Niccolò Francesco Maffei

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Niccolò Francesco Maffei (Messina, 1607Messina, 1671) è stato un architetto italiano, esponente del tardo rinascimento - barocco in Sicilia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Niccolò Francesco Maffei fu pittore, scultore, architetto,[1][2] orafo. Figlio di Giovanni Maffei, quest'ultimo trasferitosi da Carrara a Messina per invito del Senato di Messina.

Nella città peloritana il giovane Niccolò Francesco studia matematica, architettura, pittura. Frequenta come apprendista la bottega di Giovanni Simone Comandè.[1][3] Rimane orfano, in quanto il padre è ucciso durante le verifiche di conformità dei lavori circa l'acquedotto cittadino, attività eseguite da Natale Masuccio.[1][3] Tra il 1618 e il 1632 frequenta a Roma, a spese del Senato di Messina, la scuola di pittura di Giovanni Lanfranco e quella di matematica e d'architettura di Simone Gullì, che presto divenne non solo tutore morale, ma anche economico.[1][3]

Padre di Antonio Maffei. Nel 1656, all'età di quarantanove anni in qualità di ingegnere del Senato, sulle orme paterne, l'artista è chiamato a redigere relazioni di collaudi di lavori o di stime su vertenze tra privati.

Tornato a Messina collabora con Andrea Calamech e Antonio Ferramolino per la costruzione dell'Ospedale Civico, Grande e Nuovo, sotto il titolo di «Santa Maria della Pietà».[3]

Mèntore e futuro suocero del discepolo Giulio Avellino,[3][4] morì a Messina nel 1671, e fu sepolto nella chiesa di San Francesco d'Assisi dell'Ordine dei frati minori.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Opere documentate al netto delle recenti scoperte documentali e attribuzioni postume. La quasi totalità dei manufatti fu distrutta dai due catastrofici eventi sismici che hanno interessato la città di Messina e la relativa provincia.

Attività derivanti da sodalizio professionale, opere realizzate con la collaborazione di Andrea Suppa:

Attribuzioni:

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Grano - Hackert, pp. 176.
  2. ^ Emanuelle Gerini, pp. 187.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n Emanuelle Gerini, pp. 188.
  4. ^ Pagina 386, Laura Bartoni, "Le vie degli artisti: residenze e botteghe nella Roma barocca dai registri di Sant'Andrea delle Fratte, (1650 - 1699)" [1], Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2012.
  5. ^ a b c d e f g h Grano - Hackert, pp. 177.
  6. ^ Caio Domenico Gallo, pp. 199.
  7. ^ Giuseppe Fiumara, pp. 63.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]