La canzone di Achille: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
And.martire (discussione | contributi)
m ortografia
Riga 20: Riga 20:
Teti aveva nascosto il figlio sull'isola per evitare che venisse reclutato da Agamennone, dato che la ninfa è a conoscenza di una profezia che annuncia che Achille avrebbe trovato la morte a Troia subito dopo aver ucciso Ettore. Odisseo, protetto da [[Atena]], rivela ad Achille tutta la profezia, incluso ciò che Teti aveva voluto nascondere: Achille morirà giovane e verrà ricordato nella gloria per sempre o alternativamente invecchierà nell'indifferenza generale e il suo nome verrà dimenticato alla sua morte. Non potendo tollerare un simile destino, Achille decide di partire per Troia, accompagnato da Patroclo, legato all'impresa dal vecchio giuramento ma, soprattutto, dall'amore per Achille. Dopo un ultimo viaggio a Ftia - dove Achille sceglie di non rivelare al padre della sua morte imminente - Achille e Patroclo si uniscono all'intera flotta greca e fanno conoscenza dell'orgoglioso [[Agamennone]]. La mancanza di vento, però, costringe la flotta a rimanere a terra, finché [[Calcante]] non rivela che l'assenza di vento è una punizione di [[Artemide]], disgustata da tutto il sangue che intendono versare nell'assedio di Troia. Agamennone offre la mano della figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]] ad Achille, che accetta, ma quando la giovane sacerdotessa avanza per incontrare il suo bellissimo sposo Agamennone sacrifica a tradimento la sua stessa figlia. Il sacrificio di Ifigenia era il tributo richiesto da [[Artemide]], che ora lascia che i venti soffino liberamente, permettendo quindi alla flotta di salpare per l'Asia Minore. Achille è sconvolte dalla morte della fanciulla, ma promette a Patroclo di tentare di imbrogliare il Fato: è stato profetizzato che lui morirà soltanto dopo che lui avrà ucciso Ettore, ma dato che non ha alcuna intenzione di farlo, pensa di poter evitare così il proprio destino.
Teti aveva nascosto il figlio sull'isola per evitare che venisse reclutato da Agamennone, dato che la ninfa è a conoscenza di una profezia che annuncia che Achille avrebbe trovato la morte a Troia subito dopo aver ucciso Ettore. Odisseo, protetto da [[Atena]], rivela ad Achille tutta la profezia, incluso ciò che Teti aveva voluto nascondere: Achille morirà giovane e verrà ricordato nella gloria per sempre o alternativamente invecchierà nell'indifferenza generale e il suo nome verrà dimenticato alla sua morte. Non potendo tollerare un simile destino, Achille decide di partire per Troia, accompagnato da Patroclo, legato all'impresa dal vecchio giuramento ma, soprattutto, dall'amore per Achille. Dopo un ultimo viaggio a Ftia - dove Achille sceglie di non rivelare al padre della sua morte imminente - Achille e Patroclo si uniscono all'intera flotta greca e fanno conoscenza dell'orgoglioso [[Agamennone]]. La mancanza di vento, però, costringe la flotta a rimanere a terra, finché [[Calcante]] non rivela che l'assenza di vento è una punizione di [[Artemide]], disgustata da tutto il sangue che intendono versare nell'assedio di Troia. Agamennone offre la mano della figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]] ad Achille, che accetta, ma quando la giovane sacerdotessa avanza per incontrare il suo bellissimo sposo Agamennone sacrifica a tradimento la sua stessa figlia. Il sacrificio di Ifigenia era il tributo richiesto da [[Artemide]], che ora lascia che i venti soffino liberamente, permettendo quindi alla flotta di salpare per l'Asia Minore. Achille è sconvolte dalla morte della fanciulla, ma promette a Patroclo di tentare di imbrogliare il Fato: è stato profetizzato che lui morirà soltanto dopo che lui avrà ucciso Ettore, ma dato che non ha alcuna intenzione di farlo, pensa di poter evitare così il proprio destino.


I greci approdano e conquistano le spiagge di fronte a Troia e già delle prime schermaglie Achille si rivela una macchina da guerra implacabile, un guerriero rapidissimo e mortale. Allestito il campo, Agamennone guida gli altri re - tra cui Achille, Odisseo, Diomede, [[Idomeneo]] ed [[Aiace Telamonio|Aiace]] - in diverse razzie, durante le quali catturano o rubano i primi bottini da spartirsi. Spinto da Patroclo, Achille reclama per sé la giovane [[Briseide]]. Patroclo ha voluto farlo per salvare la fanciulla dagli stupri da parte dei commilitoni e, lentamente, comincia a salvare altre donne dalla violenza dei greci chiedendo ad Achille di reclamare le schiave catturate per sé. Patroclo salva così una dozzina di donne, ma è solo con Briseide che stringe un'amicizia profonda e un legame affettivo unico, che quasi lo distrae dall'amore per Achille. Dopo un fallimentare negoziato, la guerra tra Greci e Troiani comincia e Patroclo si trova sul campo di battaglia ad assitere alle prodezze belliche dell'amato. Con il prolungarsi della guerra, che non accenna ad avere fine dato che i due eserciti sono perfettamente bilanciati, Patroclo combatte sempre meno, rendendosi invece molto utile nell'ospedale dell'accampamento, dove le arti imparante da Chirone gli permettono di salvare la vita a moltissimi compagni d'arme.
I greci approdano e conquistano le spiagge di fronte a Troia e già delle prime schermaglie Achille si rivela una macchina da guerra implacabile, un guerriero rapidissimo e mortale. Allestito il campo, Agamennone guida gli altri re - tra cui Achille, Odisseo, Diomede, [[Idomeneo]] ed [[Aiace Telamonio|Aiace]] - in diverse razzie, durante le quali catturano o rubano i primi bottini da spartirsi. Spinto da Patroclo, Achille reclama per sé la giovane [[Briseide]]. Patroclo ha voluto farlo per salvare la fanciulla dagli stupri da parte dei commilitoni e, lentamente, comincia a salvare altre donne dalla violenza dei greci chiedendo ad Achille di reclamare le schiave catturate per sé. Patroclo salva così una dozzina di donne, ma è solo con Briseide che stringe un'amicizia profonda e un legame affettivo unico, che quasi lo distrae dall'amore per Achille. Dopo un fallimentare negoziato, la guerra tra Greci e Troiani comincia e Patroclo si trova sul campo di battaglia ad assistere alle prodezze belliche dell'amato. Con il prolungarsi della guerra, che non accenna ad avere fine dato che i due eserciti sono perfettamente bilanciati, Patroclo combatte sempre meno, rendendosi invece molto utile nell'ospedale dell'accampamento, dove le arti imparante da Chirone gli permettono di salvare la vita a moltissimi compagni d'arme.


Sono passati ormai otto anni dall'inizio della guerra di Troia ed Achille è riuscito ad allungarsi la vita evitando di trovarsi faccia a faccia con Ettore, il grande difensore di Troia. Lo stato di equilibrio che Patroclo e Achille sono riusciti a trovare viene però guastato da un'oscura profezia di Teti, che annuncia che "il migliore dei [[Mirmidoni]]" morirà entro due anni e che alla sua morte seguirà quella di Ettore e dello stesso Achille. I due sono sorpresi dalla profezia, dato che essa implica che non sia Achille il migliore dei Mirmidoni. La situazione nel campo greco degenera quando Agamennone reclama per sé la giovane sacerdotessa troiana [[Criseide]], nonostante il padre [[Crise]], sommo sacerdote di [[Apollo]], abbia offerto un enorme riscatto per la sua liberazione. Agamennone oltraggia Crise, che chiede al suo dio di punire la tracotanza greca: la risposta di Apollo non si fa attendere e la peste si abbatte sul campo [[Achei|acheo]]. Il malcontento e la paura serpeggia tra i greci e, convocata l'assemblea, Achille interroga l'indovino Calcante, che rivela che la pestilenza è una punizione per l'oltraggio a Crise. Sentendosi sotto attacco Agamennone, che già da anni cova risentimenti per Achille, accetta di consegnare Criseide, ma pretende allora che Briseide venga data a lui per punire l'orgoglio di Achille. Il [[Achille|Pelide]] è furioso, ma accetta che i soldati di Agamennone portino via Briseide, un fatto che sconvolge Patroclo, che non vede più in Achille i tratti che ama da oltre dieci anni. Approfittando di un colloquio privato tra Achille e Teti, Patroclo si reca da Agamennone e, con un giuramento di sangue, tradisce l'amato rivelando le sue intenzioni: Achille ha lasciato che Agamennone prendesse Briseide solo perché sa che se il re miceneo violentasse la schiava l'affronto all'onore di Achille giustificherebbe davanti agli altri una violenta e sanguinosa vendetta da parte del principe di Ftia. Agamennone si rende conto della situazione e accetta di non toccare Briseide, che però non consegnerà finché Achille non lo supplicherà in ginocchio.
Sono passati ormai otto anni dall'inizio della guerra di Troia ed Achille è riuscito ad allungarsi la vita evitando di trovarsi faccia a faccia con Ettore, il grande difensore di Troia. Lo stato di equilibrio che Patroclo e Achille sono riusciti a trovare viene però guastato da un'oscura profezia di Teti, che annuncia che "il migliore dei [[Mirmidoni]]" morirà entro due anni e che alla sua morte seguirà quella di Ettore e dello stesso Achille. I due sono sorpresi dalla profezia, dato che essa implica che non sia Achille il migliore dei Mirmidoni. La situazione nel campo greco degenera quando Agamennone reclama per sé la giovane sacerdotessa troiana [[Criseide]], nonostante il padre [[Crise]], sommo sacerdote di [[Apollo]], abbia offerto un enorme riscatto per la sua liberazione. Agamennone oltraggia Crise, che chiede al suo dio di punire la tracotanza greca: la risposta di Apollo non si fa attendere e la peste si abbatte sul campo [[Achei|acheo]]. Il malcontento e la paura serpeggia tra i greci e, convocata l'assemblea, Achille interroga l'indovino Calcante, che rivela che la pestilenza è una punizione per l'oltraggio a Crise. Sentendosi sotto attacco Agamennone, che già da anni cova risentimenti per Achille, accetta di consegnare Criseide, ma pretende allora che Briseide venga data a lui per punire l'orgoglio di Achille. Il [[Achille|Pelide]] è furioso, ma accetta che i soldati di Agamennone portino via Briseide, un fatto che sconvolge Patroclo, che non vede più in Achille i tratti che ama da oltre dieci anni. Approfittando di un colloquio privato tra Achille e Teti, Patroclo si reca da Agamennone e, con un giuramento di sangue, tradisce l'amato rivelando le sue intenzioni: Achille ha lasciato che Agamennone prendesse Briseide solo perché sa che se il re miceneo violentasse la schiava l'affronto all'onore di Achille giustificherebbe davanti agli altri una violenta e sanguinosa vendetta da parte del principe di Ftia. Agamennone si rende conto della situazione e accetta di non toccare Briseide, che però non consegnerà finché Achille non lo supplicherà in ginocchio.

Versione delle 09:42, 16 mar 2020

La canzone di Achille
Titolo originaleThe Song of Achilles
AutoreMadeline Miller
1ª ed. originale2011
Genereromanzo
Lingua originaleinglese

La canzone di Achille (The Song of Achilles) è il romanzo di esordio di Madeline Miller, premiato con l'Orange Prize nel 2012. Il romanzo ripercorre la storia di Achille e Patroclo dall'esilio di Patroclo adolescente all'incontro con Achille, per poi narrare l'addestramento dei due con il centauro Chirone, l'amore nato tra i due principi, la guerra di Troia ed infine la morte ed il successivo incontro nell'Ade dei due eroi.

Trama

Patroclo è un bambino gracile e poco promettente dal punto di vista fisico, un fatto che lo rende poco amato dal padre, il re Menezio di Oponte. Ancora bambino, Patroclo viene portato dal padre a Sparta come pretendente alla mano di Elena, ma la fanciulla sceglie invece di sposare Menelao; insieme agli altri numerosi pretendenti, il giovane Patroclo giura di rispettare la scelta di Elena e di difendere i diritti dello sposo voluto dalla giovane, seguendo il suggerimento di Odisseo, re di Itaca. Al suo ritorno in patria Patroclo si macchia inavvertitamente di un delitto, uccidendo per sbaglio un giovane aristocratico che aveva tentato di rubargli dei dadi. Menezio allora decide di punire il figlio con l'esilio e, spogliatolo del titolo di principe e del suo patronimico, spedisce Patroclo a Ftia, per essere cresciuto con gli orfani e gli esuli sotto la protezione di Peleo.

Qui Patroclo non riesce ad integrarsi con gli altri esuli e continua ad essere ossessionato da visioni del bambino che ha ucciso finché non entra nelle grazie di Achille, il figlio di Peleo e suo coetaneo. Nonostante la giovane età - appena dieci anni - Achille dimostra delle doti e una bellezza straordinarie, che tradiscono la sua natura semidivina: sua madre è infatti la ninfa Teti. Sorprendendo tutti, compresi Peleo e lo stesso Patroclo, Achille sceglie il principe esiliato come compagno prediletto e i due stringono velocemente una profonda amicizia, oscurata solo da Teti, che non approva la scelta del figlio. Passano gli anni e il rapporto tra Achille e Patroclo si fa sempre più profondo finché, alle soglie dell'adolescenza, i due si baciano. Dopo il bacio Achille fugge, lasciando Patroclo in preda allo sconforto, una condizione esacerbata dalla scoperta che il principe di Ftia è sparito durante la notte. Patroclo scopre che l'amico è stato mandato dal centauro Chirone, maestro di tanti eroi, per affinare la sua preparazione. Patroclo si mette sulle tracce dell'amico e a breve lo trova, anche perché Achille non è mai giunto dal centauro, visto che ha preferito restare indientro per aspettare Patroclo. Chirone li accetta entrambi come suoi studenti e per i due giovani cominciano anni molto felici lontani dalla corte e dalla minacciosa figura di Teti. Con il centauro Achille continua ad addestrarsi all'arte della guerra, mentre Patroclo comincia ad avvicinarsi alla medicina. Superati i sedici anni i due giovani riescono finalmente a confessare i propri sentimenti l'uno per l'atro e a consumare per la prima volta il loro amore.

L'idillio sul monte Pelio viene bruscamente interrotto dai messaggeri di Peleo, che ordina al figlio di tornare immediatamente a palazzo. Tornati a Ftia, Achille e Patroclo scoprono che Elena è stata rapita da Paride e portata a Troia, scatenando le ire di Menelao e del fratello Agamennone, che ha deciso di allestire un'armata titanica per recuperare la cognata e distruggere Troia. Ma Achille non è interessato alla guerra e declina l'offerta di unirsi all'armata. Nella notte però il giovane principe scompare misteriosamente, gettando Patroclo ancora una volta nella disperazione. Il giovane supplica Peleo di rivelargli dove si trova Achille e il re, dopo deboli proteste, confessa che il figlio si trova sull'isola di Sciro. Patroclo salpa verso l'isola, dove viene accolto dalla principessa Deidamia, la figlia del re Licomede. Qui, Patroclo ritrova l'amato Achille, che Teti ha fatto vestire da donna affinché i messi di Agamennone non lo trovassero. La gioia di Patroclo nel rivedere Achille è guastata dalla scoperta che il principe ha giaciuto con Deidamia, che ora aspetta un figlio da lui. Achille però gli spiega che è stata Teti a costringerlo ad avere rapporti con la principessa, dopo avergli promesso che se lui l'avesse messa incinta lei avrebbe rivelato a Patroclo il suo nascondiglio. Superato l'imbarazzao iniziale, Patroclo ed Achille tornaro ad amarsi, ma la loro felicità a Sciro dura poco. Odisseo e Diomede si recano in visita da Licomede e con un astuto stratagemma smascherano Achille, ancora travestito da fanciulla.

Teti aveva nascosto il figlio sull'isola per evitare che venisse reclutato da Agamennone, dato che la ninfa è a conoscenza di una profezia che annuncia che Achille avrebbe trovato la morte a Troia subito dopo aver ucciso Ettore. Odisseo, protetto da Atena, rivela ad Achille tutta la profezia, incluso ciò che Teti aveva voluto nascondere: Achille morirà giovane e verrà ricordato nella gloria per sempre o alternativamente invecchierà nell'indifferenza generale e il suo nome verrà dimenticato alla sua morte. Non potendo tollerare un simile destino, Achille decide di partire per Troia, accompagnato da Patroclo, legato all'impresa dal vecchio giuramento ma, soprattutto, dall'amore per Achille. Dopo un ultimo viaggio a Ftia - dove Achille sceglie di non rivelare al padre della sua morte imminente - Achille e Patroclo si uniscono all'intera flotta greca e fanno conoscenza dell'orgoglioso Agamennone. La mancanza di vento, però, costringe la flotta a rimanere a terra, finché Calcante non rivela che l'assenza di vento è una punizione di Artemide, disgustata da tutto il sangue che intendono versare nell'assedio di Troia. Agamennone offre la mano della figlia Ifigenia ad Achille, che accetta, ma quando la giovane sacerdotessa avanza per incontrare il suo bellissimo sposo Agamennone sacrifica a tradimento la sua stessa figlia. Il sacrificio di Ifigenia era il tributo richiesto da Artemide, che ora lascia che i venti soffino liberamente, permettendo quindi alla flotta di salpare per l'Asia Minore. Achille è sconvolte dalla morte della fanciulla, ma promette a Patroclo di tentare di imbrogliare il Fato: è stato profetizzato che lui morirà soltanto dopo che lui avrà ucciso Ettore, ma dato che non ha alcuna intenzione di farlo, pensa di poter evitare così il proprio destino.

I greci approdano e conquistano le spiagge di fronte a Troia e già delle prime schermaglie Achille si rivela una macchina da guerra implacabile, un guerriero rapidissimo e mortale. Allestito il campo, Agamennone guida gli altri re - tra cui Achille, Odisseo, Diomede, Idomeneo ed Aiace - in diverse razzie, durante le quali catturano o rubano i primi bottini da spartirsi. Spinto da Patroclo, Achille reclama per sé la giovane Briseide. Patroclo ha voluto farlo per salvare la fanciulla dagli stupri da parte dei commilitoni e, lentamente, comincia a salvare altre donne dalla violenza dei greci chiedendo ad Achille di reclamare le schiave catturate per sé. Patroclo salva così una dozzina di donne, ma è solo con Briseide che stringe un'amicizia profonda e un legame affettivo unico, che quasi lo distrae dall'amore per Achille. Dopo un fallimentare negoziato, la guerra tra Greci e Troiani comincia e Patroclo si trova sul campo di battaglia ad assistere alle prodezze belliche dell'amato. Con il prolungarsi della guerra, che non accenna ad avere fine dato che i due eserciti sono perfettamente bilanciati, Patroclo combatte sempre meno, rendendosi invece molto utile nell'ospedale dell'accampamento, dove le arti imparante da Chirone gli permettono di salvare la vita a moltissimi compagni d'arme.

Sono passati ormai otto anni dall'inizio della guerra di Troia ed Achille è riuscito ad allungarsi la vita evitando di trovarsi faccia a faccia con Ettore, il grande difensore di Troia. Lo stato di equilibrio che Patroclo e Achille sono riusciti a trovare viene però guastato da un'oscura profezia di Teti, che annuncia che "il migliore dei Mirmidoni" morirà entro due anni e che alla sua morte seguirà quella di Ettore e dello stesso Achille. I due sono sorpresi dalla profezia, dato che essa implica che non sia Achille il migliore dei Mirmidoni. La situazione nel campo greco degenera quando Agamennone reclama per sé la giovane sacerdotessa troiana Criseide, nonostante il padre Crise, sommo sacerdote di Apollo, abbia offerto un enorme riscatto per la sua liberazione. Agamennone oltraggia Crise, che chiede al suo dio di punire la tracotanza greca: la risposta di Apollo non si fa attendere e la peste si abbatte sul campo acheo. Il malcontento e la paura serpeggia tra i greci e, convocata l'assemblea, Achille interroga l'indovino Calcante, che rivela che la pestilenza è una punizione per l'oltraggio a Crise. Sentendosi sotto attacco Agamennone, che già da anni cova risentimenti per Achille, accetta di consegnare Criseide, ma pretende allora che Briseide venga data a lui per punire l'orgoglio di Achille. Il Pelide è furioso, ma accetta che i soldati di Agamennone portino via Briseide, un fatto che sconvolge Patroclo, che non vede più in Achille i tratti che ama da oltre dieci anni. Approfittando di un colloquio privato tra Achille e Teti, Patroclo si reca da Agamennone e, con un giuramento di sangue, tradisce l'amato rivelando le sue intenzioni: Achille ha lasciato che Agamennone prendesse Briseide solo perché sa che se il re miceneo violentasse la schiava l'affronto all'onore di Achille giustificherebbe davanti agli altri una violenta e sanguinosa vendetta da parte del principe di Ftia. Agamennone si rende conto della situazione e accetta di non toccare Briseide, che però non consegnerà finché Achille non lo supplicherà in ginocchio.

Achille è ferito dal tradimento di Patroclo, ma finisce per capire le sue ragioni e i due si riappacificano. Pur rinunciando alla vendetta contro Agamennone, Achille decide di non combattere più per lui e di rimanere nella tenda con Patroclo mentre l'esercito greco viene massacrato e sconfitto da quello troiano guidato da Ettore e ora anche da Sarpedonte. Il piano è appoggiato da Teti, che ha chiesto e ottenuto da Zeus la vittoria dei troiani finché Agamennone non chiederà perdono al figlio. L'esercito greco comincia a quindi a perdere una battaglia dopo l'altra ed è costretto a ritirarsi sulla spiaggia, mentre i troiani li incalzano e minacciano l'accampamento e le navi degli achei. Nonostanste Agamennone offra ricchi doni e la restituzione di Briseide, Achille rifiuta di tornare in campo finché il re miceneo non gli chiederà perdono personalmente e in ginocchio. Fenice, il vecchio tutore di Achille, prova a far ragionare il principe raccontandogli la storia di Meleagro, che rifiutò di combattere per la sua città perché i suoi abitanti ne avevano messo in dubbio l'onore: Meleagro accettò di tornare sul campo di battaglia solo dopo le suppliche dell'amata Cleopatra, ma anche se l'eroe portò i suoi uomini alla vittoria la sua tardiva entrata in battaglia aveva ormai causato la morte di troppi cittadini e la gloria dell'impresa fu offuscata dall'ignominia del sua inazione precedente. Ma Achille, seppur combattutto, ha troppa paura di perdere il suo onore - che, data la morte imminente, sa essere la sua unica eredità - e non vuole sentire ragioni. Patroclo, commosso dalla morte dei loro commilitoni, supplica Achille di lasciarlo andare in guerra indossando la sua armatura, perché sa che l'apparizione di Achille (vero o presunto) darebbe energia ai Greci e getterebbe nel panico i Troiani. Dopo molte suppliche, Achille accetta alla condizione che Patroclo non si avvicini a Troia né ad Ettore. Dopo un ultimo bacio, Patroclo guida i Mirmidoni in battaglia e in un primo momento il suo piano ha successo: alla vista di "Achille" i Troiani si disperdono, anche perché Patroclo mostra un inaspettato talento militare uccidendo il possente Sarpedonte. Ma Patroclo osa troppo e, inebriato dalla battaglia, infrange la promessa fatta ad Achille e viene ucciso da Ettore.

Continuando la narrazione anche da morto, Patroclo racconta l'inevitabile fine della guerra: spinto dall'immane dolore per la morte dell'amato, di cui si sente responsabile, Achille torna in battaglia, compie una strage senza precedenti di troiani e uccide barbaramente Ettore, continuando poi ad infierire sul suo corpo per giorni. L'ira e il dolore di Achille si placano solamente quando il vecchio re Priamo si reca alla sua tenda di notte per chiedere la restituzione del figlio amatissimo: Priamo ricorda ad Achille l'ormai anziano Peleo e gli concede di riportare Ettore a Troia per gli onori funebri. Trovata una qualche pace con se stesso e gli altri, Achille permette anche la cremazione di Patroclo. Il principe di Ftia torna in battaglia e, desiderando la morte, si lascia uccidere da Paride con una freccia guidata dagli dei. Alla morte di Achille segue lo sbarco di Neottolemo, il figlio che il principe di Ftia ha avuto a Sciro e che è stato allevato da Teti. Il giovanissimo figlio di Achille si dimostra crudele e violento, reclama Briseide per il suo letto e non vuole che il nome di Patroclo, le cui ceneri sono state mischiate a quelle di Achille, venga inciso sotto a quello del padre. L'ordine scandalizza i re greci, affezionati a Patroclo, anche perché senza una degna sepoltura l'anima del defunto non può raggiungere l'amato Achille nell'Ade. Con lo stratagemma del cavallo i Greci conquistano Troia e Neottolemo dà prova di grande crudeltà uccidendo barbaramente non solo Priamo ma anche il giovanissimo figlio di Ettore, Astianatte. Poi uccide anche Briseide, che aveva tentanto la fuga consapevole del pericolo per raggiungere l'amato Patroclo nella morte.

Ottenuta la vittoria i greci salpano per la patria che non vedono da dieci anni, lasciando lo spirito di Patroclo aleggiare sopra i luoghi in cui aveva vissuto i suoi ultimi dieci anni. Teti, addolorata per la morte del figlio, mostra finalmente qualcosa di diverso dall'ostilità nei confronti di Patroclo e gli chiede di raccontarle tutto su Achille. Teti ascolta per giorni la storia di Patroclo e del suo grande amore per Achille, arrivando a comprendere cose che, pur avendo visto, non ha mai capito di lui. Quando Patroclo finisce la sua storia Teti incide il nome del giovane sulla tomba del figlio e lo esorta ad andare da lui: Achille lo sta aspettando.

Edizione