Giovanni Poggio

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Giovanni Antonio Poggio
NascitaMasio, 4 agosto 1830
MorteTorino, 5 dicembre 1910
Dati militari
Paese servito Regno di Sardegna
Forza armataArmata sarda
ArmaArtiglieria
Anni di servizio1848-1860
GradoSoldato
GuerrePrima guerra d'indipendenza italiana
Guerra di Crimea
Seconda guerra d'indipendenza italiana
CampagneCampagna piemontese in Italia centrale
BattaglieBattaglia della Cernaia
Assedio di Ancona (1860)
Assedio di Capua (1860)
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870[1]
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Giovanni Antonio Poggio (Masio, 4 agosto 1830Torino, 5 dicembre 1910) è stato un militare e patriota italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della campagna piemontese in Italia centrale e soprannominato per la sua menomazione fisica "l'uomo senza braccia".

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Masio, provincia di Asti, il 4 agosto 1830, figlio di Francesco e di Francesca Maria Guasco.[2][3] Compiuti i diciotto anni si arruolò nelle Camicie rosse di Giuseppe Garibaldi per combattere nella prima guerra d'indipendenza italiana, e nel 1851 transitò nell'Armata sarda in qualità di cannoniere in servizio al 3º Reggimento artiglieria da piazza.[2] La sua vita avventurosa fu descritta, oltre che in moltissimi giornali e riviste, in alcuni libri da Edmondo De Amicis, Giovanni Mina, Domenico Camagna e, più di recente, dallo storico Albert Maquet, professore ordinario di cattedra all’Università di Liegi[4].[senza fonte]

Prese parte alla guerra in Crimea, in qualità di "capo pezzo della batteria", "La Rocca di Cavour", con la spedizione piemontese del 1855, dove partecipò alla battaglia della Cernaia meritando encomi dagli alleati inglesi e francesi, decorato della British Crimea Medal- Queen Victoria -Regia aut.del 15 giugno 1856[senza fonte].

Partecipò poi, sempre distinguendosi,[senza fonte]alle principali battaglie delle campagne risorgimentali del 1859 decorato della Mèdaille de la Campagne d'Italie - Napoleone III - Regia aut. del 1º aprile 1860 e alla campagna dell'Italia meridionale del 1860. In particolare in quest'ultima impresa, il 30 settembre, in uno scontro con le truppe borboniche nella battaglia del Volturno, contribuì in modo decisivo a cambiare le sorti del combattimento, trasformando una possibile sconfitta in una vittoria garibaldina. Per il mirabile comportamento tenuto fu decorato della medaglia d'argento al valor militare.

Il 12 novembre 1860 durante l'assedio della città di Capua, difesa dalle truppe borboniche, fu ferito gravemente da un proiettile di artiglieria ad un braccio. Cercò di sollevarsi ma in quel momento un altro proiettile gli asportava l'altro braccio. Condotto all'ambulanza, gli furono amputate entrambe le braccia sopra il gomito, mentre veniva assistito dalla crocerossina e scrittrice inglese Jessie White, un'entusiasta sostenitrice dell'unità d'Italia.[3]

Per il coraggio e l'altruismo dimostrato nella battaglia con Regio Decreto 10 marzo 1862 fu decorato della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[5]

Il re Vittorio Emanuele II, visitandolo all'ospedale di Napoli, dove era assistito dalla marchesa Anna Pallavicino Trivulzio,[3] lo promosse personalmente "ufficiale sul campo", ma la burocrazia lo lasciò soldato semplice. A tale dimenticanza rimediò successivamente Umberto II che, il 28 marzo del 1960, come riconoscimento concesse con "Regie Lettere Patenti" ai discendenti di Giovanni Poggio la titolarità dello stemma.

Morì a Torino all'età di ottanta anni, il 5 dicembre 1910.[2] In ricordo dell'Eroe, le città di Torino ed Alessandria gli intitolarono due vie.[3] Masio, suo paese natale, gli eresse un monumento, opera dello scultore Attilio Gartmann, e gli dedicò le scuole.[3] Anche la città di Pinerolo gli intitolò la locale sezione degli artiglieri.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per essersi distinto nel combattimento di S.Angelo vicino a Capua il 1º ottobre 1860.Mutilato d'ambo le braccia sotto le mura di Capua, li 2 novembre 1860 .[6]»
— Regio Decreto 10 marzo 1862.
Medaglia d'argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza (4 barrette) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia inglese della Guerra di Crimea - nastrino per uniforme ordinaria
Medaille Commémorative de la Campagne d'Italie de 1859 - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carolei, Greganti 1950, p.134.
  2. ^ a b c Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e f Stracanen.
  4. ^ (vedasi i volumi “Il soldato Poggio" ; “G. Poggio, eroe del Risorgimento“; “Il drappello degli Immortali”; “Deux amis italiens de Stendhal- Giovanni Plana et Carlo Guasco - Edition du grand chène 1963 Lausanne“
  5. ^ MOVM.
  6. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023

2. “Dove gli altri non vanno”

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Cacciabue, Storia e mito di Giovanni Poggio, masiese, soldato d'artiglieria, eroe delle guerre risorgimentali, Asti, Espansione grafica, 2011.
  • Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, Roma, Tipografia regionale, 1950, p. 134.
  • Edmondo De Amicis, La vita militare, Milano, Fratelli Treves Editore, 1880.
  • Edmondo De Amicis, Il soldato Poggio, Pinerolo, Tipografia G. Ferrero, 1925.
  • Manfredo Fanti, Relazione sulla campagna di guerra nell'Umbria e nelle Marche settembre 1860, Torino, Tipografia scolastica di Sebastiano Franco e figli, 1860.
  • Massimo Coltrinari, L'investimento e la presa di Ancona, Roma, Nuova Cultura, 2010, ISBN 9788861345034.
  • Società dei Reduci della Crimea, Ricordo della spedizione sarda in Oriente 1855-1856, Torino, Vincenzo Bona, 1884, ISBN 8-89173-898-0.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]