Maafa

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Disambiguazione – Se stai cercando il comune dell'Algeria, vedi Maafa (Algeria).
La Porta del Non Ritorno, monumento commemorativo della tratta degli schiavi, situato a Ouidah, in Benin

Maafa (in lingua swahili: «disastro», o "avvenimento terribile", "grande tragedia"[1], detto anche Olocausto africano, Olocausto della schiavitù, o Black holocaust)[2][3][4] è un termine usato per descrivere la storia e gli effetti delle atrocità inflitte al popolo africano dal XVI secolo fino ad oggi.[5][6][7][8] Secondo alcune stime, circa 500 milioni di africani neri, la maggioranza di etnia bantù, rimasero vittime della tratta degli schiavi o del colonialismo, in 500 anni di storia (1 milione all'anno, volendo suddividere annualmente le cifre).[1]

Il termine Maafa (nato sul modello della parola ebraica shoah, cioè "catastrofe, distruzione", indicando il genocidio ebraico durante la seconda guerra mondiale, ad opera della Germania nazista) include la tratta atlantica degli schiavi africani (che causò da sola circa 10 milioni di morti), la tratta dei neri nell'ambito islamico (in cui vennero coinvolti anche molti bianchi come schiavi), la schiavitù negli Stati Uniti d'America, il colonialismo sul suolo africano, l'imperialismo e altre forme di oppressione e sfruttamento (apartheid, razzismo, ecc.) contro i neri in Africa e nel mondo, fino ad oggi.[5][7][8][9][10][11][12]

L'uso della parola Maafa in inglese venne introdotta da Marimba Ani[13][14][15] Importanti per il riconoscimento del fenomeno, oltre ai movimenti di emancipazione in Africa (Nelson Mandela, Jomo Kenyatta, Patrice Lumumba) e nel mondo (Martin Luther King, Malcolm X) sono stati gli studi teorici di Owen 'Alik Shahadah, Maulana Karenga, Benjamin Quarles, Frantz Fanon, Domenico Losurdo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b African Holocaust, su africanholocaust.net. URL consultato il 28 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2017).
  2. ^ William Wright points to the differences between black history, and African history, and argues that the African Holocaust is a major reason why these two histories are not synonymous: William D. Wright, Black History and Black Identity: A Call for a New Historiography, p. 117
  3. ^ What Holocaust, su temple-news.com, "Glenn Reitz". URL consultato il 28 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2007).
  4. ^ Ryan Michael Spitzer, "The African Holocaust: Should Europe pay reparations to Africa for Colonialism and Slavery?", Vanderbilt Journal of Transnational Law, vol. 35, 2002, p. 1319.
  5. ^ a b Barndt, Joseph. Understanding and Dismantling Racism: The Twenty-First Century. 2007, page 269.
  6. ^ The Global African: A Portrait of Ali A. Mazrui. Omari H. Kokole.
  7. ^ a b Reparations for the Slave Trade: Rhetoric, Law, History and Political Realities”. Archiviato il 1º agosto 2014 in Internet Archive.
  8. ^ a b Jones, Lee and West, Cornel. Making It on Broken Promises: Leading African American Male Scholars Confront the Culture of Higher Education. 2002, p. 178.
  9. ^ 'Alik Shahadah, African Holocaust, su africanholocaust.net, Maafa, 10 2005; revised 07 2012. URL consultato il 6 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2017).
  10. ^ William D. Wright, Black History and Black Identity: A Call for a New Historiography.
  11. ^ The Global African: A Portrait of Ali A. Mazrui. Omari H. Kokole.
  12. ^ Ryan Michael Spitzer, "The African Holocaust: Should Europe pay reparations to Africa for Colonialism and Slavery?", Vanderbilt Journal of Transnational Law, vol. 35, 2002, p. 1319.
  13. ^ Let the Circle Be Unbroken: The Implications of African Spirituality in the Diaspora
  14. ^ Dove, Nah. Afrikan Mothers: Bearers of Culture, Makers of Social Change. 1998, p. 240.
  15. ^ Gunn Morris, Vivian and Morris, Curtis L. The Price They Paid: Desegregation in an African American Community. 2002, p. x.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • African Holocaust Society, su africanholocaust.net. URL consultato il 28 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2017).