Il tempo che resta

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Il tempo che resta
Melvil Poupaud in una scena del film
Titolo originaleLe temps qui reste
Paese di produzioneFrancia
Anno2005
Durata90 min
Generedrammatico
RegiaFrançois Ozon
SoggettoFrançois Ozon
SceneggiaturaFrançois Ozon
Distribuzione in italianoTeodora Film
FotografiaJeanne Lapoirie
MontaggioMonica Coleman
ScenografiaKatia Wyszkop
Interpreti e personaggi

Il tempo che resta (Le temps qui reste) è un film del 2005 scritto e diretto da François Ozon, secondo film della "trilogia del lutto" iniziata con Sotto la sabbia.

È stato presentato al Festival di Cannes 2005 nella sezione Un Certain Regard.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Romain, un fotografo di moda trentunenne, omosessuale, scopre di essere malato terminale, gli restano solamente tre mesi di vita. Dopo un consulto con il medico, decide di rifiutare le cure per il suo tumore, ormai allo stato avanzato e diffuso in vari organi. La cura gli avrebbe dato comunque pochissime speranze di guarigione (meno del 5%).

Alla notizia, che ha un effetto dirompente sulla sua vita, reagisce chiudendosi sempre più in se stesso: lascia il lavoro, allontana il compagno Sasha e fa di tutto per inimicarsi e ferire la sorella. Non comunica a nessuno la gravità della sua malattia e decide di isolarsi dalla sua famiglia. L'unica persona con cui riesce a confidarsi è sua nonna Laura.

Mentre è in viaggio per raggiungere la nonna, incontra Jany che lavora come cameriera in un bar. La donna, concorde con il marito sterile, gli chiede di aiutarli a fare un bambino. Dopo una prima resistenza, Romain accetta di fare l'amore con la ragazza, a condizione che partecipi anche il marito. Jany rimarrà incinta.

Prima di morire, Romain riallaccerà i rapporti con la sorella e farà testamento, riconoscendo il figlio e designandolo quale erede universale.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Official Selection 2005, su festival-cannes.fr. URL consultato il 9 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
  2. ^ IMDb: Valladolid International Film Festival: 2005 Archiviato il 9 agosto 2007 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrew Asibong, François Ozon, Manchester, Manchester University Press, 2008, pp. 47 e ss.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN316755104 · GND (DE7608891-1
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