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Chiesa dei Santi Vito e Compagni: differenze tra le versioni

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La '''chiesa dei Santi Vito e Compagni''' è il principale [[culto|luogo di culto]] [[chiesa cattolica|cattolico]] di [[Ossanesga]] quartieri di [[Valbrembo]] in [[Provincia di Bergamo|provincia]] e [[diocesi di Bergamo]]; fa parte del [[Parrocchie della diocesi di Bergamo#Vicariato di Mapello-Ponte San Pietro|vicariato di Mapello-Ponte San Pietro.]]<ref name=Beweb>{{cita|Beweb}}</ref><ref name=LBC>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/1500371/?view=toponimi&hid=0|titolo=parrochia die santi Vito, Modesta e Crscenzia martiri|editore=Lombardia Beni Culturali|accesso=13 dicembre 2020}}</ref> Eretta canonicamente a parrocchia autonoma il 24 giungo 1753.
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== Storia ==
== Storia ==
La chiesa in località Ossanesga è inserita nel documento "nota ecclesiarum" ordinato da [[Bernabò Visconti]] del 1360, che elencava i benefici di ogni chiesa e monastero della terra di Bergamo per poterne poi riscuotere tasse e censi da versare sia alla chiesa di Roma che alla famiglia [[Visconti]] di [[Milano]]. Il documento indica che la chiesa intitolata a san Vito, aveva un solo beneficio ed era inserita ne primiceriato di [[Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Valbrembo)|Scano al Brembo]].<ref name=LBC/>
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Nel 1734 risulta inserita nel vicariato foraneo di Ponte San Pietro e i fedeli erano però registrati con quelli di Scano al Brembo; solo il 24 giugno 1753 con decreto del vescovo [[Antonio Redetti]] fu smembrata venendo eretta canonicamente a parrocchia autonoma.
La chiesa fu nuovamente visitata dal vescovo [[Giovanni Paolo Dolfin]] il 23 aprile 1781. Dagli atti risulta che fosse intitolata ai santi Vito, Modesto e Crescenza martiri. Vi erano tre altari e le confraternite del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine del Rosario e l0anonima confraternita.
La chiesa fu nuovamente visitata dal vescovo [[Giovanni Paolo Dolfin]] il 23 aprile 1781. Dagli atti risulta che fosse intitolata ai santi Vito, Modesto e Crescenza martiri. Vi erano tre altari e le confraternite del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine del Rosario e l'anonima confraternita.


Nella seconda metà dell'Ottocento la chiesa fu oggetto di ampliamento e ristrutturazione, venendo consacrata nel 1869 dal vescovo [[Pier Luigi Speranza]] il quale fece dono delle reliquie dei santi Claro, Placido e Valeria, sigillandone nella mensa del nuovo altare. L'edificio, a causa di gravi fatti di sangue, fu nuovamente consacrata nel biennio successivo.
Nella seconda metà dell'Ottocento la chiesa fu oggetto di ampliamento e ristrutturazione, venendo consacrata nel 1869 dal vescovo [[Pier Luigi Speranza]] il quale fece dono delle reliquie dei santi Claro, Placido e Valeria, sigillandone nella mensa del nuovo altare. L'edificio, a causa di gravi fatti di sangue, fu nuovamente consacrata nel biennio successivo.


Con decreto del 27 maggio 1979 del vescovo di Bergamo [[Giulio Oggioni]] la chiesa fu inserita nel vicariato locale di Mapello-Ponte San Pietro.
Con decreto del 27 maggio 1979 del vescovo di Bergamo [[Giulio Oggioni]] la chiesa fu inserita nel vicariato locale di Mapello-Ponte San Pietro.
Il Novecento vide lavori di ammodernamento e consolidamento della struttura con le nuove dorature e affrescature.
Il Novecento vide lavori di ammodernamento e consolidamento della struttura con le nuove dorature e affrescature.


Il [[XX secolo]] vide la chiesa oggetto di lavori di manutenzione e mantenimento con la nuova pavimentazione del sagrato.
Il [[XX secolo]] vide la chiesa oggetto di lavori di manutenzione con la nuova pavimentazione del sagrato.

== Descrizione ==
== Descrizione ==
L'edificio di culto, con l'abside rivolta a sud, è posto nel centro della frazione ed è preceduta da un piccolo sagrato con pavimentazione in lastre di pietra. Un porticato precede la facciata. Questo presenta tre aperture a archi centrali e una laterale con colonne in pietra. Nella parte superiore vi è un'apertura circolare atta a illuminare l'aula. La facciata è definita da lesene binate che reggono la copertura terminante con un ulteriore blocco di fabbricato con copertura a due spioventi.
L'edificio di culto, con l'abside rivolta a sud, è posto nel centro della frazione ed è preceduto da un piccolo sagrato con pavimentazione in lastre di pietra. Un porticato precede la facciata. Sono presenti tre aperture ad archi centrali e una laterale con colonne in pietra. Nella parte superiore vi è un'apertura circolare atta a illuminare l'aula. La facciata è definita da lesene binate che reggono la copertura terminante con un ulteriore blocco di fabbricato con copertura a due spioventi.


A sinistra vi è la [[Campanile|torre campanaria]] in pietra a vista.
A sinistra vi è la [[Campanile|torre campanaria]] in pietra a vista.


L'aula interna con pianta a croce latina e a volta a botte, mentre il transetto a copertura a tazza ellittica che si sviluppa su quattro archi con pennacchi. La prima parte dell'aula è divisa da lesene in due campate dove ci sono gli altari dedicati a san Carlo Borromeo sul lato destro e alla Madonna del Santo Rosario corrispondente.
L'aula interna ha la pianta a croce latina e volta a botte, mentre il transetto a copertura a tazza ellittica che si sviluppa su quattro archi con pennacchi. La prima parte dell'aula è divisa da lesene in due campate dove ci sono gli altari dedicati a san Carlo Borromeo sul lato destro e alla Madonna del Santo Rosario sul lato opposto.
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Versione delle 22:07, 15 dic 2020

Chiesa dei Santi Vito e Compagni
Piazza dei santi Vito e Compagni
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàOssanesga (Valbrembo)
Coordinate45°49′38.55″N 9°20′40.07″E
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Vito e Modesto e Crescenzia
Diocesi Bergamo
Inizio costruzioneXIV secolo

La chiesa dei Santi Vito e Compagni è il principale luogo di culto cattolico di Ossanesga, quartiere di Valbrembo, in provincia e diocesi di Bergamo; fa parte del vicariato di Mapello-Ponte San Pietro.[1][2] Fu eretta canonicamente a parrocchia autonoma il 24 giugno 1753.

Storia

La chiesa in località Ossanesga è inserita nel documento "nota ecclesiarum" ordinato da Bernabò Visconti del 1360, che elencava i benefici di ogni chiesa e monastero della terra di Bergamo per poterne poi riscuotere tasse e censi da versare sia alla chiesa di Roma che alla famiglia Visconti di Milano. Il documento indica che la chiesa, intitolata a san Vito, aveva un solo beneficio ed era inserita ne primiceriato di Scano al Brembo.[2]

Nell'autunno del 1575, durante la visita pastorale diocesana, Carlo Borromeo arcivescovo di Milano visitò la chiesa parrocchiale di Ossanesga indicandola intitolata ai santi Vito e Modesto, con la presenza delle confraternite della dottrina cristiana e del Corpo di Cristo, e legati testamentari per i più indigenti, ed era retta da un unico sacerdote. Nel 1659 fu il vescovo Gregorio Barbarigo a visitare la parrocchia che ne documenta la presenta delle confraternite del Santissimo Sacramento, che gestiva l'altare maggiore, del Santo Rosario e della dottrina cristiana.[3]

Nel 1666 la chiesa fu inserita nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile Giovanni Giacomo Marenzi.[1]Dall'elenco si deduce che era inserita nella pieve di Scano con la quale condivideva il curato[4][5][1]. Nel 1734 risulta inserita nel vicariato foraneo di Ponte San Pietro e i fedeli erano però registrati con quelli di Scano al Brembo; solo il 24 giugno 1753 con decreto del vescovo Antonio Redetti fu smembrata venendo eretta canonicamente a parrocchia autonoma. La chiesa fu nuovamente visitata dal vescovo Giovanni Paolo Dolfin il 23 aprile 1781. Dagli atti risulta che fosse intitolata ai santi Vito, Modesto e Crescenza martiri. Vi erano tre altari e le confraternite del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine del Rosario e l'anonima confraternita.

Nella seconda metà dell'Ottocento la chiesa fu oggetto di ampliamento e ristrutturazione, venendo consacrata nel 1869 dal vescovo Pier Luigi Speranza il quale fece dono delle reliquie dei santi Claro, Placido e Valeria, sigillandone nella mensa del nuovo altare. L'edificio, a causa di gravi fatti di sangue, fu nuovamente consacrata nel biennio successivo.

Con decreto del 27 maggio 1979 del vescovo di Bergamo Giulio Oggioni la chiesa fu inserita nel vicariato locale di Mapello-Ponte San Pietro. Il Novecento vide lavori di ammodernamento e consolidamento della struttura con le nuove dorature e affrescature.

Il XX secolo vide la chiesa oggetto di lavori di manutenzione con la nuova pavimentazione del sagrato.

Descrizione

L'edificio di culto, con l'abside rivolta a sud, è posto nel centro della frazione ed è preceduto da un piccolo sagrato con pavimentazione in lastre di pietra. Un porticato precede la facciata. Sono presenti tre aperture ad archi centrali e una laterale con colonne in pietra. Nella parte superiore vi è un'apertura circolare atta a illuminare l'aula. La facciata è definita da lesene binate che reggono la copertura terminante con un ulteriore blocco di fabbricato con copertura a due spioventi.

A sinistra vi è la torre campanaria in pietra a vista.

L'aula interna ha la pianta a croce latina e volta a botte, mentre il transetto a copertura a tazza ellittica che si sviluppa su quattro archi con pennacchi. La prima parte dell'aula è divisa da lesene in due campate dove ci sono gli altari dedicati a san Carlo Borromeo sul lato destro e alla Madonna del Santo Rosario sul lato opposto. La zona presbiterale è preceduta dall'arco trionfale e da cinque gradini. La parte con coro absidato, coperto da catino, ha la copertura a tazza.[1]

Note

  1. ^ a b c d Beweb
  2. ^ a b parrocchia dei santi Vito, Modesta e Crescenzia martiri, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 13 dicembre 2020.
  3. ^ Daniele Montanari, Gregorio Barbarigo a Bergamo (1657-1664). Prassi di governo e missione pastorale, Glossa, 1997.
  4. ^ Giovanni Giacomo Marenzi, Sommario delle chiese di Bergamo, Bergamo, Archivio della curia Vescovile, 1666.
  5. ^ Giulio Orazio Bravi, Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento, Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo, novembre 2013.

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