Illustrazione abruzzese

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Illustrazione abruzzese
StatoBandiera dell'Italia Italia
PeriodicitàQuindicinale
(nel 1915): Settimanale
GenereRivista letteraria e artistica
FondatoreBasilio Cascella
Fondazione1899
Chiusura1915
DirettoreBasilio Cascella
 

L'Illustrazione abruzzese è stata una rivista letteraria pubblicata dal 1899 al 1905, denominata dal 1915 "Grande illustrazione abruzzese". Quest'ultima venne fondata dal pittore Basilio Cascella a Pescara nel 1899.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La rivista letteraria fu fondata nel 1899 dal pittore Cascella a Pescara[1][2].

Basilio Cascella

Nel 1896, Basilio Cascella, dopo essere stato a Milano e a Napoli per delle esposizioni, tornò a Pescara e decise di costruire una nuova casa con stabilimento cromolitografico in un'area allora vergine della sponda sud del fiume Pescara, lungo la strada delle Acacie (oggi viale Marconi). Vi si stabilì con la moglie e i figli Tommaso e Michele che, dal 1905 in poi, iniziarono a collaborare alle immagini della Illustrazione[3][4] con scene pastorali e di attività marittima sul porto di Pescara e sulla vita lungo le caserme borboniche e il corso Manthonè.

Il progetto partì dal Cascella con il finanziamento dei fratelli Pancale di Popoli (dal 1927 in provincia di Pescara); ci furono in totale due serie di cinque numeri e poi di sei numeri, rispettivamente nel 1899 e nel 1905[5], in collaborazione con gli intellettuali pescaresi e dintorni, come Gabriele D'Annunzio, Francesco Paolo Michetti, Edoardo Scarfoglio, con lo scopo di riprodurre in Abruzzo lo stesso compito di ricerca che si prefiggeva la rivista nazionale de "L'Illustrazione italiana". Con il giornale, l'intenzione era quella di trattare fatti di cronaca e curiosità nazionali mentre con la seconda parte dei fascicoli, dedicata all'Abruzzo, l'obiettivo era far riscoprire ai lettori gli aspetti più curiosi, nascosti e meno conosciuti delle tradizioni abruzzesi, della sua storia, dei monumenti di rappresentanza, con particolare interesse al costume popolare. Il progetto appassionò assai Cascella e D'Annunzio. Collaborarono alla redazione degli articoli Luigi Antonelli, Vincenzo e Giuseppe Romualdi, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Antonio De Nino[6].

Lo stile della prima edizione dell'Illustrazione era tipico del simbolismo e del liberty di Basilio, nella resa dei corpi pervasi dalla natura onnipresente, di visioni oniriche e assai sentite, come la figurina del pastore abruzzese che suona la zampogna, evocando gli spiriti del bosco. Durante l'attività, nel 1899, Basilio concepì anche il suo cosiddetto capolavoro, il quadro de "Il bagno della pastora"[7].

Nella tipolitografia di Pescara, Basilio realizzò nel 1906-1907 anche centinaia di cartoline cromolitografate e acquerellate della serie "Tipi regionali", con ampio spazio dedicato ai soggetti abruzzesi[8]. Stampò anche copertine e disegni per frontespizi di altre riviste, pubblicità per attività commerciali di Pescara e di Milano. Insomma rese la piccola realtà di Pescara un centro propulsore della nuova arte abruzzese.

Ex stabilimento litografico dei Cascella a Pescara, oggi Museo civico "B. Cascella"

Tuttavia il progetto terminò nel 1907 con la chiusura del giornale, a causa di mancati finanziamenti. Dovette cessare pertanto anche l'attività litografica.

Nel 1913 Cascella si riavvicinò all'Abruzzo, per delle esposizioni a Francavilla presso il palazzo Michetti delle sue opere, e di quelle dei figli Tommaso e Michele; sicché entrò in contatto col marchese Paolucci Crugnale[9], che finanziò una nuova tiratura della nuova rivista, che avrebbe avuto sempre sede alla litografia di Pescara, e avrebbe assunto il titolo de "La Grande Illustrazione"; questa volta però i temi sarebbero stati di più ampio respiro, e non solo concentrati sulle questioni abruzzesi. Infatti gran parte del giornale era dedicata alle correnti artistiche del futurismo e del crepuscolarismo, ampio spazio fu dato anche alle avanguardie di Parigi, anche la tecnica del disegno fu più moderna, e meno ottocentesca e liberty. Nel 1914 allo scoppio della Grande Guerra, Basilio inviò il figlio Tommaso al Fronte come inviato per raccogliere disegni dal vivo, per la Grande Illustrazione; e rischiò, catturato dai francesi, la pena di morte in quanto accusato di essere una spia tedesca. Fu salvato in extremis dall'intervento dell'amico Gabriele D'Annunzio[10][11], coetaneo del padre. Tommaso tuttavia riuscì a inviare a Pescara i disegni per la pubblicazione dei fascicoli, rappresentando in maniera assai appassionata le sofferenze dei soldati al fronte.

A causa dell'entrata dell'Italia in guerra, e del mancato arrivo dei finanziamenti, l'attività della Grande Illustrazione cessò nel 1915, e non fu più ripresa. Lo stabilimento litografico dopo il 1918 fu comunque usato dalla famiglia come bottega d'arte, nel periodo di permanenza di Basilio figli a Rapino (Ch) alle falde della Majella, paese culla dei ceramisti del chietino, lo stabilimento di Pescara era usato per la pittura dei piatti, delle mattonelle e delle tavole, e a lavoro concluso erano portate alla fornace di Rapino, per poi essere riportare a Pescara. Dopo il 1950 alla morte di Basilio, lo stabilimento era stato da lui stesso concesso al Comune di Pescara per diventare un museo d'arte,come oggi è.

Molti fascicoli dell'Illustrazione abruzzese e della Grande Illustrazione sono stati recuperati da collezionisti ed esposti nel Museo civico Cascella, insieme alle dozzine di cartoline litografiche dei tipi abruzzesi.

Oggi è assai difficile trovare tutti i fascicoli, assenti nelle principali biblioteche italiane ed europee, e solo nella Biblioteca nazionale di Francia a Parigi si è potuto consultare l'unico fascicolo, il terzo della I serie del 1899, mentre altri sono reperibili nella Biblioteca Nazionale di Firenze, nella Biblioteca "Angelo Mai" di Bergamo e nella Biblioteca "Casa Moretti" di Cesenatico.

La rivista fu una novità, un evento culturale di grande rilievo nel settore dell'editoria d'arte abruzzese, di quell'epoca[senza fonte]. La cittadina di Pescara in quegli anni, smantellata la fortezza borbonica, iniziava a proliferare culturalmente, economicamente e demograficamente, espandendosi fuori dallo storico perimetro murario, in direzione del fiume Aterno, presso cui si trovava la tipografia, e verso il mare, così come verso la vicina città di Castellammare. I Cascella, originari proprio di Pescara (Basilio, Michele, Tommaso), frequentarono le accademie prestigiose italiane, e vollero creare un movimento culturale ben saldo anche in Abruzzo, tessendo rapporti anche con Francesco Paolo Michetti, Costantino Barbella e Gabriele D'Annunzio. A decretare il successo dell'Illustrazione abruzzese fu la scelta del tipo di carta, realizzata artigianalmente, le dimensioni monumentali del formato, ma anche la qualità dei testi di vari collaboratori di Basilio, tra cui i poeti abruzzesi e D'Annunzio stesso. Le pubblicazioni tuttavia furono interrotte dalla prima guerra mondiale nel 1915.

Lo stabilimento litografico, dopo la donazione di B. Cascella al comune di Pescara dei suoi beni, è sede del Museo civico Basilio Cascella.

Caratteristiche e temi trattati[modifica | modifica wikitesto]

Basilio Cascella mise in contatto diretto l'ambiente dell'Abruzzo con quanto più aggiornato si andava sperimentando nella cultura italiana ed europea. Nella piccola officina litografica di Pescara si andavano riunendo, discutendo, e davano il loro contributo creativo e intellettuale Vincenzo Bucci, Luigi Antonelli, Giuseppe Romualdi, Vincenzo Alicandri e Italo De Sanctis, insieme agli abruzzesi D'Annunzio, Filippo Palizzi, Teofilo Patini; tra gli altri italiani vi collaborarono anche Giulio Aristide Sartorio e Giulio Bargellini, sicché nel 1914-15 Cascella ingrandì il progetto chiamandolo "La Grande Illustrazione Abruzzese", che raggiunse importanza nel panorama nazionale, e non più provinciale.

Il I volume della stampa anastatica è una testimonianza delle capacità ideative, culturali e produttive non solo del passato, ma anche di un vivace presente. Le dimensioni (cm 18x56 per la prima serie, cm. 40x40 per la seconda serie, e cm. 38x33,5 per "La Grande Illustrazione"), le litografie e le riproduzioni iconografiche a piena pagina, le tavole a colori fuori testo, l'impaginato grafico esaltato da fregi e illustrazioni, sono conferma dell'accelerazione verso il modernismo voluta da Cascella; al contrario dello studioso Walter Banjamin sulla litografia, Cascella teorizzò la realizzazione delle sue riviste da "praticare" secondo le esigenze di une tecnica esclusivamente adatta alla riproduzione meccanica, una sorta di pre-indagine ottico-percettiva valorizzata con la messa in scena di tableaux vivants, adattati poi al metodo litografico e tipografico tout-court.

Il disegno avrebbe dovuto fondersi pienamente con i temi trattati nella rivista, versi, novelle, racconti drammatici, note letterarie, logiche, aventi per tema il mondo contadino e tradizionale abruzzese, della cultura imbevuta di una sorta di forte primitivismo, come rappresentò D'Annunzio stesso i suoi personaggi di Pescara e delle campagne attigue nelle sue novelle, una terra aspra ma allo stesso tempo intatta e vergine, forte e generosa, tuttavia ciò non deve indurre a pensare che il Cascella avesse voluto offrire l'immagine di un Abruzzo gretto e provinciale, tutt'altro, egli intendeva con D'Annunzio e Patini offrire al pubblico italiano la vera natura dell'uomo abruzzese in una visione a tutto tondo, che con le varie sfaccettature e amalgami, andava ben oltre la riduttiva visione del cafone contadino provinciale.

Nelle quattro copertine della serie (il fascicolo IV.V), il tema portante delle montagne e della marina abruzzese, gremita di stilizzate barchette e di vele bianche, farà da quinta teatrale ad un efebico poeta, artista ripreso di spalle mentre nel suo stilizzato nudo mostra all'orizzonte, con le braccia levate, un olivo-alloro (fase I), e una Croce processionale ispirata a quella di Rosciolo dei Marsi (AQ). Altri temi cari a Cascella furono la maternità e l'adolescenza, nella fase II viene disegnato un bambino in fasce, poi un fanciullo seduto su un prato fiorito che suona il suo flauto, attorniato dalle farfalle.
Il passaggio dal formato rettangolare della prima serie a quello quadro della seconda, consentì a Cascella una maggiore agilità grafica, che verrà ripresa nella quarta di copertina con la prima (fase III-IV), con una superficie complessiva per ogni numero di cm 40x80; i temi disegnati sono sempre di ambito contadino: il giovane zampognaro davanti al gregge, l'imberbe suonatore di chitarra sulla riva con le barche, i voli di fanciulle abruzzesi.

Lo stile delle due serie[modifica | modifica wikitesto]

Già nella prima serie di tavole di Cascella "Per la via del Santuario" in vista del Santuario, Corpus Domini, riconducibili alla serie di Costumi d'Abruzzo e di Vincenzo Alicandro (San Pietro ad Oratorium) e G. Verlengia (Le opere d'are della dissepolta chiesa di San Martino) avevano di fatto anticipato una programmatica tematica territoriale a cui sarà dato un decisivo impulso nella seconda serie; qui figurano le tavole de L'eremo di Celestino V presso Sulmona - Santa Maria in Valle Porclaneta - Il castello di Popoli - Porta di San Pietro in Alba Fucens e la "Sosta dei pellegrini" di Cascella. Baricentro visuale ma anche estetico e ideologico delle due serie, risulteranno le numerose grafiche di Basilio dedicate alla bellezza della donna abruzzese, una bellezza ingentilita dalle disponibilità dell'immagine nel recepire armonici equilibri psicologici, come avviene nel canto corale di Tutte le funtanelle, nel ridente lavoro delle due tavole di "Al Filarello", nel rapporto tra messi e maternità (Le spighe), o nell'evocazione biblica di Ruth. Se in questi lavori Cascella slitta verso accenti oleografici, di ben altra tempra espressiva sarà una delle più interessanti immagini muliebri cascelliane, "Ritratto di donna abruzzese" (fase II della prima serie), dove il tondeggiante scultoreo volto del primo piano, ripreso di tre quarti, è panicamente un tutt'uno con i riccioli serpentinari e la scomposta scapigliatura (Cascella riprende la tradizione dei serpenti di Cocullo, con cui le antiche donne Marse si adornavano il corpo e i capelli per ottenere protezione naturale contro il male); gli occhi semichiusi, abbandonati alle carezze del sole, i luccicanti orecchini d'oro e il delicato sfondo paesaggistico.

Più eclettici e meno legati alla tradizione d'Abruzzo, risulteranno nella seconda serie del 190'5 gli apporti iconografici di Giulio Aristide Sartorio (Una lotta - La caccia Assira), A. Zanelli (la voce del sangue), G. Prini (Amore di mamma), G. Bargellini (L'Abisso e Angeli caduti), anche sia Sartorio che Bargellini proporranno in altre tavole soggetti di carattere agreste, ispirati alle prose di D'Annunzio (temporale imminente - Raccolta di fieno - Dalle Laudi). Nella seconda serie intervenne anche il quindicenne figlio di Basilio, Tommaso Cascella, il quale con i suoi lavori (interverrà anche nella terza e nella quarta di copertina di alcuni numeri), comparirà nelle tavole de La neve sul Pescara - Un bacio - Vallata nel Pescara.

Perfettamente padrone di ogni aspetto riproduttivo della tecnica litografica appresa, sin da giovanissima età, Basilio Cascella sembra ispirarsi nella prima serie rettangolare ad alcuni dettami della "poliautografia", con disegni augurali di volti femminili e paesaggi in stile gotico, gli altri testi con blocchi di due, tre colonne separate verticalmente da un fregio scenico e con il corredo di piccole illustrazioni, registrano le firme di De Nino, Giuseppe Mezzanotte, Benedetto De Luca.

Tra i tanti interventi grafici intratestuali di Cascella, particolarmente felice risulterà il nudo centrale stile Afrodite uscita dal mare, le cui braccia aperte sembrano sorreggere i due blocchi tipografici rettangolari de "Il sogno dell'eterno Feminio" di Ettora Janni (III fascicolo) e disegno rotondo di un giovane a mezzo busto, attorniato da figure femminili effigiate con varie espressioni,opera di Vincenzo Bucci con dedicato allo scultore Leonardo Bistolfi. Nel fascicolo 44 della seconda serie, s'avverte da un lato la continuità poetica con la serie precedente, che in un certo modo chiude dal punto di vista grafico e tipografico il periodo Ottocentesco, dall'altro si apre al modernismo del Novecento: i testi sono impaginati su due colonne, eccettuati casi rari come la pagina della poesia Amori et dolori sacra di D'Annunzio, spesso preceduti da una vignetta capolettera, che permettono alla rivista di raggiungere un'unità visiva polifonica per quanto riguarda l'alternanza di tavole fuori testo.

Insieme a Michele Cascella, altro figlio di Basilio, si ricordano i nomi dei collaboratori Aleardo Terzu, Enrico Lionnc, Umberto Bottazzi, Plinio Nombldini; poi Gaetano Previati, Giulio Bargellini, Enrico Lionne, Alberto Bcsnard, Giovanni Prini, Felice Carena, Armando Spadini, Nicola D'Antino. Allo scoppio della prima guerra mondiale, la rivista si concentrò sui temi bellici, come una stessa lettera del futurista Filippo Tommaso Marinetti aveva inviato alla poetessa Sibilla Alcramo, collaboratrice della litografia di Pescara, con l'invito a modernizzarsi ancora di più per la causa nazionale. Tuttavia tale progetto non poté vedere la luce, perché i giornalisti, i poeti (D'Annunzio stesso aveva abbandonato da qualche anno per questioni economiche la rivista), gli incisori vennero chiamati alle armi, o dovettero provvedere alle loro famiglie, Pescara stessa subì un bombardamento austriaco, che però fortunatamente non coinvolse il quartiere di Porta Nuova; sicché per mancanza di liquidi e personale, il felice periodo culturale de L'illustrazione abruzzese vide la fine nell'anno 1915.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Di Tizio, Basilio Cascella, la vita (1869-1950), Altino, Ianieri 2006
  2. ^ Vedi l'articolo di Carlo Maria D'Este "Basilio Cascella", per la Regione Abruzzo, 2015, p. 3
  3. ^ vedi Silvana Palmerio, Cascella Tommaso in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1978, vol. 2
  4. ^ vedi l'articolo di Carlo Maria D'Este, "Tommaso Cascella", per la Regione Abruzzo, 2015, p. 1
  5. ^ M.Cimini, G. Oliva, Abruzzo. Cultura e letteratura dal medioevo all'età contemporanea, Carabba editore, Lanciano 2020, pp.230-231
  6. ^ Carlo Maria D'Este, "Basilio Cascella", ivi
  7. ^ Vanni Schewiller, Il museo Cascella, Milano, Brixia, 1985
  8. ^ vedi Frano Battistella, Basilio Cascella: catalogo delle cartoline, Carsa, Pescara 1997
  9. ^ U. Russo, Profilo di una rivista abruzzese: La Grande Illustrazione nel 1914, Rivista abruzzese, Lanciano 1971, pp. 159-166
  10. ^ Carlo Maria D'Este, op. cit., p. 1
  11. ^ Silvana Palmerio, CASCELLA, Tommaso, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 21, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1978.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Battistella, Basilio Cascella: catalogo delle cartoline, Carsa, Pescara 1997
  • Franco Di Tizio, Basilio Cascella, la vita (1860-1950), Altini, Ianieri 2006
  • Umberto Russo, Profilo di una rivista abruzzese: La Grande Illustrazione nel 1914, per la Rivista abruzzese (1971), n. 4, Lanciano