Luigi Nicola de Majo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Luigi Nicola de Majo
duca di S. Pietro a Scafati
Nome completoLuigi Nicola de Majo Durazzo
Morte10 febbraio 1860
Dinastiade Majo Durazzo
PadreCarlo Maria Amalio de Majo Durazzo
ConsorteAdelaide Bourdin[1]
FigliGiulio
ReligioneCattolica

Luigi Nicola de Majo, duca di S. Pietro (177810 febbraio 1860[2]), fu un maresciallo di campo della Real Casa di Borbone-Due Sicilie, nominato Luogotenente generale di Sicilia dal 1840 al 1848, poi presidente dell'Alta Corte fino al 1860.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque da famiglia aristocratica napoletana intorno al 1778, figlio dell'ultimo intestatario feudale col titolo di Duca di San Pietro nel cedolario[3] di Principato Citra, Carlo Maria Amalio de Majo Durazzo, succeduto il 17 giugno 1789 al fratello patruele Gennaro (morto l'11 aprile 1789), feudatari di Pago Veiano[2][4][5].

Il 26 agosto 1823, già maresciallo di campo della Real Casa di Borbone-Due Sicilie e commissario nelle provincie di Napoli e due Principati, fu nominato da Ferdinando I comandante nella Terza brigata attiva di fanteria composta dai Reggimenti Borbone e Farnese[6]. Appare in una disputa nel 1832[7].

Nell'ottobre 1840 fu incaricato Comandante Generale delle armi di Sicilia[8][9] e Luogotenente generale per la morte dello svizzero Josef Anton Tschudi (o Tschudy). Nel 1848 abbandonò l'Isola durante i violenti moti rivoluzionari a Palermo[10][11]. In una nota dello storico Girolamo Di Marzo Ferro definì il comandante generale delle armi nei termini dispreggiativi di inettitudine al comando[12], ricordando un precedente episodio nel 1815 (l'abbandono del campo di Petriolo), durante la ritirata di Gioacchino Murat[13].

Nel 1841 fece bonificare la contrada di Maredolce (Palermo), avviando l'opera di ampliamento e irrigazioni dei terreni, dei giardini e dei mulini limitrofi con il pagamento di una quota ai proprietari[14]. Gli abitanti della zona accolsero la rottura delle dighe con fuochi d'artificio e una messa solenne nella piccola chiesa di San Ciro[14]. Altri lavori fece compiere nella spiaggia di Mondello, rimuovendo acque reflue maleodoranti e migliorando la salubrità degli ambienti della costa. Nel capoluogo siciliano fece istituire un Consiglio Edilizio alla stregua di quello sorto nella città di Napoli, composto dal XI Duca di Laurino Troiano Spinelli (1782-1860), già intendente di Palermo e discendente dell'omonimo filosofo, il duca di Serradifalco Domenico Lo Faso Pietrasanta, il marchese Orazio Forcella (1789-1864), lo scultore Valerio Villareale, l'ingegnere Carlo Giachery (spesso scritto "Giaccheri")[14].

Dopo l'abolizione del Comando generale dell'Esercito il tenente generale de Majo fu presidente dell'Alta Corte militare fino al 1860[15].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Annuario della Nobiltà Italiana, vol. 2, Bari, 1895, pp.739-740
  2. ^ a b Marchese Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. g̊overno d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti, Volume 4, Forni, 1968, p. 242.
  3. ^ Il cedolario era anticamente l'elenco delle adoe dovute dai feudatari.
  4. ^ Erasmo Ricca, Istoria de' feudi del regno delle Due Sicilie di qua dal faro ..., Volume 3, 1865, p.442.
  5. ^ Erasmo Ricca, La nobiltà del Regno delle Due Sicilie, 1865, parte I-vol.3, p.440.
  6. ^ Giornale del Regno delle Due Sicilie, Volume 2: n. 216, 11 settembre 1823, p. 878 su books.google.it
  7. ^ Pel duca di S. Pietro a Scafati Sig. D. Niccola Luigi Di Majo Maresciallo di Campo di S.M. (D.G.), succeduto ne' diritti del marchese Tanucci con alcuni creditori, ed interessati nella graduatoria della parrocchiale chiesa di S. Giovan-Battista de' Fiorentini. Nella Suprema Corte di Giustizia. Napoli, dai torchi di Porcelli, 1832.
  8. ^ Francesco Guardione, Il dominio dei Borboni in Sicilia dal 1830 al 1861: in relazione alle vicende nazionali, Volumi 1-2, Società Tipografico-editrice Nazionale, 1907,p.194.
  9. ^ Sulla Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, anni 1819/1842, si vedano indici: Archivio di Stato di Palermo, Ministero e Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale, bb. 16.000 ca. su saassipa.cultura.gov.it
  10. ^ Carlo Gemelli, Storia della Siciliana rivoluzione del 1848-49, Volume 1, 1867, pp.198-201
  11. ^ Al 1848 risale la «Corrispondenza diplomatica indirizzata al marchese di Spedalotto, pretore di Palermo»: (PDF) Soprintendenza Archivistica della Sicilia/Archivio di Stato di Palermo, Miscellanea archivistica, I serie, n. 152 (sezione n. 69) su saassipa.cultura.gov.it
  12. ^ Girolamo di Marzo-Ferro, Un periodo di storia di Sicilia dal 1774 al 1860, Volume 2, 1863, p.42
  13. ^ Pietro Colletta, Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825, Volume 2, 1861, p.159.
  14. ^ a b c Giovanni Evangelista Di Blasi, Storia cronologica de' vicerè, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, Palermo, 1842, pp. 853-854.
  15. ^ Guido Landi, Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie (1815-1861), A. Giuffrè, 1977, p. 915. L'Alta Corte militare «era comune all'esercito e alla marina, risedeva a Napoli, e la componevano ufficiali di terra e ufficiali di mare. Era una specie di Cassazione, e rivedeva le decisioni dei consigli di guerra, solo per verificare se la legge o la procedura era stata violata; e la componevano un presidente, otto giudici ordinarii, quattro dei quali dovevano essere marescialli di campo, e quattro brigadieri, e sei giudici straordinari» (Raffaele De Cesare, La fine di un regno: dal 1855 al 6 settembre 1860, 1895, p.70). Si veda inoltre "Sezione III. Servizii promiscui a' due rami di guerra e marina. Alta corte militare", in Almanacco reale del Regno delle Due Sicilie per l'anno 1854, Napoli, Stamperia Reale, 1854, pp.391-392

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]