Lophophorus lhuysii

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Lofoforo cinese
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Ordine Galliformes
Famiglia Phasianidae
Sottofamiglia Phasianinae
Genere Lophophorus
Specie L. lhuysii
Nomenclatura binomiale
Lophophorus lhuysii
A.Geoffroy Saint-Hilaire, 1866

Il lofoforo cinese, lofoforo di L'Huys o monal della Cina (Lophophorus lhuysii A.Geoffroy Saint-Hilaire, 1866) è un variopinto uccello della famiglia dei fagiani, endemico delle foreste della Cina.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte e tre le specie del genere Lophophorus, il maschio ha un piumaggio molto più vistoso e colorato rispetto a quello delle femmine; nel caso del lofoforo di L'Huys il maschio ha il muso di colore verde con gli occhi bordati di azzurro, il collo di color rosso che tende all'arancione sulle spalle, la coda e le ali sono di un color azzurro-verdognolo, il dorso è verde e bianco, il becco è nero, mentre le zampe son grigie; la femmina alterna tonalità di marroncino al color crema, il tutto picchiettato di nero

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il lofoforo di L'Huys normalmente forma coppie monogame, la femmina depone fra aprile e maggio dalle tre alle cinque uova,di color crema screziate di rosso, che cova per circa 28/29 giorni.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Lophophorus lhuysii è diffuso nel sud-ovest della Cina; il suo areale si estende dalle aree montane del Sichuan occidentale e dalle adiacenti aree del Tibet, sino al sud-est del Qinghai, al Gansu meridionale e al north-ovest dello Yunnan.[1]

Popola le macchie subalpine di Rhododendron e talora le foreste subalpine di conifere, da 2.800 a 4.900 m di altitudine.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) BirdLife International 2012, Lophophorus lhuysii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato l'11 novembre 2014.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Phasianidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 12 novembre 2014.

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