Riccardo Maraffa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Riccardo Maraffa
NascitaBigliana, 20 dicembre 1890
MorteDachau, 11 dicembre 1943
Cause della morteprigionia nel campo di concentramento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Polizia dell'Africa italiana
ArmaArtiglieria
Anni di servizio1911 - 1937
GradoColonnello
Generale di divisione (polizia)
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Comandante diMaggiore del 10º RA d'assedio
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
voci di militari presenti su Wikipedia
Riccardo Maraffa

Capo della polizia dell'Africa italiana
Durata mandato1936 –
14 aprile 1943
SuccessoreQuirino Armellini

Dati generali
Prefisso onorificoCavaliere di Gran Croce, generale di divisione

Riccardo Umberto Maraffa o Marraffa (Bigliana, 20 dicembre 1890Dachau, 11 dicembre 1943) è stato un generale e poliziotto italiano del Regio Esercito, arma di artiglieria, nel quale raggiunse il grado di colonnello. Fu il fondatore e capo del corpo della Polizia dell'Africa Italiana dal 1936 al 1943. Insignito negli ordini della Corona d'Italia, Coloniale della Stella d'Italia e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, raggiunse rispettivamente nei primi due il grado di Gran Cordone, Cavaliere di Gran Croce, e nel terzo quello di Grand'Ufficiale. È stato un internato militare italiano morto nel campo di concentramento di Dachau.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il generale Riccardo Maraffa secondo da sinistra con il generale della Polizia dell'Africa italiana Umberto Presti, il comandante delle SS a Roma Herbert Kappler, e un ufficiale dell'Ordnungspolizei nel 1943

Nato in Bigliana il 20 dicembre 1890[1], dal commendatore Cataldo Rocco, militare in carriera ed imprenditore nel settore della ricerca petrolifera a Fornovo di Taro nativo di Ceglie Messapica[2], e Carlotta Giuseppina Gallin di Udine.

Maraffa inizia la carriera militare con il grado di sottotenente di artiglieria, il 16 ottobre 1911[3]. La carriera militare, in sé, essendo passato al comando della polizia coloniale italiana, termina nel 1937 quando lascia il Regio Esercito con il grado di colonnello mentre prestava servizio presso l'Accademia Reale di Torino. Ha partecipato alla prima guerra mondiale in qualità di maggiore del 10 reggimento artiglieria da fortezza[4] e, successivamente, durante la guerra d'Etiopia, ha diretto l’Ufficio Militare del Ministero delle Colonie.

Nel 1935 viene nominato reggente dell'Ufficio Militare del Ministero delle Colonie e successivamente assegnato alle sez. I e III del Consiglio superiore Coloniale[5].

Il colonnello Maraffa, con un decreto del 25 gennaio 1937[6], era nominato generale di divisione e Capo della Polizia dell'Africa italiana, istituita nel 1936. Il corpo fu concepito da Maraffa come una organizzazione ad ordinamento militare ma a struttura civile, organizzata sul modello della polizia coloniale britannica. Il corpo di polizia era composto da personale italiano e africano, dotato di uniformi, mezzi e armi di qualità superiore a quelle delle altre forze dell'ordine italiane dell’epoca. In Italia fu probabilmente uno dei primi a studiare l'impiego dell'elicottero per compiti di polizia.
Nel 1943, dopo la campagna di Tunisia e con la resa definitiva delle truppe italo-tedesche in Africa, il corpo della Polizia d'Africa italiana, formato esclusivamente da personale italiano, passò alle dipendenze del capo della polizia italiana Carmine Senise e fu messo a disposizione del corpo d’armata di Roma, prendendo parte direttamente ai combattimenti a difesa della capitale contro le truppe tedesche seguiti all'armistizio dell’8 settembre[7].

Il generale Maraffa assunse il comando di tutte le forze di polizia della città aperta, con pieni poteri per il mantenimento dell'ordine pubblico[8]. Dopo la caduta di Roma il generale Maraffa accolse nell'ex corpo di polizia centinaia di ufficiali e soldati del Regio Esercito sbandati dopo l'armistizio, impedendo così la loro deportazione in Germania.
Monarchico convinto, rifiutò di schierarsi con la Repubblica Sociale Italiana[9]; perciò venne arrestato dalla Gestapo e deportato in Germania nel campo di concentramento di Dachau, dove morì l'11 dicembre 1943 d'infarto[10].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«Maraffa Riccardo di Cataldo, generale comandante di Corpo di polizia dell'A.I.»
— 22 aprile 1941 [11]
Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
3 Croci al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne d'Africa - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della Guerra Italo-Austriaca (1915-1918) con quattro fascette - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della Guerra Italo-Austriaca (1915-1918) con quattro fascette

Fu anche consigliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia dal 1936.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stato Civile di Brescia, matrimoni 1895, atto di matrimonio dei genitori e contemporanea registrazione del figlio, su dl.antenati.san.beniculturali.it.
  2. ^ Rivista di Mineralogia metallurgia e chimica; anno 1926; necrologio di Aldo Maraffa, pp. 142-144
  3. ^ Gazzetta Ufficiale 5 giugno 1912, su augusto.agid.gov.it. URL consultato il 7 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2016).
  4. ^ Maggiore Riccardo Maraffa, Croce di guerra al valore militare, 1927, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org.
  5. ^ Bollettino Ufficiale Legislazioni e Disposizioni Ufficiali; anno 1936; pag.285
  6. ^ La Polizia dell'Africa coloniale italiana, su poliziaedemocrazia.it. URL consultato l'11 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2019).
  7. ^ Gen. Div. Riccardo MARAFFA, su roma8settembre1943.it. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  8. ^ Occupazione e terrore nazista Nove mesi nella Città aperta, su ricerca.repubblica.it.
  9. ^ Settembre 1943: I giorni della vergogna; di Marco Patricelli; nota n.37
  10. ^ Ricordo del gen. Riccardo Maraffa, su cadutipoliziadistato.it. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  11. ^ supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale 30 dicembre 1941, su augusto.agid.gov.it. URL consultato il 7 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2016).
  12. ^ supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale 14 dicembre 1942, su augusto.agid.gov.it. URL consultato il 7 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2016).
  13. ^ Ruolo di Anzianità del personale dell'Amministrazione Coloniale; anno 1938; pag.203
  14. ^ Onorificenze, dettaglio decorato. Presidenza della Repubblica, su quirinale.it.
  15. ^ Bollettino Ufficiale Legislazioni e Disposizioni Ufficiali; anno 1936; pag.796

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Storia della PAI: Polizia Africa italiana : 1936-1945 di Raffaele Girlando, 2004
  • Lo sfascio dell'impero: gli italiani in Etiopia, 1936-1941 di Matteo Dominioni, ed. Laterza, 2008

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]