Nastagio degli Onesti

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Botticelli, Nastagio incontra la donna e il cavaliere nella pineta di Ravenna, Prado, Madrid
Botticelli, Uccisione della donna, Prado, Madrid
Botticelli, Il banchetto nel bosco, Prado, Madrid
Botticelli, Nozze di Nastagio degli Onesti, Firenze, Palazzo Pucci

Nastagio degli Onesti è il protagonista di una novella della Quinta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, dedicata agli amori dapprima contrastati e poi conclusi felicemente. La storia di Nastagio degli Onesti è stata illustrata da Sandro Botticelli nel 1483 su commissione di Lorenzo il Magnifico per fare un dono nuziale a Giannozzo Pucci e Lucrezia Bini: le quattro tavolette sono oggi disperse tra Madrid e Firenze.

Trama

Nastagio degli Onesti è un nobile di Ravenna, ritrovatosi ricchissimo in seguito alla morte del padre e dello zio. Egli s'innamora di una fanciulla di famiglia ancor più nobile, la figlia di Paolo Traversari. Per attirare la sua attenzione, Nastagio comincia a sperperare il proprio denaro in banchetti e feste organizzate soltanto per lei (un riferimento all'economia che accomuna questa novella a quella di Federigo degli Alberighi); la ragazza, tuttavia, non ricambia l'amore di Nastagio, anzi si diverte a rifiutarlo, e per questo motivo egli più volte si propone di suicidarsi, di odiarla o di dimenticarla, senza però riuscire nei propri propositi.

Vedendo che Nastagio si sta consumando nella persona e nel patrimonio, i suoi amici e parenti gli consigliano di andarsene da Ravenna, in modo da riuscire a dimenticare il suo amore inappagato. Il giovane, non potendo continuare a ignorare questo consiglio, lascia Ravenna e si trasferisce a Classe, poco lontano dalla sua città.

Un venerdì all'inizio di maggio, all'imbrunire, Nastagio, passeggiando nella pineta, vede una ragazza correre nuda in lacrime, inseguita da due cani che la mordono e da un cavaliere nero con uno spadino che la minaccia di morte. Nastagio cerca di difenderla, ma il cavaliere, presentatosi come Guido degli Anastagi, gli racconta come un tempo aveva amato follemente questa donna che sta inseguendo, ma poiché costei non aveva voluto ricambiare il suo amore, si era suicidato. Quando anche la ragazza morì, senza alcun pentimento per il tormento che aveva inflitto al suo innamorato, venne condannata con lui alla pena di quella crudele caccia: ogni venerdì, la ragazza avrebbe dovuto subire l'uccisione e successivamente la ricomposizione del proprio corpo, per tanti anni quanti erano stati i mesi del suo rifiuto nei confronti dell'innamorato.

Rassegnatosi al volere divino, Nastagio assiste allo strazio del corpo della giovane da parte del cavaliere, al termine del quale i due sono costretti a ricominciare la corsa, fin quando si sottraggono alla sua vista. Il giovane decide di approfittare della situazione: imbandirà un banchetto in quello stesso luogo del bosco il venerdì successivo, invitando i propri parenti e l'amata insieme con i suoi genitori. Come Nastagio aveva previsto, alla fine del pranzo si ripete la scena straziante e pietosa. Con ciò egli ottiene l'effetto sperato: dopo che il cacciatore spiega di nuovo ai presenti la sua condanna, infatti, la fanciulla amata da Nastagio, rendendosi conto di come aveva sempre calpestato l'amore che egli prova per lei, per paura di subire la stessa condanna cambia atteggiamento e acconsente immediatamente alle nozze, tramutando il suo odio in amore. Così la domenica successiva i due si sposano, e da quel momento tutte le donne di Ravenna imparano a essere più gentili verso i loro innamorati.

Approfondimento

Due personaggi della novella, il cavaliere nero e la donna in fuga, si trovano nell'inferno, sono dannati, non vi è registrato alcun segno di pentimento, che era consistita nel suicidio per lui e nel rifiuto dell'amore per lei. Per Boccaccio, quindi, l'amore, anche nella sua componente edonistica, riceve una valutazione positiva: ciascuno ha diritto di amare e di essere riamato, perciò anche la donna era colpevole, per non aver amato.

Anche la scena della "caccia infernale", già presente nella Divina Commedia, al canto di Pier delle Vigne, è inserita da Boccaccio in una scenografia naturalistica ben diversa da quella di Dante, un locus amoenus in cui assume tratti molto meno macabri e più simili a quelli di una sacra rappresentazione.

Nella novella compaiono molte parole appartenenti al linguaggio proprio dell'amore cortese. La dama è arrogante, disdegnosa, altera, anche se in questo caso la funzione negativa le è affidata dalla struttura stessa del racconto, visto che dovrà dare alle donne un esempio di come queste non devono comportarsi. Alla fine la dama viene promossa per il suo amore sincero, non tanto per la paura della pena cui sarebbe andata incontro, visto che alla fine essa si innamora di Nastagio.

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