Köse Mihal

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Köse Mihal (turco ottomano: كوسه ميخال, anche noto come Ghazi Mihal e Köse Mihal bin Abdüllah e nato Michele Kosses; Impero bizantino, ... – Impero ottomano, 1340) è stato un politico e militare bizantino naturalizzato ottomano, che divenne luogotenente del sultano ottomano Osman I dopo essersi convertito all'Islam, tradendo l'Impero bizantino in cui era nato e che aveva servito. È considerato il primo convertito di rilievo della storia ottomana e il capostipite della famiglia Mihaloğlu.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Köse Mihal, nato Michele Kosses, era in origine un greco bizantino[1][2] a servizio dell'Impero bizantino come governatore di Chirmenkia, Lefke, Mekece e Akhisar[1][2][3][4][5].

Era noto per essere in buoni rapporti con il futuro primo sultano ottomano, Osman I, che supportò nelle sue mire espansionistiche a scapito dei popoli che premevano lungo i confini imperiali e per cui funse da intermediario e portavoce presso le popolazioni bizantine locali[6]. Nel 1300, Osman, nel pieno delle sue campagne di espansione, invitò tutti i governatori bizantini locali a convertirsi all'Islam e a schierarsi con lui:[7][8] Michele fu il più importante fra quelli che accettarono la sua offerta[6], assumendo il nome di Köse Mihal e il titolo di Ghazi[9][10][11] e divenendo uno dei suoi luogotenenti, il primo noto di origini non mussulmane[12]. Le ragioni dietro tale decisione non sono note con certezza e sono variamente indicate, dall'influenza esercitata su di lui da Osman su di lui a un sogno profetico in cui fu invitato alla conversione dal profeta Maometto[6].

Mihal seguì Osman durante tutta la sua ascesa e, in seguito, restò al fianco del suo figlio ed erede Orhan, ricoprendo un ruolo importante durante la presa di Bursa del 1326[13][14][15]. È considerato il capostipite della famiglia Mihaloğlu, che servì a lungo l'Impero ottomano come governatori e generali, in particolare in Rumelia[1][16].

Si stima che Mihal morì intorno al 1340[17][18], essendo ormai considerata frutto di un errore la tradizione che lo vede sopravvivere fino ad almeno il 1365 e prendere parte alla presa di Adrianopoli al fianco del figlio di Orhan, Murad I. Infatti, si crede che il Mihal Ghazi citato ad Adrianopoli sia piuttosto un nipote del primo Mihal[17][18].

Mihal è sepolto nel cimitero adiacente al complesso Külliye di Edirne, che fece restaurare nel 1322[17][18].

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essersi convertito, Mihal ebbe due figli:[7]

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

La discendenza di Mihal continuò a ricoprire posizioni notevoli all'interno dell'Impero ottomano per diversi secoli, fra cui si ricordano i fratelli Ali e Skender Mihaloğlu e Hürrem Pasha, figlio di Skender. La sorella di Hürrem, Muhsine, sposò uno dei Gran Visir più potenti della storia ottomana, Pargali Ibrahim Pasha[1][19].

Il 5 dicembre 2020, il ministero della difesa nazionale turco dichiarò che la spada di Mihal era il più antico manufatto ottomano sopravissuto, titolo precedentemente attribuito all'elmo di Osman I. La spada è attualmente esposta al Museo Militare di Istanbul[20].

Cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) William Ochsenwald e Sydney Nettleton Fisher, The Middle East: A History, McGraw-Hill Education, 6 gennaio 2010, p. 163, ISBN 978-0-07-338562-4. URL consultato il 2 settembre 2023.
  2. ^ a b Majoros Ferenc u. Bernd Rill, The Ottoman Empire 1300–1922, Wiesbaden 2004, p. 96
  3. ^ Wayback Machine (PDF), su etd.ceu.edu. URL consultato il 2 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2020).
  4. ^ (EN) Kathleen Sparkes, Latent Turkification of Byzantium (ca. 1071–1461), su Dumbarton Oaks. URL consultato il 2 settembre 2023.
  5. ^ OTTOMAN WEB SITE - 700th Anniversary of the OTTOMAN EMPIRE, su osmanli700.gen.tr. URL consultato il 2 settembre 2023.
  6. ^ a b c "İbrahim Kaya – Şahin: AŞIKPAŞAAS-zade Historian: A STUDY ON THE TEVARiH AL-i-iOSMAN. PP.14 & 125" (PDF), su digital.sabanciuniv.edu. URL consultato il 2 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2007).
  7. ^ a b The encyclopaedia of Islam. 7. Mif - Naz, 1993, pp. 34-35, ISBN 978-90-04-09419-2.
  8. ^ The Oxford dictionary of Byzantium, Oxford University Press, 1991, pp. 1539-1540, ISBN 978-0-19-504652-6.
  9. ^ KOSE MIHAL (GHAZI MIHAL), su osmanli700.gen.tr. URL consultato il 2 settembre 2023.
  10. ^ (TR) Ömer Faruk Dinçel - Köse Mihal ve Harmankaya, su yereltarih.tr.gg. URL consultato il 2 settembre 2023.
  11. ^ Franz Babinger, Mikhalik-OGHLU. In E. J. Brill's first encyclopaedia of Islam. Leiden 1913 – 1936, S.493–495
  12. ^ H. J. Kissling, Bertold Spuler, F. R. C. Bagley, The Last Great Muslim Empires, p.3
  13. ^ Mehmed Neşrî, quoted in Journal of the German Oriental Society. 13. Volume 1859, p. 214
  14. ^ Nicolae Jorga, The history of the Ottoman Empire, presented by source, unchanged reissue, Primus Verlag Darmstadt 1997, Vol 2, p. 204
  15. ^ Hans Joachim Kissling, Dissertationes orientales et Balcanica collectae, III. The Ottomans and Europe. Munich 1991, p. 217-225
  16. ^ Richard F. Kreutel, Life and deeds of the Turkish emperor. The anonymous vulgärgriechische Chronik Codex Barberinianus Graecus 111 (Anonymus Zoras). Graz et altera 1971, p. 94f
  17. ^ a b c Joseph Hammer Purgstall, History of the Ottoman Empire. Erster Band, Pest 1827, p. 48
  18. ^ a b c Dervish Ahmet-i 'Aşıki (called' Aşık Paşa, son):Menakıb u tevarih-i 'Al-i' Osman(Denkwürdigkeiten and times of House Osman). In Kreutel Richard Franz (Hrsg. / Editor):From Shepherd Tent to Sublime Porte. Ottoman historian Vol 3, Graz 1959, p. 299
  19. ^ Ebru Turan, The Marriage of Ibrahim Pasha (ca. 1495-1536), in Turcica, vol. 41, n. 0, 31 dicembre 2009, pp. 3–36, DOI:10.2143/TURC.41.0.2049287. URL consultato il 2 settembre 2023.
  20. ^ MSB: Mihalgazi'nin kılıcı, Osmanlı Devleti'ne ait en eski eser olarak kayıt altına alındı, su aa.com.tr. URL consultato il 2 settembre 2023.
  21. ^ (EN) Kurulus (TV Series 1986– ) - IMDb. URL consultato il 2 settembre 2023.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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