Pteropus poliocephalus

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Volpe volante dalla testa grigia
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Laurasiatheria
Ordine Chiroptera
Sottordine Megachiroptera
Famiglia Pteropodidae
Genere Pteropus
Specie P. poliocephalus
Nomenclatura binomiale
Pteropus poliocephalus
Temminck, 1825
Areale

La volpe volante dalla testa grigia (Pteropus poliocephalus Temminck, 1825) è un pipistrello appartenente alla famiglia degli Pteropodidi, diffuso in Australia.[1][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Pipistrello di grandi dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 230 e 289 mm, la lunghezza dell'avambraccio tra 130 e 180 mm e un peso fino a 1 kg.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è lunga e densa. Le parti dorsali variano dal bruno-olivastro al grigio scuro talvolta densamente cosparse di peli argentati, quelle ventrali sono più chiare, il collare è fulvo, mentre la testa è grigio chiara brizzolata. Il muso è lungo ed affusolato, gli occhi sono grandi. Le orecchie sono lunghe ed appuntite. La tibia è densamente ricoperta di peli fino alle caviglie. Le membrane alari sono attaccate lungo i fianchi del corpo. È privo di coda, mentre l'uropatagio è ridotto ad una sottile membrana lungo la parte interna degli arti inferiori. Effettua una muta nel mese di giugno, passando da una fase più scura ad una più chiara.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Colonia

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Forma grandi colonie su alberi spogli, tra la densa vegetazione in prossimità di specchi d'acqua come fiumi, laghi o lungo le coste e in parchi e giardini all'interno di ambienti urbani e suburbani. Solitamente frequenta gli stessi siti per diverso tempo.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

La dieta consiste in fiori e frutti di diverse specie di piante coltivate e native, tra le quali principalmente molte specie di Eucalipto[3].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Gli accoppiamenti avvengono tra marzo e aprile. Le femmine danno alla luce un piccolo all'anno tra settembre ed ottobre. Entrambi i sessi raggiungono la maturità sessuale dopo circa 18 mesi di vita. L'allattamento dura tra 5 e 6 mesi, sebbene i piccoli possano già volare dopo appena 8-10 settimane dalla nascita. L'aspettativa di vita in natura è fino a 18 anni[3].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa in Australia, negli stati del Queensland sud-orientale, e lungo le coste del Nuovo Galles del Sud e Victoria.[1]

Vive nelle foreste tropicali umide, Mangrovie, Savane e piantagioni di frutta. È stato osservato anche in aree urbane dove sono disponibili cibo e siti dove riposare.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

In accordo alla suddivisione del genere Pteropus effettuata da Andersen[4], P. poliocephalus è stato inserito nello P. macrotis species Group, insieme a P. macrotis stesso. Tale appartenenza si basa sulle caratteristiche di non avere un ripiano basale nei premolari e di avere orecchie lunghe ed appuntite.

Altre specie simpatriche dello stesso genere: P. alecto, P. scapulatus.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il lento declino della popolazione, ridotto del 30% negli ultimi 15 anni, e la probabile competizione ed ibridizzazione con P. alecto, classifica P. poliocephalus come specie vulnerabile (VU).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Lunney, D., Richards, G. & Dickman, C. 2008, Pteropus poliocephalus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Pteropus poliocephalus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ a b Micklenburgh & Al., 1992.
  4. ^ Andersen, 1912, p. 97.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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