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Platanista del Gange

Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Infraordine Cetacea
Famiglia Platanistidae
Genere Platanista
Specie P. gangetica
Nomenclatura binomiale
Platanista gangetica
(Lebeck, 1801)
Areale
Areale del platanista dell'Indo e del platanista del Gange

Il platanista del Gange (Platanista gangetica (Lebeck, 1801)) è un cetaceo odontoceto della famiglia dei Platanistidi diffuso nel fiume omonimo e in altri fiumi dell'Asia meridionale appartenenti allo stesso bacino, in India, Nepal e Bangladesh.[2] È strettamente imparentato con il più piccolo platanista dell'Indo, diffuso nei fiumi Indo, in Pakistan, e Beas, nell'India nord-occidentale.[3]

È noto anche con i nomi locali susu o sisu (in assamese) e shushuk (in bengali).[4] Il platanista del Gange è stato riconosciuto animale acquatico nazionale dal Governo dell'India[5] ed è l'animale simbolo della città indiana di Guwahati.[6] La sua esistenza venne segnalata per la prima volta, nel fiume Hughli, da William Roxburgh.[7]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Scheletro di platanista del Gange nel Museo di storia naturale dell'Università di Pisa.

Il platanista del Gange ha una pinna dorsale rettangolare, simile a una cresta, e le femmine tendono ad essere più grandi dei maschi.[8] Di solito presenta una colorazione marrone chiaro, marrone cioccolato, grigio scuro o celeste. Ha un muso allungato e sottile con denti affilati e molto appuntiti, come quelli degli altri delfini di fiume. Il suo ventre arrotondato, insieme alla pinna dorsale rettangolare, lo fa sembrare particolarmente tozzo rispetto ad altri delfini. Le pinne pettorali e la coda sono grandi e larghe.[9] Ha un grosso melone sulla fronte che usa per l'ecolocalizzazione, poiché la sua vista è molto scarsa. Dal momento che vive in acque torbide, gli occhi sono generalmente piccoli.[8] Raggiunge una lunghezza di 2,2-2,6 metri. Il più vecchio esemplare conosciuto era un maschio di 28 anni, lungo 199 centimetri, ma si stima che questi animali possano vivere fino a 30 anni.[9][10]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange si separò dal platanista dell'Indo durante il Pleistocene, circa 550000 anni fa.[11] Il fossile più antico che è stato ritrovato risale ad appena 12000 anni fa.[12]

Il platanista del Gange venne descritto scientificamente come Delphinus gangeticus due volte nel 1801 da due studiosi diversi, Heinrich Julius Lebeck[13] e William Roxburgh. Per la descrizione entrambi usarono probabilmente l'esemplare tipo, catturato vicino a Calcutta alla fine del 1797 e inviato all'Hunterian Museum di London. Esso potrebbe essere andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, ma in precedenza ne erano stati realizzati dei calchi del rostro e di parte della mandibola, tuttora conservati al Natural History Museum.[14] Chi avesse pubblicato per primo la descrizione tra Lebeck o Roxburgh è stato dibattuto per secoli, ma una ricerca di Kinze (2000) ha rivelato che la descrizione di Lebeck venne pubblicata il 24 agosto, mentre quella di Roxburgh non risale a prima di settembre: pertanto, la priorità è stata attribuita a Lebeck.[14][15] Elisha Gray coniò il nome scientifico Platanista gangetica nel 1835.[14]

In un primo momento, il platanista del Gange e quello dell'Indo vennero considerati come un'unica specie, Platanista gangetica, ma a partire dagli anni '70 furono considerati due specie distinte fino agli anni '90, quando furono nuovamente raggruppati come un'unica specie. Tuttavia, studi più recenti sui geni, sul periodo di divergenza e sulla struttura del cranio hanno supportato il fatto che siano due specie distinte.[16][14]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Un esemplare nelle Sundarbans (Bangladesh).

Il platanista del Gange viene chiamato con vari nomi comuni a seconda delle località. Oltre al nome popolare susu, è noto come soons, soans o soos in hindi, shushuk in bengali, hiho o hihu in assamese, bhagirath (in riferimento all'omonimo personaggio della mitologia induista), e shus o suongsu in nepali. In età medievale veniva probabilmente chiamato shishumar in sanscrito, mentre in epoca moghul era conosciuto come pani suar.[14]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange vive nei sistemi fluviali Gange-Brahmaputra-Meghna e Karnaphuli-Sangu in Bangladesh e India, e nei fiumi Sapta Koshi e Karnali in Nepal.[17][18] Predilige gli stagni profondi, i punti vorticosi a valle delle convergenze dei fiumi e dei meandri più stretti, nonché le zone a monte e a valle delle isole fluviali.[18][19]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange in un disegno del 1894.

I platanisti del Gange di solito nuotano da soli o in coppia; saltano fuori dall'acqua raramente e, avendo paura delle imbarcazioni, sono difficili da osservare.[8]

Vocalizzazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il fatto che eviti perfettamente gli ostacoli sia nelle acque costantemente torbide del suo habitat che nelle acque limpide in cattività suggerisce che è in grado di utilizzare in modo efficace l'ecolocalizzazione per orientarsi e localizzare le prede.[20] Non sappiamo però fino a che livello l'ecolocalizzazione venga utilizzata nelle interazioni tra conspecifici. Il platanista è in grado di emettere fischi, ma il fatto che lo faccia raramente suggerisce che il fischio sia un suono spontaneo e non una forma di comunicazione. Molto più frequenti sono i suoni di ecolocalizzazione come click, scoppi e cinguettii.[21] Le sequenze di impulsi sono simili, per forma e frequenza d'onda, a quelle prodotte dall'inia. Entrambe le specie producono regolarmente frequenze inferiori a 15 kHz e si ritiene che la loro frequenza massima sia compresa tra 15 e 60 kHz.[20]

L'ecolocalizzazione viene sfruttata dagli studiosi anche per il conteggio della popolazione mediante rilevamento acustico. Questo metodo è ancora in fase di sviluppo e non viene molto utilizzato a causa dei costi e dei requisiti di conoscenze tecniche.[22] Data la sua cecità, questo delfino produce ultrasuoni la cui eco viene rimandata indietro da pesci e altre specie acquatiche, permettendogli di identificare le prede.[23]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange non ha una stagione degli amori specifica. Dopo la nascita, che avviene 8-12 mesi dopo il concepimento, il piccolo rimane con la madre fino all'età di un anno.[24]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange individua le prede grazie all'ecolocalizzazione e si nutre di crostacei, come i gamberi, e di pesci, tra cui diversi rappresentanti della famiglia dei Ciprinidi, quali carpe e mahseer, e perfino squali come lo squalo del Gange (Glyphis gangeticus). Cattura anche uccelli e tartarughe.[24]

Minacce[modifica | modifica wikitesto]

Il platanista del Gange figura come «specie in pericolo» sulla Lista Rossa della IUCN dal 1996. È minacciato dalla frammentazione dell'habitat provata dalla diminuzione della portata dei fiumi durante la stagione secca, dagli intrappolamenti nelle reti da pesca, dalle catture accidentali, dalla caccia volontaria e dall'inquinamento dei fiumi in prossimità delle aree urbane e dei terreni destinati all'agricoltura intensiva; viene inoltre disturbato dalla navigazione fluviale e potenzialmente minacciato dalle prospezioni sismiche, dalle fuoriuscite di petrolio e dalle conseguenze del cabiamento climatico sulle dinamiche idrologiche.[1] Le attività antropiche hanno svolto un ruolo importante nella riduzione dell'areale originario e dell'entità delle popolazioni a seguito di fattori di stress quali l'inquinamento acustico, il traffico navale, le catture accessorie e la costruzione di dighe e centrali idroelettriche.[25] È inoltre minacciato dall'inquinamento e dal It is also endangered due to pollution and overfishing for oil.[2][1] Entanglement in fishing nets as bycatch can cause significant damage to local populations, and individuals are taken each year by hunters; their oil and meat are used as a liniment, as an aphrodisiac, and as bait for catfish. Poisoning of the water supply by industrial and agricultural chemicals may also have been a contributing factor towards population decline, as these chemicals are biomagnified in the bodies of the dolphins.[26] An immediate danger in National Chambal Sanctuary is the decrease in river depth and appearance of sand bars dividing the river course into smaller segments.[27]

Il delfino del fiume Gange è stato elencato come specie a rischio di estinzione nella Lista Rossa IUCN dal 1996. È minacciato dalla frammentazione dell'habitat a causa della riduzione dei flussi fluviali durante la stagione secca, dell'impigliamento negli attrezzi da pesca e della mortalità per catture accessorie, della caccia mirata, dell'inquinamento dei fiumi in prossimità di aree urbane e paesaggi agricoli intensivi; è disturbato dalla navigazione interna e potenzialmente minacciato dalle indagini sismiche, dallo scoppio dei pozzi petroliferi e dagli effetti del cambiamento climatico sulla dinamica idrologica. L’attività umana ha svolto un ruolo importante nella riduzione del suo areale nativo e delle dimensioni della popolazione a causa di fattori di stress quali l’inquinamento acustico, il traffico navale e le catture accessorie della pesca, la costruzione di dighe e centrali idroelettriche. È anche in pericolo a causa dell’inquinamento e della pesca eccessiva del petrolio. L'impigliamento nelle reti da pesca come cattura accessoria può causare danni significativi alle popolazioni locali e ogni anno gli individui vengono catturati dai cacciatori; il loro olio e la loro carne sono usati come linimento, come afrodisiaco e come esca per il pesce gatto. Anche l'avvelenamento delle riserve idriche da parte di sostanze chimiche industriali e agricole potrebbe aver contribuito al declino della popolazione, poiché queste sostanze chimiche sono biomagnificate nei corpi dei delfini. Un pericolo immediato nel Santuario Nazionale di Chambal è la diminuzione della profondità del fiume e la comparsa di banchi di sabbia che dividono il corso del fiume in segmenti più piccoli.

Conservation[modifica | modifica wikitesto]

In 2017, it was estimated that the global Gangetic river dolphin population comprised less than 3,500 individuals. The underlying surveys are temporally patchy and believed to contain uncertainty.[senza fonte]

The Ministry of Environment and Forest declared the Gangetic dolphin the national aquatic animal of India. A stretch of the Ganges River between Sultanganj and Kahlgaon in Bihar has been declared a dolphin sanctuary and named Vikramshila Gangetic Dolphin Sanctuary, the first such protected area.[senza fonte]

The Uttar Pradesh government in India is propagating ancient Hindu texts in hopes of raising the community support to save the dolphins from disappearing. One of the lines being versed from Valimiki's Ramayana, highlighted the force by which the Ganges emerged from Shiva's locks and along with this force came many species such as animals, fish, and the Shishumaar—the dolphin.[28]

On 31 December 2020, a dead adult dolphin was found at the Sharda canal in the Pratapgarh district in India. A video circulated on social media showing a dozen men beating the dolphin with sticks and an axe. On 7 January 2021, three people were arrested.[29] Similarly, there is another news in which a few fishermen caught one Gangetic dolphin and feasted upon it leading to arrest by Kaushambhi police in Uttar Pradesh.[30]

The species is protected from international trade by its listing in Appendix I of the Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora. This makes commercial international trade prohibited.[1]

Bangladesh has established six sanctuaries in the Sundarbans.[31]

On 20 May 2013, India's Ministry of Environment and Forests declared dolphins ‘nonhuman persons’ and as such has forbidden their captivity for entertainment purposes; keeping dolphins in captivity must satisfy certain legal prerequisites.[32]

Project Dolphin[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Project Dolphin (India).

On the occasion of the 74th Independence Day, 15 August 2020, the Indian Ministry of Environment, Forest and Climate Change announced 'Project Dolphin' to boost conservation of both river and oceanic dolphins.[33]

In culture[modifica | modifica wikitesto]

Ganga on a makara by Kalighat (1875)

The Ganges dolphin is associated with Ganga and is occasionally the depiction of her vahana, the makara.[34]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) N. Kelkar, B. D. Smith, M. Z. Alom, S. Dey, S. Paudel e G. T. Braulik, 2022, Platanista gangetica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b WWF, WFF Ganges river Dolphin, su WFF Conservation.
  3. ^ Signs of hope as population of endangered Indus River dolphin jumps in Pakistan, su wwf.panda.org, WWF. URL consultato il 17 dicembre 2017.
  4. ^ The New Book of Knowledge, Grolier Incorporated, 1977, pp. 451 e 568.
    «Susu, the blind purpoise ... in the Ganges River, blind porpoise of Asia»
  5. ^ Declaration of Gangetic Dolphin as National Aquatic Animal (PDF), su Government of India – Ministry of Environment, Forest and Climate Change, 10 maggio 2010. URL consultato il 23 ottobre 2016.
  6. ^ Gangetic river dolphin to be city animal of Guwahati, su The Times of India, 6 giugno 2016.
  7. ^ Ravindra K. Sinha, Ganges River Dolphin: An Overview of Biology, Ecology, and Conservation Status in India, in Journal of Biology, vol. 43, n. 8, 2014, pp. 1029-1046, DOI:10.1007/s13280-014-0534-7, PMC 4235892, PMID 24924188.
  8. ^ a b c South Asian river dolphin, su Whale and Dolphin Conservation Society. URL consultato il 18 aprile 2018.
  9. ^ a b South Asian River Dolphin, su Whale and Dolphin Conservation. URL consultato il 6 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2023).
  10. ^ T. Kasuya, Some information on the growth of the Ganges dolphin with a comment on the Indus dolphin (PDF), in Sci. Rep. Whales Res. Inst., vol. 24, 1972, pp. 87-108.
  11. ^ Fossilworks: Platanista gangetica, su www.fossilworks.org.
  12. ^ Fossilworks: Platanista gangetica, su fossilworks.org. URL consultato il 27 agosto 2021.
  13. ^ H. J. Lebeck, Delphinus gangeticus beschrieben vom Herrn Heinrich Julius Lebeck zu Trankenbar, in Neue SCHR. Ges. Naturf. Fr. Berl., vol. 3, 1801, pp. 280-282.
  14. ^ a b c d e G. T. Braulik, F. I. Archer, U. Khan, M. Imran, R. K. Sinha, T. A. Jefferson, C. Donovan e J. A. Graves, Taxonomic revision of the South Asian River dolphins (Platanista): Indus and Ganges River dolphins are separate species, in Marine Mammal Science, vol. 37, n. 3, 2021, pp. 1022-1059, DOI:10.1111/mms.12801.
  15. ^ C. C. Kinze, Rehabilitation of Platanista gangetica (Lebeck, 1801) as the valid scientific name of the Ganges dolphin, in Zoologische Mededelingen, vol. 74, n. 11, 2000, pp. 193-203, ISSN 0024-0672 (WC · ACNP).
  16. ^ Explore the Database, su www.mammaldiversity.org. URL consultato il 27 agosto 2021.
  17. ^ South Asian river dolphin (Platanista gangetica), su edgeofexistence.org, EDGE. URL consultato il 26 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2011).
  18. ^ a b S. Paudel, P. Pal, M. V. Cove, S. R. Jnawali, G. Abel, J. L. Koprowski e R. Ranabhat, The Endangered Ganges River dolphin Platanista gangetica gangetica in Nepal: abundance, habitat and conservation threats, vol. 29, n. 1, 2015, pp. 59-68, DOI:10.3354/esr00702.
  19. ^ Ganges River dolphin, su wwf.panda.org, WWF. URL consultato il 25 agosto 2019.
  20. ^ a b E. S. Herald, R. L. Brownell, F. L. Frye, E. J. Morris, W. E. Evans e A. B. Scott, Blind River Dolphin: First Side-Swimming Cetacean, in Science, vol. 166, n. 3911, 1969, pp. 1408-1410, Bibcode:1969Sci...166.1408H, DOI:10.1126/science.166.3911.1408, JSTOR 1727285, PMID 5350341.
  21. ^ K. Mizue, A. Takemura e M. Nishiwaki, The Underwater Sound of Ganges River Dolphins (Platanista gangetica) (PDF), in The Scientific Reports of the Whales Research Institute, vol. 23, 1971, pp. 123-128.
  22. ^ N. I. Richman, J. M. Gibbons, S. T. Turvey, T. Akamatsu, B. Ahmed, E. Mahabub, B. D. Smith e J. P. G. Jones, To See or Not to See: Investigating Detectability of Ganges River Dolphins Using a Combined Visual-Acoustic Survey, in PLOS One, vol. 9, n. 5, 2014, pp. e96811, Bibcode:2014PLoSO...996811R, DOI:10.1371/journal.pone.0096811, PMC 4013050, PMID 24805782.
  23. ^ J. Koshy, It is pollution that made Gangetic dolphins 'blind', says Uma Bharti, su The Hindu, 2016, ISSN 0971-751X (WC · ACNP). URL consultato il 10 gennaio 2021.
  24. ^ a b Ganges River Dolphin (Platanista gangetica gangetica), su Dolphins-World. URL consultato il 29 maggio 2018.
  25. ^ R. K. Sinha, Ganges River Dolphin: An Overview of Biology, Ecology, and Conservation Status in India, in Ambio, vol. 43, n. 8, 2014, pp. 1029-1046, DOI:10.1007/s13280-014-0534-7, PMC 4235892, PMID 24924188.
  26. ^ K. Kannan, <223::AID-AOC543>3.0.CO;2-U Sources and Accumulation of Butyltin Compounds in Ganges River Dolphin, Platanista gangetica, in Applied Organometallic Chemistry, vol. 11, n. 3, 1997, pp. 223–230, DOI:10.1002/(SICI)1099-0739(199703)11:3<223::AID-AOC543>3.0.CO;2-U.
  27. ^ Singh, L.A.K., Gangetic dolphin, Platanista gangetica: Observations on habits and distribution pattern in National Chambal Sanctuary (PDF), in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 82, 1985, pp. 648–653.
  28. ^ How Hinduism Continues to Save Dolphins in India, su chakranews.com, The Chakra News, 2010.
  29. ^ R. M. Pratap, Three arrested after endangered Ganges River dolphin beaten to death in India, su cnn.com, 2021.
  30. ^ (EN) Desk, UP fisherman held for killing dolphin & feasting on it, su newsgram.com, 2023.
  31. ^ Siddique, A., Banned but abundant, gillnets pose main threat to Bangladesh's river dolphins, in Mongabay, 2023.
  32. ^ Madhulika Gautama, Dolphins get their due, in The Hindu, 16 June 2014.
  33. ^ Prime Minister's Office, The Prime Minister Shri Narendra Modi addressed the Nation from the ramparts of the Red Fort on the 74th Independence Day, in Press Information Bureau.
  34. ^ Singh, V. (1994). The River Goddess. London. ISBN 978-1-85103-195-5.