Hunayn ibn Ishaq

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Capolettera d'un manoscritto dell'Isagoge raffigurante Hunayn ibn Ishaq

Ḥunayn ibn Isḥāq (in siriaco Hunein Bit Ishak; in arabo أبو زيد حنين بن إسحاق العبادي?, Abū Zayd Ḥunayn ibn Isḥāq al-ʿIbādī; in latino Iohannitius o Ioannitius) (al-Hira, 808Samarra, 873) è stato un medico, traduttore e filosofo siro, notissimo in Oriente e in Occidente per la sua opera di traduttore di studi scientifici e medici dal greco all'arabo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fisiologia dell'occhio secondo Ḥunayn ibn Isḥāq (manoscritto del XIII secolo conservato nella Dār al-Kutub del Cairo)

Ḥunayn nacque ad al-Hira, presso Kufa, figlio di un farmacista cristiano nestoriano.

Origine etnica[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti storiche arabe si riferiscono a lui come a un arabo, anche se sarebbe più corretto chiarire che gli abitanti della Mesopotamia erano, sì, spesso arabofoni, ma come seconda lingua. Ḥunayn ibn Isḥāq, infatti, non può essere definito un arabofono di nascita, dal momento che parlava come lingua natia l'aramaico che, nella sua variante occidentale, viene definita siriaco.

Ibn Sina, nel suo Il Canone di medicina (al-Qānūn fī ṭibb)[1] scriveva inoltre:

«حنين بن إسحاق هو أبو زيد حنين بن إسحاق العبادي والعباد بالفتح قبائل شتى من بطون العرب اجتمعوا على النصرانية بالحيرة»

che significa:

«Ḥunayn ibn Isḥāq, cioè Abū Zayd Ḥunayn ibn Isḥāq al-ʿIbādī, dal termine "al-ʿIbād" che indica il nome di una tribù araba che visse ad al-Hira e abbracciò il Cristianesimo

confondendo il termine ʿIbād (dalla radice araba <ʿ-b-d>, che significa "adorare Dio") con il nome di un'inesistente tribù.

Sul suo presunto essere arabo si sono espressi Ibn Khallikan[2], Ibn Abī Uṣaybiʿa,[3] e alcune moderne fonti occidentali[4][5][6][7], altre moderne fonti si riferiscono invece a lui sostenendo che era un Assiro.[8]

Alla Casa della Sapienza[modifica | modifica wikitesto]

Da giovane, Hunayn si recò a Baghdad, dove fu accolto nella scuola medica che si teneva sotto l'autorevole direzione di Yuhanna ibn Masawayh (Mesuè il Vecchio). Hunayn apprese il greco e cominciò privatamente a tradurre testi medici greci in arabo. Grazie alle sua profonda conoscenza del greco entrò in contatto con eminenti personalità del suo tempo.

Nell'830 gli fu affidata la guida della Bayt al-Ḥikma (Casa della Sapienza), un'istituzione accademica di studiosi e studenti finanziata dagli Abbasidi allo scopo, tra l'altro, di tradurre testi greci. Decise quindi di recarsi nelle maggiori città greche alla ricerca di opere di filosofia, geometria, musica, aritmetica e medicina[9]. Tornato a Baghdad tradusse, insieme ai suoi collaboratori, 129 opere di Galeno e della sua scuola in siriaco (per Jibrāʾīl Bukhtishu', medico personale del califfo al-Maʾmūn) ed altre trentanove opere in arabo (commissionata da un membro della famiglia Banu Musa, Muhammad). Grazie a questa messe di traduzioni alcuni fondamentali contributi della scienza greca ed ellenistica sfuggirono alla totale distruzione e Hunayn divenne noto ai posteri, tanto nel Vicino Oriente quanto in Europa[10].

Tarde fonti medievali lo conobbero con il suo nome latinizzato di Iohannitius o Iohannitius Onan. Suo figlio Isḥāq b. Ḥunayn lo aiutò con traduzioni proprie e scrisse anch'egli vari libri di argomento medico-scientifico. Anche il figlio di suo fratello, Ḥubaysh b. al-Ḥasan al-Aʿsam, si mise in luce per averne seguito l'alto esempio.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Quadripartitum, 1622

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Ḥunayn ibn Isḥāq fu considerato uno dei migliori traduttori del suo tempo. Bilingue fin dall'infanzia, conoscendo perfettamente il siriaco e l'arabo, introdusse una nuova terminologia per rappresentare i suoni del greco nell'alfabeto arabo. Il suo lavoro fu così apprezzato che, quando le sue opere furono tradotte in Europa, le sue soluzioni fonetiche passarono direttamente nel latino medievale[11]. Inoltre fu apprezzato per il suo metodo di tener conto per il suo lavoro di più di un testo[12]. In questo modo Ḥunayn tradusse numerosi lavori scientifici greci, la maggior parte dei quali di medicina e filosofia. Si cimentò anche traducendo in arabo l'Antico Testamento e istruì vari traduttori nella Bayt al-Ḥikma di Baghdad, che divenne un centro primario d'irradiazione culturale nel Vicino Oriente e, in un secondo tempo, nel mondo bizantino e latino[13].

Oltre a Galeno, Ḥunayn ibn Isḥāq tradusse Aristotele (le Categorie, la Fisica e i Magna Moralia), Platone (Repubblica, il Timeo e le Leggi), gli aforismi di Ippocrate, il De materia medica di Dioscoride Anazarbeo, le opere di Oribasio e di Paolo di Egina, il Quadripartitum (o Tetrabiblos) di Tolomeo e la versione dell'Antico Testamento tradotta in greco dai Settanta.

Opere originali[modifica | modifica wikitesto]

Hunayn ibn Ishaq scrisse trattati di medicina generale e di altri argomenti specifici, tra cui una serie studi sull'occhio che ebbero larga diffusione fino al XV secolo:

  • Dieci discorsi sull’occhio (Kitab al-ʿAshr maqalat fi al-ʿayn), dell'860 circa: sono considerati il primo testo sistematico di oftalmologia;
  • Questioni di medicina per studenti (Kitab al Masaʿil fi al tibb lilmutaʿallimin);
  • Introduzione alla medicina (Kitab al-Mudkhal), un compendio della medicina galenica. Tradotto in latino, divenne il testo di consultazione più diffuso dell’epoca.

Kitāb al-mutawakkil[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Moamin.

Ḥunayn ibn Isḥāq s'è ipotizzato fosse l'autore del Kitāb al-mutawakkil, esteso e dettagliato trattato di falconeria, che fu introdotto alla corte di Federico II di Svevia tramite una traduzione latina di Maestro Teodoro di Antiochia, dando origine alla tradizione occidentale del cosiddetto Moamyn latino[14].

Ḥunayn e il califfo abbaside al-Mutawakkil[modifica | modifica wikitesto]

Ḥunayn ibn Isḥāq è altresì noto per il suo senso etico. Si narra che, per metterlo alla prova, il califfo abbaside al-Mutawakkil decidesse di provare a corromperlo, offrendogli una grande somma di denaro perché creasse per lui un veleno che egli diceva voler usare contro un suo nemico. Quando Ḥunayn rifiutò, il Califfo gli offrì una somma anche maggiore. Ḥunayn gli rispose affermando che ciò era contrario alla sua etica professionale, che era quella di guarire e non di procurare del male. Al-Mutawakkil dispose allora che fosse imprigionato e minacciò di giustiziarlo per la sua disubbidienza. Quando Ḥunayn rifiutò ancora una volta di accondiscendere alla volontà espressa dal califfo, al-Mutawakkil lo fece rinchiudere per alcuni mesi in carcere, prima di liberarlo e di ricompensarlo lautamente per la sua dirittura morale e per l'integrità di uomo e di medico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A p. 1297
  2. ^ Wafayāt al-Aʿyān, p. 64. Al-Waraq's edition.
  3. ^ ʿUyūn al-anbāʾ fī ṭabaqāt al-aṭibbāʾ, p. 168. Al-Waraq's edition.
  4. ^ Lynn Thorndike, History of Magic and Experimental Science, Kessinger Publishing, 1923, vol. 4, p. 756.
    "...Hunayn ibn Ishaq, un Arabo cristiano che morì nell'873..."
  5. ^ (EN) Ḥunayn ibn Isḥāq | Arab scholar, su Encyclopedia Britannica.
  6. ^ Dates in Medicine: A Chronological Record of Medical Progress Over Three Millennia, by Anton Sebastian, p. 6
  7. ^ Gotthard Strohmaier. Galen's Commentary on Hippocrates' Airs, Waters and Places. Archiviato il 17 dicembre 2008 in Internet Archive. (Word File).
  8. ^ Science and Society Picture Library - Search
  9. ^ Alexandre del Valle, Il complesso occidentale. Piccolo trattato di decolpevolizzazione, Paesi edizioni, p. 249.
  10. ^ Edward G. Browne, Arabian Medicine, p. 24
  11. ^ Massimo Lopez, Medicina e oncologia. Storia illustrata: Volume III. La medicina medievale, Gangemi Editore.
  12. ^ Thomas F. Glick, Steven John Livesey, Faith Wallis, Medieval Science, Technology, and Medicine: An Encyclopedia,Londra, Routledge, 2005, pp. 232-233 ISBN 0415969301, 9780415969307
  13. ^ Lindberg, p. 57
  14. ^ François Viré, Sur l'identité de Moamin le fauconnier. Communication à l'Académie des inscriptions et belles lettres, avril-juin 1967, Parigi, 1967, pp. 172-176

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Bergsträsser, Ḥunain Ibn Isḥāḳ und seine Schule, Leida, 1913.
  • A. Baumstark, Geschichte der syrischen Literatur, Bonn, 1922, pp. 227–30.
  • G. Gabrieli, "Hunáyn Ibn Isháq", in Isis, VI (1924), pp. 282–92.
  • M. Meyerhof, "New light on Ḥunain Ibn Isḥâq and his period", in Isis, VIII (1926), pp. 685–724.
  • M. Meyerhof, "Les versions syriaques et arabes des écrits galéniques", in Byzantion, III (1926), pp. 33–51.
  • G. Sarton, "Introduction to the history of science", vol. I, Baltimora, 1927 (rist. 1950), pp. 611–3.
  • De Lacy O'Leary, How Greek science passed to the Arabs, Londra, Routledge and K. Paul, 1948.
  • Danielle Jacquart (a cura di), La formation du vocabulaire scientifique et intellectuel dans le monde arabe, Turnhout, Brepols, 1994.
  • Seyyed Hossein Nasr, Scienza e civiltà nell'Islam, Milano, Feltrinelli, 1977.

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