Sotade

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Sotade (in greco antico: Σωτάδης?, Sotádēs; Maronea, ... – Cauno, 275 a.C.) è stato un poeta greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Maronea, in Tracia, Sotade visse ad Alessandria d'Egitto durante il regno di Tolomeo II Filadelfo (285 a.C.-246 a.C.). Proprio per un attacco contro il faraone, in occasione del matrimonio con la sorella Arsinoe II[1], mentre fuggiva da Alessandria cercando di evitare la vendetta di Tolomeo Filadelfo, sfortunatamente per lui venne preso a Caudo da Patroclo, uno stratego del re, che lo chiuse dentro una giara di piombo e lo gettò in mare[2]. Secondo Plutarco[3], invece, Sotade sarebbe morto in carcere.

Sotade pagò, dunque, con la vita il suo atteggiamento di critica aperta e decisa, rivolta adottando un linguaggio oltraggioso e sarcastico, riguardo al matrimonio incestuoso fra i due fratelli, che, pur avendo importanti motivazioni politiche, quali il rafforzamento della nuova dinastia dei Lagidi anche attraverso il riconoscimento e l'accettazione di un fatto di costume ben radicato nel mondo egizio[4], poteva senza dubbio risultare offensivo e inammissibile per quel settore degli intellettuali alessandrini che più si sentiva legato ai valori storico-culturali del mondo greco. Tuttavia questo dissenso di cui Sotade si fece portavoce rimase sicuramente circoscritto ad un ristretto numero di intellettuali; la maggioranza accettò le scelte politico-dinastiche del sovrano, come è testimoniato dal fatto che due dei poeti più rappresentativi del tempo, Callimaco[5] e Teocrito[6], presero apertamente posizione a favore del matrimonio fra i due fratelli.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Ateneo riferisce che Sotade (seguito da suo figlio Apollonio) era noto come autore di kinaidoi, ossia versi osceni, in dialetto ionico e metro sotadico (tetrametro brachicatalettico a maiore), imitati in seguito da Alessandro Etolo[7], un genere poetico il cui elemento caratterizzante, anche. se non l'unico, è rappresentato dal contenuto maledico e lascivo dei componimenti. Secondo la tradizione Sotade fu, inoltre, l'inventore del palindromo.

Il lessico Suda gli attribuisce come titoli Discesa nell'Ade, Priapo, Per Belestiche, Amazzone; Ateneo[8] riporta tre versi di un carme contro un flautista, Teodoro, e suo padre Filino, mentre Efestione riporta due versi e notizie, rispettivamente, di un Adone[9] e di una Iliade[10]. Di tali opere rimangono solo 5 frammenti sicuri[11], mentre sono da considerare apocrife alcune sentenze (in numero di 60 versi) attribuitegli da Stobeo[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ «In un buco empio spingeva il pungolo» (Fr. 1 P.).
  2. ^ Ateneo, XIV, 620E-621A.
  3. ^ De liberis educandis, 11A.
  4. ^ Pausania, I 7, 1.
  5. ^ Cfr. Fr. 392 Pfeiffer.
  6. ^ Idillio XVII, vv. 128-134.
  7. ^ Cfr. Suda, Φ 147.
  8. ^ XIV, 621B.
  9. ^ Fr. 3 Powell.
  10. ^ Frr. 4a, 4b, 4c Powell, di cui un verso in Efestione e 5 versi in altre fonti.
  11. ^ I frr. 16-22 Powell sono catalogati come incerti.
  12. ^ Frr. 6-15 Powell.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • L. Escher, De Sotadis Maronitae Reliquiis, Diss. Darmstadt, 1913.
  • I.U. Powell, Collectanea Alexandrina, Oxonii 1925, pp. 238-245 (edizione critica dei frammenti).
  • R. Pretagostini, Ricerche sulla poesia alessandrina. Teocrito, Callimaco, Sotade, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1984.

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