Inno al Re

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Inno al Re
inno nazionale del Regno delle due Sicilie
Dati generali
Nazione Bandiera delle Due Sicilie Regno delle Due Sicilie
Adozione 1816
Dismissione 1861
Composizione musicale
Autore Giovanni Paisiello
Epoca XVIII-XIX secolo
Audio
(info file)

L'Inno al Re è il brano musicale che, commissionato da Ferdinando I nel 1787,[1] funse dal 1816 da inno nazionale del Regno delle Due Sicilie. Nonostante una tesi che ne assegna la paternità al barone Pietro Pisani, è generalmente attribuito a Giovanni Paisiello, mentre quella tardiva di Pisani dovrebbe essere una trascrizione.[2][3][4][5]

Non si sa con certezza quale fosse il testo esatto (che nel tempo subì diverse modifiche), ma venne ritrovata una partitura che conteneva anche il testo dell'inno, datata tra il 1835 e il 1840.

Il nome riportato nel testo cambiava ogni volta che veniva incoronato un nuovo sovrano. In questa pagina viene riportata la prima versione dell'inno, dove "Fernando" fa riferimento al regno di Ferdinando I delle Due Sicilie.

La seconda strofa fa intendere che l'inno deve essere stato composto prima della formazione del Regno delle Due Sicilie (1816), quando i due regni (serbi al duplice trono) erano separati in Regno di Napoli (esteso nella parte meridionale peninsulare italiana dall'Abruzzo alla Calabria) e Regno di Sicilia (formato dall'isola siciliana e le sue isole minori).

La partitura prevede l'esecuzione con due parti di canto: soprano e basso, mentre gli strumenti utilizzati sono: flauti, clarinetti in do, oboi, corni in fa, trombe in do, fagotto e serpentone.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Il testo che viene solitamente associato all'Inno al Re è quello tratto da una partitura scritta tra il 1835 e il 1840 per la principessa Eleonora Galletti di Palazzolo.[6]

Iddio conservi il Re
per lunga e lunga età
come nel cor ci sta
viva Fernando il Re

Iddio lo serbi al duplice
trono dei Padri suoi
Iddio lo serbi a noi!
viva Fernando il Re[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gaetano Andrisani, Appunti sui Borbone. L'esilio di Pio IX, Città di vita, 1988, p. 329.
  2. ^ Paolo Petronio, p. 90.
  3. ^ Nicla Cesaro, Sei nuove trascrizioni per l'Inno delle Due Sicilie (PDF), in Roma, 11 maggio 2020. URL consultato il 4 dicembre 2023.
  4. ^ Petizione: Non toccate l'inno di Paisiello, in ANSA, 8 ottobre 2020. URL consultato il 4 dicembre 2023.
  5. ^ Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Piero Giordana, Fratelli d'Italia: la vera storia dell'inno di Mameli, Milano, Mondadori, 2001, p. 24, ISBN 88-04-49985-0.
    «La Penisola era di nuovo frammentata in staterelli, fra cui solo il Regno di Sardegna con capitale a Torino, lo Stato della Chiesa che andava dalla Romagna a Terracina e il Regno delle Due Sicilie, retto a Napoli dai Borbone, avevano un ragionevole respiro territoriale. In questi diversi luoghi della Penisola, capitando a una cerimonia pubblica, si sarebbe visto che le bande musicali adoperavano ovviamente spartiti diversi. In particolare nel Regno sabaudo si andava avanti con una militaresca Marcia sarda (a cui subentrò nel 1831 la Marcia reale scritta da Giuseppe Gabetti), mentre lo Stato borbonico usava un inno nazionale delle Due Sicilie che recava la firma di un musicista illustre, Giovanni Paisiello.»
  6. ^ L'inno delle Due Sicilie, su Eleaml. URL consultato il 4 dicembre 2023.
  7. ^ (FR) Giovanni Paisiello - Inno al re paroles, paroles et traduction, su MUZTEXT. URL consultato il 4 dicembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Inno al Re (MP3), su carabinieri.it.
  • Inno al Re (partitura, arrangiamento per organo), su Petrucci Music Library.