Vai al contenuto

Pietro Rosa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Pietro Rosa

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato23 gennaio 1871 –
15 agosto 1891
Legislaturadalla XI (nomina 1º dicembre 1870) alla XVII
Tipo nominaCategoria: 20
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione per la Biblioteca (13 dicembre 1871–19 ottobre 1873)
Sito istituzionale

Dati generali
ProfessioneArchitetto

Pietro Rosa (Roma, 10 novembre 1810Roma, 15 agosto 1891) è stato un politico, archeologo e topografo italiano; fu il primo Soprintendente agli scavi e monumenti della provincia di Roma[1].

Discendente del pittore Salvator Rosa, fece studi di pittura e fu allievo di Luigi Canina, che lo introdusse presso la famiglia Borghese. Qui lavorò sino alla sua adesione, nel 1849, ai moti per la difesa di Roma durante il regime della Repubblica romana; la scelta politica lo lasciò privo di occupazione e il Canina lo prese con sé per alcuni scavi lungo la via Appia[2].

Lavorò in seguito per Napoleone III, appassionato di archeologia, che consoceva il Rosa per la sua Carta topografica del Lazio (una mappa archeologica rilevata da Rosa stesso fra il 1850 e il 1870), per il quale dal 1861 diresse gli scavi negli Horti sul Palatino, che l'imperatore aveva appena acquistato da Ferdinando II di Borbone.[2].

Il Rosa opererà intensamente sul Palatino; sono di questi anni gli scavi al Tempio della Magna Mater, alla Domus Tiberiana, al Palazzo di Domiziano, al Tempio di Apollo, alla Casa di Livia e alle Scale di Caco.[3]

A lui e al politico Quintino Sella si deve l'ideazione dell'acquisto degli Horti Farnesiani al Palatino da parte dello Stato italiano, che nel 1870 li acquistò per 650.000 lire dal deposto imperatore francese Napoleone III.[3]

Rimase, insieme con Giacomo Boni e Alfonso Bartoli, uno dei principali studiosi del Palatino[4], in cui fece importanti scoperte fra le quali quella del tempio di Giove Statore[5] e la Basilica Giulia[6].

Nel 1870 fu nominato Senatore del Regno d'Italia, eletto per acclamazione all'amministrazione comunale di Roma, e fu il primo ammesso a progetti archeologici nell'area del Foro Romano come Soprintendente agli scavi e monumenti della provincia di Roma,[3] incarico che conservò sino al 1874, quando ne fu estromesso per dissidi con Giuseppe Fiorelli, direttore del neonato servizio archeologico nazionale, e con gli incaricati del Comune di Roma[2].

Tra il 1874 ed il 1875 diresse gli scavi per liberare il Colosseo dall'interro; i lavori nell'Anfiteatro, che era un simbolo religioso (ospitava ad esempio già a quei tempi la Via Crucis), furono considerati pressoché sacrileghi dalla popolazione cattolica, che inscenava proteste, con celebrazioni religiose a sorpresa dentro la struttura, sinché Rosa non convinse i popolani che era meglio scavarla piuttosto che consentirvi ipotetici ludi carnascialeschi[7].

Onorificenze italiane

[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, su archeorm.arti.beniculturali.it. URL consultato il 14 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2012).
  2. ^ a b c Stephen L. Dyson, In Pursuit of Ancient Pasts: A History of Classical Archaeology in the Nineteenth and Twentieth Centuries, Yale University Press, 2008 - ISBN 0300134975
  3. ^ a b c Umberto Vincenti, Il Palatino e il segreto del potere, Rogas edizioni, pp. 28-32.
  4. ^ Andrea Augenti, Il Palatino nel Medioevo: archeologia e topografia (secoli VI-XIII), in Bollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996 - ISBN 8870629325
  5. ^ Claudia Cecamore, Palatium: topografia storica del Palatino tra III sec. A.C. e I sec., in Bollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2002 - ISBN 8882651401
  6. ^ David Watkin, The Roman Forum, in Wonders of the world, Profile Books, 2011 - ISBN 1861978057
  7. ^ Keith Hopkins, The Colosseum, in Wonders of the world, Profile Books, 2011 - ISBN 1847650457
  • L'archivio della Direzione generale delle Antichità e Belle Arti, Inventario a cura di Matteo Musacchio (Archivio Centrale dello Stato), Roma 1994, Vol. I, pp. 45–51, p. 104.
  • M. Tomei, Scavi francesi sul Palatino, Roma 1999, pp. 1–19.
  • A.P. Frutaz, Le carte del Lazio, Vol. I, Roma 1972, pp. 132 –1.
  • E. Gatti, Il ritrovamento della carta archeologica del Lazio di Pietro Rosa, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale, LXXXII (1970-1971), pp. 143–145.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN34005296 · ISNI (EN0000 0000 6141 6713 · SBN BVEV243881 · BAV 495/88999 · CERL cnp00581661 · LCCN (ENno00073575 · GND (DE116608625 · NSK (HR000108746
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie