Antifrasi: differenze tra le versioni

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→‎Caratteristiche generali: proposizione, forza illocutoria; la a. come meccanismo e l'ambivalenza della retorica
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Già gli antichi Greci si preoccuparono di distinguere l'[[ironia]] dall'antifrasi: nella prima definizione di antifrasi, che sembra sia da attribuire a [[Trifone di Alessandria]] ([[I secolo d.C.]]), si sottolinea che in essa manca una "particolare intonazione" (''chorìs hypokríseos'') che invece è presente nell'ironia e ne segnala l'intento. Il rovesciamento dell'antifrasi è invece tutto puntato sul campo semantico, per cui può manifestarsi anche solo per mezzo di una singola parola. Così, ad esempio, i Greci diedero superstiziosamente il nome di Eumenidi («le benevole») alle [[Erinni]].<ref name=garzantidiz/>
Già gli antichi Greci si preoccuparono di distinguere l'[[ironia]] dall'antifrasi: nella prima definizione di antifrasi, che sembra sia da attribuire a [[Trifone di Alessandria]] ([[I secolo d.C.]]), si sottolinea che in essa manca una "particolare intonazione" (''chorìs hypokríseos'') che invece è presente nell'ironia e ne segnala l'intento. Il rovesciamento dell'antifrasi è invece tutto puntato sul campo semantico, per cui può manifestarsi anche solo per mezzo di una singola parola. Così, ad esempio, i Greci diedero superstiziosamente il nome di Eumenidi («le benevole») alle [[Erinni]].<ref name=garzantidiz/>


{{cn|I trattati di [[retorica]] ai tempi del [[Medioevo]] inseriscono l'antifrasi tra i [[tropi]], quindi tra le figure essenziali, per alzare il livello del dettato.}}
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Molte delle espressioni usate nelle lingue per augurare la buona riuscita di un'impresa usano l'antifrasi: la locuzione ''In bocca al lupo'' augura il contrario di quello che intenderebbe il significato letterale della frase nominale.
Molte delle espressioni usate nelle lingue per augurare la buona riuscita di un'impresa usano l'antifrasi: la locuzione ''In bocca al lupo'' augura il contrario di quello che darebbe a intendere il significato letterale della frase nominale.


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L'inversione innescata dall'antifrasi può riguardare:<ref name=garzantidiz/>
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{{frase|era la più grossa (impresa) a cui <u>il brav'uomo</u> avesse ancor messo mano|opera=[[I promessi sposi]]|luogo=capitolo XI|autore=[[Alessandro Manzoni]]}}
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Nel poema satirico ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'', scritto a metà Settecento, [[Giuseppe Parini|Parini]] descrive con cura maniacale la vita della nobiltà, quasi divinizzandoli e soffermandosi su alcuni aspetti con minuziosità proprio per creare l'effetto antifrastico, rivelando invece quanto vuota possa essere la vita del nobile.
Nel poema satirico ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'', scritto a metà Settecento, [[Giuseppe Parini]] descrive con cura maniacale la vita dei membri della [[nobiltà]], quasi divinizzandoli, soffermandosi su alcuni aspetti con minuziosità, proprio per creare l'effetto antifrastico, rivelando invece quanto vuota possa essere la vita del nobile.


L'uso dell'antifrasi, quando coinvolge la voce narrante (per esempio in alcune novelle di [[Giovanni Verga|Verga]] come ''Rosso Malpelo''), procura nel lettore il caratteristico effetto dello [[straniamento]], per cui chi legge si trova immerso in un'ottica ideologica che è normalmente censurata, o ritenuta criticabile, dal senso comune.
L'uso dell'antifrasi, quando coinvolge la voce narrante (per esempio in alcune novelle di [[Giovanni Verga|Verga]] come ''Rosso Malpelo''), procura nel lettore il caratteristico effetto dello [[straniamento]], per cui chi legge si trova immerso in un'ottica ideologica che è normalmente censurata, o ritenuta criticabile, dal senso comune.
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*(a cura di) [[Gian Luigi Beccaria]], ''Dizionario di linguistica'', ed. Einaudi, Torino, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8
*[[Gian Luigi Beccaria]] (a cura di), ''Dizionario di linguistica'', [[Einaudi editore|ed. Einaudi]], Torino, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8


== Voci correlate ==
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*[[Litote]]
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*[[Figura retorica]]
*[[Figura retorica]]
*[[Tropo (retorica)]]


[[Categoria:Figure retoriche]]
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Versione delle 09:47, 22 mar 2012

Template:Avvisounicode L'antìfrasi (dal greco ἀντί, "contro", e φράσις, "locuzione") è una figura retorica per cui il significato di una parola, di un sintagma o di una frase risulta opposto a quello che assume normalmente.

Caratteristiche generali

Con l'antifrasi, chi parla o scrive intende il contrario di quello che dice. "È la forma più scoperta, aggressiva e ingenua di ironia"[1].

La disambiguazione della frase "Bella giornata!" in senso antifrastico è data dal contesto (piove a dirotto).

Già gli antichi Greci si preoccuparono di distinguere l'ironia dall'antifrasi: nella prima definizione di antifrasi, che sembra sia da attribuire a Trifone di Alessandria (I secolo d.C.), si sottolinea che in essa manca una "particolare intonazione" (chorìs hypokríseos) che invece è presente nell'ironia e ne segnala l'intento. Il rovesciamento dell'antifrasi è invece tutto puntato sul campo semantico, per cui può manifestarsi anche solo per mezzo di una singola parola. Così, ad esempio, i Greci diedero superstiziosamente il nome di Eumenidi («le benevole») alle Erinni.[1]

I trattati di retorica ai tempi del Medioevo inseriscono l'antifrasi tra i tropi, quindi tra le figure essenziali, per alzare il livello del dettato.[senza fonte]

Molte delle espressioni usate nelle lingue per augurare la buona riuscita di un'impresa usano l'antifrasi: la locuzione In bocca al lupo augura il contrario di quello che darebbe a intendere il significato letterale della frase nominale.

L'inversione innescata dall'antifrasi può riguardare:[1]

  • la proposizione
    • Abbiamo fatto proprio una bella figura! (qualcuno ha appena fatto una brutta figura)
  • la forza illocutoria dell'atto linguistico
    • Provaci! (qualcuno pronuncia un invito che a ben guardare è una sfida)
    • Bravo! (un complimento da intendere come una frase di scherno o rimprovero)

Come si vede, l'antifrasi risulta importante, oltre che come figura, anche come meccanismo, manifestandosi come esempio della "costituiva ambivalenza della comunicazione retorica"[1].

Esempi di antifrasi nella letteratura italiana

Alessandro Manzoni utilizza spesso l'antifrasi con intento ironico: riferendosi al tentativo di rapimento che Don Rodrigo aveva attuato nei confronti di Lucia Mondella l'autore scrive:

era la più grossa (impresa) a cui il brav'uomo avesse ancor messo mano (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo XI)

Nel poema satirico Il giorno, scritto a metà Settecento, Giuseppe Parini descrive con cura maniacale la vita dei membri della nobiltà, quasi divinizzandoli, soffermandosi su alcuni aspetti con minuziosità, proprio per creare l'effetto antifrastico, rivelando invece quanto vuota possa essere la vita del nobile.

L'uso dell'antifrasi, quando coinvolge la voce narrante (per esempio in alcune novelle di Verga come Rosso Malpelo), procura nel lettore il caratteristico effetto dello straniamento, per cui chi legge si trova immerso in un'ottica ideologica che è normalmente censurata, o ritenuta criticabile, dal senso comune.

Note

  1. ^ a b c d Dizionario di linguistica, 2004, cit., p. 68-9.

Bibliografia

Voci correlate