Giuseppe Rosaroll

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Giuseppe Rosaroll
NascitaNapoli, 16 settembre 1775
MorteNauplia, 2 dicembre 1825
ReligioneCristiana cattolica
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Repubblica Napoletana
Repubblica Cisalpina
Repubblica Italiana
Regno d'Italia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Liberali spagnoli
Prima Repubblica ellenica
Forza armataEsercito delle Due Sicilie
Esercito della Repubblica Cisalpina
Esercito della Repubblica Italiana
Grande Armata
CorpoLegione Italica
Anni di servizio1793 - 1825
GradoGenerale di brigata
ComandantiAndrea Massena
Gioacchino Murat
GuerreSeconda coalizione
Terza coalizione
Campagna di Russia
Guerra austro-napoletana
Moti del 1820-1821
Spedizione di Spagna
Guerra d'indipendenza greca
CampagneCampagna d'Italia (1800)
Campagna d'Italia (1805)
Invasione di Napoli (1806)
BattaglieBattaglia di Civita Castellana
Battaglia di Marengo
Battaglia di Arezzo (1800)
Scontro di Siena
Assedio di Venezia (1805)
Battaglia di Bassano (1805)
Comandante diPiazzaforte di Messina
DecorazioniOrdine reale delle Due Sicilie
PubblicazioniVedi sotto
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Giuseppe Maria Rosaroll-Scorza (Napoli, 16 settembre 1775Nauplia, 2 dicembre 1825) è stato un generale, patriota e saggista italiano, generale dell'esercito delle Due Sicilie, caduto in combattimento mentre lottava per la libertà della Grecia, e padre del patriota Cesare Rosaroll. È considerato un maestro della Scuola italiana di scherma.

Nato da famiglia di origine svizzera, iniziò la carriera militare come cadetto nell'esercito napoletano nel 1793. Nel 1799 aderì alla Repubblica Napoletana e fu nominato capitano. Catturato dai sanfedisti a Castel Nuovo e condannato a morte, riuscì a fuggire riparando in Francia.

Rientrò in Italia con Napoleone Bonaparte nelle file della Legione italiana; combatté a Marengo, entrando poi nell'esercito della Repubblica Cisalpina. A Milano scrisse un famoso trattato sull'arte della scherma[1]. Tornò quindi a Napoli col generale Massena nel 1806. Per la sua coraggiosa condotta nella campagna di Sicilia del 1811 con Gioacchino Murat, nel 1812 conseguì il grado di maresciallo di campo e fu creato barone. Partecipò poi con Gioacchino Murat alla Campagna di Russia.

Dopo la Restaurazione (1815), ebbe da Ferdinando di Borbone il comando di una brigata e poi della I divisione di Messina. In questo periodo scrisse numerosi trattati di tecnica militare[2]. Come comandante della piazza di Messina nel marzo 1821, secondo il giudizio del Colletta "vago di libertà e per natura immaginoso ed estremo"[3], tentò di organizzare le forze militari borboniche di stanza in Sicilia e in Calabria per un'estrema resistenza alle truppe austriache entrate nel Regno per reprimere la rivolta costituzionale del 1820. Costretto a fuggire, e condannato a morte in contumacia (sentenza del 27 febbraio 1823), si rifugiò in Spagna dove combatté nelle file dei costituzionali (1822-23). Quando, nella primavera del 1823, la rivoluzione spagnola fu soffocata dall'esercito francese, Giuseppe Rosaroll si recò dapprima in Inghilterra e poi in Grecia, per aiutare i Greci nella lotta per l'indipendenza. Morì in combattimento come soldato semplice, prima di aver ottenuto un comando nell'esercito rivoluzionario greco.

Anche suo figlio Cesare morirà combattendo per la libertà, a Venezia, nel 1849.

  • Giuseppe Rosaroll Scorza, La scienza della scherma esposta dai due amici il barone Rosaroll Scorza commendatore dell'ordine reale delle Due Sicilie, maresciallo di campo ecc. e Pietro Grisetti capo di battaglione del I.mo reggimento dell'artiglieria. Napoli: nella Stamperia Reale, 1814
  • Giuseppe Rosaroll Scorza, Scherma della bajonetta astata. Del barone Rosaroll Scorza, commendatore dell'ordine reale delle Due Sicilie, maresciallo di campo ecc.. Napoli: dalla stamperie de' fratelli Fernandes, strada ponte di Tappia, n. 18, 1818
  • Giuseppe Rosaroll Scorza, Scherma della bajonetta astata, del barone Rosaroll Scorza. Napoli: stamperia fratelli Fernandes, 1818
  1. ^ Giuseppe Rosaroll Scorza e Pietro Grisetti, La scienza della scherma, Milano : Nella stamperia del Giornale Italico, 1803 [1].
  2. ^ Mariano d'Ayala, Bibliografia militare-italiana antica e moderna, Torino : Stamperia Reale, 1854, pp. 55-6 [2].
  3. ^ Pietro Colletta, Storia del Reame di Napoli, Libro decimo "Regno di Ferdinando I (1821-1825)", Capo Secondo, Riordinamento dell'assoluta monarchia, III.

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