Coordinate: 44°08′20.09″N 12°14′44.14″E

Palazzo Ghini

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Palazzo Ghini
Corona per il titolo nobiliare di marchese in Italia e in Spagna.

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Stemma della
famiglia Ghini
Stemma della
famiglia Ghini
Blasonatura
partito d'oro e d'azzurro a 3 crescenti 2 ed 1, i primi due affrontati, dell'uno nell'altro; il terzo montante, dell'uno nell'altro.


Il Palazzo Ghini situato in corso Sozzi è il più noto dei cinque palazzi Ghini presenti a Cesena. Si trova nel centro storico di Cesena e sorge su un’area archeologicamente fertile: i ritrovamenti effettuati accertano la presenza di numerosi edifici romani del III-II secolo a.C.

Storia

Ghino di Tacco
Boccaccio: Ghino di Tacco e l'abate di Cluny

Storia della famiglia

La famiglia Ghini era nobile già in Siena agli albori del 1200 con Angelo, ambasciatore presso Papa Urbano IV, e Martino, nominato Rettore dei Cassinesi nel 1286. Ghino di Tacco, valoroso capitano, viveva nel 1326; Negro Ghini, Cavaliere Gerosolimitano e Capo di Crociata, morì in Rodi nel 1330[1]. I Ghini sono storicamente discendenti della illustre famiglia nobile dei Conti Tolomei.

Storia del palazzo

Attorno al 1600 il Papa nomina i Ghini, che erano già Conti, Marchesi di Romagna, Patrizi di Cesena e San Marino; affida loro inoltre il feudo di Roccabernarda[2]. Giovanni II acquistò l’area dell'odierno palazzo e diverse proprietà e nel 1654 la famiglia si trasferì a Cesena. Il palazzo odierno è frutto della commissione che i fratelli Giacomo Francesco e Alessandro Bruno fecero nel 1680 al valente architetto cesenate Pier Mattia Angeloni. Alessandro Bruno sposò nel 1692 la Marchesa Violante Albizzi, una delle ultime esponenti della storica famiglia fiorentina Albizzi, della quale la famiglia Ghini fu erede. Altre nobil donne si seguirono a Palazzo poiché la famiglia si imparentò sempre più con le principali famiglie nobili di Cesena, Roma, Bologna, Forlì, Faenza, Città di Castello. Tra quelle di Cesena si ricordano: Chiaramonti, Romagnoli, Braschi, Locatelli, Roverella, Fattiboni, Della Massa e Bandi[3]. Da ricordare nel 1730 il matrimonio della marchesa Giovanna Coronata Ghini con il conte Scipione Chiaramonti, dal quale nacque il futuro Papa Pio VII; nel 1947 il matrimonio del marchese Avv. e Pret. On. Curzio Maria Ghini con la marchesa Maria Letizia Nannerini Di Nannarini, figlia del marchese Francesco, Capitano delle Guardie Nobili del Papa, discendente delle Famiglie principesche romane; nel 1948 il matrimonio del marchese Guardia d'Onore di Sua Santità Silvio Ghini con Luciana Aventi dei conti Aventis, discendente di Carlotta Bonaparte e dei Principi Gabrielli.[4]

In seguito ad una divisione tra eredi, Monsignor Ghino Ghini, uno dei personaggi più in vista della cultura cittadina tra ’800 e ’900, riuscì ad acquistare l'intera proprietà del palazzo, mentre agli altri eredi Ghini spettarono gli altri palazzi Ghini presenti a Cesena e altre proprietà. Monsignor Ghino dette al palazzo la connotazione di residenza ecclesiastica e lo donò all'Ordine dei Gesuiti cesenati, che, secondo la sua volontà, vi stabilì la propria sede dal 1942 al 1962. Quando l'Ordine dei Gesuiti di Cesena cessò di esistere, fu proposto l'acquisto del palazzo con diritto di prelazione ai discendenti Ghini del ramo Ghini-Nannerini, parenti dei Marchesi Nannerini Di Nannarini e affini dei Principi Barberini e dei Principi Colonna, e Ghini-Romagnoli.

Tuttavia entrambi i rami non accettarono essendo già proprietari rispettivamente del Palazzo Ghini sito in Contrada Chiaramonti, di Palazzo Nannerini a Roma e di altre proprietà i primi, e del Palazzo Romagnoli oltre a proprietà dei Gabrielli e dei conti Aventis i secondi. Ora il Palazzo Ghini in questione appartiene alla Curia.

L'architettura del palazzo

Palazzo Ghini, controfacciata
Palazzo Ghini, affresco

Il palazzo sorge imponente e maestoso alla vista, già dall'apice, prossimo alla stazione, di Corso Cavour. Questo a merito della sua unica altezza rispetto ai palazzi storici adiacenti e del marmo d'Istria, che, ornato degli stemmi pontifici di Pio VI, ne delimita i contorni. La facciata, che le buche pontaie denotano incompleta, ha una struttura massiccia ma imponente; sugli spigoli in pietra d'Istria si trovano le insegne pontificie di Papa Pio VI. La facciata interna del cortile presenta uno degli squarci più suggestivi di tutta Cesena: si tratta di uno splendido loggiato a tre ordini, con colonne in pietra bianca ai due inferiori, dal quale è possibile godere di una delle visioni frontali della Biblioteca Malatestiana. Dallo scalone si accede a una loggia ornata da quattro statue di Francesco Calligari (Minerva, Cerere, Gloria e Marte); da qui si accede al grande salone d’onore, caratterizzato dal ciclo pittorico di Giacomo Bolognini, realizzato tra il 1719 e il 1721.

Note

Bibliografia

Voci correlate


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