuario Togakushi, nella Prefettura di Nagano.

Templi dedicati ai draghi[modifica | modifica wikitesto]

Le tradizioni dei draghi sono generalmente associate ai templi buddhisti. 

Leggende sui draghi che vivono negli stagni o fiumi vicini ai templi sono diffusissime.

Esistono molti templi dedicati ai draghi, come per esempio il Shitenno-ji ad Osaka, Templio Gogen ad Hakone, Kanagawa, e il santuario sul Monte Haku, del quale venne scritto sul libro di leggende (Genpei Jōsuiki) su un prete Zen che vide un drago a 9 teste trasformarsi nella dea Kannon. Al giorno d’oggi, presso il Santuario di Fujiyoshida vicino al lago Saiko, nel distretto di Yamanashi, si tiene un festival annuale ed uno spettacolo pirotecnico.

I nomi dei Templi spesso coinvolgono i draghi. Per esempio la setta Rinzai ha Tenryu-ji 天龍寺 ovvero il tempio del drago celeste, il Ryūtaku-ji 龍沢寺, tempio del drago della palude, il Ryoan-ji 竜安寺, il tempio del drago della pace. Secondo la leggenda quando il Hoko-ji o il tempio buddista di Asuka-dera è stato dedicato a Nara nel 596, una nube viola è discesa dal cielo e ha coperto la pagoda e la statua del Buddha, poi è diventata di 5 colori ed ha assunto la forma di un drago o fenice.

Il Kinryu-no-Mai è una danza del drago effettuata in maniera annuale a Sensō-ji, un tempio buddista ad Asakusa. I ballerini vestiti da drago girano attorno al tempio e per le strade.

Secondo la leggenda, il tempio Sensō è stato fondato nel 628 dopo che due pescatori avevano trovato una statuetta d’oro raffigurante Kannon nel fiume. La Danza del drago d’oro celebra la ricostruzione della sala principale del tempio nel 1958 e viene praticata due volte all'anno. 

Santuario del Drago a Fujiyoshida

Santuari dei draghi[modifica | modifica wikitesto]

I draghi giapponesi vengono associati sia ai templi buddhisti che ai santuari shintoisti.

Si è creduto che il santuario di Itsukushima a Miyajima, isola del Giappone nel mare interno di Seto, fosse la dimora della figlia del dio del mare Ryujin.

Secondo il Gukanshō e Le storie di Heike, il drago del mare ordinò all'imperatore Antoku di salire al trono perché il padre, Taira no Kiyomori, aveva pregato a Itsukushima offrendogli un santuario. Quando Antoku annegò dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Dan-no-ura nel 1185, perse la spada imperiale Kusanagi (che secondo la leggenda proveniva dalla coda del drago Yamata no Orochi) in mare. In un’altra versione la spada è stata ritrovata e si dice che venga custodita nel santuario di Atsuta.

Il grande terremoto del 1185 è stato attribuito agli spiriti vendicativi Heike, in particolare ai poteri del drago Antoku.

Ryujin Shinko “drago dalla buona fede” è il nome di una forma di credenza religiosa scintoista che adora i draghi come divinità (kami) dell’acqua.  

Draghi nella cultura moderna[modifica | modifica wikitesto]

Altri Draghi Asiatici[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Draghi Giapponesi, su books.google.it.
  2. ^ Kojiki, su books.google.it.
  3. ^ Yamata no Orochi, su heroicage.org.
  4. ^ Wani, su ci.nii.ac.jp.
  5. ^ draghi cinesi, su books.google.it.