La folla (film 1928)

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La folla
Titolo originaleThe Crowd
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1928
Durata104 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
film muto
Generedrammatico
RegiaKing Vidor
SceneggiaturaHarry Behn, King Vidor, John V.A. Weaver
FotografiaHenry Sharp
MontaggioHugh Wynn
MusicheCarl Davis
Interpreti e personaggi

La folla (The Crowd) è un film del 1928 diretto da King Vidor.

È la storia di un individuo qualunque che vuole emergere dalla massa e non si accorge che le sue esperienze non fanno altro che ricalcare cliché consolidati.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

"A 21 anni John era uno dei sette milioni di abitanti convinti di essere i pilastri di New York" recita una delle didascalie del film. Alla sua nascita, il 4 luglio 1900, 124º anniversario della dichiarazione d'Indipendenza, suo padre aveva esclamato: "Quest'ometto farà stupire il mondo". E John crescerà convinto di essere destinato a grandi cose. Ma sarà sconfitto nello scontro con la spietata realtà della metropoli. La morte della piccola figlia lo porterà quasi alla follia e al pensiero del suicidio. Saranno l'affetto della coraggiosa moglie e del figlioletto a dargli le energie per continuare la lotta quotidiana.

Il film[modifica | modifica wikitesto]

Con questo film King Vidor si collega al movimento realistico europeo che accompagna gli ultimi anni del cinema muto: dalla Neue Sachlichkeit tedesca (Il viaggio di mamma Krausens verso la felicità) di Piel Jutzi, o Berlino, sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann), ad alcuni film russi come La terra di Aleksandr Dovženko. Il regista pare esprimere la propria consapevolezza della inusualità, per il cinema americano, del suo approccio alla prosaica realtà quotidiana, nel virtuosistico finale, in cui, la macchina da presa, partendo dai volti dei tre protagonisti che stanno assistendo ad una proiezione, si allontana da essi, sorvolando la folla dei presenti, e ritorna verso lo schermo, luogo deputato alla creazione dei sogni.

Anche il finale aperto, senza un chiaro epilogo, rappresenta un elemento di rottura con la tradizione. Non è privo di significato il fatto che regista e produzione scelsero tra sette finali alternativi.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1989 è stato inserito fra i film conservati nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) National Film Registry, su loc.gov, National Film Preservation Board. URL consultato il 3 gennaio 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jerry Vermilye, The Films of the Twenties, Citadel Press, 1985 - ISBN 0-8065-0960-0
  • Sergio Toffetti e Andrea Morini (a cura di) La grande parata - Il cinema di King Vidor, Lindau 1994 ISBN 88-7180-106-7

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