Pseudibis papillosa

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Ibis nero
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Ordine Pelecaniformes
Famiglia Threskiornithidae
Sottofamiglia Threskiornithinae
Genere Pseudibis
Specie P. papillosa
Nomenclatura binomiale
Pseudibis papillosa
(Temminck, 1824)
Areale

L'ibis nero (Pseudibis papillosa (Temminck, 1824)) è una specie di ibis diffusa nelle pianure del subcontinente indiano. Diversamente dagli altri ibis della regione, la sua presenza non è strettamente correlata all'acqua ed è spesso possibile trovarlo nelle campagne inaridite anche a diversa distanza dall'acqua. Di solito vive in gruppi poco coesi e si può riconoscere dal piumaggio quasi interamente scuro con una macchia bianca sulle spalle e la testa scura e glabra con un'area di pelle verrucosa color rosso cremisi sul vertice e sulla nuca. Emette un forte richiamo ed è particolarmente rumoroso durante la stagione degli amori. Generalmente edifica il nido sulla sommità di un grosso albero o di una palma.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La specie ricevette per la prima volta il suo nome scientifico da Temminck nel 1824. Lo zoologo tedesco la collocò nel genere Ibis, ma in seguito venne attribuita al genere Inocotis creato da Reichenbach, classificazione seguita anche da importanti opere quali Fauna of British India, ma in seguito, sulla base del principio di priorità, ha prevalso il genere Pseudibis introdotto da Hodgson.[2] Per diversi anni, dal 1970 fino a poco tempo fa, l'ibis spalle bianche è stato considerato una sottospecie dell'ibis nero con il nome P. papillosa davisoni, ma attualmente viene trattato come una specie separata, sebbene strettamente imparentata.[3] La principale differenza morfologica tra i due riguarda la colorazione del vertice e della parte superiore del collo: gli esemplari adulti di P. papillosa presentano una caratteristica area rosso brillante al centro della corona che si allarga sulla parte posteriore, mentre quelli di P. davisoni presentano un'area glabra di colore celeste sulla parte posteriore del vertice che si estende fino alla nuca, formando un collare completo attorno alla parte superiore del collo.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Primo piano della testa di un subadulto: sono ben visibili le papille rosse cui la specie deve l'appellativo specifico.

L'ibis nero è un grosso uccello nero con zampe lunghe e un lungo becco curvato all'ingiù. Le remiganti e la coda sono nere con riflessi blu-verdastri, mentre il collo e il corpo sono marroni e privi di riflessi. Ne ravvivano l'aspetto una macchia bianca sulle spalle e la parte superiore della testa priva di piume, ricoperta da un'area di pelle verrucosa color rosso vivo. Questa zona, che precisamente sarebbe una caruncola,[5] è di forma triangolare con l'apice sul vertice e la base dietro la nuca, ed è presente solo negli esemplari adulti. L'iride è rosso-arancio. I sessi sono identici e i giovani hanno una colorazione più marrone e inizialmente sono privi dell'area nuda su testa e vertice. Becco e zampe sono grigi, ma diventano rossastri[6] durante la stagione riproduttiva.[7][8] Le dita presentano una membrana sfrangiata e sono leggermente palmate alla base.[9]

Di solito questi uccelli sono silenziosi, ma all'alba e al tramonto, con maggior frequenza durante la nidificazione, lasciano udire il loro richiamo, una serie di forti suoni stridenti simili al ragliare di un asino che decrescono di volume.[10]

Questa specie può essere confusa con il mignattaio se vista da lontano, ma quest'ultimo è più piccolo, più gregario, associato alle zone umide e privo di bianco sulle ali e ha la testa interamente rivestita di piume.[9]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'ibis nero è ampiamente distribuito nelle pianure del subcontinente indiano, in corrispondenza di laghi, paludi, letti di fiumi e terreni agricoli irrigati. Specie gregaria, generalmente va in cerca di cibo in piccoli gruppi ai margini delle zone umide. È un residente stanziale piuttosto comune negli stati di Haryana e Punjab e nella piana gangetica. Il suo areale si estende fino all'India meridionale, ma è assente dalle regioni forestali e dalle zone aride dell'estremità sud-orientale della penisola, nonché dallo Sri Lanka.[7]

L'ibis nero è una specie diurna che dedica le ore del giorno alla ricerca del cibo e ad altri tipi di attività,[11] e trascorre la notte in posatoi comunitari sugli alberi o su isole fluviali.[12]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Un esemplare immaturo.

Gli ibis neri sono onnivori e si nutrono di carogne,[13] insetti, rane e altri piccoli vertebrati, oltre che di cereali.[7] Si alimentano principalmente in terreni aperti e asciutti e in campi di stoppie, a volte unendosi a garzette e altri uccelli sui terreni arati da poco per nutrirsi degli insetti che vengono disturbati e delle larve di coleottero esposte dall'aratro. Perlustrano il terreno camminando e, come gli altri ibis che localizzano la preda grazie al tatto, sondano con il becco il terreno soffice. Si spingono nell'acqua solo di rado,[8] ma sono stati visti andare in cerca delle rane nascoste nelle tane dei granchi.[14] A volte vanno in cerca di cibo nelle discariche.[10] Durante i periodi di siccità si nutrono di carogne e delle larve degli insetti che si cibano di carne. Mangiano anche arachidi e altre piante coltivate. Nell'India britannica, i coltivatori di indaco li consideravano utili poiché sembra che consumassero un gran numero di grilli nei campi.[15][16]

Gli ibis utilizzano dormitori comunitari e si dirigono verso i posatoi usati regolarmente volando in formazioni a «V».[9]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Gli ibis neri di solito nidificano individualmente, non in garzaie con specie miste. Solo molto di rado formano piccole colonie costituite da 3-5 coppie che nidificano sullo stesso albero. La stagione riproduttiva è variabile, ma generalmente ricade tra marzo e ottobre e tende a precedere i monsoni. Durante il periodo in cui si formano le coppie, le femmine chiedono cibo ai maschi nei terreni di foraggiamento. I maschi lanciano anche dei richiami simili a squilli di tromba dal sito di nidificazione.[12] I nidi sono per lo più delle grosse piattaforme di ramoscelli di 35-60 centimetri di diametro e circa 10-15 centimetri di profondità. Vengono utilizzati anche i nidi più vecchi, così come quelli abbandonati da nibbi e avvoltoi. I nidi vengono a malapena rivestiti con un po' di paglia e nuovo materiale viene aggiunto al nido anche durante l'incubazione delle uova. I nidi si trovano solitamente a un'altezza di 6-12 metri dal suolo, au alberi di baniano (Ficus benghalensis) o di fico delle pagode (Ficus religiosa), spesso in prossimità delle abitazioni. Negli ultimi anni, nel Gujarat, gli ibis hanno anche iniziato a fare il nido sui tralicci delle linee elettriche.[17] La copula ha luogo principalmente sui rami degli alberi.[12] Le 2-4 uova per covata sono di colore verde-bluastro chiaro con chiazze rossicce. Sia il maschio che la femmina si dedicano alla cova delle uova, che si schiudono dopo 33 giorni.[7][18][19]

Parassiti[modifica | modifica wikitesto]

Nell'intestino tenue della specie è stato identificato il nematode Belanisakis ibidis,[20] mentre le piume ospitano una specie specifica di pidocchio, Ibdidoecus dennelli.[21] Patagifer chandrapuri, un verme piatto dei digenei, è stato rinvenuto nell'intestino di esemplari provenienti da Allahabad.[22] A partire da un esemplare in cattività, invece, è stato descritto il trematode Diplostomum ardeiformium.[23] Tra i protisti parassiti, figurano organismi simili a Eimeria.[24]

Rapporti con l'uomo[modifica | modifica wikitesto]

Un adulto in volo.

Nella letteratura Sangam in lingua tamil viene citato un uccello chiamato anril dal caratteristico becco ricurvo che lancia i suoi richiami dalla cima delle palme di Palmira (Borassus flabellifer). Madhaviah Krishnan identificò correttamente tale animale come un ibis nero, escludendo le ipotesi di altri studiosi contemporanei che vedevano in esso una gru antigone; per giungere a tale conclusione, basò la sua identificazione su una strofa dove si fa riferimento al ritorno degli anril al tramonto e ai richiami lanciati dall'alto delle palme di Palmira. Indicando gli ibis ai locali, il naturalista scoprì anche che alcuni di essi si riferivano ad esso chiamandolo proprio anril. I poemi Sangam indicano anche che questi uccelli si accoppiano per la vita e camminano sempre in coppia, motivo che spinse altri studiosi a riconoscervi una gru antigone, una specie che però non si trova nell'India meridionale.[25][26]

Nell'antica letteratura in sanscrito è stato trovato un certo numero di nomi riferibili a questa specie, tra cui kālakaṇṭak.[27] Jerdon annotò che essa era nota con i nomi locali karankal e nella kankanam in telegu e buza o kālā buza in hindi.[28]

Nell'India britannica, i cacciatori sportivi erano soliti indicare questa specie come king curlew («chiurlo reale»),[29] king ibis («ibis reale») o black curlew («chiurlo nero»)[30] e la consideravano una preda prelibata, oltre che un ottimo bersaglio per i falconieri, che le davano la caccia con i falchi shaheen (la sottospecie locale di falco pellegrino, Falco peregrinus peregrinator).[28] Gli ibis cercavano di sfuggire ai falchi sia correndo sul terreno che alzandosi in volo.[31]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diminuita fortemente in Pakistan a causa della caccia e della perdita dell'habitat, ma è ancora molto comune in India, dove viene tradizionalmente tollerata dai contadini.[6]

Nonostante non corra pericolo di estinguersi, alcuni zoo, tra cui quelli di Francoforte e di Singapore (Jurong Park), sono riusciti ad allevare con successo la specie in cattività. Un esemplare è vissuto in cattività allo zoo di Berlino per 30 anni.[32]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International. 2016, Pseudibis papillosa, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Harry C. Oberholser, Inocotis Reichenbach to be replaced by Pseudibis Hodgson, vol. 35, Washington, Biological Society of Washington, 1922, p. 79.
  3. ^ David Holyoak, Comments on the classification of the Old World Ibises, in Bulletin of the British Ornithologists' Club, vol. 90, n. 3, 1970, pp. 67-73.
  4. ^ Nigel J. Collar e Jonathan C. Eames, Head and sex-size dimorphism in Pseudibis papillosa and P.davisoni (PDF), in BirdingASIA, vol. 10, 2008, p. 36.
  5. ^ Peter R. Stettenheim, The integumentary morphology of modern birds- an overview, in American Zoologist, vol. 40, n. 4, 2000, pp. 461-477, DOI:10.1093/icb/40.4.461.
  6. ^ a b James Hancock, James A. Kushlan e M. Philip Kahl, Storks, Ibises and Spoonbills of the World, A&C Black, 2010, pp. 241-244.
  7. ^ a b c d Salim Ali e S. Dillon Ripley, Handbook of the Birds of India and Pakistan, 2ª ed., Nuova Delhi, Oxford University Press, 1978, pp. 112-113.
  8. ^ a b E. C. Stuart Baker, The Fauna of British India, including Ceylon and Burma. Birds. Volume 6, 2ª ed., Londra, Taylor and Francis, 1929, pp. 316-317.
  9. ^ a b c Hugh Whistler, Popular Handbook of Indian Birds, 4ª ed., Londra, Gurney and Jackson, 1949, pp. 497-498.
  10. ^ a b P. C. Rasmussen e J. C. Anderton, Birds of South Asia. The Ripley Guide. Volume 2, Washington e Barcellona, Smithsonian Institution and Lynx Edicions, 2005, pp. 65-66.
  11. ^ Indian black ibis / Oriental black ibis / Red napped ibis (Pseudibis papillosa Temminck), su Ibisring.
  12. ^ a b c James A. Hancock, James A. Kushlan e Philip M. Kahl, Storks, ibises and spoonbills of the world, Academic Press, pp. 241-244.
  13. ^ Asif N. Khan, Indian Black Ibis Pseudibis papillosa feeding on carrion, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 112, n. 1, 1º aprile 2015, pp. 28, DOI:10.17087/jbnhs/2015/v112i1/92323, ISSN 0006-6982 (WC · ACNP).
  14. ^ J. Mangalraj Johnson, Black ibis Pseudibis papillosa feeding on frogs from crab holes, in J. Bombay Nat. Hist. Soc., vol. 100, n. 1, 2003, pp. 111-112.
  15. ^ C. M. Inglis, The birds of the Madhubani sub-division of the Darbhanga district, Tirhut, with notes on species noticed elsewhere in the district. Part 6, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 15, n. 1, 1903, pp. 70-77.
  16. ^ C. W. Mason, The food of birds in India, a cura di H. Maxwell-Lefroy, Imperial Department of Agriculture in India, 1911, pp. 280-282.
  17. ^ A. H. M. S. Ali, Ramesh Kumar e P. R. Arun, Black ibis Pseudibis papillosa nesting on power transmission line pylons, Gujarat, India, in BirdingAsia, vol. 19, 2013, pp. 104-106.
  18. ^ C. Salimkumar e V. C. Soni, Laboratory observations on the incubation period of the Indian Black Ibis Pseudibis papillosa (Temminck), in J. Bombay Nat. Hist. Soc., vol. 81, n. 1, 1984, pp. 189-191.
  19. ^ A. O. Hume, The nest and eggs of Indian Birds. Volume 3., 2ª ed., Londra, R. H. Porter, 1890, pp. 228-231.
  20. ^ William G. Inglis, On some nematodes from Indian vertebrates. I. Birds, in Annals and Magazine of Natural History, 12, vol. 7, n. 83, 1954, pp. 821-826, DOI:10.1080/00222935408651795.
  21. ^ B. K. Tandan, Mallophagan parasites from Indian birds-Part V. Species belonging to the genus Ibidoecus Cummings, 1916 (Ischnocera) (PDF), in Transactions of the Royal Entomological Society of London, vol. 110, n. 14, 1958, pp. 393-410, DOI:10.1111/j.1365-2311.1958.tb00379.x. URL consultato il 29 maggio 2023 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2011).
  22. ^ Anna Faltynkova, David I. Gibson e Aneta Kostadinova, A revision of Patagifer Dietz, 1909 (Digenea: Echinostomatidae) and a key to its species, in Systematic Parasitology, vol. 70, n. 3, 2008, pp. 159-183, DOI:10.1007/s11230-008-9136-8, PMID 18535788.
  23. ^ (DE) Klaus Odening, Trematoden aus indischen Vögeln des Berliner Tierparks, in Zeitschrift für Parasitenkunde, vol. 21, n. 5, 1962, pp. 381-425, DOI:10.1007/BF00260995.
  24. ^ P. P. S. Chauhan e B. B. Bhatia, Eimerian oozysts from Pseudibis papillosa, in Indian Journal of Microbiology, vol. 10, n. 2, 1970, pp. 53-54.
  25. ^ M. Krishnan, The Anril, in Ramachandra Guha (a cura di), Nature's Spokesman, Oxford University Press, 2000, pp. 93-95.
  26. ^ Munuswamy Varadarajan, The Treatment of Nature in Sangam Literature, Tirunelveli, The South India Saiva Siddhanta Works Publishing Society, 1957, p. 260.
  27. ^ K. N. Dave, Birds in Sanskrit literature, Nuova Delhi, Motilal Banarsidass, 1985, pp. 384.
  28. ^ a b The birds of India. Volume 3, Calcutta, George Wyman and Co., 1864, pp. 769-770.
  29. ^ A. Le Messurier, Game, Shore, and Water Birds of India, 4ª ed., Londra, W. Thacker and Co., 1904, pp. 183-184.
  30. ^ Douglas Dewar, Indian Birds being a key to the common birds of the plains of India, Londra, John Lane, 1920, pp. 217.
  31. ^ Richard F. Burton, Falconry in the valley of the Indus, Londra, John Van Voorst, 1852, pp. 57-58.
  32. ^ Koen Brouwer, Herbert Schifter e Marvin L. Jones, Longevity and breeding records of ibises and spoonbills in captivity, in International Zoo Yearbook, vol. 33, 1994, pp. 94-102, DOI:10.1111/j.1748-1090.1994.tb03561.x.

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