Utente:GinesiFederico/Sandbox2

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Virgilio e Dante, in una statua situata a Trento
Virgilio e Dante. Bronzo, ubicazione: Piazza Dante a Trento

Nel Purgatorio, seconda Cantica della Commedia, ritroveremo la figura di Virgilio guida, ruolo svolto anche nella Cantica Infernale, e padre del pellegrino, ruolo che si troverà a svolgere mano a mano che si avvicinerà al paradiso terrestre.

Accanto al poeta latino troveranno spazio anche gli auctores del tempo, che daranno a Dante la possibilità di fare riflessioni sulla poesia tra il vecchio e il nuovo stile, di cui lui sarà l'iniziatore assieme ai nuovi toscani[1].

Dante attraverso la figura di un poeta, Sordello, dedicherà spazio alla politica e affiderà a quest'ultimo il compito di mettere in luce la mancanza di unione politica e linguistica dell'Italia.

L'Alighieri troverà inoltre, nella seconda cantica detta cantica dell'amicizia,[2] modo per fare pace con l'ormai defunto amico e maestro Guido Cavalcanti, con il quale aveva avuto una forte legame in gioventù.

Virgilio maestro, dolce padre caro[modifica | modifica wikitesto]

Dante e Virgilio durante il loro viaggio nell'Inferno
Virgilio e Dante durante il loro viaggio nell'Inferno (Dante e Virgilio, William-Adolphe Bouguereau, 1850)

Il viaggio con il pellegrino Dante[modifica | modifica wikitesto]

Dante scelse di essere accompagnato, nel viaggio più straordinario che la fantasia di uno scrittore potesse originare, dal grande poeta latino Virgilio. Il poeta latino, rappresentò per Dante l’esempio più alto nel regno dell’arte e del sapere. Per comporre la Commedia, Dante trasse la sua ispirazione dall'opera di Virgilio, ovvero dall'Eneide. Il poema epico di Virgilio servì a Dante per molteplici motivi nella costruzione della Commedia, ma anche e soprattutto per l’idea di rappresentare la vita nel regno dei morti. Dante era consapevole che, nella Commedia, la sua missione attraverso l’oltretomba, voluta da forze celesti, era importantissima perché egli sarebbe stato il custode di un messaggio universale da consegnare al mondo dei vivi.

Dante sapeva di essere un prescelto, colui che era stato chiamato per annunciare al mondo l’ordinamento giusto. E scelse di essere accompagnato, durante il suo viaggio, da un poeta vissuto in età pre-cristiana che incarnava la perfezione come uomo e come scrittore: Virgilio. Quest’ultimo, poeta pagano, ma poeta di tutti i poeti per Dante, diventerà ben presto, il suo amico ideale e il dolce padre senza il quale nulla sarebbe stato possibile. E’ all'insegna di Virgilio, quindi, che inizia la magnifica Commedia che Boccaccio definirà “Divina". [3] [4]

L’ammirazione incondizionata per Virgilio si nota subito nelle citazioni che Dante effettua nelle sue opere, e non solo nella Divina Commedia. Di fatto Virgilio si trova al posto d’onore anche nella Vita nuova. Inoltre, con due citazioni ritroviamo ancora Virgilio nel Convivio e nel De Vulgari Eloquentia. Il poeta latino viene chiamato “Maestro", [5] un maestro, da imitare. Virgilio ha tre picchi fondamentali nella Commedia, uno ottenuto in Inferno, di massima importanza, nel momento in cui si presenta ad aiutare Dante a scacciare le tre fiere, uno in Purgatorio in cui ha raggiunto, ormai, l’apice della sua importanza per Dante, quando ci sarà la memorabile sgridata di Catone e infine, ci sarà un ultimo picco che si avrà nel Paradiso terrestre, di fronte a Beatrice, nel momento in cui Virgilio torna nel Limbo.

Il metodo usato da Dante consiste nel far capire al lettore che sta deliberatamente imitando un modello stilistico ben preciso, come punto di riferimento iniziale, che abbandonerà più avanti, per lasciarsi guidare dalle esigenze della propria arte. Il problema grave che si rivendica a Virgilio è quello di essere vissuto nell'epoca precedente alla nascita di Cristo.

Per questo motivo Dante è consapevole del fatto che la figura del maestro all'interno della Commedia può sollevare dubbi di veridicità storica in riferimento alle conoscenze del poeta latino rispetto a luoghi e personaggi descritti. E’ interessante notare a tal proposito l’ escamotage di Dante per cucire lo strappo dovuto all'accostamento di Virgilio all'età medievale: Virgilio porta con sè il suo poema, ovvero l’ Eneide, opera che Dante correggerà, anzi farà correggere al Virgilio personaggio.

Vista dal lato di Virgilio
Vista dal lato di Virgilio

Chiaramente, anche un lettore meno avveduto può a questo punto porsi una domanda legittima: se è incredibile il testo di Virgilio, perché dovrebbe essere credibile quello di Dante? La risposta nasce dal fatto che, inizialmente, il nome stesso scelto da Dante per l’opera, ovvero “Commedia”, indica che Dante si aspetta che noi crediamo al suo racconto, perché la sua storia è “quel ver c'ha faccia di menzogna”.[6] Un altro valido motivo, secondo lo stesso Dante, per credere nel suo viaggio è quello per cui dobbiamo prendere la Commedia per vero, in quanto è proposta in un’ ottica cristiana, mentre ad esempio l' Eneide è posta in un’ ottica, prettamente, precristiana, e per questo deve essere sottoposta a revisioni da Dante stesso .

Infatti, l’Eneide ignora la più grande verità, ovvero la nascita di Cristo. Se, quindi, il testo di Virgilio è capace di falso, Dante correggendolo, lo riporta al vero reintegrandolo. Dante compie questo lavoro, poiché reputa Virgilio un uomo di grande valore e un auctores di fondamentale importanza nella storia della letteratura.

L’amore immenso che Dante prova per il suo maestro raggiungerà un pathos talmente elevato che si tradurrà in una sorta di dicotomia: in Inferno, Virgilio e Dante sono distaccati, ma uniti. In Purgatorio, Dante e Virgilio sono sentimentalmente vicini, ma quest’ultimo, inizia a non essere più guida e quindi meno utile, anche se rimane un sostegno morale per Dante. Infine, in Paradiso terrestre, purtroppo sarà necessario il distacco di Dante dal suo maestro, poiché Virgilio rappresenta ciò che di terreno rimane in Dante.

Nel corso del viaggio però, la necessità della presenza di Virgilio muta. Infatti, in prossimità della III Cantica, Virgilio non risulta più essere insostituibile, anche se è superfluo sottolinearlo, ma da un punto di vista emotivo rimane tale. In realtà, va considerato che già in Purgatorio Virgilio sarà non sminuito, ma sostituito.

Si percepisce un sentore all'approdo in Purgatorio con la sgridata di Catone, inoltre è da tener presente che lo stesso Virgilio ammette la propria ignoranza nel canto II del Purgatorio di fronte alle anime.

E questo cambiamento si percepisce in quanto in Inferno Virgilio era “il sol che sani ogne vista turbata",[7] mentre in Purgatorio diviene quel “condotto che speranza mi dava e facea lume".[8]

Si avverte, quindi, il diverso grado d’importanza di Virgilio che verrà sostituito da Sordello e Stazio.

La figura di Stazio[modifica | modifica wikitesto]

Mezzo busto di Publio Papinio Stazio
Mezzo busto di Publio Papinio Stazio

E’ interessante notare che nel XXI canto del Purgatorio, la figura di Stazio, poeta latino, allievo di Virgilio, va a gravare sullo stato di Virgilio.

Stazio rappresenta, infatti, la controparte cristianizzata di Virgilio, ed è quindi il poeta che può mettere meglio in evidenza l’ambivalenza del maestro.

Oltretutto, il Virgilio storico è, per Dante, nettamente superiore allo Stazio storico, mentre il Virgilio personaggio, che non ha incontrato Cristo, è nettamente inferiore allo Stazio personaggio che ha abbracciato la fede in Cristo.

Il motivo principale per cui Dante chiama in causa Stazio, nella sua Commedia, è quello di lodare Virgilio, in quanto la Tebaide[9] segue apertamente l’ Eneide.

Per questa ragione, la figura di Stazio, personaggio cristiano, è indispensabile per glorificare Virgilio. Ma se da una parte lo glorifica, dall'altra lo sminuisce, poiché, pur essendo Stazio allievo di Virgilio, quindi inferiore a Virgilio stesso, riesce a trovare la salvezza che il maestro era solo riuscito a predire ma non a raggiungere.

Possiamo capire come la predizione si riferisca al fatto che Virgilio nella IV Egloga, inserita nelle Bucoliche, composta nel 40 a.C. Cita una vergine senza attribuirgli un chiaro ruolo, descrive la nascita "dal cielo di una nuova progenie", un bambino "cara prole degli dei, alto rampollo di Giove". Questa "profezia" si riferiva al figlio di Ottaviano o di Marco Antonio, però per lungo tempo il bambino della profezia venne identificato come Gesù Cristo.

Inoltre Stazio è anche il primo personaggio ad appropriarsi del termine “Poeta” solitamente esclusivo di Virgilio.

Quindi si vede in questo modo come il Virgilio sommo, ma non cristiano sia rimpiazzato da uno Stazio meno sommo, ma cristiano.


Riflessione poetica e politica[modifica | modifica wikitesto]

Dante Virgilio e Stazio, risalgono la cornice dei golosi. Purgatorio XXIV
Dante Virgilio e Stazio, risalgono la cornice dei golosi. Purgatorio XXIV

"L' Notaro e Guittone e me"[modifica | modifica wikitesto]

Improbabile riunione tra: ( da destra) Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca, Cino da Pistoia e Guittone d'Arezzo
Improbabile riunione tra: ( da destra ) Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca, Cino da Pistoia e Guittone d'Arezzo

Purgatorio XXIV presenta un nodo, uno svincolo in cui Dante vuole dividere nettamente il vecchio poetare dal nuovo poetare. L’autore, infatti, ci fornisce nomi che possono essere collocati o da una parte o dall'altra. Nel Purgatorio, quindi, troviamo tanti poeti contemporanei di Dante che hanno arricchito il panorama poetico del medioevo italiano e non solo.

In primis, troviamo Giacomo da Lentini,[10] capofila della scuola siciliana, Guittone d'Arezzo capofila della scuola toscana e Bonagiunta Orbicciani da Lucca, mediatore siculo toscano. La cornice si allarga e Dante inizia a includere nel suo poema, anche i poeti provenzali.

Ci sarà ovviamente spazio per Guido Guinizzelli, e “i figli di Guinizzeli”, ovvero i contemporanei di Dante, coloro che hanno raggiunto, insieme a lui stesso, l’eccellenza nel volgare: Cino da Pistoia, Lapo Gianni, e Guido Cavalcanti. Il XXIV canto è un momento poetico di transizione, di mutamento.

Si nota, infatti, nei propositi dei colleghi una certa resistenza, una vacuità. Dante addirittura, rimane vago e schivo anche nei confronti del proprio credo poetico, questo avviene poiché egli associa la nozione di poema, a quella di strumento di un messaggio divino.

La finzione della Commedia, in effetti, è una strategia che garantisce a Dante libertà assoluta, e gli permette di assumere il ruolo di scriba che gli consente una profonda “risistemazione” della storia globale, riassegnando valori e priorità secondo il proprio metro valutativo.

Dante Virgilio e Stazio si avvicinano ai golosi.Purgatorio XXVI
Dante Virgilio e Stazio si avvicinano ai golosi.Purgatorio XXVI

Infatti Dante nella sua opera non è mai al servizio della storia, ma è la storia ad essere al servizio del suo lavoro. Ritornando alla presenza di poeti nel Purgatorio, è doveroso notare che Dante rimarca nella cantica una differenza sostanziale usando una terminologia precisa per

identificare gli stilnovisti che sono i nuovi toscani, in netto contrasto e opposizione con i toscani vecchi, seguaci di Guittone. Si apre, da questo momento in avanti, la vicenda

di Dante critico militante, un Dante dedito alla critica in questo caso, sicuramente, verso il suo più “odiato” rivale, Guittone. Già nel De Vulgari Eloquentia, Dante si spinge a

denigrarlo, successivamente, nella Commedia non cambierà opinione, e infatti si limiterà a confermare l’originale giudizio negativo sull’aretino.

E’ giusto, però, considerare che Guittone è l’unico dei poeti del canto XXI, ad essere citato una seconda volta nel canto XXIV, ciò segnala una transizione forse allo scopo di reinserire l’aretino nel discorso. Nonostante la critica dantesca bisogna attestare l’importanza di Guittone d’Arezzo quale primo poeta italiano ad aprire il volgare a temi morali e politici, infatti di tutti i poeti italiani, l’aretino è l’unico ad aver iniziato il filone che poi Dante porterà in fondo.

Fondamentalmente, Guittone era una spina nel fianco, di fatto l’Alighieri non ammette volentieri di non poter essere il primo poeta ad aver aperto il volgare a tematiche più importanti, come invece si poteva dire di Guittone.

Di conseguenza Guittone è presente nella Commedia, sotto un alone negativo. Dante riprende ad esempio con l’invocazione alle muse in Purgatorio I, in parte l’incipit guittoniano, e richiama i versi di un predecessore di rango inferiore.

In quel momento abbiamo il passaggio dalla poesia amorosa, alla poesia morale, momento stesso in cui Dante riconosce come suo unico precursore Guittone d’Arezzo.

Nel canto XXIV avremo per bocca di Bonagiunta da Lucca il riconoscimento dei nuovi poeti toscani, gli Stilnovisti, come superiori rispetto alla vecchia scuola siculo toscana i quali capofila erano proprio Il Notaro Guittone e Bonagiunta.[11]

Dante fa parlare uno dei capiscuola e fa dichiarare l'inferiorità dei predecessori, tramite un' autocitazione alla vita nuova. Bonagiunta, infatti, chiederà a Dante se è lui che ha iniziato il nuovo stile, il Dolce stil Novo,[12] con la canzone Donne ch'avete intelletto d'amore. Dante risponderà genericamente dicendo che: "lui, è uno che Quando amore gli parla trascrive le parole".[13]

Bonagiunta quindi dichiara di capire dove i predecessori siano in difetto, ovvero nel non aver seguito rigidamente i dittami di Amore cosi come fanno gli stilnovisti

Sordello poeta Politico[modifica | modifica wikitesto]

Sordello abbraccia le ginocchia di Virgilio, Dante rimane in disparte a guardare
Sordello abbraccia le ginocchia di Virgilio, Dante rimane in disparte a guardare

Un altro poeta che riceve le attenzioni di Dante è Sordello. Quest’ultimo è l’unico poeta lirico del Purgatorio a non essere poeta amoroso .

Sordello e Bertran (l’altro poeta lirico, non amoroso, di cui non esiste una corrispondenza italiana, citato come poeta d’arme nel De Vulgari Eloquentia e presente nell'Inferno) saranno gli unici due poeti “politici” della Commedia. Di Sordello si ha il primo incontro in Purgatorio VI, secondo della triade dei canti VI dedicati alla politica.

La sua figura è fondamentale per Dante perché funziona da vettore per l’animosa invettiva contro l’Italia. Possiamo affermare con certezza che sia un grande ruolo per un poeta considerato minore.

Sordello è la figura centrale del VI canto e spicca sopra le altre anime presenti, ricordando inoltre il famoso canto X dell’Inferno in cui dante colloca Farinata degli Uberti.

Sordello personaggio incarna la tematica principale dell’unità politica, lo dimostra il fatto che l’autore in questione sia un poeta anomalo in quanto scrive in una lingua che non è la sua, ovvero il provenzale.

Dante rimane colpito da questa particolarità e la riporta anche nel De Vulgari Eloquentia. Inoltre, il poeta è colpito anche dal concetto di internazionalismo linguistico che Sordello rappresenta, di fatto la lingua che usano Dante e l’amico Cino sarebbe concepita come quella nazionale se l’Italia non fosse divisa in città-stato.

Dante elogia Sordello che capendo i limiti del proprio dialetto regionale si appella a un volgare che era già illustre, quello provenzale.

Nella Commedia, secondo Dante, l’iniziativa del mantovano servirebbe a riportare unione linguistica e politica.

Possiamo, quindi, dichiarare Sordello emblema di unità politica all'interno della Commedia.

Il suo personaggio riceve la funzione di portatore di unità ideale e di guida grazie alla stesura di un’opera, un compianto in memoria del barone Blacatz, intitolata Plamb per Blacatz, in questa opera che è a tutti gli effetti un sirventes o sirventese, Sordello satireggia contro i principi d’Europa chiamandoli codardi ed esortandoli a mangiare un pezzo del cuore di Blacatz, indomito barone, per trovare il medesimo coraggio e continuare a darsi battaglia.

Otterrà grazie a questa opera il compito di giudicare i principi negligenti nella Valletta in canto VII di Purgatorio, inoltre Sordello ha tutti i benefici che nessun altro poeta lirico ha nella Commedia, ad esempio può muoversi, seppur non al di fuori dell’Antipurgatorio, privilegio concesso solo a Virgilio e a Stazio.

La sua presenza si estende per tre canti dal VI all’VIII. Dante, infine, appella per due volte Sordello come “onesto”, orpello solitamente dei poeti epici, epiteto che mette in luce tutta l’ammirazione che Dante nutre nei suoi confronti.


Schema del Purgatorio: luoghi, personaggi, peculiarità.[modifica | modifica wikitesto]

Struttura Purgatoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il Purgatorio fa parte della Divina Commedia, luogo intermedio del viaggio di Dante. Contiene in tutto 33 canti, e ha inizio il giorno di Pasqua [14] con l’approdo sull'isola del Purgatorio.

Vista del Purgatorio alle spalle di Dante
Vista del Purgatorio alle spalle di Dante

Tale isola si trova nell'emisfero australe, ed è l’unica terra emersa, in quanto tutto ciò che si palesa alla vista di Dante è una distesa d’acqua.

Il Purgatorio si presenta come una immensa montagna, ai piedi della quale è situata una spiaggetta, luogo dell’approdo di Dante e Virgilio, mentre sulla cima è presente il Paradiso Terrestre, in cui i due poeti approderanno il 13 aprile 1300, a mezzogiorno.

La struttura del Purgatorio è costruita in questa maniera:

  • Spiaggetta. Luogo in cui approdano le anime espianti;
  • Antipurgatorio. Si trova ai piedi del monte, e precede l’entrata vera e propria nel regno del Purgatorio;
  • Falde della montagna. Qui si trovano le anime dei negligenti che attendono che attendono il loro cammino di purificazione,
  • Le quattro schiere. [15] [16] [17] [18]Sono diverse categorie in cui si trovano le anime del Antipurgatorio

L’Antipurgatorio è costituito da coloro che si sono pentiti all'ultimo momento. La loro pena consiste nel passare nell'Antipurgatorio un ammontare di anni tanti quanti ne hanno vissuti sulla terra, [19] fanno eccezione gli scomunicati il cui ammontare di anni si moltiplica di trenta volte il tempo che hanno vissuto nella scomunica.[20] Dopo aver scontato questa pena i peccatori possono procedere verso il vero Purgatorio.

Il Purgatorio è composto da sette cornici, tante quanti sono i peccati capitali, disposti dal più grave al meno grave. E’ interessante notare la specularità con l’Inferno, in cui i peccati vanno dai meno gravi ai più gravi. Troviamo quindi in ordine:

Struttura del Purgatorio
Struttura, indicazioni sulle cerchie e sui luoghi del Purgatorio
Dante e Virgilio di fronte all'Angelo guardiano del Purgatorio
Dante e Virgilio di fronte all'Angelo guardiano del Purgatorio

Dobbiamo, inoltre, ricordare che la merce di scambio del Purgatorio è il tempo, infatti, questo è un luogo di transizione che conduce alla salvezza nel Paradiso, come tale non è un luogo di dannazione eterna come l’Inferno, perennemente oscurato dal buio.

Nel Purgatorio s’intravede la luce. Nell'universo simbolico sta a significare il momento in cui il pellegrino può camminare, poiché illuminato da Dio. [28]

Essendo il Purgatorio un luogo di redenzione si dà molto peso alle preghiere[29] che i vivi rivolgono ai morti, spesso queste preghiere aiutano i penitenti ad andare avanti e, in taluni casi a saltare direttamente qualche cornice, non a caso le varie anime che vedono Dante vivo [30] chiedono a gran voce un’ intercessione da parte del poeta, presso le loro famiglie, affinché preghino per loro. [31]

Nel Purgatorio le anime devono muoversi verso la salvezza, così come fa Dante per arrivare alla cima del monte.

Inoltre, tutte le anime devono contemplare lo stesso movimento, abbiamo infatti l’elemento della coralità che si contrappone a quello dell’individualità dell’Inferno.

Il Purgatorio è un luogo intermedio in quanto si trova tra Inferno-dannazione-eterna e Paradiso-salvezza-eterna.

Come ben sappiamo i dannati sono coloro che hanno vissuto contro il volere di Dio peccando. Mentre i beati sono coloro che hanno vissuto seguendo il volere di Dio non peccando.

Il Purgatorio nasce pressappoco nel periodo dantesco, precisamente sotto il pontificato di Innocenzo III dal 1198 fino alla sua morte nel 1216, quindi non era contemplato dalle Antiche Scritture, nelle quali si aveva un’ idea molto più netta dell’al di là ovvero o Inferno [32] o Paradiso. [33]

Quindi Dante colloca nel Purgatorio non i peccatori, in quanto sono condannati all'Inferno, ma coloro che hanno vissuto contro il volere di Dio cambiando in seguito all'errore commesso e tornando quindi sulla via del Signore.

Questo è uno dei motivi per cui i penitenti devono compiere tutto il viaggio dalla base fino alla cima.

Essi, infatti, non devono liberarsi di un peccato in particolare, ma devono liberarsi dell’intenzionalità peccaminosa, a queste anime, inoltre, non è momentaneamente riservato il Paradiso perché sono anime deboli che hanno bisogno di ritrovare la loro saldezza e spiritualità che gli consentirà di vedere Dio.

Canto XVII Virgilio e l'amore[modifica | modifica wikitesto]

Fondamentale è un passo del canto XVII in cui Virgilio spiega a Dante come ogni creatura ha come caratteristica l’amore[34], da cui nasce ogni cosa buona, ma anche ogni peccato. L’amore, inoltre, viene suddiviso in due categorie principali: Amore naturale: deriva da Dio e perciò non può sbagliare, non può condurre al peccato, il suo oggetto è il bene e l’intensità è adeguata ad esso;

Amore d’elezione deriva dalla nostra volontà o intelligenza e può sbagliare in tre diversi modi:

  • malo obbiettivo: il fine dell’amore è il male altrui [35]
  • poco di vigore : si ha poco fervore nell'amore per il vero bene [36]
  • troppo di vigore: quando si ama troppo i beni finiti ed imperfetti [37]

Il Purgatorio ha un'altra peculiarità ovvero quella di portare il penitente mano a mano che sale nei gironi, a distaccarsi da pensieri e sentimenti terreni [38] Inizialmente, alle pendici del Purgatorio, questo attaccamento è forte e grava sul penitente, mentre sulla cima del Purgatorio questo attaccamento è minimo, poiché ci si sta avvicinando a Dio.

Inoltre, risulta impossibile proseguire nel viaggio fino a quando non si riesce a compiere questo distacco.[39]

Lo stesso Dante dovrà abbandonare Virgilio per poter proseguire nel Paradiso, in quanto Virgilio rappresenta ciò che di terreno si ha in Dante.

Avverrà la stessa cosa con Beatrice nel Paradiso, in quanto la donna rappresenta la fede umana di Dante, mentre per essere ammesso al cospetto della Madonna e successivamente a Dio,

Dante necessità di abbandonare tale fede e di superarla acquisendo un’ ottica celeste data da San Bernardo.

Guido Cavalcanti, primo degli amici miei[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Guido Cavalcanti
Ritratto di Guido Cavalcanti

La Vita Nuova e le influenze[modifica | modifica wikitesto]

Il giovane Dante Alighieri entra nel mondo della poesia a lui contemporanea tramite un sonetto A ciascun alma presa gentil core.

Sonetto che manderà a tutti gli autori più rilevanti dell'epoca per avere un' opinione dagli stessi, in modo tale da poter dare un significato al sogno che Dante stesso aveva riscritto nel sonetto. Tali autori erano: Onesto degli onesti, Dante da Maiano, un guittoniano suo amico di tenzoni, e più importante tra tutti Guido Cavalcanti.

Dante ebbe varie risposte, tra le quali possiamo nominare quella di Onesto degli Onesti.[40]

Dante nella Vita Nuova citerà di fatto solo la risposta di Cavalcanti appellandolo come "Primo de li miei amici".

A Guido dedicherà un'intera parte della vita nuova, facendolo "entrare in scena" dal primo sonetto del capitolo III dell'opera.

Inoltre Guido Cavalcanti sarà il solo ad essere nominato esplicitamente nel Libello dopo Dante, Beatrice e Amore.

Il ruolo che Cavalcanti avrà nei confronti di Dante, come maestro e come amico, sarà insostituibile.

L' Alighieri si porterà dietro per tutta la vita l'impronta Cavalcantiana. L'impronta lasciata si nota nella ricercatezza del gusto e l'educazione letteraria, nello stile di scrittura finemente erotico, nei temi e nei modelli.

Cavalcanti ha influito sulla poetica di Dante principalmente su due livelli:

  • Tematico. Tale livello verrà inglobato da Dante eusato fino al capitolo X[41] e poi superato.
  • Linguistico-stilistico. Tale livello sarà invece una costante nella produzione di Dante, prendiamo ad esempio il tema della Neve.

Il conflittuale rapporto con Dante[modifica | modifica wikitesto]

I Rapporti di amicizia tra i due poeti iniziarono ad incrinarsi a seguito di una brusca risposta di Guido Cavalcanti con il sonetto "S'io fosse quelli che d'amor fu degno"

ad un sonetto di Dante che riprendeva le fattezze di un componimento cavalcantiano Biltà di donna ovvero: Guido, ì vorrei che tu Lapo ed Io.

In questo sonetto Dante descrive il beato vagheggiare dei tre amici, con le rispettive amate, in un'incantata navigazione.

Una visione che conciliava assieme amore e libertà.

Dante sviene dopo aver parlato con Francesca. Inferno V

Guido, invece, con il suo sonetto di risposta rifiuta tale visione onirica dell'amico e nella sua risposta non tarda ad asserire che amore e libertà sono in netto contrasto.

Tale risposta colpì Dante che non tarderà a criticare Cavalcanti. Infatti nel 1296 scriverà il Ciclo delle Petrose.

Ciclo composto da Dante come prova per imitare il Trobar claus del poeta provenzale Arnaut Daniel.

Le Petrose saranno luogo della visione negativa del tema della neve, aperta critica a Cavalcanti e al suo componimento Biltà di donna

Nel 24 giugno 1300 Dante, priore di Firenze, sarà costretto a confinare a Sarzana, a seguito dei continui scontri, i capi delle fazioni dei guelfi neri e bianchi.

Capo della fazione bianca era il suo amico, nonché maestro, Cavalcanti.

A seguito dell'esilio dell'amico i rapporti tra i due subiranno una brusca fine e si creerà una forte divisione.

Durante il suo esilio Cavalcanti scriverà il componimento Perch'ì no spero di tornar giammai e un altro componimento in cui accusava Dante di codardia e viltà I'vengo'l giorno a tte'nfinite volte.

A seguito delle sue precarie condizioni fisiche Cavalcanti verrà fatto rientrare a Firenze, morendo di malaria il 29 agosto 1300.

Nonostante la morte di Guido Cavalcanti, Dante inizialmente continuerà a screditare l'amico nei suoi componimenti.

Troviamo infatti riferimenti negativi nelle opere di Dante, successive alla morte di Cavalcanti come:

  • Le già citate rime petrose in cui Dante compie un'aperta critica al sonetto di Cavalcanti Biltà di donna.
  • Inferno XIV. Nel girone dei violenti contro Dio, abbiamo la trasformazione della neve atemporale e calma in un sabbione violento[42]
  • Inferno V. Tramite Francesca da Rimini, Dante attua la palinodia con la formula "l'amore così forte da costringere a riamarci solo per essere amati", concetto in netta antitesi con la visione cavalcantiana di "amore che ama solo se riceve amore"
  • Purgatorio XVII. Virgilio spiega a Dante che l' amore è fonte di ogni virtù e di ogni peccato, concetto in netta antitesi con la visione cavalcantiana di un amore inconciliabile con la virtù
  • Purgatorio XI. Dante per bocca di Oderisi da Gubbio afferma la superiorità di Cavalcanti su Guinizzelli, affermando inoltre che "qualcuno già è nato che supererà Cavalcanti stesso", ovvio riferimento a Dante stesso.

Seguirà alla visione negativa di Guido un periodo in cui Dante cercherà la riconciliazione e lo farà citando Cavalcanti in modo positivo così da riabilitarlo:

  • Purgatorio XXXI. Pone in bocca a Beatrice stessa uno stile di plazer simil cavalcantiano.
  • Purgatorio XXX.[43] Dante dà alla neve una connotazione positiva, associandola alla sua coscienza serrata dal rimorso del peccato.


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Guido Guinizzelli, Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Guido Cavalcanti.
  2. ^ Il Purgatorio detto anche cantica dell'amicizia. Questo nome particolare rispecchia gli incontri che Dante farà nel Purgatorio. Troverà infatti amici della sua vita, con cui aveva lavorato o con cui aveva avuto tenzoni.
  3. ^ Nell'epistola XIII a Cangrande della Scala, Dante ribadisce il titolo dell'opera: "Incipit Comedia Dantis Alagherii Florentini natione, non moribus".
  4. ^ "Inizia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita ma non di costumi".
  5. ^ Inferno, canto I, v. 85.
  6. ^ Inferno, canto XVI, v.118.
  7. ^ Inferno, canto XI, v. 91.
  8. ^ Purgatorio, canto IV, v 30.
  9. ^ Lo stesso Stazio scrive nella Tebaide un ammonimento verso se stesso a cercare di non seguire troppo da vicino il modello dell'Eneide.
  10. ^ Giacomo da Lentini detto Il Notaro, per il suo lavoro di notaio.
  11. ^ Purgatorio, canto XXIV, v.56
  12. ^ Prende nome proprio nel canto XXIV del Purgatorio il nome del movimento: "Dolce Stil Novo".
  13. ^ Purgatorio, canto XXIV, vv. 52-54.
  14. ^ 10 aprile, fra le quattro e le cinque del mattino
  15. ^ Morti scomunicati troviamo: Manfredi di Sicilia. (Purgatorio, canto III).
  16. ^ Pigri a pentirsi troviamo: Belaqua. (Purgatorio, canto IV).
  17. ^ Morti di morte violenta troviamo: Jacopo del Cassero, Pia de' Tolomei,Bonconte da Montefeltro. (Purgatorio, canto V). Troviamo inoltre: Benincasa da Laterina, Federico Novello, Guccio dei Tarlati, Pierre de la Broce, Orso degli Alberti, Gano degli Scornigiani e Sordello. (Purgatorio, canto VI).
  18. ^ Principi negligenti troviamo: Rodolfo I d'Asburgo, Ottocaro II di Boemia, Filippo III Re di Francia, Enrico I di Navarra, Pietro III di Aragona, Carlo I d'Angiò, Arrigo III re d'Inghilterra, Alfonso III di Aragona e Guglielmo VII del Monferrato. ( Purgatorio,canto VII) Inoltre abbiamo: Corrado Malaspina (il Giovane) e Nino Visconti. (Purgatorio, canto VIII).
  19. ^ Informazione che perviene dalla bocca di Belacqua un concittadino di Dante.
  20. ^ Informazione che ci perviene per bocca di Manfredi di Sicilia, figlio di Federico II di Svevia.
  21. ^ La prima cornice del Purgatorio è dedicata ai superbi, qua troviamo: Oderisi da Gubbio Provenzano Salvani e Omberto Aldobrandeschi, la particolarità di questa cornice è quella di non trovare una corrispettiva cerchia di peccatori in Inferno, dato che Dante vuole indicare con il peccato di superbia Lucifero stesso che fu il primo a compiere tale peccato nei confronti di Dio. (Purgatorio, canto XI).
  22. ^ La seconda cornice del Purgatorio è dedicata agli invidiosi, qua troviamo: Sapìa Salvani, Guido del duca Rinieri di Colboli, una particolarità di questa cornice è quella di non trovare un corrispettivo nell'inferno in quanto per Dante l'invidia è la punizione che Dio ha dato a Lucifero, costringendolo ad invidiare ogni essere umano.
  23. ^ La terza cornice del Purgatorio è dedicata agli iracondi, qua troviamo: Marco Lombardo, personaggio che dante userà per formulare l'invettiva contro la decadenza morale della penisola, additandone la causa nell'assenza della Teoria dei due Soli.
  24. ^ La quarta cornice del Purgatorio è dedicata agli accidiosi, qua troviamo un canto speculare a quello di Marco Lombardo in cui l'abate di San Zeno, anima un' invettiva contro Alberto I della Scala che mise suo figlio illegittimo storpio nell'anima e nel corpo Giuseppe della Scala come abate dell'abbazia. Purgatorio, canto XVIII, vv. 122-124
  25. ^ La quinta cornice del Purgatorio è dedicata agli avari e prodighi, qua troviamo: Papa Adriano V e Stazio.
  26. ^ La sesta cornice del Purgatorio è dedicata agli golosi, qua troviamo: Bonagiunta Orbicciani da Lucca, Forese Donati, Papa Martino V.
  27. ^ La settima cornice del Purgatorio è dedicata ai lussuriosi, qua troviamo: Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel.
  28. ^ In questo caso, Dio è rappresentato dal sole che, appunto, è assente nell'Inferno.
  29. ^ Dante farà spiegare a Virgilio la funzione della preghiera o prece, mettendo in evidenza la differenza sostanziale tra la preghiera perpetrata dai cristiani e quella che vi era nell'Eneide. Purgatorio, canto VI, vv. 28-42.
  30. ^ Notiamo come le anime si meraviglino che Dante possegga un’ombra, simbolo di un corpo fisico.
  31. ^ Anche qui possiamo notare la contrapposizione con l’Inferno dove i dannati sdegnano e allontanano Dante, maledicono i propri cari, non vogliono raccontare la loro storia, inoltre, non vedendo l’ombra del poeta, data la mancanza del sole, e non sapendo quindi che Dante è vivo, lo credono uno di loro. Basti pensare, ad esempio, la figura di Guido da Montefeltro che forte del fatto che Dante sia un dannato, e che quindi non potrà mai più uscire dall' Inferno, si lascia andare a raccontare la sua storia e il suo peccato che lo ha condannato allInferno
  32. ^ Geena.
  33. ^ Seno di Abramo.
  34. ^ Dante tramite la spiegazione dell'amore attuata da Virgilio vuole colpire "indirettamente" l'ormai defunto amico Guido Cavalcanti, il quale sosteneva che dall'amore non poteva nascere nessuna virtù.
  35. ^ Superbi, invidiosi e iracondi.
  36. ^ Accidiosi.
  37. ^ Golosi, avari e prodighi e lussuriosi.
  38. ^ Troviamo infatti, subito l’ammonimento di Catone quando Casella inizia a cantare “Amor che nella mente”, oppure quando Dante e Casella provano per tre volte ad abbracciarsi.
  39. ^ Denotato dalle P che gli angeli disegnano sulla fronte dei penitenti.
  40. ^ Onesto degli onesti appellò Dante come un irriducibile sognatore.
  41. ^ Dante passerà dalla poetica della donna specchio allo stile della loda ripreso da Guido Guinizzelli.
  42. ^ Inferno, canto XIV, vv. 28-30.
  43. ^ Purgatorio, canto XXX, v. 85.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D. Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Hans. Honnacker e Marco.Romanelli, Roma,Soc.edit.Dante Alighieri, 2007, ISBN 9788853402929
  • D. Alighieri, Purgatorio, a cura di Emilio. Pasquini e Antonio. Quaglio, Milano, Garzanti Editore, 1982, ISBN 978-88-11-81055-1
  • D. Alighieri, Vita Nuova, a cura di L.C Rossi, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 9788804468615
  • Marco. Berisso, Dante Alighieri, Milano, Mondadori, 2011, ISBN 978-88-00-74018-0
  • Renato. Filippelli, L’itinerario della letteratura nella civiltà italiana, Napoli, Il Tripode, 1988
  • Teodolinda. Barolini, Il miglior fabbro Dante e i poeti della commedia,Torino, Bollati Boringhieri, 1993, ISBN 88-339-0762-7
  • Emilio. Pasquini, Dante e le figure del vero la fabbrica della Commedia, Milano, Bruno Mondadori,2001
  • L. Bignami, La Divina Commedia testo integrale con versione in prosa, Milano, Ernesto Bignami Editore, 1994
  • Jacques. Le Goff, La nascita del Purgatorio, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1982, ISBN 978-88-06-22330-4

Voci Correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri Progetti[modifica | modifica wikitesto]


Collegamenti Esterni[modifica | modifica wikitesto]