Nefermaat (II)

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nfrU4
t
Nefermaat
Nfr-m3ˁt
Bella è Maat
in geroglifici

Nefermaat (II)[N 1] fu un visir dell'Antico Egitto durante il regno di re Chefren, di cui era cugino, della IV dinastia[1][N 2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nefermaat (II), fu nipote del re Snefru, e figlio della figlia maggiore del re, Nefertkau I sorellastra di re Chefren[2].

Titolatura di Nefermaat (II)[modifica | modifica wikitesto]

Nefermaat (II) sommava in sé vari titoli:

Titolo Traduzione Indice dei termini p.[3]
imy iz colui che regge l'ufficio, consigliere 247
iry-pˁt nobile, principe ereditario, custode dei nobili 1157
mniw nḫn protettore di Nekhen (Ieracompoli) 1597
wr di.w pr ḏḥwty il più grande di cinque del tempio di Thot 1471
ḥȝty-ˁ contabile 1858
ḥrỉ-tp nḫb signore di Nekheb 2374
ȝrp iȝwt nbwt nṯrwt direttore di ogni ufficio divino 2541
ḫrp ˁḥ direttore di Palazzo 2579
htm (ty) -bity sigillo del Signore dell'alto e basso Egitto 2775
zȝ nswt figlio del re 2911
zȝ nswt n ẖt.f figlio del re, del suo corpo[N 3] 2912
smr wˁty n(y) mrwt unico compagno 3268
tȝyty zȝb ṯȝty colui che cura la porta (o cortina), capo della giustizia, visir 3706

La tomba[modifica | modifica wikitesto]

Nefermaat (II) venne sepolto nella mastaba oggi contrassegnata dalla sigla G7060 di Giza, nei pressi della piramide di Cheope[N 4][4]. La mastaba fa parte di un gruppo di altre sepolture tra cui la G7050 di sua madre, Nefertkhau I, e la G7070 di suo figlio Sneferukhaf.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I numeri romani tra parentesi accanto ad alcuni nomi non hanno valore di collocazione temporale o di discendenza, ma servono a differenziare casi di omonimia.
  2. ^ L'opera di Porter & Moss, "Topographical Bibliography of Ancient Egyptian Hierogliphic texts, reliefs, and paintings", presa in considerazione per la stesura della voce è così ripartita:
    • Vol. I, parte a., "The Theban Necropolis: private tombs", 1960;
    • Vol. I. parte b., "The Theban Necropolis: royal tombs and smaller cemeteries", 1964;
    • Vol. II, "Theban Temples", 1972;
    • Vol. III, parte a., "Memphis: Abu Rawash to Abusir", 1974;
    • Vol. III, parte b., "Memphis: Saqqara ti Dashur", 1981;
    • Vol. IV, "Lower and Middle Egypt: Delta and Cairo to Asyut", 1968;
    • Vol. V, "Upper Egypt sites: Deir Rifa to Aswan, excluding Thebes and the temples of Abydos, Dendera, Esna, Edfu, Kom Ombo and Philae, 1962;
    • Vol. VI, "Upper Egypt chief Temples: Excluding Thebes: Abydos, Dendera, Esna, Edfu, Kom Ombo and Philae", 1991;
    • Vol. VII, "Nubia, the Deserts and outside Egypt", 1975.
  3. ^ Tutti i visir della IV dinastia si fregiarono, tra gli altri, del titolo di "figlio del re" quale semplice titolo onorifico; l'effettiva discendenza, come in questo caso, viene sottolineata dall'indicazione "del suo corpo".
  4. ^ Secondo alcuni studi, tra gli altri George Andrew Reisner, Cheope potrebbe essere stato il padre di Nefermaat (II); tale ipotesi è stata tuttavia confutata da altri studiosi, tra cui Nigel Strudwick e Michel Baud.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Porter & Moss, Vol I/a, pp. 122.
  2. ^ Dodson e Hilton 2004.
  3. ^ Jones 2000.
  4. ^ Strudwick 1985, p. 110.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Pierre Lacau, La Pyramide à Degrés Inscriptions Gravées sur les Vases V, tav. I, Il Cairo, Institut français d'Archéologie Orientale, 1959.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]