Battaglia aerea di Formosa: differenze tra le versioni

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==Conseguenze==
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Dopo la battaglia le forze aeree nipponiche furono duramente provate in termini di aerei ed equipaggi; se le perdite di mezzi potevano teoricamente essere rimpiazzate dall'industria nazionale, l'addestramento degli equipaggi richiedeva tempi molto più lunghi. Inoltre vennero sopravvalutate le perdite dell'aviazione navale e della flotta statunitense, influenzando le valutazioni per la futura operazione successiva: l'[[Operazione Sho-Go]] 1, la [[battaglia del golfo di Leyte]], e le Shō-Gō 2 (risposta agli attacchi su Formosa), e Shō-Gō 3 (risposta agli attacchi sulle isole Ryukyu). Durante la Shō-Gō 1, originariamente la squadra dell'ammiraglio Shima era stata mandata a "finire gli storpi", l'ipotetica grande quantità di navi ststunitensi danneggiate dagli attacchi aerei nipponici, ma quando la smentita statunitense alle perdite annunciate dai giapponesi venne resa nota per radio, le navi vennero richiamate immediatamente indietro.
Dopo la battaglia le forze aeree nipponiche furono duramente provate in termini di aerei ed equipaggi; se le perdite di mezzi potevano teoricamente essere rimpiazzate dall'industria nazionale, l'addestramento degli equipaggi richiedeva tempi molto più lunghi. Inoltre vennero sopravvalutate le perdite dell'aviazione navale e della flotta statunitense, influenzando le valutazioni per la futura operazione successiva: l'[[Operazione Sho-Go]] 1, la [[battaglia del golfo di Leyte]], e le Shō-Gō 2 (risposta agli attacchi su Formosa), e Shō-Gō 3 (risposta agli attacchi sulle isole Ryukyu). Durante la Shō-Gō 1, originariamente la squadra dell'ammiraglio Shima era stata mandata a "finire gli storpi", l'ipotetica grande quantità di navi statunitensi danneggiate dagli attacchi aerei nipponici, ma quando la smentita statunitense alle perdite annunciate dai giapponesi venne resa nota per radio, le navi vennero richiamate immediatamente indietro.


==Note==
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Versione delle 01:37, 21 ott 2014

Battaglia aerea di Formosa
parte del teatro del Pacifico della seconda guerra mondiale
L'equipaggio della USS Hancock (CV-19) carica i razzi sugli aerei, in preparazione dei raid su Formosa, il 12 ottobre 1944.
Data10 ottobre- 12 ottobre 1944
LuogoFormosa, Filippine, Isole Ryukyu
EsitoVittoria tattica alleata
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
17 portaerei
6 corazzate
4 incrociatori pesanti
10 incrociatori leggeri
58 cacciatorpediniere
circa 1200 aerei imbarcati
1251 aerei dell'aviazione dell'Esercito e della Marina con basi a terra
Perdite
89 aerei, alcune decine di morti,
due portaerei danneggiate
un incrociatore pesante seriamente danneggiato
due incrociatori leggeri danneggiati
due cacciatorpediniere danneggiati
circa 500 aerei ed equipaggi, 40 navi da guerra ed ausiliarie
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La battaglia aerea di Formosa si svolse nell'ambito della guerra del Pacifico durante la seconda guerra mondiale tra gli statunitensi e le forze armate imperiali giapponesi. La battaglia fa parte della campagna delle Filippine attuata dagli Alleati per riconquistare l'arcipelago, occupato dalle truppe giapponesi durante una lunga campagna fra il 22 dicembre 1941 e il 6 maggio 1942.

Antefatti

Forse la considerazione più decisiva contro il piano Cina-Formosa, come ipotizzato dall'Ammiraglio King e da altri, fu che l'invasione di Formosa avrebbe richiesto una quantità di forze terrestri molto più grande di quelle disponibili nel Pacifico alla fine del 1944, e non sarebbe stata praticabile fin quando la sconfitta della Germania non avesse reso disponibili ulteriori divisioni Alleate per prestare servizio a oriente[1].

In ogni caso, nell'area Formosa - Filippine - isole Ryukyu - Giappone meridionale erano presenti oltre 1200 aerei da combattimento della Marina e dell'Esercito Imperiale (l'aviazione nipponica non esisteva come forza armata indipendente) che costituivano una seria minaccia per le forze navali Alleate; pertanto venne deciso dallo stato maggiore statunitense di eliminare o comunque ridimensionare questa minaccia, attuando dal 10 al 20 ottobre, a partire dalle portaerei di squadra della Task Force 38 (il braccio operativo della Terza flotta USA), una serie di attacchi contro le basi aeree di Formosa e delle Filippine in quella che venne chiamata Battaglia aerea di Formosa[2].

Schieramenti

Alleati

Giapponesi

  • Aviazione della Marina Imperiale: 1,251 caccia/bombardieri. Shigekazu Shimazaki
    • Prima Flotta Aerea della Marina Imperiale: basata a Manila, Filippine, 144 caccia/bombardieri.
    • Seconda Flotta Aerea: basata a Takao, Taiwan, 358 caccia/bombardieri..
    • Terza Flotta Aerea: basata su portaerei, 275 caccia/bombardieri..
    • Terza Flotta della Marina Imperiale: basata a Kisarazu, Chiba, 237 caccia/bombardieri.
    • Dodicesima Flotta Aerea: basata su portaerei, 237 caccia/bombardieri.

La Battaglia

In vari giorni di attacchi, i piloti statunitensi martellarono gli aeroporti e i porti di Formosa, delle Filippine e delle isole Ryukyu, affondando varie unità leggere e navi ausiliarie, ma soprattutto falcidiando la forza aerea nipponica.

Conseguenze

Dopo la battaglia le forze aeree nipponiche furono duramente provate in termini di aerei ed equipaggi; se le perdite di mezzi potevano teoricamente essere rimpiazzate dall'industria nazionale, l'addestramento degli equipaggi richiedeva tempi molto più lunghi. Inoltre vennero sopravvalutate le perdite dell'aviazione navale e della flotta statunitense, influenzando le valutazioni per la futura operazione successiva: l'Operazione Sho-Go 1, la battaglia del golfo di Leyte, e le Shō-Gō 2 (risposta agli attacchi su Formosa), e Shō-Gō 3 (risposta agli attacchi sulle isole Ryukyu). Durante la Shō-Gō 1, originariamente la squadra dell'ammiraglio Shima era stata mandata a "finire gli storpi", l'ipotetica grande quantità di navi statunitensi danneggiate dagli attacchi aerei nipponici, ma quando la smentita statunitense alle perdite annunciate dai giapponesi venne resa nota per radio, le navi vennero richiamate immediatamente indietro.

Note

  1. ^ Morison, pp. 3-12
  2. ^ Douglas MacArthur, XIII. Struggle For Leyte, in Reports of General MacArthur, Japanese Demobilization Bureaux Records, 1994, p. 371. URL consultato il 7 marzo 2012.

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