John Barleycorn
John Barleycorn (in italiano Giovanni Chicco d'orzo) è un personaggio immaginario del folclore inglese e scozzese protagonista dell'omonima canzone, forse di origini popolari, eseguita in innumerevoli versioni.
Nel gergo britannico rappresenta la personificazione della birra e del whisky, prodotti entrambi derivati dall'orzo (in inglese barley). Nella canzone subisce umiliazioni e maltrattamenti fino alla morte, che corrispondono alle varie fasi della coltivazione dell'orzo come la mietitura e la maltazione.
Origini[modifica | modifica wikitesto]
La ballata ha origini moderne: una sua versione a stampa risale alla prima metà del XVII secolo (all'incirca tra il 1601 e il 1640[1]). Non è chiaro se debba considerarsi un'originale elaborazione folclorica o frutto di un atto creativo di qualche autore colto. Ralph Vaughan Williams e A. L. Lloyd, nell'apparato di note alla Penguin Book of English Folk Songs da loro curata (Londra, 1959), si chiedono se si tratti di "una sopravvivenza folclorica di inusuale coerenza" oppure della "creazione di un revivalista antiquario, che è poi transitata nel repertorio popolare per essere poi 'folclorizzata'". Nel 1782, il poeta scozzese Robert Burns pubblicò una propria versione della canzone che influenzò le versioni successive.
John Barleycorn lyrics[modifica | modifica wikitesto]
«There were three men came out of the West, And these three men made a solemn vow: They've ploughed, they've sewn, they've harrowed him in, And these three men made a solemn vow: They've let him lie for a very long time, And little Sir John sprung up his head, They've let him stand ‘till midsummer's day, And little Sir John's grown a long, long beard, They've hired men with the scythes so sharp, They've rolled him and tied him by the way, They've hired men with the sharp pitchforks, And the loader he has served him worse than that, They've wheeled him around and around the field, And there they made a solemn oath, They've hired men with the crab-tree sticks, And the miller he has served him worse than that, And little Sir John and the nut-brown bowl, And little Sir John and the nut-brown bowl, The huntsman, he can't hunt the fox, And the tinker he can't mend kettle nor pot, |
Versioni musicali e citazioni[modifica | modifica wikitesto]
Tra le principali versioni e rielaborazioni in cui è conosciuta la canzone si ricordano:
- quella dei Traffic di Steve Winwood (contenuta nell'album John Barleycorn Must Die del 1970)[2]>;
- quella di Martin Carthy (contenuta nell'album Sweet Wivelsfield del 1971);
- la versione degli Steeleye Span (contenuta nell'album Below The Salt del 1972);
- la versione dei The John Renbourn Group, quinta traccia dell'album A Maid in a Bedlam (Londra, 1977);
- quella dei Fairport Convention (contenuta nell'album Tipplers Tales del 1978);
- quella dei Jethro Tull (contenuta nell'album live A little light music del 1992, con George Dalaras alla voce).
- quella di Johnny Flynn (contenuta nell'album Sillion del 2017)
John Barleycorn è il titolo del libro di memorie autobiografiche di Jack London scritto nel 1913, tradotto in italiano come John Barleycorn. Memorie alcoliche, oppure Ricordi di un bevitore.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (EN) Patricia Fumerton, Carl Stahmer e Megan Palmer (a cura di), A pleasant new Ballad to sing both Euen and Morne, / Of the bloody murther of Sir John Barley-corne (1624?), in English Broadside Ballad Archive, Università della California a Santa Barbara. URL consultato il 1º aprile 2017.
- ^ questa versione sarà utilizzata da Gabriele Salvatores come colonna sonora del film Nirvana (1997)
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Alberto Truffi, John Barleycorn - Il significato della canzone, su Musica & Memoria, 2003. URL consultato il 1º aprile 2017.
- (EN) Patricia Fumerton, Carl Stahmer e Megan Palmer (a cura di), A pleasant new Ballad to sing both Euen and Morne, / Of the bloody murther of Sir John Barley-corne (1624?), in English Broadside Ballad Archive, Università della California a Santa Barbara. URL consultato il 1º aprile 2017.