Tartufo di Pizzo
Tartufo di Pizzo | |
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Origini | |
Luogo d'origine | Italia |
Regione | Calabria |
Creato da | Giuseppe De Maria ("Don Pippo") |
Zona di produzione | Pizzo Calabro |
Dettagli | |
Categoria | dolce |
Ingredienti principali |
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Il tartufo di Pizzo è un prodotto tipico della pasticceria calabrese nato a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di un gelato alla nocciola che viene modellato nel palmo della mano, a forma di semisfera con un cuore di cioccolato fondente fuso e ricoperto da una spolverata di cacao amaro in polvere e zucchero. È stato inventato negli anni '50 dello scorso secolo, quasi certamente ispirandosi all'omonimo cioccolatino della tradizione torinese commercializzato dalla Talmone, prodotto con gli stessi ingredienti e all'epoca popolarissimo.
A questo dolce tipico sono ispirati vari tartufi industriali che non hanno niente a che fare con quello artigianale. La produzione è tradizionalmente artigianale.
Storia e origini
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1940, il maestro pasticciere Dante Veronelli rileva dal napitino Pasquale Jennarelli nel centro di Pizzo il Gran Bar Excelsior, che in seguito cambierà il nome in Gelateria Dante proprio in onore al suo primo proprietario[2]. Per proseguire l'attività imprenditoriale si avvale della collaborazione di un giovane pasticciere di Messina, Giuseppe De Maria, al secolo "Don Pippo". A seguito della morte del Veronelli, il De Maria rimane l'unico proprietario dell'esercizio. Il tartufo, nella sua forma attuale, nacque nel 1952 circa per puro caso, avendo esaurito gli stampi e le forme per confezionare il gelato sfuso per rifornire gli invitati di un matrimonio, sovrappose nell'incavo della mano una porzione di gelato alla nocciola ad uno strato di gelato al cioccolato, inserì quindi all'interno del cioccolato fuso ed avvolse il tutto in un foglio di carta alimentare da zucchero dandole la forma tipica del tartufo; il tutto fu messo a raffreddare. Nel 1950, Giorgio Di Iorgi e Gaetano Di Iorgi, i quali avevano iniziato la loro carriera lavorativa dentro la gelateria con il ruolo di camerieri, cominciarono ad apprendere l'arte della produzione del gelato; 15 anni dopo, in seguito al pensionamento del maestro De Maria, Giorgio ne rilevò l'attività della Gelateria Dante, mentre Gaetano proseguì la produzione del Tartufo di Pizzo nell'attività di fronte ("Bar Ercole") che acquisì insieme a suo fratello Antonio nel 1965.[3]
Attualmente, il Tartufo di Pizzo, come erroneamente riportato da alcuni blog, non gode purtroppo di nessun riconoscimento con Marchio di Tutela UE, ma fa parte solamente dell'elenco dei P.A.T. redatto annualmente dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Luigi Cremona, L'Italia dei dolci, Touring Editore, 2004, p. 148, ISBN 88-365-2931-3.
- ^ DIZIONARIO ALIMENTARE: T COME TARTUFO DI PIZZO [collegamento interrotto], su confeuro.it.
- ^ Teresa Borgia, Il Tartufo: l'eccellenza di Pizzo Calabro, su CalabriaMagnifica.it, 7 luglio 2019. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ Ventiduesima revisione dell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali, su www.politicheagricole.it. URL consultato il 14 marzo 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elisa Cristiano, Enzo Cuzzola, Ivano Nasso, Marketing e sviluppo. Le Terre della Fata Morgana, Maggioli Editore, 2013, p. 163, ISBN 88-387-8493-0.
- Celebrati i 66 anni della nascita del TARTUFO DI PIZZO, e del suo creatore Giuseppe De Maria
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tartufo di Pizzo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (PDF) Pizzo Ice Cream (PDF), in Limen, luglio-agosto 2007, pp. 14-19. URL consultato il 20 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2014).
- Disciplinare di produzione IGP del Tartufo di Pizzo sulla gazzetta ufficiale