Museo nazionale romano di palazzo Altemps

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Voce principale: Museo Nazionale Romano.
Coordinate: 41°54′04.22″N 12°28′22.02″E / 41.901171°N 12.472782°E41.901171; 12.472782
Museo nazionale romano di palazzo Altemps
File:Ponte - palazzo altemps 1010512.JPG
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPonte
IndirizzoVia Sant’Apollinare 46, Roma
Coordinate41°54′04.31″N 12°28′22.22″E / 41.901197°N 12.472839°E41.901197; 12.472839{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
Tipomuseo archeologico
Istituzione1997
Apertura1997
[sito ufficiale del museo Sito web]

Palazzo Altemps, a Roma, è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano. È sito nel rione Ponte in Piazza di San Apollinare 44, nei pressi di Piazza Navona.

Palazzo Altemps

Palazzo Altemps, cortile maggiore
Palazzo Altemps, Galleria del piano nobile

L'attuale edificio è il punto d'arrivo cinquecentesco di una serie di costruzioni che occupavano la zona ininterrottamente fin dall'antichità.

Dall'epoca di Augusto il fulcro dell'attività della zona, 160 metri a monte del Ponte Elio, era costituito dall'essere sede di uno dei due porti marmorari di Roma (l'altro era alla Marmorata, oggi Testaccio) e "Statio rationis marmorum", cioè ufficio del monopolio imperiale sulle cave. L'approdo fu scoperto nel 1891, documentato e poi distrutto durante i lavori per la costruzione dei muraglioni di contenimento del Tevere. Era qui che venivano scaricati e lavorati sia i marmi a destinazione architettonica utilizzati nel Campo Marzio, sia quelli destinati alla statuaria, in numerose botteghe di cui sono state trovate tracce in tutta la zona tra Sant'Andrea della Valle, la Chiesa Nuova e il fiume. In alcuni casi sono stati ritrovate anche opere non finite e attrezzi, pertinenti alla fine del periodo di Traiano, come se le botteghe fossero state abbandonate in tutta fretta.[1]

Secondo l'Armellini[2] la vicinissima chiesa di Sant'Apollinare sorgeva sulle rovine di un tempio di Apollo.

Con la feudalizzazione di Roma e l'occupazione dei resti antichi da parte delle famiglie baronali la città si divise in un settore Ghibellino ad est controllato dai Colonna e in un settore Guelfo controllato dagli Orsini. Il cammino di ronda che divide tuttora il rione di Parione da quello di Colonna correva lì presso, lungo l’attuale Vicolo dei Soldati.

Finita l'esigenza di fortificare e la depressione conseguente alla cattività avignonese, il Campo Marzio fu di nuovo intensamente urbanizzato: è nel XV secolo che comincia a nascere il palazzo Altemps quale oggi lo conosciamo, nel dominio di diversi personaggi che si successero nel tempo a partire da Girolamo Riario. Questi, nipote (o forse figlio naturale) di Sisto IV, che su di lui aveva investito tutte le proprie attenzioni nepotistiche, avrebbe voluto completarne l'edificazione per il suo matrimonio con Caterina Sforza, nel 1477, ma i lavori non furono conclusi prima del 1480.

Caduta con la fine di Sisto IV la fortuna dei Riario, nel 1511 il palazzo fu acquistato, ampliato e decorato dal cardinale Francesco Soderini (architetti Antonio da Sangallo il Vecchio e Baldassarre Peruzzi, al cui intervento si deve il cortile maggiore).

Dopo essere stato residenza degli ambasciatori spagnoli il palazzo fu acquistato nel 1568 dal cardinale austriaco Marco Sittico Altemps, figlio della sorella di Pio IV, che ne fece la residenza del casato ormai italianizzato. Si deve a lui l'istituzione della Biblioteca Altempsiana, poi confluita nella Vaticana, e la prima collezione di sculture antiche. A questi anni risale la nobiltà ma anche anche la storia "nera" della famiglia: il figlio naturale di Marco Sittico, Roberto, prefetto delle armi papali in Avignone sotto Sisto V Peretti e primo duca di Gallese, fu accusato di adulterio e fatto decapitare a 20 anni, nel 1586, proprio da Sisto V, per aver sposato una degli Orsini, suoi nemici giurati.

Qualche papa dopo, Clemente VIII Aldobrandini, nel 1604, donò alla famiglia le spoglie di papa Aniceto per arricchirne la cappella privata, ma a memoria imperitura del sopruso, il figlio Giovanni Angelo Altemps secondo duca di Gallese fece dipingere nella stessa cappella del palazzo, nel 1617, un grande affresco che riproduceva la decapitazione del padre. È a Giovanni Angelo che si deve il primo teatro (poi denominato Teatro Goldoni) costruito nel palazzo. Ed è qui che nel 1690 venne fondata l'Accademia dell'Arcadia.

Nel Settecento il palazzo fu affittato come sede diplomatica francese dal cardinale Melchior de Polignac e fu sede di grande mondanità e lusso: vi si recitò tra l'altro Metastasio e vi suonò anche Mozart, durante il suo soggiorno romano.

Passato nel XIX secolo alla Santa Sede, fu da questa venduto a privati nel 1982. È attualmente utilizzato per tre quarti dalla Soprintendenza Archeologica di Roma come sede del Museo nazionale Romano. Questo ha consentito un restauro assai curato della struttura architettonica e recuperi molto interessanti dell'apparato decorativo.

Opere conservate al suo interno

Qui sotto potete trovare alcune fotografie delle principali opere conservate al suo interno:

Opere scultoree principali

Note

  1. ^ cfr. Rodolfo Lanciani, Rovine e scavi di Roma antica, 1985, pp. 454-456
  2. ^ [1] Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX di Mariano Armellini - V. rione Ponte

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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