iOTA

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iOTA
NazionalitàBandiera dell'Australia Australia
Periodo di attività musicale1999 – in attività
EtichettaBlack Yak Productions
Album pubblicati5
Studio4
Live1

Sean Hape, meglio conosciuto come iOTA (Pinjarra, 7 maggio 1968), è un cantante, musicista e attore australiano.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I suoi genitori, padre maori e madre inglese,[3] si conobbero in Nuova Zelanda.[4] Crebbe a Pinjarra,[3][5] dove suo padre lavorava come smaltitore di alluminio.[6] Alle superiori, iOTA scelse teatro e musica come materie opzionali, così avrebbe potuto "rilassarsi per un paio d'ore";[5] appassionatosi ai due ambiti, all'età di 16 anni formò la sua prima band, che ebbe vita breve.[5] A 17 anni, Sean se ne andò di casa a bordo di un caravan e visse per diversi anni di indennità di disoccupazione, mentre suonava con una band hard rock chiamata Loose Goose.[5] Prima che la sua carriera musicale prendesse il via, lavorò anche come meccanico.[3][4]

I Loose Goose si spostarono a Sydney nel 1991,[6] quando iOTA aveva 23 anni.[3][5] A 26 anni Sean cambiò il nome all'anagrafe per tre ragioni: iniziare una nuova identità come solista, essere apertamente gay e per festeggiare la guarigione dal suo alcolismo.[5][7][8][9]

Carriera musicale[modifica | modifica wikitesto]

Il primo album di iOTA, chiamato The Hip Bone Connection, uscì nel 1999 ed ottenne una candidatura agli ARIA Music Awards.[10] In seguito all'uscita dell'album, iOTA fu, nolente, etichettato come un musicista "acustico/blues/ribelle".[11] Il suo secondo album, Big Grandfather, venne considerato più atmosferico, ma meno comprensibile, e non ottenne il successo del primo. Nel suo terzo album, La Caravana, il cantautore tratta della vita nomade di un musicista.[12] Il suo album più recente è Beauty Queen of the Sea.[11]

Carriera attoriale[modifica | modifica wikitesto]

Esordisce con la Sydney Dance Company nel musical Berlin, per poi interpretare Frank-N-Furter in The Rocky Horror Show ed il ruolo titolare in Hedwig and the Angry Inch; quest'ultima interpretazione, acclamata dal pubblico e dalla critica, gli vale il prestigioso Helpmann Award come Miglior Attore in un Musical, battendo l'esordiente Hugh Jackman.[13] Negli anni duemiladieci prende parte a produzioni teatrali originali come Smoke & Mirrors[14] e B-Girl.[15] Con Smoke & Mirrors, di cui è anche il co-creatore,[16] si aggiudica nel 2010 tre ulteriori Helpmann Award come Miglior Cabarettista, Miglior Colonna Sonora e Miglior Esordio.[17] Per il The Sydney Festival, ha ideato ed interpretato nel 2012 lo spettacolo teatrale Young, Hard and Solo. La sua prima incursione nel mondo del cinema avviene nel 2013 con Il grande Gatsby, in cui interpreta un folle direttore d'orchestra.[16]

Nel 2015 recita in Mad Max: Fury Road di George Miller, quarto film della serie di Mad Max, nei panni del Doof Warrior, un chitarrista cieco il cui strumento è anche un lanciafiamme.[18][19] Informato che la produzione cercava "una via di mezzo tra Keith Richards ed uno spaventapasseri", l'attore, fan della saga fin da bambino, si è presentato al provino con una chitarra e vestito come un classico personaggio della serie, con catene, trucco nero agli occhi e denti anneriti.[20] L'attore ha avuto carta bianca riguardo ai brani da suonare durante le riprese ed ha contribuito inoltre alla creazione del look del personaggio, ispirandosi ai costumi di scena utilizzati da band come Soundgarden, Sepultura, ed AC/DC.[20] In particolare Angus Young ha ispirato gli shorts e le sneakers, mentre gli Slipknot sono serviti come fonte di ispirazione per la tuta vermiglia indossata dal Doof Warrior.[20]

Sia la chitarra (compresa di lanciafiamme) che il veicolo del personaggio, un camion a 8 ruote composto da gigantesche casse acustiche e con un'orchestra di suonatori di tamburo posizionata dietro, erano perfettamente funzionanti; l'artista e i tamburini si tenevano in contatto con degli auricolari.[18] L'artista doveva quindi suonare lo strumento (una chitarra a doppio manico compresa di basso elettrico a sei corde) completamente bendato e sospeso con degli elastici da bungee jumping sopra degli amplificatori fissati su un camion lanciato nel deserto a 70 km/h.[18] Nonostante le difficoltà, iOTA ha dichiarato di essersi divertito molto e di essere disposto ad apparire anche in eventuali sequel.[21]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album[modifica | modifica wikitesto]

  • The Hip Bone Connection (1999)
  • Big Grandfather (2001)
  • One of Life's Simple Pleasures (Live) (2002)
  • La Caravana (2003)
  • Beauty Queen of the Sea (2006)

Singoli/EP[modifica | modifica wikitesto]

  • Iota (EP) (1998)
  • Little Carlos (EP) (2000)
  • Struttin' Rock Rooster (2001)
  • Million Miles (2001)
  • Wooden Skeletons (2002)
  • Scars (2002)
  • Pockets (2002)
  • Pigs (2003)
  • I Want It Again (2004)
  • Handle on It (2006)
  • Come Back for Me (2006)

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Kevin Jagernauth, Here's The Character Backstory For Doof aka Guitar Flamethrower Dude In 'Mad Max: Fury Road', su blogs.indiewire.com, The Playlist, 20 maggio 2015. URL consultato il 2 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2016).
  2. ^ (EN) Richard Vine, Mad Max: the story behind the flame-throwing, scene-stealing guitar guy, su theguardian.com, The Guardian, 18 maggio 2015. URL consultato il 2 dicembre 2015.
  3. ^ a b c d (EN) Annika Priest, Frocker even more a shocker, Melbourne Leader, 9 settembre 2008. URL consultato il 2 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2011).
  4. ^ a b (EN) Valerie Lawson, Wear more make-up, Sydney Morning Herald, 6 ottobre 2007. URL consultato il 5 aprile 2013.
  5. ^ a b c d e f (EN) Rabbit redux, su The Sydney Morning Herald, 12 novembre 2010. URL consultato il 5 gennaio 2013.
  6. ^ a b (EN) Andrew Taylor, Given An Inch, Debutant Takes A Yard, su aluminiumfences.com.au., Sun Herald, 28 gennaio 2007. URL consultato il 5 aprile 2013 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2013).
  7. ^ (EN) iOTA And The Lizard Men @ The Annandale Hotel, 31/07/04, 2 agosto 2004. URL consultato il 10 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2015).
  8. ^ (EN) Master of melancholy, 9 giugno 2011. URL consultato il 10 luglio 2015.
  9. ^ (EN) iOTA battles mental illness to bring B-Girl to the stage[collegamento interrotto], 30 maggio 2015. URL consultato il 10 luglio 2015.
  10. ^ (EN) ARIA Awards history: iOTA, su ariaawards.com.au. URL consultato il 10 luglio 2015.
  11. ^ a b (EN) Stephanie Harrington, iOTA, su Rave Magazine, 27 novembre 2006. URL consultato il 2 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2012).
  12. ^ (EN) Alexa Moses, One iOTA, su The Sydney Morning Herald, 29 agosto 2003. URL consultato il 5 gennaio 2013.
  13. ^ (EN) Helpmann Awards 2007 winners and nominees, su helpmannawards.com.au. URL consultato il 10 luglio 2015.
  14. ^ (EN) Smoke & Mirrors, su Craig Ilott. URL consultato il 10 luglio 2015 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2015).
  15. ^ (EN) B-Girl, su Craig Ilott. URL consultato il 10 luglio 2015 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2015).
  16. ^ a b Andrea Bedeschi, Chi si nasconde sotto il costume del Doof Warrior di Mad Max: Fury Road?, su badtaste.it, 18 maggio 2015. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  17. ^ (EN) Helpmann Awards 2010 winners and nominees, su helpmannawards.com.au. URL consultato il 10 luglio 2015.
  18. ^ a b c (EN) Alex Zalben, That Insane 'Mad Max' Flame-Throwing Guitar Is No CGI Trick — Here's How They Actually Made It, su mtv.com, MTV, 15 maggio 2015. URL consultato il 2 dicembre 2015.
  19. ^ (EN) Brendon Connelly, Official Plot Blurb And Cast List For Mad Max: Fury Road, su Bleeding Cool, 13 agosto 2012. URL consultato il 2 dicembre 2015.
  20. ^ a b c Mad Max Fury Road: tutto sul chitarrista sputafuoco, su metalitalia.com, 17 maggio 2015. URL consultato il 4 gennaio 2016.
  21. ^ Beatrice Pagan, Mad Max: Fury Road; ecco chi è il chitarrista "fiammeggiante", su movieplayer.it, 22 maggio 2015. URL consultato il 4 gennaio 2016.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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