Utente:GiacAlessia/Sandbox

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I mammiferi marini sono specie di mammiferi adattati alla vita acquatica nel corso dell'evoluzione.

Si sono evoluti dai loro antenati terrestri e sviluppando caratteristiche mirate alla vita marina, quali una forma del corpo idrodinamica, appendici modificate in pinne e molte soluzioni per la regolazione della temperatura corporea.

Gruppi[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di diversi gruppi consistenti in circa 120 specie di mammiferi, di solito divise in cinque gruppi[1]. Ogni gruppo discende da un differente antenato terrestre. Le similarità morfologiche tra questi diversi gruppi sono il risultato della convergenza evolutiva e dell'evoluzione parallela. Per esempio, sebbene le balene e i pinnipedi siano simili nella forma, le prime sono molto più simili ai Cervidae che ai pinnipedi.

Molti altri gruppi di mammiferi marini sono vissuti in passato e si sono estinti nel tempo. Oltre agli antenati delle moderne balene e dei pinnipedi sono esistiti i Desmostylia e i Kolponomos.

Osmoregolazione[modifica | modifica wikitesto]

I mammiferi marini vivono in un ambiente con una concentrazione di soluti più elevata di quella dei loro fluidi corporei, questo può portare a disidratazione intracellulare e ad altre problematiche. [2]

La mancanza di acqua dolce può essere compensata in tre modi: alimentandosi selettivamente di fluidi corporei isotonici di altri vertebrati; aumentando la produzione di acqua metabolica prodotta grazie all'ossidazione di proteine, carboidrati e grassi o espellendo fluidi ipertonici tramite reni, ghiandole sudoripare e condotti lacrimali.[3]

In alcune specie sono presenti altri adattamenti per far fronte alla disidratazione: ad esempio, nelle foche è presente un meccanismo di controcorrente nelle cavità nasali che gli permette di diminuire del 33% la perdita di acqua con la respirazione.[4]

Renicoli[modifica | modifica wikitesto]

renicolo
rene di mammifero marino composto da renicoli

Gli organi maggiormente deputati all' osmoregolazione, ovvero i reni, sono in grado di produrre un’urina più concentrata, rispetto ai fluidi corporei e all’ambiente iperosmotico in cui vivono, grazie alla loro particolare struttura multiunitaria, costituita da tante unità indipendenti chiamate renicoli.[2][4]

Ciascun renicolo è formato da una porzione corticale e da una midollare, tra le quali è interposto uno strato di fibre muscolari e tessuto connettivo elastico. Inoltre, all'interno del renicolo è presente una piramide midollare inserita in una struttura a calice. [4] Rispetto ai reni dei mammiferi terrestri, quelli dei mammiferi marini hanno nefroni con ansa di Henle particolarmente lunghe, tubuli contorti prossimali molto corti e irrorati da molti capillari sanguigni.[4][2]

L'elevato numero di renicoli permette di avere una superficie filtrante maggiore di quella di un singolo rene e quindi di aumentare il volume di sangue filtrato e il volume di urina prodotta nell’unità di tempo. [2]

Il flusso ematico nei renicoli è molto variabile quando sono in acqua. Questo aumenta dopo i pasti e diminuisce durante il digiuno, comportando un risparmio d' acqua quando non si alimentano.[4]

L'alternanza di afflusso di sangue ai reni comporta ischemia e quindi danni da riperfusione, questi sono evitati grazie alla presenza di reti mirabili.[4]

Esistono tre motivi per cui si suppone che siano comparsi i renicoli come risposta adattativa: le lunghe e profonde immersioni a cui i mammiferi marini si sottopongono; la grande dimensione di questi animali; la dieta che li porta ad un'inevitabile ingestione di acqua iperosmotica.[3]

L'ipotesi più accreditata è quella secondo cui i renicoli sono una risposta adattativa alle immersioni in profondità. In questo caso il ruolo dei renicoli è quello di minimizzare l’ipervolemia, dovuta all’accumulo di fluidi fuori dal comparto cellulare.[4]

Invece l'ipotesi secondo cui i renicoli si siano sviluppati a causa delle grandi dimensioni dell'animale è opinabile, perché anche mammiferi marini di piccole dimensioni, quali le lontre, li hanno. [3]

Questa particolare struttura non è presente solamente nei mammiferi marini, ma anche in alcuni artiodattili e nell'orso polare.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hoelzel, A. R. (Ed.) 2002. Marine mammal biology: an evolutionary approach. Oxford: Blackwell Publishing. ISBN 0632 05232 5
  2. ^ a b c d Alessandro Poli, Fisiologia degli animali : regolazione, diversità, adattamento, Zanichelli, 2006, ISBN 978-88-08-19403-9, OCLC 860037763. URL consultato il 16 maggio 2022.
  3. ^ a b c Marcel F. Williams, Morphological evidence of marine adaptations in human kidneys, in Medical Hypotheses, vol. 66, n. 2, 2006-01, pp. 247–257, DOI:10.1016/j.mehy.2005.09.024. URL consultato il 19 maggio 2022.
  4. ^ a b c d e f g h Alessandro Poli, Fisiologia animale, EdiSES, 2014, ISBN 978-88-7959-817-0, OCLC 903323430. URL consultato il 19 maggio 2022.

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