Horti Spei Veteris

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Horti Spei Veteris, Horti Variani
La posizione degli Horti nella Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani
CiviltàRomana
UtilizzoGiardini imperiali
EpocaIII-VI secolo d. C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Amministrazione
PatrimonioCentro storico di Roma
EnteSoprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma
ResponsabileAnna de Santis
VisitabileSu prenotazione
Sito webwww.soprintendenzaspecialeroma.it/schede/comprensorio-archeologico-di-santa-croce-in-gerusalemme_3034/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°53′18.5″N 12°30′55″E / 41.888472°N 12.515278°E41.888472; 12.515278

Gli Horti Spei Veteris, successivamente denominati Horti Variani, erano un'area del colle Esquilino appartenente, nella suddivisione augustea, alla Regio V Esquiliae, della quale costituivano la propaggine sudorientale.

Storia urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Veduta degli Horti Variani da Pirro Ligorio, Antiquae Urbis Imago, 1551.
L'abside superstite della basilica del Sessorium.
Il gruppo Venere e Cupido proveniente dal Sessorium oggi ai Musei Vaticani.

Era denominata ad spem veterem la località presso la Porta Prenestina (oggi Porta Maggiore) dove si biforcavano la Via Labicana e la Via Prenestina. Il toponimo derivava da un tempio repubblicano alla dea Spes (Speranza) edificato nel 477 a.C. dopo la vittoria sui Veienti alla battaglia del Cremera. La qualifica Vetus serviva a distinguere questo tempio da quello costruito nel III sec. a.C. nel Foro Olitorio, al tempo della prima guerra punica.

La zona era suburbana, ma assai prossima al Foro e ben fornita d'acqua in virtù del fatto che lì convergevano ben otto degli undici acquedotti di Roma: pertanto verso la metà del I sec. a.C. essa divenne una zona residenziale di pregio, caratteristica che si accentuò man mano che la città diventava più affollata e rumorosa, e che è documentata dai resti di varie domus riportate alla luce, e databili fino al IV secolo.

Gli Horti Spei Veteris vennero inclusi nel demanio imperiale da Settimio Severo, che edificò la prima residenza imperiale nella zona. La successiva denominazione di Horti Variani si deve all'estensione del demanio imperiale sui vicini terreni appartenenti a Sesto Vario Marcello, padre del futuro imperatore Elagabalo. Già Caracalla, comunque, negli Horti Variani aveva impiantato il suo circo; Elagabalo diede la forma finale alla villa, progettata (come era stato per il progetto della Domus Aurea neroniana) come una vastissima villa suburbana articolata in diversi nuclei edilizi e paesaggistici, con in più il circo (poi replicato da Massenzio nella sua villa sulla via Appia), e già al suo tempo denominata Sessorium.

Elagabalo moriva nel 222. La villa restò nel demanio imperiale, ma il suo assetto venne profondamente alterato dal disordine dei tempi (tra la morte di Elagabalo e l'ascesa al trono di Aureliano si susseguirono una dozzina di imperatori) e dalla costruzione, tra il 271 e il 275, delle Mura aureliane, che ne interruppero la vasta continuità, tagliando fuori, ad esempio, il Circo Variano, e inglobando nella loro cinta l'Anfiteatro Castrense.

Nel 330 Costantino inaugurò a Bisanzio la sua nuova capitale, Costantinopoli. A Roma rimaneva a rappresentarlo la madre, Elena Augusta. L'inizio del IV secolo segna così l'ultima fase di espansione del sito, che diventa vero e proprio palazzo imperiale, e il polo (anche per la vicinanza con il Laterano) della riorganizzazione cristiana di Roma. Risale a questo periodo la costruzione della basilica civile destinata a funzioni di rappresentanza (che fu a lungo considerata Tempio di Venere e Cupidine),[1] la trasformazione di un atrio degli Horti Variani in luogo di culto (da cui si sarebbe poi sviluppata la basilica di Santa Croce in Gerusalemme), la ricostruzione delle preesistenti terme pubbliche (rinominate per ciò Terme Eleniane), e la creazione, a ridosso dell'acquedotto, di una zona residenziale destinata a membri della corte (le cosiddette domus costantiniane scavate tra il 1996 e il 2008).

Con la fine dell'impero la zona, divenuta assolutamente periferica, attraversò secoli di spopolamento; attorno al complesso basilica-convento di Santa Croce, i ruderi delle costruzioni minori finirono interrati o sopraffatti da vigne o da incolti, come si vede nella pianta del Bufalini del 1551.

Emergenze archeologiche[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tuttavia nell'Ottocento questa opinione era ormai considerata errata. Si veda in Nibby, citato, p. 188:

    «Nella vigna stessa [la Vigna Conti in cui si riconoscono gli Horti Variani] è l'avanzo di un apside (sic), che per la sua mole mostra aver fatto parte di un grandioso edificio, del quale altro non resta che questa gran nicchia, e due pezzi di muro laterali, essendo stato demolito il resto per impiegare i materiali nella facciata della suddetta basilica [di Santa Croce in Gerusalemme]. Fu creduto un tempio dedicato a Venere e Cupido, per essere stata trovata ivi dappresso una statua di Venere con Cupido ai piedi, che oggi si vede nel museo Vaticano: ma essendosi riconosciuto esser questa il ritratto della moglie di Alessandro Severo in forma di Venere, sembra che non vi siano argomenti sufficienti per dichiararlo un tempio di Venere e Cupido: d'altronde le parti di questa fabbrica sono tutt'altre che quelle di un tempio, e piuttosto direbbonsi di una sala o basilica e forse tale era il Sessorio che dagli scrittori ecclesiastici e dallo scoliaste di Orazio si pone in queste vicinanze.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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