Pfalz (1893)

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Pfalz
Descrizione generale
TipoNave da crociera
Transatlantico
ArmatoreNorddeutscher Lloyd
ProprietàNorddeutscher Lloyd
CostruttoriWigham Richardson & Co.
Varo31 luglio 1893
Viaggio inaugurale22 ottobre 1893 da Brema a Santos
Destino finaleperduta per incaglio il 19 novembre 1904 20 km a nord di Swakopmund, Namibia
Caratteristiche generali
Stazza lorda3.874 tsl
Lunghezza127 m
Larghezza13 m
Propulsione1 macchina a triplice espansione Wigham Richardson
2.200 PS
1 asse
Velocità11,5 nodi (21,3 km/h)
Equipaggio70
Passeggeri164
dati tratti da A wreck turns into birds’ paradise[1]
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Pfalz è stato un piroscafo della compagnia di navigazione Norddeutscher Lloyd tra il 1893 e al maggio 1904, e poi, con il nome di Gertrud Woermann (II), presso la Woermann-Linie impiegato sulla rotta verso l'Africa Tedesca del Sud-Ovest.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1892 la società Norddeutscher Lloyd (NDL) commissionò al cantiere navale Wigham Richardson & Co., sito a Walker, in una della anse del fiume Tyne, la costruzione di un moderno piroscafo per il trasporto passeggeri che ricevette la denominazione di Pfalz.[2] L'unità fu varata il 31 luglio 1893, quando presidente della NDL era Heinrich Wiegan, ed entrò in servizio nel corso di quell'anno.[2]

Si trattava di una nave ben costruita e dal disegno elegante, che disponeva di otto ponti, tre dei quali erano sovrastrutture e cinque a livello della stiva. Queste erano quattro in totale, tre a prua e una a poppa.[2] Il Pfalz disponeva di due alberi e un fumaiolo. Nei primi anni della sua vita, gli alberi erano dotati di vele quadre che fungevano da propulsore ausiliario durante la navigazione in alto mare.[2] In un secondo tempo le vele vennero definitivamente eliminate.[2] La macchina motrice a triplice espansione Wigham Richardson aveva un consumo giornaliero di carbone pari a 60 tonnellate, e forniva una velocità di crociera di 10 nodi.[2]

Dopo il collaudo della macchina propulsiva nel Mare del Nord, il Pfalz salpò dal porto di Brema verso i porti sudamericani il 22 ottobre dello stesso anno, arrivando a Santos, in Brasile, per poi procedere verso Buenos Aires, in Argentina.[2]

Rimase sulla rotta Rota de Ouro e Prata per oltre 11 anni, ritornando a Santos decine di volte fino al maggio 1904, quando divenne proprietà della Woermann-Linie, ad Amburgo, in Germania.[2] Sottoposto a lavori di ristrutturazione presso i cantieri navali Blohm + Voss di Amburgo, la sua lunghezza fu aumentata di 17 m, il dislocamento aumentò a 4.603 tonnellate e le sue strutture per il trasporto passeggeri furono modificate con l'inserimento di una seconda e di una terza classe.[1] Gli alloggi passeggeri potevano ospitare 82 passeggeri in prima classe, 36 in seconda classe e 46 in terza classe.[1] Al termine dei lavori la nave fu ridenominata Gertrud Woermann (II).[2] Il 21 luglio 1904 salpò sulla nuova rotta Amburgo-Africa Tedesca del Sud-Ovest, una linea tradizionalmente servita dalle navi della compagnia Woermann.[1]

Quattro mesi dopo, il 19 novembre, durante il suo secondo viaggio dalla Germania a Swakopmund, a causa di un banco di nebbia la nave si incagliò su una scogliera a trenta chilometri a nord di Swakopmund.[3] A quella data trasportava truppe dell'esercito tedesco, destinate a combattere la tribù indigena Herero in Namibia che si era ribellata alle autorità tedesche.[3] A bordo si trovavano 400 soldati e 375 cavalli che furono soccorsi dalle imbarcazioni dell'incrociatore protetto SMS Vineta, che fornì assistenza. La nave fu abbandonata, e il relitto fu venduto per la demolizione nel 1911 a un certo mister Kayser per la cifra di 3.000 Reichsmark, e da esso ne furono tratte 150 tonnellate di guano.[3] Il relitto della Gertrud Woermann fu visibile fino al 1912, quando scomparve sott'acqua durante un forte temporale.[3] Oggi solo un faro, il cosiddetto faro Gertrud, segna il punto in cui è affondata.[3] È un luogo di pesca popolare.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Rantzau.
  2. ^ a b c d e f g h i Novomilenio.
  3. ^ a b c d e f Shipwrecks.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Noel R.P. Bonsor, North Atlantic Seaway, Vol. 2, Jersey, Brookside Publications, 1978, p. 557.
  • (DE) Carl Herbert, Kriegsfahrten deutscher Handelsschiffe, Hamburg, Broschek & Co, 1934.
  • (DE) Arnold Kludas, Die Schiffe der deutschen Afrika-Linien 1880 bis 1945, Oldenburg, Verlag Gerhard Stalling, 1975.
  • (DE) Arnold Kludas, Die Geschichte der deutschen Passagierschiffahrt 1850 bis 1990, Hamburg, Ernst Kabel Verlag, 1986.
  • (DE) Arnold Kludas, Die Seeschiffe des Norddeutschen Lloyd 1857 bis 1919, Leipzing, Koehlers Verlagsgesellschaft, 1991.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]