Heroin (Velvet Underground)

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Heroin
ArtistaThe Velvet Underground
Autore/iLou Reed
GenereRock sperimentale
Proto-punk
Rock psichedelico
Noise rock
Pubblicazione originale
IncisioneThe Velvet Underground & Nico
Data1967
EtichettaVerve Records
Durata7 min : 12 s

«Heroin, be the death of me / Heroin, it's my wife and it's my life»

Heroin è un brano musicale del gruppo statunitense Velvet Underground contenuta nell'album The Velvet Underground & Nico del 1967. Il brano venne scritto da Lou Reed nel 1964.

Il brano[modifica | modifica wikitesto]

Contenuti[modifica | modifica wikitesto]

Il testo è incentrato sui pensieri e sulle emozioni provate da un tossicodipendente, il suo rapporto nei confronti dell'eroina e i relativi benefici che trae da essa. La sua è una relazione senza possibilità di salvezza, in quanto nella parte finale della canzone il tossico arriva a chiedere la morte da quella che è diventata sua "moglie" e sua "vita", ringraziando Dio perché ormai estraniato dalla vita sociale, dalla città, dai "politici e dai loro discorsi".

Registrazione[modifica | modifica wikitesto]

Heroin è una delle prime tre canzoni che furono registrate ai T.T.G. Studios di Hollywood, California, per essere incluse nel disco The Velvet Underground & Nico (insieme a I'm Waiting for the Man e Venus in Furs). Con i suoi 7 minuti e 12 secondi di durata è la seconda canzone più lunga sull'album, dopo European Son che dura solo 30 secondi in più.

Heroin inizia lenta con un arpeggio chitarristico di Lou Reed, e con il rintocco ipnotico della batteria di Maureen Tucker, subito dopo si aggiungono la viola elettrica suonata da John Cale e la chitarra ritmica di Sterling Morrison. Il ritmo del brano cresce sempre di più, mimando gli effetti della droga sul narratore, fino ad un crescendo selvaggio contrappuntato dallo stridio della viola di Cale e dalle chitarre di Reed e Morrison. Le percussioni della Tucker diventano sempre più veloci e pesanti. Alla fine la canzone rallenta di nuovo, ripetendo lo stesso schema prima di finire.

Come in Sister Ray, non è presente il suono del basso; Reed e Morrison usano le corde e l'arpeggio per creare il caratteristico sound della canzone.

Caratteristica curiosa è il taglio netto e improvviso delle percussioni a 6 minuti e 20 secondi da parte della Tucker, che ricomincia solo dopo pochi secondi riprendendo il tempo. Lei spiega questo "inconveniente" così: «Appena abbiamo iniziato ad essere veloci e rumorosi non sentivo più nulla. Non riuscivo più a sentire nulla quindi mi sono fermata. Comunque mi videro anche loro e dissero (ridendo): «Cosa c'è, Moe?» ma nessuno si fermò. E così, sai, ho poi ripreso il tempo».[1]

I Velvet Underground e le droghe[modifica | modifica wikitesto]

Heroin, (insieme a brani come I'm Waiting for the Man, Sister Ray e White Light/White Heat), viene additata come la ragione per la quale i Velvet Underground sono spesso associati all'uso di droghe dai media. Certi critici dichiararono che la band glorificava l'uso di stupefacenti.[2] Invece, i membri della band (Lou Reed, in particolare) hanno frequentemente respinto ogni accusa circa il fatto che la canzone magnificasse l'uso d'eroina; infatti, è piuttosto il contrario. Il testo di Lou Reed, come la maggior parte di quelli presenti su The Velvet Underground & Nico, tendono a descrivere delle situazioni oggettive senza esprimere un punto di vista negativo o positivo.[3] I critici non furono gli unici a fraintendere il brano; anche i fan spesso approcciavano i membri del gruppo dopo i concerti e raccontavano loro di avere iniziato a "bucarsi" a causa di Heroin, cosa che turbò profondamente Reed.

«Considero queste canzoni come una sorta di esorcismo per le tenebre, o per gli elementi autodistruttivi in me, e speravo che gli altri le prendessero in questa maniera. Ma quando vidi come il pubblico reagiva ad esse, fu disturbante. Perché iniziarono a venire persone che mi dicevano: "Ho iniziato a bucarmi a causa di Heroin". Per un po', iniziai a pensare che qualche mia canzone poteva effettivamente aver contribuito a rovinare la vita di qualcuno. Ma adesso non la penso più così; è una cosa troppo stupida da prendere in considerazione.[4]»

Come risultato, Reed era restio a suonare la canzone nell'ultimo periodo passato con il gruppo prima di lasciarlo.[2] Rimane comunque noto il fatto che sia Reed che Cale siano stati eroinomani (Reed smise di usare eroina nel 1969, per iniziare una duratura tossicodipendenza da metanfetamina). A quanto pare, secondo una recente intervista rilasciata da Cale, fu proprio Lou Reed a praticare la prima iniezione di eroina al gallese, durante una festa all'interno della Factory di Andy Warhol, nel 1966.[5]

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Documentario The Velvet Underground: Under Review, 2006
  2. ^ a b Clinton Heylin (a cura di), All Yesterday's Parties: The Velvet Underground in Print 1966-1971, first edition, United States, De Capo Press, 2005, / 138, ISBN 0-306-81477-3.
  3. ^ Joe Harvard, The Velvet Underground & Nico, 33⅓, New York, NY, Continuum International Publishing Group, 2007 [2004], ISBN 0-8264-1550-4.
  4. ^ Maggio 1971, articolo Dead Lie The Velvets, Underground della rivista Creem, 3º anno, Vol. 2 - intervista a Lou Reed di Lester Bangs
  5. ^ www.rockol.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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