Dialetti dei Castelli Romani: differenze tra le versioni

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Altri di questi dialetti presentano grandi somiglianze fra loro; tuttavia, alcuni non possono neanche essere considerati dei dialetti veri e propri, ma semplici derivazioni.
Altri di questi dialetti presentano grandi somiglianze fra loro; tuttavia, alcuni non possono neanche essere considerati dei dialetti veri e propri, ma semplici derivazioni.


Il dialetto di [[Grottaferrata]] farebbe anch'esso parte di questo gruppo, ma la sua genesi è troppo recente e composita, mentre per quanto riguarda il veliterno, esso è considerato da alcuni studiosi come appartenente alla famiglia ciociara, per cui si potrebbe considerare quasi un "ponte" tra i due gruppi. Infine i dialetti di [[Cisterna di Latina]], [[Anzio]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] presentavano in origine, malgrado una certa distanza, caratteristiche molto affini a quelle dei dialetti dei Castelli Romani, vicine a quelle del Velletrano e di transizione con l'area lepino-ciociara, ma molte di esse sono sparite per via di un processo di "romanizzazione" ancor più accentuato. Tali località sono situate infatti in una posizione intermedia tra Roma e le aree pontine della [[provincia di Latina]], per cui gli influssi del romanesco si sono rivelati più intensi e massicci, favoriti anche dalla presenza della costa, tra l'altro molto frequentata dagli stessi romani; i dialetti dei Castelli invece riescono ancora leggermente a contenere l'avanzata del romanesco, per via soprattutto della loro posizione collinare più appartata, che favorisce un maggiore isolamento.
Il dialetto di [[Grottaferrata]] farebbe anch'esso parte di questo gruppo, ma la sua genesi è troppo recente e composita, mentre per quanto riguarda il veliterno, esso è considerato da alcuni studiosi come appartenente alla famiglia ciociara, per cui si potrebbe considerare quasi un "ponte" tra i due gruppi. Infine i dialetti di [[Cisterna di Latina]], [[Anzio]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] presentavano in origine, malgrado una certa distanza, caratteristiche molto affini a quelle dei dialetti dei Castelli Romani, vicine a quelle del Velletrano e di transizione con l'area lepino-ciociara, ma molte di esse sono sparite per via di un processo di "romanizzazione" ancor più accentuato. Tali località sono situate infatti in una posizione intermedia tra Roma e le aree pontine della [[provincia di Latina]], per cui gli influssi del romanesco si sono rivelati più intensi e massicci, favoriti anche dalla presenza della costa, tra l'altro molto frequentata dagli stessi romani: perciò al giorno d'oggi è possibile rinvenire qualche "relitto" linguistico originario solo a Nettuno (ad es. ''lo pomeriggio'' contro il romanesco ''er pomeriggio''); i dialetti dei Castelli invece riescono ancora leggermente a contenere l'avanzata del romanesco, per via soprattutto della loro posizione collinare più appartata, che favorisce un maggiore isolamento.


== Esempi del dialetto marinese ==
== Esempi del dialetto marinese ==

Versione delle 16:42, 2 feb 2018

I dialetti dei Castelli romani fanno parte della categoria di dialetti appartenenti alla famiglia marchigiana-umbro-laziale, detta dell'italiano mediano. Sono di difficile classificazione perché, pur aventi originariamente caratteristiche laziali in continuità con la ciociaria ed i monti Lepini, soprattutto nella zona settentrionale già da metà ottocento risultano fortemente influenzati dal romanesco (sdoppiamento di '-RR-' latino, tèra per 'terra') e dall'italiano, ed inoltre presentano spesso un caratteristico fenomeno di metafonia (metafonia sannita come a Velletri) che li distingue dai dialetti laziali (in particolare dai dialetti dialetti ciociari che presentano la tipica «metafonia arpinate») e li accosta nel vocalismo ai dialetti meridionali. Inoltre, pur nell'ambito laziale, presentano alcuni tratti fonologici più vicini al dialetto sabino che a quello ciociaro (vocalismo arcaico a Marino). .[1] Il poeta Gioacchino Belli distingue in un suo sonetto romanesco del 16 dicembre 1832, intitolato "Le lingue der Monno", i dialetti dei forestieri tra quelli parlati dalla gente dei Castelli Romani e dei Burrini. Infatti il poeta declama:

Sempre ho ssentito a ddì cche li paesi

hanno oggnuno una lingua indifferente,

che dda sciuchi l'impareno a l'ammente,

e la parleno poi per èsse intesi.

Sta lingua che ddich'io l'hanno uguarmente

Turchi, Spaggnoli, Moscoviti, Ingresi,

Burrini, Ricciaroli, Marinesi,

e Ffrascatani, e ttutte l'antre ggente.

Situazione linguistica del Lazio meridionale: in rosa i dialetti mediani (romanesco, ciociaro, sabino), in magenta i dialetti meridionali (laziale meridionale, campano, abruzzese occidentale).[2]

Il poeta si riferisce a Burrini come ai villani di Romagna, agli Ariccini come abitanti di Ariccia, ai Marinesi come abitanti di Marino, ai frascatani come abitanti di Frascati.

Fanno parte del gruppo dei dialetti dei Castelli Romani:

Altri di questi dialetti presentano grandi somiglianze fra loro; tuttavia, alcuni non possono neanche essere considerati dei dialetti veri e propri, ma semplici derivazioni.

Il dialetto di Grottaferrata farebbe anch'esso parte di questo gruppo, ma la sua genesi è troppo recente e composita, mentre per quanto riguarda il veliterno, esso è considerato da alcuni studiosi come appartenente alla famiglia ciociara, per cui si potrebbe considerare quasi un "ponte" tra i due gruppi. Infine i dialetti di Cisterna di Latina, Anzio e Nettuno presentavano in origine, malgrado una certa distanza, caratteristiche molto affini a quelle dei dialetti dei Castelli Romani, vicine a quelle del Velletrano e di transizione con l'area lepino-ciociara, ma molte di esse sono sparite per via di un processo di "romanizzazione" ancor più accentuato. Tali località sono situate infatti in una posizione intermedia tra Roma e le aree pontine della provincia di Latina, per cui gli influssi del romanesco si sono rivelati più intensi e massicci, favoriti anche dalla presenza della costa, tra l'altro molto frequentata dagli stessi romani: perciò al giorno d'oggi è possibile rinvenire qualche "relitto" linguistico originario solo a Nettuno (ad es. lo pomeriggio contro il romanesco er pomeriggio); i dialetti dei Castelli invece riescono ancora leggermente a contenere l'avanzata del romanesco, per via soprattutto della loro posizione collinare più appartata, che favorisce un maggiore isolamento.

Esempi del dialetto marinese

  • tiratóre = cassetto
  • spicciatóre = pettine
  • curidóre = corridoio
  • sprìngiu = impermeabile
  • déta = dita
  • ógna = unghia
  • varìo = andrei
  • ce vòjo i = ci voglio andare
  • me piacerìa = mi piacerebbe
  • gnòmmelu = gomitolo
  • quinàtimu = mio cognato
  • litturìna = treno
  • sgommarèllu = mestolo
  • 'a pistola a votate = il proiettile che gira
  • 'U Stracinatu = San Barnaba
  • rampazzu = grappolo
  • inno = andarono
  • parimu = mio padre
  • saccoccia=tasca

Esempi dal dialetto rocchiciano

  • Mottatore = imbuto
  • Ciuciumiellu = salvadanaio
  • Vorio i = vorrei andare
  • Ndo sti? = dove sei?
  • Iamo = andiamo
  • Loco = in quel posto
  • Cugnatimu = mio cognato
  • Viecco = vieni qui
  • Gnaffu = pozzanghera, fango
  • Bettula = osteria
  • Bucia = buca
  • Sgommariellu = mestolo
  • Gnau = Non glielo hanno
  • A Mani = La Mano
  • E Mani = Le Mani
  • sa cota= se ne è andato
  • Revacantatu = Travasato
  • A ranzulischia = Nevischio
  • Tippitina = Nocciolo della ciliegia
  • Io tengo, tu tié, issi teu, noa tenemo, oa tenete, issi teu = Presente del verbo avere
  • Sorecchiu = Falcetto
  • ieste = andai
  • Pela = Scotta

Note

  1. ^ AA. VV. Guida d'Italia - Lazio, Touring Club Italiano, 1935.
  2. ^ Pellegrini G., Carta dei dialetti d'Italia, CNR - Pacini ed., Pisa 1977

Bibliografia

  • Giovanni Crocioni, Il dialetto di Velletri e dei paesi finitimi, in «Studj romanzi» V (1907), pp. 27–88.
  • Paolo D'Achille, Lazio, in I dialetti italiani. Storia struttura uso, a cura di Manlio Cortelazzo, Carla Marcato, Nicola de Blasi, Gianrenzo P. Clivio, Torino, UTET, 2002, pp. 514–67.
  • Gianni Diana, Vocabolario del dialetto di Monte Compatri, Monte Compatri, Edizioni Photo Club Controluce, stampa 1995.
  • Marcello Gatta, Parlemo... tra noa. Vocabolario italiano-roccheggiano, roccheggiano-italiano, [S.l.], Ed. La Spiga, 1997 (vocabolario del dialetto di Rocca di Papa).
  • Mario Leoni, Il dialetto di Ariccia, Ariccia, Comune di Ariccia assessorato alla cultura, 1999.
  • Luca Lorenzetti, Note sulla collocazione del dialetto di Albano nel panorama dialettale centromeridionale, in «Documenta Albana», serie II, 9 (1987), pp. 103–11.
  • Luca Lorenzetti, I dialetti dei Castelli Romani: ipotesi sull'origine delle differenze, in «Documenta Albana», serie II, 10 (1988), pp. 84–96.
  • Luca Lorenzetti, Note sull'uso degli ausiliari nei dialetti dei Castelli Romani, in «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana», 6 (1992), pp. 273–89.
  • Luca Lorenzetti, Evoluzione dialettale e variabilità linguistica nei Castelli Romani, in «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana», 7 (1993), pp. 171–91.
  • Luca Lorenzetti, Dialetto e cultura tradizionale nei Castelli romani: iniziative scientifiche e amatoriali, in: «Documenta Albana», II s., 21 (1999, recte 2000), pp. 101–112 (il testo dell'articolo risale al 1995).
  • Vincenzo Luciani e Riccardo Faiella, Castelli Romani e Litorale sud. Dialetto e poesia nella provincia di Roma, Roma, Edizioni Cofine, 2010.
  • Romano Mergé, Nui parlemo 'ssosì, Frascati, Giammarioli, 1976 (pubblicazione ricavata dalla tesi di laurea della svedese Marianna Rosander sul dialetto di Frascati).
  • Girolamo Torquati, Origine della lingua italiana dall'attuale dialetto del volgo laziale al dialetto del popolo romano del secolo XIII, Roma, Armanni, 1885 (fondamentale sul dialetto di Marino).
  • Ugo Vignuzzi, Italienisch: Areallinguistik VII; Marche, Umbrien, Lazio, in G. Holtus, M. Metzeltin, Ch. Schmitt (Hrsgg.), Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), vol. IV, Tübingen, Niemeyer, 1988, pp. 606–642 (il saggio è in italiano).
  • Teobaldo Vinci, Elementi di grammatica del dialetto di Rocca Priora e dizionario, con foto di Fabio Pietroletti, Monte Compatri, Sped.Im, 1996.
  • Roberto Zaccagnini, Il dialetto velletrano - Grammatica ragionata; vocabolario etimologico, presentazione di Ugo Vignuzzi, Velletri, Scorpius, 2004 (2ª ed. ampliata).

Voci correlate

Collegamenti esterni