Francisco Busignani

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Francisco Busignani
NascitaBologna, 1913
MorteAfrica Orientale Italiana, 21 luglio 1936
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaGenio militare
Reparto15ª Compagnia trasmissioni
Anni di servizio1935-1936
GradoSottotenente di complemento
GuerreGuerra d'Etiopia
CampagneArbegnuoc
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941) [1]
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Francisco Busignani (Bologna, 1913Africa Orientale Italiana, 21 luglio 1936) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Bologna nel 1913, figlio di Pellegrino.[2] Conseguito il diploma di perito industriale nell'aprile 1934, fu arruolato nel Regio Esercito e venne ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento dell'arma del genio nella Scuola di Pavia, uscendone nel maggio 1935 con la nomina ad aspirante ufficiale e l'assegnazione al 6º Reggimento genio.[2] Promosso sottotenente nel dicembre dello stesso anno, venne trattenuto in servizio a domanda e destinato all'8º Reggimento genio di Corpo d'armata dislocato in Sardegna, da dove nel febbraio 1936 partì volontario per l'Africa Orientale Italiana.[2] Assegnato alla 15ª Compagnia trasmissioni della 30ª Divisione fanteria "Sabauda" cadde in combattimento il 21 luglio 1936, nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale. Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Nel 1939 gli venne dedicato un monumento che si trova in piazza Ferrari a Rimini, realizzato dallo scultore Elio Morri.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sebbene febbricitante da due giorni, raggiungeva spontaneamente un reparto che recavasi in soccorso di un fortino assediato e con parole nobili, che rivelavano tutto il suo profondo patriottismo, chiedeva ed otteneva di far parte della spedizione. Incontrato il nemico in forze superiori l'attaccava arditamente per due volte alla baionetta, respingendolo e dimostrando di possedere perizia di fante, calma, insigne coraggio e sprezzo del pericolo. Nella ritirata a cui successivamente il reparto era stato obbligato dal numero degli avversari, incitava i propri uomini alla resistenza si da impedire, con i suoi continui ed animosi contrattacchi, l'accerchiamento. Ferito a morte durante l’aspra lotta, le sue ultime parole erano queste: " Signor maggiore, muoio contento per il mio Paese". Fulgido esempio di alte virtù militari e di puro eroismo. Zona di Corosmac, 21 luglio 1936.[3]»
— Regio Decreto 21 giugno 1938.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.191.
  2. ^ a b c d Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti addì 25 luglio 1938, guerra registro 21, foglio 78.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 191.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]