Michele Arcangelo Iocca

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Michele Arcangelo Iocca (Calascio, 6 ottobre 1925Roma, 9 luglio 2023) è stato un disegnatore e fumettista italiano noto anche per essere stato l'autore della segnaletica del Codice della strada italiano.[1][2][3][4]

Per aver contribuito in tal senso, egli è altresì stato definito ironicamente «Il disegnatore di fumetti più visto dagli italiani».[5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1937 la sua famiglia si trasferì a Roma dove egli, crescendo, si interessò al disegno artistico; su pressione del padre si iscrisse però alla scuola per geometri; nel 1943, per sfuggire alla guerra, rientrò con la famiglia a Calascio diventando anche renitente alla leva e venendo per questo condannato a morte; dopo pochi mesi rientrò a Roma dove restò nascosto in casa. Grazie alla conoscenza con un giornalista del Messaggero, conobbe i fratelli Palombi, editori di opere artistiche, per i quali disegnò illustrazioni per alcuni volumi; poi collaborò alle riviste Carosello e Campanello realizzando alcune storie autoconclusive. Nel dopoguerra completò gli studi da privatista e si iscrisse alla facoltà di architettura che però abbandonò senza concluderla per dedicarsi ai fumetti. In questo periodo collaborò alla realizzazione delle testate Bambola e Lupettino, realizzando serie come Crestarossa, scritta da Eros Belloni. Nel 1952, durante il periodo di servizio militare a Pinerolo, conobbe l'editore torinese Paravia per il quale realizzò illustrazioni per un romanzo; nel 1953 interruppe la collaborazione con Bambola per passare ad Amichetta fino al 1957. A causa degli scarsi guadagni di questo ultimo periodo però, dovendosi sposare nel 1956, accettò un posto come impiegato al Genio Civile dove resterà fino alla pensione nel 1990; da allora continuò a collaborare con alcuni editori firmandosi Nat, dal nome della moglie, anche attraverso alcune agenzie e con lo studio di Sergio Rosi.[1][3]

L'attività di fumettista continuò attraverso le agenzie di Naro Barbato e Angelo Mancini disegnando serie a fumetti prevalentemente per il mercato francese, come molte storie del Grande Blek del quale curò l'inchiostrazione su matite di Carlo Cedroni, e una La mine coinvotée su Kiwi special nel 1960 tutta sua per matite e chine[senza fonte]; mentre, per editori tedeschi, realizzò la serie Piccolo Much insieme ad Alberto Giolitti.[1][2][6]

Alla fine degli anni cinquanta realizzò la nuova segnaletica stradale per il nuovo Codice della strada che sarebbe stato promulgato nel 1959. Attraverso lo studio Rosi collaborò a diverse testate; realizzò anche le ultime storie della serie Maxmagnus pubblicate su Eureka dell'Editoriale Corno nel 1983, inchiostrando le tavole di Paolo Piffarerio. Negli anni settanta disegnò anche i bozzetti insieme al fratello Angelo Iocca per diverse serie di francobolli emessi dallo Stato italiano.[1][2][6]

Iocca è morto a Roma il 9 luglio 2023 all'età di 97 anni.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Michele Arcangelo Iocca, su guidafumettoitaliano.com. URL consultato il 29 luglio 2019.
  2. ^ a b c Michele Iocca è il fumettista più visto dagli italiani, su guidafumettoitaliano.com. URL consultato il 29 luglio 2019.
  3. ^ a b LA TV PRIMA E DOPO CAROSELLO, su Cartoonist globale, 26 marzo 2017. URL consultato il 29 luglio 2019.
  4. ^ L'illustre conosciuto, su guidafumettoitaliano.com. URL consultato il 29 luglio 2019.
  5. ^ «Il disegnatore di fumetti più visto dagli italiani», su ilpost.it, Il Post, 28 luglio 2023.
  6. ^ a b MICHELE IOCCA, L'ABRUZZESE CHE HA DISEGNATO I SEGNALI STRADALI, su Il Faro 24!, 15 maggio 2018. URL consultato il 29 luglio 2019.
  7. ^ Addio a Michele Iocca, il fumettista abruzzese che disegnava i cartelli stradali, su ilcapoluogo.it, 9 luglio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianni Bono, Guida al fumetto italiano, Epierre, 2003.
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